Alle ore 11 di questa mattina il Santo Padre Giovanni Paolo II si reca in Visita pastorale all’Università Roma Tre, in occasione dell’inaugurazione del decimo Anno Accademico.
Ad accogliere il Papa sono presenti l’Em.mo Card. Camillo Ruini, Suo Vicario Generale per la Diocesi di Roma, il Prof. Guido Fabiani, Magnifico Rettore dell’Università Roma Tre, e S.E. Mons. Rino Fisichella, Vescovo Ausiliare per il Settore Sud della Diocesi di Roma.
Prima di entrare nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia, Giovanni Paolo II è accolto dai Presidi delle diverse Facoltà. Quindi, introdotto dagli indirizzi di saluto del Magnifico Rettore, Prof. Guido Fabiani, e di un rappresentante degli studenti, Simone Silvi, il Santo Padre pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:
● DISCORSO DEL SANTO PADRE
Magnifico Rettore,
Illustri Ospiti e Docenti,
Cari studenti!
1. E' per me motivo di gioia far visita alla vostra comunità universitaria, in occasione della solenne inaugurazione del decimo anno accademico. Desidero salutare innanzitutto il Signor Rettore, Professor Guido Fabiani, che ringrazio per l'invito rivoltomi, come pure per le parole di benvenuto con cui ha voluto accogliermi. Ho attentamente ascoltato i progetti dell'Ateneo, da lui illustrati, ed ho molto apprezzato l'apertura che anima questo Centro accademico, come pure il desiderio di cooperare in modo speciale con i Paesi del terzo mondo, tra l'altro destinando cinque borse di studio a giovani da essi provenienti.
Saluto i Presidi delle diverse Facoltà, insieme con le Autorità istituzionali e accademiche, che con la loro presenza danno lustro a questo incontro. Saluto pure con deferenza la Signora Letizia Moratti, Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, che ci onora della sua presenza.
Un caro saluto va, poi, al Cardinale Vicario Camillo Ruini, al Vescovo Ausiliare del Settore e ai sacerdoti che curano la formazione spirituale di quanti frequentano questo Centro universitario, a cui la Chiesa di Roma guarda con simpatia e attenzione. Essa offre la sua disponibilità a collaborare, perché insieme si possa rendere alla Comunità universitaria un qualificato servizio, volto a creare, nella diversità dei ruoli, occasioni di dialogo, di confronto e di proposte. Sono certo che questa comunione d'intenti crescerà, sostenuta pure dall'azione costante della Cappellania universitaria.
Saluto soprattutto voi, carissimi studenti, che qui vi preparate a collaborare nell'edificazione della società di domani. In modo speciale saluto il vostro rappresentante e lo ringrazio per essersi fatto interprete con parole pensose dei vostri comuni sentimenti. Il vostro avvenire dipenderà molto dalla serietà con cui in questi anni vi applicate alle varie discipline, che sono utili strumenti nella quotidiana ricerca della verità su voi stessi e sui vari aspetti del mondo.
2. Per prepararvi a questo incontro, voi avete riflettuto sul contributo che, come universitari, siete chiamati a recare al bene comune ed avete concluso che il primo vostro compito è di essere fedeli alla missione tipica di un Centro universitario. Compito essenziale dell'Università è quello di essere palestra nella ricerca della verità: dalle più semplici verità, come quelle sugli elementi materiali e sugli esseri viventi; a verità più articolate, come quelle sulle leggi della conoscenza, del vivere associato, dell'uso delle scienze; a verità, infine, più profonde, come quelle sul senso dell'agire umano e sui valori che animano l'attività individuale e comunitaria.
L'umanità ha bisogno di cattedre di verità e se l'Università è una fucina del sapere, quanti vi operano non possono che avere come bussola del proprio agire l'onestà intellettuale, grazie alla quale è possibile sceverare il falso dal vero, la parte dall'intero, lo strumento dal fine. Sta già qui un contributo significativo alla costruzione di un futuro ancorato ai valori saldi e universali della libertà, della giustizia, della pace.
3. San Tommaso d'Aquino, di cui lunedì scorso abbiamo celebrato la festa, osservava che "genus humanum arte et ratione vivit" (In Arist. Post. Analyt., 1). Ogni conoscenza immediata e scientifica va rapportata ai valori e alle tradizioni che costituiscono la ricchezza di un popolo. Attingendo a quei valori che accomunano e insieme distinguono un popolo dall'altro, l'Università diviene cattedra di una cultura a misura veramente umana e si pone come ambiente ideale per armonizzare il genio individuale di una nazione e i valori spirituali che appartengono all'intera famiglia degli uomini.
Ella, Signor Rettore, ha poc'anzi richiamato quanto ebbi a ricordare alcuni anni or sono, che cioè l'uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura. Cultura e culture non devono porsi in contrapposizione tra loro, bensì intrattenere un dialogo arricchente per l'unità e la diversità del vivere umano. Siamo qui in presenza di una pluralità feconda, che permette alla persona di svilupparsi senza perdere le proprie radici, perché l'aiuta a conservare la dimensione fondamentale del proprio essere integrale.
La persona è soggettività spirituale e materiale, capace di spiritualizzare la materia, rendendola docile strumento delle proprie energie spirituali, e cioè dell'intelligenza e della volontà. Al tempo stesso, essa è in grado di dare una dimensione materiale allo spirito, di rendere cioè incarnato e storico quanto è spirituale. Si pensi, ad esempio, alle grandi intuizioni intellettuali, artistiche, tecniche, divenute «materia», cioè concrete e pratiche espressioni del genio, che le ha concepite in antecedenza nella propria mente.
4. Questo cammino non può prescindere da un confronto leale a tutto campo con i valori etici e morali connessi con la dimensione spirituale dell'uomo. La fede illumina il quadro di riferimento fondamentale dei valori irrinunciabili iscritti nel cuore di ciascuno. Basta guardare alla storia con occhi obiettivi, per rendersi conto di quanto importante sia stata la religione nella formazione delle culture e quanto abbia plasmato con il suo influsso l'intero habitat umano. Ignorare ciò o negarlo non rappresenta soltanto un errore di prospettiva, ma anche un cattivo servizio alla verità sull'uomo. Perché aver timore di aprire la conoscenza e la cultura alla fede? La passione e il rigore della ricerca nulla hanno da perdere nel dialogo sapienziale con i valori racchiusi nella religione. Da questa osmosi non è forse scaturito quell'umanesimo di cui va giustamente fiera la nostra Europa, oggi protesa verso nuovi traguardi culturali ed economici?
Per quanto dipende dalla Chiesa, come ricorda il Concilio Vaticano II, "il desiderio di stabilire un dialogo che sia ispirato dal solo amore della verità e condotto con la opportuna prudenza... non esclude nessuno: né coloro che hanno il culto di alti valori umani, benché non ne riconoscano ancora la sorgente, né coloro che si oppongono alla Chiesa" (Gaudium et spes, 92).
L'incontro di Assisi di giovedì scorso ha mostrato come l'autentico spirito religioso promuova un dialogo sincero che apre gli animi alla reciproca comprensione e all'intesa nel servizio alla causa dell'uomo.
5. Distinte Autorità accademiche, gentili docenti, carissimi studenti, affido queste considerazioni a voi, che formate la grande famiglia dell'Università Roma TRE. Il vostro lavoro sia sempre sorretto da un impegno appassionato, sia svolto con costanza e generosità, sia animato da spirito di comprensione e di dialogo. Da chi, come voi, lavora nell'ambito della ricerca scientifica, dipende in non piccola parte il rinnovamento della nostra società e la costruzione di un futuro di pace migliore per tutti.
Maria, la Madre della Sapienza, vi sostenga nella passione per la verità e vi illumini nei momenti di difficoltà e di prova. Non perdetevi mai di coraggio! Il Papa vi è accanto e vi benedice di cuore, insieme con le persone che vi sono care.
[00170-01.02] [Testo originale: Italiano]