Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


GIORNATA DI PREGHIERA PER LA PACE NEL MONDO AD ASSISI (24 GENNAIO 2002), 24.01.2002


Alle 8.30 di questa mattina, il Santo Padre Giovanni Paolo II, insieme ai Rappresentanti e agli Invitati alla Giornata di Preghiera per la Pace nel Mondo ad Assisi, parte in treno dalla Stazione ferroviaria del Vaticano.

All’arrivo alla Stazione di Santa Maria degli Angeli, il Papa è accolto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi, dai Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, On. li Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, dal Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, S.E. Mons. Sergio Goretti, dal Presidente della Regione Umbria, Dott.ssa Maria Rita Lorenzetti, dall’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, S.E. il Signor Raniero Avogadro, dal Prefetto di Perugia, Dott. Gianlorenzo Fiore, dal Sindaco di Assisi, Dott. Giorgio Bartolini, e dal Presidente della Provincia di Perugia, Dott. Giulio Cozzari.

Quindi Giovanni Paolo II si trasferisce in auto verso la Piazza di San Francesco ad Assisi.

[00131-01.01]

ACCOGLIENZA IN PIAZZA SAN FRANCESCO AD ASSISI

Giovanni Paolo II giunge in auto alle ore 11 davanti all’ingresso della Basilica inferiore e raggiunge Piazza San Francesco. Quindi davanti al palco accoglie i Rappresentanti delle varie Religioni del mondo che entrano nella piazza con le rispettive Delegazioni e rivolge loro il seguente saluto:

 SALUTO DEL SANTO PADRE

Testo originale in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua francese

Testo originale in lingua italiana

1. Vi accolgo tutti con gioia e rivolgo a ciascuno il mio cordiale benvenuto. Grazie per aver aderito al mio invito, intervenendo, qui ad Assisi, a quest'incontro di preghiera per la pace. Esso richiama alla mente quello del 1986, e ne costituisce come un significativo prolungamento. Lo scopo è sempre lo stesso, quello cioè di pregare per la pace, che è anzitutto dono di Dio da implorare con fervorosa e fiduciosa insistenza. Nei momenti di più intensa apprensione per le sorti del mondo, si avverte con maggiore vivezza il dovere di impegnarsi personalmente nella difesa e nella promozione del fondamentale bene della pace.

2. Un saluto speciale indirizzo al Patriarca ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I, e a quanti lo accompagnano; al Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, Sua Beatitudine Ignazio IV; al Catholicos Patriarca della Chiesa Assira dell'Oriente, Sua Santità Mar Dinkha IV; all'Arcivescovo di Tirana, Durres e di tutta l'Albania, Sua Beatitudine Anastas; ai delegati dei Patriarchi di Alessandria, Gerusalemme, Mosca, Serbia, Romania; delle Chiese ortodosse di Bulgaria, Cipro, Polonia; ai delegati delle Antiche Chiese dell'Oriente: il Patriarcato siro ortodosso di Antiochia, la Chiesa Apostolica Armena, il Catholicossato Armeno di Cilicia, la Chiesa ortodossa d’Etiopia, la Chiesa ortodossa sira del Malankar. Saluto il rappresentante dell'Arcivescovo di Canterbury, Sua Grazia George Carey, i tanti rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali, Federazioni, Alleanze cristiane d’Occidente; il Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese e i rappresentanti dell'Ebraismo mondiale, che hanno aderito a questa speciale Giornata di preghiera per la pace.

3. Desidero, altresì, porgere il più cordiale benvenuto agli esponenti delle diverse confessioni religiose: ai rappresentanti dell'Islam, qui convenuti dall'Albania, dall'Arabia Saudita, dalla Bosnia, dalla Bulgaria, dall'Egitto, da Gerusalemme, dalla Giordania, dall'Iran, dall'Iraq, dal Libano, dalla Libia, dal Marocco, dal Senegal, dagli Stati Uniti d'America, dal Sudan, dalla Turchia; ai rappresentanti del Buddismo, giunti da Taiwan e dalla Gran Bretagna, e a quelli dell'Induismo, giunti dall'India; ai rappresentanti appartenenti alla religione tradizionale africana, che vengono dal Ghana e dal Benin, come pure a coloro che vengono dal Giappone in rappresentanza di diverse religioni e movimenti; ai rappresentanti Sikh dell'India, di Singapore e della Gran Bretagna; ai delegati del Confucianesimo, dello Zoroastrianesimo e del Giainismo. Non mi è possibile nominare tutti, ma vorrei che il mio saluto non dimenticasse nessuno di voi, gentili e graditi ospiti, che ringrazio ancora una volta per aver accettato di prendere parte a questa significativa giornata.

4. La mia riconoscenza si estende ai venerati Cardinali e Vescovi presenti; in particolare al Cardinale Edward Egan, Arcivescovo di New York, città tanto duramente colpita nei tragici eventi dell’11 settembre; saluto inoltre i rappresentanti degli Episcopati di quelle Nazioni, dove più forte s'avverte l'esigenza della pace. Uno speciale pensiero rivolgo poi al Cardinale Lorenzo Antonetti, Delegato Pontificio per la Patriarcale Basilica di San Francesco in Assisi, e ai cari Frati Minori Conventuali, che, come sempre, ci offrono una generosa accoglienza e una familiare ospitalità.

Con deferenza saluto il Presidente del Consiglio Italiano, Onorevole Silvio Berlusconi, il Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti e le altre Autorità che ci onorano della loro presenza, come pure le Forze di Polizia e quanti stanno dispiegando ogni sforzo per assicurare il buon andamento di questa giornata.

Il mio saluto, infine, è per voi, carissimi Fratelli e Sorelle presenti, e specialmente per voi, cari giovani che avete vegliato tutta la notte. Iddio conceda che dall'odierno incontro scaturiscano quei frutti di pace per il mondo intero, che tutti cordialmente auspichiamo.

[00139-01.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

1. I greet you all with great joy and I extend a cordial welcome to all present. Thank you for accepting my invitation to take part in this gathering of prayer for peace in Assisi. It brings to mind the meeting here in 1986, and is in a sense an important continuation of that event. It shares the same goal: to pray for peace, which is above all a gift to be implored from God with fervent and trusting insistence. In times of greater anxiety about the fate of the world, we sense more clearly than ever the duty to commit ourselves personally to the defence and promotion of the fundamental good which is peace.

2. I extend a special greeting to the Ecumenical Patriarch, His Holiness Bartholomeos I, and those who have accompanied him; to the Patriarch of Antioch and All the East, His Beatitude Ignatius IV; to the Catholicos Patriarch of the Assyrian Church of the East, His Holiness Mar Dinkha IV; to the Archbishop of Tirana, Durres and All Albania, His Beatitude Anastas; to the Delegates of the Patriarchs of Alexandria, Jerusalem, Moscow, Serbia, Rumania; of the Orthodox Churches of Bulgaria, Cyprus and Poland; to the Delegates of the Ancient Churches of the East: the Syro-Orthodox Patriarchate of Antioch, the Armenian Apostolic Church, the Armenian Catholicosate of Cilicia, the Orthodox Church of Ethiopia, the Syro-Malankar Orthodox Church. I greet the Representative of the Archbishop of Canterbury, Archbishop George Carey, the many Representatives of the Churches and Ecclesial Communities, Christian Federations and Alliances of the West; the Secretary General of the Ecumenical Council of Churches; the distinguished Representatives of world Judaism who have joined us for this special day of prayer for peace.

3. I also wish to greet most cordially the followers of the various religions: the Representatives of Islam who have come from Albania, Saudi Arabia, Bosnia, Bulgaria, Egypt, Jerusalem, Jordan, Iran, Iraq, Lebanon, Libya, Morocco, Senegal, the United States of America, Sudan and Turkey; the Buddhist Representatives, from Taiwan and Great Britain; the Hindu Representatives from India; the Representatives of African Traditional Religion who have come from Ghana and Benin; and also the Japanese Delegates representing various religions and movements; the Sikh Representatives from India, Singapore and Great Britain; and the Confucian, Zoroastrian and Jain Delegates. I cannot mention everyone by name, but I do wish my welcome to include all of you, dearly cherished Guests, whom I thank once again for having agreed to take part in this important Day.

4. I am grateful too to the Cardinals and Bishops here present; in particular to Cardinal Edward Egan, Archbishop of New York, the city so terribly affected by the tragic events of September 11. I greet the Representatives of the Episcopate of those countries where the need for peace is especially felt. A special thought goes to Cardinal Lorenzo Antonetti, Pontifical Delegate for the Patriarchal Basilica of Saint Francis in Assisi, and to the beloved Conventual Franciscans who, as always, are offering a generous welcome and warm hospitality.

With deference I greet the Prime Minister of Italy, the Honourable Silvio Berlusconi, the Minister for Infrastructure and Transport, and the other public Authorities who honour us with their presence. I greet the Police forces and all those who are doing everything possible to ensure the success of this day.

Finally, my greeting goes to you, dear Brothers and Sisters here present, and especially to you, dear young people who have kept vigil through the night. God grant that today’s gathering may produce those fruits of peace for the whole world which we all so ardently desire.

[00139-02.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua francese

1. Je vous accueille tous avec joie et je souhaite à chacun d’entre vous la plus cordiale bienvenue. Je vous remercie d’avoir répondu à mon invitation et de participer, ici à Assise, à cette rencontre de prière pour la paix. Elle nous rappelle celle de 1986, dont elle constitue comme un prolongement significatif. Le but est toujours le même, à savoir prier pour la paix : elle est avant tout un don de Dieu qu’il faut implorer avec une insistance pleine de ferveur et de confiance. Dans les moments de plus intense appréhension pour le devenir du monde, on ressent plus vivement le devoir de s’engager personnellement dans la défense et dans la promotion du bien fondamental qu’est la paix.

2. J’adresse un salut spécial au Patriarche œcuménique, Sa Sainteté Bartolomaios Ier, et à ceux qui l’accompagnent; au Patriarche d’Antioche et de tout l’Orient, Sa Béatitude Ignace IV; au Catholicos Patriarche de l’Église Assyrienne de l’Orient, Sa Sainteté Mar Dinkha IV; à l’Archevêque de Tirana, Durrës et de toute l’Albanie, Sa Béatitude Anastas; aux délégués des Patriarches d’Alexandrie, de Jérusalem, de Moscou, de Serbie, de Roumanie; des Églises orthodoxes de Bulgarie, de Chypre, de Pologne; aux délégués des antiques Églises de l’Orient : le Patriarcat syro-orthodoxe d’Antioche, l’Église apostolique arménienne, le Catholicossat arménien de Cilicie, l’Église orthodoxe d’Éthiopie, l’Église orthodoxe syrienne du Malankar; je salue le Représentant de l’Archevêque de Cantorbéry, Sa Grâce George Carey; les nombreux représentants des Églises et Communautés ecclésiales, des Fédérations, des Alliances chrétiennes d’Occident; le Secrétaire général du Conseil œcuménique des Églises; les Représentants du Judaïsme mondial, qui ont adhéré à cette Journée spéciale de prière pour la paix.

3. De même, je désire exprimer une cordiale bienvenue aux délégués des différentes confessions religieuses: aux représentants de l’Islam, venus ici de l’Albanie, de l’Arabie Saoudite, de la Bosnie, de la Bulgarie, de l’Égypte, de Jérusalem, de la Jordanie, de l’Iran, de l’Irak, du Liban, de la Libye, du Maroc, du Sénégal, des États-Unis d’Amérique, du Soudan, de la Turquie; aux représentants du Bouddhisme, venus de Taïwan et de la Grande-Bretagne, et à ceux de l’Hindouisme, venus de l’Inde; aux représentants de la religion traditionnelle africaine du Ghana et du Bénin, ainsi qu’à ceux qui viennent du Japon en tant que représentants de diverses religions et mouvements; aux représentants Sikhs, de l’Inde, de Singapour et de la Grande-Bretagne; aux délégués du Confucianisme, du Zoroastrisme et du Jaïnisme. Il ne m’est pas possible de nommer tout le monde, mais je voudrais que mon salut n’oublie aucun d’entre vous tous, chers hôtes, que je remercie encore une fois d’avoir accepté de prendre part à cette journée significative.

4. Ma reconnaissance s’étend aux Cardinaux et aux Évêques présents, en particulier au Cardinal Edward Egan, Archevêque de New York, ville si durement touchée lors des tragiques événements du 11 septembre; je salue en outre les représentants des épiscopats des Nations où l’on ressent plus fortement l’exigence de la paix. J’adresse une pensée spéciale au Cardinal Lorenzo Antonetti, Délégué pontifical pour la Basilique patriarcale Saint-François d’Assise, et aux chers Frères mineurs conventuels qui, comme toujours, nous offrent un accueil généreux et une hospitalité familiale.

Avec déférence, je salue le Président du Conseil italien, Monsieur Silvio Berlusconi, le Ministre pour les Infrastructures et les Transports, et les autres Autorités qui nous honorent de leur présence, ainsi que les Forces de Police et tous ceux qui déploient tous leurs efforts pour assurer le bon déroulement de cette journée.

Enfin, mon salut s’étend à vous tous, chers Frères et Sœurs ici présents, et spécialement à vous, chers jeunes qui avez veillé toute la nuit. Dieu veuille que la rencontre de ce jour fasse naître des fruits de paix pour le monde entier, ce que nous souhaitons tous ardemment !

[00139-03.01] [Texte original: Italien]

TESTIMONIANZE PER LA PACE

 DISCORSO DEL SANTO PADRE 

Dopo il saluto del Papa, il Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, legge una monizione introduttiva. Sono poi alcuni Rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali e delle altre Religioni ad alternarsi per una testimonianza in favore della pace, in diverse lingue. Al leggio si susseguono:

- il Patriarca Ecumenico Sua Santità Bartolomeo I;
- il Vescovo Richard Garrard, che legge una testimonianza dell’Arcivescovo di Canterbury, S.G. George Carey;
- il Dr. Ishmael Noko, della Federazione Luterana Mondiale e il Dr. Setri Nyomi, dell’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate;
- Geshe Tashi Tsering, Rappresentante del Dalai Lama (Buddismo);
- Chef Amadou Gasseto (Religione Tradizionale Africana);
- Didi Talwalkar (Induismo);
- il Dr. Ali Elsamman, che legge una testimonianza dello Sceicco Al-Azhar Mohammed Tantawi (Islam);
- il Rabbino Israel Singer (Ebraismo);
- Chiara Lubich e Andrea Riccardi, della Chiesa Cattolica;
- il Vescovo Ioan Salagean, del Patriarcato ortodosso di Romania, che legge un messaggio di S.B. Teoctist. 

Terminate le testimonianze, Giovanni Paolo II rivolge ai presenti il seguente discorso:

 DISCORSO DEL SANTO PADRE

Testo  originale in lingua italiana

Traduzione  in lingua inglese

Traduzione  in lingua francese

Testo  originale in lingua italiana

1. Siamo venuti ad Assisi in pellegrinaggio di pace. Siamo qui, quali rappresentanti delle varie religioni, per interrogarci di fronte a Dio sul nostro impegno per la pace, per chiederne a Lui il dono, per testimoniare il nostro comune anelito verso un mondo più giusto e solidale.

Vogliamo recare il nostro contributo per allontanare le nubi del terrorismo, dell’odio, dei conflitti armati, nubi che in questi ultimi mesi si sono particolarmente addensate all’orizzonte dell’umanità. Per questo vogliamo ascoltarci gli uni gli altri: già questo - lo sentiamo - è un segno di pace. C'è già in questo una risposta agli inquietanti interrogativi che ci preoccupano. Già questo serve a diradare le nebbie del sospetto e dell'incomprensione.

Le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce. Ricordavo alcuni giorni fa al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede che l'odio si vince solo con l'amore.

2. Ci incontriamo ad Assisi, dove tutto parla di un singolare profeta della pace, chiamato Francesco. Egli è amato non solo dai cristiani, ma da tanti altri credenti e da gente che, pur lontana dalla religione, si riconosce negli ideali di giustizia, di riconciliazione, di pace che furono suoi.

Qui il Poverello di Assisi ci invita anzitutto ad innalzare un canto di gratitudine a Dio per tutti i suoi doni. Lodiamo Dio per la bellezza del cosmo e della terra, "giardino" meraviglioso che Egli affidò all'uomo perché lo coltivasse e lo custodisse (cfr Gn 2,15). E' bene che gli uomini ricordino di trovarsi in un'"aiuola" dell'immenso universo, creata da Dio per loro. E' importante che si rendano conto che né loro, né le questioni per cui si affannano tanto sono il "tutto". Solo Dio è "il tutto", e a Lui ciascuno dovrà, alla fine, presentarsi per rendere conto.

Lodiamo Dio, Creatore e Signore dell'universo, per il dono della vita e specialmente della vita umana, sbocciata sul pianeta per un misterioso disegno della sua bontà. La vita in tutte le sue forme è affidata in maniera speciale alla responsabilità degli uomini.

Con meraviglia ogni giorno rinnovata noi constatiamo la varietà con cui la vita umana si manifesta, a partire dalla polarità femminile e maschile, fino a una molteplicità di doni caratteristici, propri delle diverse culture e tradizioni, che formano un multiforme e poliedrico cosmo linguistico, culturale ed artistico. E' una molteplicità chiamata ad integrarsi nel confronto e nel dialogo per l'arricchimento e la gioia di tutti.

Dio stesso ha posto nel cuore umano un'istintiva spinta a vivere in pace e armonia. E' un anelito più intimo e tenace di qualsiasi istinto di violenza, un anelito che insieme siamo venuti a riaffermare qui, ad Assisi. Lo facciamo nella consapevolezza di interpretare il sentimento più profondo di ogni essere umano.

La storia ha conosciuto e continua a conoscere uomini e donne che, proprio in quanto credenti, si sono distinti come testimoni di pace. Con il loro esempio, essi ci insegnano che è possibile costruire tra gli individui e i popoli ponti per incontrarsi e camminare insieme sulle vie della pace. A loro vogliamo guardare per trarre ispirazione nel nostro impegno a servizio dell'umanità. Essi ci incoraggiano a sperare che, anche nel nuovo millennio da poco iniziato, non mancheranno uomini e donne di pace, capaci di irradiare nel mondo la luce dell'amore e della speranza.

3. La pace! L'umanità ha bisogno della pace sempre, ma ancor più ne ha bisogno ora, dopo i tragici eventi che hanno scosso la sua fiducia e in presenza dei persistenti focolai di laceranti conflitti che tengono in apprensione il mondo. Nel Messaggio del 1° gennaio scorso, ho posto l'accento su due "pilastri" sui quali poggia la pace: l'impegno per la giustizia e la disponibilità al perdono.

Giustizia, in primo luogo, perché non ci può essere pace vera se non nel rispetto della dignità delle persone e dei popoli, dei diritti e dei doveri di ciascuno e nell’equa distribuzione di benefici ed oneri tra individui e collettività. Non si può dimenticare che situazioni di oppressione e di emarginazione sono spesso all’origine delle manifestazioni di violenza e di terrorismo. E poi anche perdono, perché la giustizia umana è esposta alla fragilità e ai limiti degli egoismi individuali e di gruppo. Solo il perdono risana le ferite dei cuori e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati.

Ascoltiamo le parole, ascoltiamo il vento. Il vento ci ricorda lo spirito: "Spiritus flat ubi vult".

Occorre umiltà e coraggio per incamminarsi in questo itinerario. Il contesto dell'odierno incontro, quello cioè del dialogo con Dio, ci offre l'opportunità di riaffermare che in Dio troviamo l’unione eminente della giustizia e della misericordia. Egli è sommamente fedele a se stesso e all'uomo, anche quando l'essere umano si allontana da Lui. Per questo le religioni sono al servizio della pace. Appartiene ad esse, e soprattutto ai loro leaders, il compito di diffondere tra gli uomini del nostro tempo una rinnovata consapevolezza dell'urgenza di costruire la pace.

4. Lo hanno riconosciuto i partecipanti all'Assemblea Interreligiosa tenutasi in Vaticano nell'ottobre 1999, affermando che le tradizioni religiose posseggono le risorse necessarie per superare le frammentazioni e per favorire la reciproca amicizia e il rispetto tra i popoli. In quella occasione fu pure riconosciuto che tragici conflitti sono spesso derivati dall'ingiusta associazione della religione con interessi nazionalistici, politici, economici o di altro genere. Ancora una volta noi, insieme qui riuniti, affermiamo che chi utilizza la religione per fomentare la violenza ne contraddice l'ispirazione più autentica e profonda.

E' doveroso, pertanto, che le persone e le comunità religiose manifestino il più netto e radicale ripudio della violenza, di ogni violenza, a partire da quella che pretende di ammantarsi di religiosità, facendo addirittura appello al nome sacrosanto di Dio per offendere l'uomo. L'offesa dell'uomo è, in definitiva, offesa di Dio. Non v’è finalità religiosa che possa giustificare la pratica della violenza dell'uomo sull'uomo.

5. Mi rivolgo ora in modo particolare a voi, Fratelli e Sorelle cristiani. Il nostro Maestro e Signore Gesù Cristo ci chiama a essere apostoli di pace. Egli ha fatto sua la regola d'oro nota alla sapienza antica: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro" (Mt 7,12; cfr Lc 6,31) ed il comandamento di Dio a Mosè: "Ama il prossimo tuo come te stesso" (cfr Lv 19,18; Mt 22,39 e paralleli), portandoli a compimento nel comandamento nuovo: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi" (Gv 13,34).

Con la morte sul Golgota ha impresso nella sua carne le stigmate della divina passione per l'umanità. Testimone del disegno d’amore del Padre celeste, è diventato "nostra pace. Colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia" (Ef 2,14).

Con Francesco, il Santo che ha respirato l'aria di questi colli e percorso queste contrade, fissiamo lo sguardo sul mistero della Croce, albero di salvezza irrorato dal sangue redentore di Cristo. Dal mistero della Croce fu segnata l'esistenza del Poverello, di santa Chiara e di innumerevoli altri santi e martiri cristiani. Il loro segreto fu proprio questo segno vittorioso dell'amore sull'odio, del perdono sulla vendetta, del bene sul male. Sulle loro orme siamo invitati ad avanzare, perché la pace di Cristo diventi anelito incessante della vita del mondo.

6. Se la pace è dono di Dio ed ha in Lui la sua sorgente, dove è possibile cercarla e come possiamo costruirla se non in un rapporto intimo e profondo con Lui? Edificare la pace nell'ordine, nella giustizia e nella libertà richiede, pertanto, l'impegno prioritario della preghiera, che è apertura, ascolto, dialogo e ultimamente unione con Dio, fonte originaria della pace vera.

Pregare non significa evadere dalla storia e dai problemi che essa presenta. Al contrario, è scegliere di affrontare la realtà non da soli, ma con la forza che viene dall'Alto, la forza della verità e dell'amore la cui ultima sorgente è in Dio. L'uomo religioso, di fronte alle insidie del male, sa di poter contare su Dio, assoluta volontà di bene; sa di poterLo pregare per ottenere il coraggio di affrontare le difficoltà, anche le più dure, con personale responsabilità, senza cedere a fatalismi o a reazioni impulsive.

7. Fratelli e Sorelle qui convenuti da varie parti del mondo! Tra poco ci recheremo nei luoghi previsti per invocare da Dio il dono della pace per l'intera umanità. Chiediamo che ci sia dato di riconoscere la via della pace, dei giusti rapporti con Dio e fra di noi. Chiediamo a Dio di aprire i cuori alla verità su di Lui e sull'uomo. Unico è lo scopo e medesima è l'intenzione, ma pregheremo secondo forme diverse, rispettando le altrui tradizioni religiose. Anche in questo, in fondo, c'è un messaggio: vogliamo mostrare al mondo che lo slancio sincero della preghiera non spinge alla contrapposizione e meno ancora al disprezzo dell’altro, ma piuttosto ad un costruttivo dialogo, nel quale ciascuno, senza indulgere in alcun modo al relativismo né al sincretismo, prende anzi più viva coscienza del dovere della testimonianza e dell’annuncio.

E’ ora di superare decisamente quelle tentazioni di ostilità che non sono mancate nella storia anche religiosa dell’umanità. In realtà, quando esse si richiamano alla religione, ne esprimono un volto profondamente immaturo. Il genuino sentimento religioso infatti conduce a percepire in qualche modo il mistero di Dio, fonte della bontà, e ciò costituisce una sorgente di rispetto e di armonia tra i popoli: in esso, anzi, risiede il principale antidoto contro la violenza e i conflitti (cfr Messaggio, n.14).

E Assisi oggi, come il 27 ottobre del 1986, diventa nuovamente il "cuore" di una folla innumerevole che invoca la pace. A noi si uniscono tante persone, che da ieri e fino a stasera, nei luoghi di culto, nelle case, nelle comunità, nel mondo intero, pregano per la pace. Sono anziani, bambini, adulti e giovani: un popolo che non si stanca di credere nella forza della preghiera per ottenere la pace.

La pace abiti specialmente nell'animo delle nuove generazioni. Giovani del terzo millennio, giovani cristiani, giovani di tutte le religioni, chiedo a voi di essere, come Francesco d'Assisi, "sentinelle" docili e coraggiose della pace vera, fondata nella giustizia e nel perdono, nella verità e nella misericordia!

Avanzate verso il futuro tenendo alta la fiaccola della pace. Della sua luce ha bisogno il mondo!

Ha parlato l’uomo. Hanno parlato diversi uomini qui presenti. Ha parlato anche il vento, un vento forte. Dice la Scrittura: "Spiritus flat ubi vult". Voglia oggi questo Spirito Santo parlare ai cuori di noi tutti qui presenti. Egli è simboleggiato da quel vento che accompagnava le parole umane ascoltate da noi tutti. Grazie.

[00133-01.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione  in lingua inglese

1. We have come to Assisi on a pilgrimage of peace. We are here, as representatives of different religions, to examine ourselves before God concerning our commitment to peace, to ask him for this gift, to bear witness to our shared longing for a world of greater justice and solidarity.

We wish to do our part in fending off the dark clouds of terrorism, hatred, armed conflict, which in these last few months have grown particularly ominous on humanity’s horizon. For this reason we wish to listen to one other: we believe that this itself is already a sign of peace. In listening to one another there is already a reply to the disturbing questions that worry us. This already serves to scatter the shadows of suspicion and misunderstanding.

The shadows will not be dissipated with weapons; darkness is dispelled by sending out bright beams of light. A few days ago I reminded the Diplomatic Corps accredited to the Holy See that hatred can only be overcome through love.

2. We are meeting in Assisi, where everything speaks of a singular prophet of peace known as Francis. He is loved not only by Christians, but by many other believers and by people who, though far-removed from religion, identify with his ideals of justice, reconciliation and peace.

Here, the "poor man of Assisi" invites us first of all to raise a song of gratitude to God for his gifts. We praise God for the beauty of the cosmos and of the earth, the marvellous "garden" that he entrusted to men and women in order that they might cultivate it and tend it (cf. Gen 2:15). It is good that people remember that they find themselves in a "flowerbed" of the immense universe, created for them by God. It is important for people to realize that neither they nor the matters which they so frantically pursue are "everything". Only God is "everything", and in the end everyone will have to give an accounting of themselves to him.

We praise God, the Creator and Lord of the universe, for the gift of life and especially human life, which has blossomed on this planet through the mysterious plan of his goodness. Life in all its forms is entrusted in a special way to the care of man.

With daily renewed wonder, we note the variety of manifestations of human life, from the complementarity of male and female, to a multiplicity of distinctive gifts belonging to the different cultures and traditions that form a multifaceted and versatile linguistic, cultural and artistic cosmos. This multiplicity is called to form a cohesive whole, in the contact and dialogue that will enrich and bring joy to all.

God himself has placed in the human heart an instinctive tendency to live in peace and harmony. This desire is more deeply-rooted and determined than any impulse to violence; it is a desire that we have come together to reaffirm here, in Assisi. We do so in the awareness that we are representing the deepest sentiment of every human being.

History has always known men and women who, precisely because they are believers, have distinguished themselves as witnesses to peace. By their example they teach us that it is possible to build between individuals and peoples bridges that lead us to come together and walk with one another on the paths of peace. We look to them in order to draw inspiration for our commitment in the service of humanity. They encourage us to hope that, also in this new millennium just begun, there will be no lack of men and women of peace, capable of irradiating in the world the light of love and hope.

3. Peace! Humanity is always in need of peace, but now more than ever, after the tragic events which have undermined its confidence and in the face of persistent flashpoints of cruel conflict which create anxiety throughout the world. In my Message for 1 January, I stressed the two "pillars" upon which peace rests: commitment to justice and readiness to forgive.

Justice, first of all, because there can be no true peace without respect for the dignity of persons and peoples, respect for the rights and duties of each person and respect for an equal distribution of benefits and burdens between individuals and in society as a whole. It can never be forgotten that situations of oppression and exclusion are often at the source of violence and terrorism. But forgiveness too, because human justice is subject to frailty and to the pressures of individual and group egoism. Forgiveness alone heals the wounds of the heart and fully restores damaged human relations.

We hear the words, we hear the wind. The wind reminds us of the Spirit: "The Spirit blows where he will" (Jn 3:8).

Humility and courage are required if we are to take this path. Our gathering today, in a context of dialogue with God, offers us a chance to reaffirm that in God we find pre-eminently the union of justice and mercy. He is supremely faithful to himself and to man, even when people wander far from him. That is why religions are at the service of peace. It is the duty of religions, and of their leaders above all, to foster in the people of our time a renewed sense of the urgency of building peace.

4. This was recognized by those who took part in the Interreligious Gathering in the Vatican in October 1999. They affirmed that religious traditions have the resources needed to overcome fragmentation and to promote mutual friendship and respect among peoples. On that occasion, it was also recognized that tragic conflicts often result from an unjustified association of religion with nationalistic, political and economic interests, or concerns of other kinds. Once again, gathered here together, we declare that whoever uses religion to foment violence contradicts religion’s deepest and truest inspiration.

It is essential, therefore, that religious people and communities should in the clearest and most radical way repudiate violence, all violence, starting with the violence that seeks to clothe itself in religion, appealing even to the most holy name of God in order to offend man. To offend against man is, most certainly, to offend against God. There is no religious goal which can possibly justify the use of violence by man against man.

5. I turn now in a special way to you, my Christian Brothers and Sisters. Our Lord and Master Jesus Christ calls us to be apostles of peace. He made his own the Golden Rule well known to ancient wisdom: "Whatever you wish that men would do to you, do so to them" (Mt 7:12; cf. Lk 6:31) and God’s commandment to Moses: "Love your neighbour as yourself" (cf. Lev 19:18; Mt 22:39 and parallels). He brought these laws to fulfilment in the new commandment: "Love one another as I have loved you" (Jn 13:34).

In his death on Golgotha, Jesus bore in his flesh the wounds of God’s passion for humanity. Bearing witness to the heavenly Father’s loving plan, he became "our peace, who has made us both one, and has broken down the dividing wall of hostility" (Eph 2:14).

With Francis, the saint who breathed the air of these hills and walked the streets of this town, let us fix our gaze on the mystery of the Cross, the tree of salvation sprinkled with the redeeming blood of Christ. The lives of Saint Francis, Saint Clare and countless other Christian saints and martyrs were marked by the mystery of the Cross. Their secret was precisely this sign of the triumph of love over hatred, of forgiveness over retaliation, of good over evil. We are called to go forward in their footsteps, so that the world will never cease to long for the peace of Christ.

6. If peace is God’s gift and has its source in him, where are we to seek it and how can we build it, if not in a deep and intimate relationship with God? To build the peace of order, justice and freedom requires, therefore, a priority commitment to prayer, which is openness, listening, dialogue and finally union with God, the prime wellspring of true peace.

To pray is not to escape from history and the problems which it presents. On the contrary, it is to choose to face reality not on our own, but with the strength that comes from on high, the strength of truth and love which have their ultimate source in God. Faced with the treachery of evil, religious people can count on God, who absolutely wills what is good. They can pray to him to have the courage to face even the greatest difficulties with a sense of personal responsibility, never yielding to fatalism or impulsive reactions.

7. Brothers and Sisters gathered here from different parts of the world! Shortly we shall go to the arranged places in order to beg from God the gift of peace for all humanity. Let us ask that we be given the gift of recognizing the path of peace, of right relationship with God and among ourselves. Let us ask God to open people’s hearts to the truth about himself and the truth about man. We have a single goal and a shared intention, but we will pray in different ways, respecting one another’s religious traditions. In this too, deep down, there is a message: we wish to show the world that the genuine impulse to prayer does not lead to opposition and still less to disdain of others, but rather to constructive dialogue, a dialogue in which each one, without relativism or syncretism of any kind, becomes more deeply aware of the duty to bear witness and to proclaim.

Now is the time to overcome decisively those temptations to hostility which have not been lacking in the religious history of humanity. In fact, when these temptations appeal to religion, they show a profoundly immature face of religion. True religious feeling leads rather to a perception in one way or another of the mystery of God, the source of goodness, and that is a wellspring of respect and harmony between peoples: indeed religion is the chief antidote to violence and conflict (cf. Message for the World Day of Peace 2002, 14).

Today, as on 27 October 1986, Assisi becomes once more the "heart" of a vast multitude of people calling for peace. From yesterday until this evening, many people are united with us in places of worship, in homes, in communities, throughout the world, praying for peace. They are old people, children, adults and young people: a people tireless in their belief that prayer has the power to bring peace.

May peace dwell especially in the soul of the rising generations. Young people of the Third Millennium, young Christians, young people of every religion, I ask you to be, like Francis of Assisi, gentle and courageous "guardians" of true peace, based on justice and forgiveness, truth and mercy!

Go forward into the future holding high the lamp of peace. The world has need of its light!

Man has spoken. The many persons present here have spoken. The wind has spoken, a strong wind. Scripture says, "The Spirit blows where he will". May the Holy Spirit today speak to the hearts of all of us here present. He is symbolized by that wind that accompanied the human words that we all have heard. Thank you.

[00133-02.01] [Original text: Italian]

Traduzione  in lingua francese

1. Nous sommes venus à Assise en pèlerinage de paix. Nous sommes ici, en tant que représentants des différentes religions, pour nous interroger devant Dieu sur notre engagement en faveur de la paix, pour Lui demander de nous en faire le don, pour témoigner de l’ardent désir que nous avons tous d’un monde plus juste et plus solidaire.

Nous voulons apporter notre contribution pour éloigner les nuages du terrorisme, de la haine, des conflits armés, nuages qui se sont particulièrement accumulés ces derniers mois à l’horizon de l’humanité. C’est pourquoi nous voulons nous écouter les uns les autres: c’est déjà là – nous le sentons – un signe de paix. C’est déjà là une réponse aux questions inquiétantes qui nous préoccupent. Cela sert déjà à dissiper les ombres du soupçon et de l’incompréhension.

On ne dissipe pas les ténèbres avec les armes; on éloigne les ténèbres en allumant des sources de lumière. Il y a quelques jours, je rappelais au Corps diplomatique accrédité près le Saint-Siège que la haine ne peut être vaincue que par l’amour.

2. Nous nous rencontrons à Assise, où tout parle d’un singulier prophète de la paix appelé François. Il est aimé non seulement des chrétiens mais aussi de beaucoup d’autres croyants et de personnes qui, tout en étant loin de la religion, se reconnaissent dans l’idéal de justice, de réconciliation, de paix, qui fut le sien.

Ici, le Poverello d’Assise nous invite avant tout à lancer un chant de gratitude à Dieu pour tous ses dons. Nous louons Dieu pour la beauté du cosmos et de la terre, «jardin» merveilleux qu’il a confié à l’homme pour qu’il le cultive et le garde (cf. Gn 2, 15). Il est bon que les hommes se rappellent qu’ils se trouvent sur un «parterre» de l’immense univers, créé pour eux par Dieu. Il est important qu’ils se rendent compte que ni eux ni les questions pour lesquelles ils se fatiguent tant ne sont «tout». Seul Dieu est «tout», et c’est à Lui que chacun devra, à la fin, se présenter pour rendre compte.

Nous louons Dieu, Créateur et Seigneur de l’univers, pour le don de la vie et spécialement de la vie humaine, née sur notre planète par un mystérieux dessein de sa bonté. La vie sous toutes ses formes est confiée d’une manière spéciale à la responsabilité des hommes.

Avec un émerveillement chaque jour renouvelé, nous constatons la variété avec laquelle la vie humaine se manifeste, des deux pôles féminin et masculin jusqu’à une multiplicité de dons caractéristiques, propres aux diverses cultures et traditions, qui constituent un univers linguistique, culturel et artistique aux formes et aux facettes multiples. C’est une multiplicité qui est appelée à s’associer par la confrontation et le dialogue pour l’enrichissement et la joie de tous.

Dieu lui-même a placé dans le cœur humain une propension instinctive à vivre en paix et en harmonie. C’est là une aspiration plus intime et plus tenace que n’importe quel instinct de violence, une aspiration que nous sommes venus ensemble réaffirmer ici, à Assise. Nous le faisons en étant conscients d’interpréter le sentiment le plus profond de tout être humain.

L’histoire a connu et continue de connaître des hommes et des femmes qui, précisément en tant que croyants, se sont distingués comme témoins de paix. Par leur exemple, ils nous enseignent qu’il est possible de construire entre les personnes et entre les peuples des ponts pour se rencontrer et cheminer ensemble sur les voies de la paix. Nous voulons tourner nos regards vers eux pour y puiser une inspiration dans notre engagement au service de l’humanité. Ils nous encouragent à espérer que, dans le nouveau millénaire commencé depuis peu, ne manqueront pas non plus des hommes et des femmes de paix, capables de faire rayonner dans le monde la lumière de l’amour et de l’espérance.

3. La paix! L’humanité a toujours besoin de la paix, mais elle en a besoin plus encore aujourd’hui, après les tragiques événements qui ont ébranlé sa confiance et en présence des foyers persistants de conflits déchirants qui maintiennent le monde dans l’appréhension. Dans le Message du 1er janvier dernier, j’ai mis l’accent sur deux «piliers» sur lesquels la paix s’appuie : l’engagement pour la justice et la disposition au pardon.

La justice, tout d’abord, car il ne peut y avoir de paix véritable sinon dans le respect de la dignité des personnes et des peuples, des droits et des devoirs de chacun, et dans la distribution équitable des profits et des charges entre les individus et entre les collectivités. On ne saurait oublier que des situations d’oppression et de marginalisation sont souvent à l’origine des manifestations de violence et de terrorisme. Et ensuite le pardon, car la justice humaine est exposée à la fragilité et aux limites des égoïsmes individuels et de groupe. Seul le pardon guérit les blessures des cœurs et rétablit en profondeur les rapports humains perturbés.

Écoutons les paroles, écoutons le vent. Le vent nous rappelle l’esprit: "Spiritus flat ubi vult".

Il faut de l’humilité et du courage pour s’engager sur ce chemin. Le contexte de la présente rencontre, celui du dialogue avec Dieu, nous donne l’occasion de réaffirmer qu’en Dieu nous trouvons l’union éminente de la justice et de la miséricorde. Dieu est souverainement fidèle à lui-même et à l’homme, même quand l’être humain s’éloigne de Lui. C’est pourquoi les religions sont au service de la paix. Il leur appartient, et il appartient surtout à leurs responsables, de promouvoir parmi les hommes de notre temps une conscience renouvelée de l’urgence de bâtir la paix.

4. Les participants de l’Assemblée interreligieuse qui s’est tenue au Vatican en octobre 1999 l’ont reconnu, affirmant que les traditions religieuses possèdent les ressources nécessaires pour dépasser les divisions et pour favoriser l’amitié réciproque et le respect entre les peuples. À cette occasion, on a aussi constaté que les conflits tragiques ont souvent découlé de l’association injuste de la religion avec des intérêts nationalistes, politiques, économiques ou d’autres types. Une fois encore, nous qui sommes ici réunis, nous affirmons ensemble que celui qui utilise la religion pour fomenter la violence en contredit l’inspiration la plus authentique et la plus profonde.

Il faut donc que les personnes et les communautés religieuses manifestent le rejet le plus net et le plus radical de la violence, de toute violence, à commencer par celle qui prétend se parer de religiosité, allant jusqu’à faire appel au nom très saint de Dieu pour offenser l’homme. Offenser l’homme revient en définitive à offenser Dieu. Aucune finalité religieuse ne peut justifier la pratique de la violence de l’homme sur l’homme.

5. Je m’adresse maintenant de manière particulière à vous, Frères et Sœurs chrétiens. Notre Maître et Seigneur Jésus Christ nous appelle à être des apôtres de paix. Lui-même a fait sienne la règle d’or connue de la sagesse antique: «Tout ce que vous voulez que les hommes fassent pour vous, faites-le vous-mêmes pour eux» (Mt7, 12; cf. Lc6, 31) et le commandement de Dieu à Moïse: «Aime ton prochain comme toi-même» (cf. Lv 19, 18; Mt 22, 39 et parallèles), les portant à leur achèvement dans le commandement nouveau: «Comme je vous ai aimés, aimez-vous les uns les autres» (Jn13, 34).

Par sa mort sur le Golgotha, il a imprimé dans sa chair les stigmates de la divine passion pour l’humanité. Témoin du dessein d’amour du Père céleste, il est devenu «notre paix, lui qui de deux réalités n’en a fait qu’une, détruisant la barrière qui les séparait, supprimant la haine» (Ep2, 14).

Avec François, le saint qui a respiré l’air de ces collines et qui a parcouru ces régions, nous fixons notre regard sur le mystère de la Croix, l’arbre du salut baigné dans le sang rédempteur du Christ. L’existence du Poverello, de sainte Claire et d’innombrables autres saints et martyrs chrétiens a été marquée par le mystère de la Croix. Leur secret fut précisément ce signe victorieux de l’amour sur la haine, du pardon sur la vengeance, du bien sur le mal. Nous sommes invités à avancer sur leurs traces, pour que la paix du Christ devienne un ardent et incessant désir de la vie du monde.

6. Si la paix est un don de Dieu et a sa source en Lui, où est-il possible de la chercher et comment pouvons-nous la construire si ce n’est dans un rapport intime et profond avec Lui ? Bâtir la paix dans l’ordre, dans la justice et dans la liberté requiert donc l’engagement prioritaire de la prière, qui est ouverture, écoute, dialogue et en dernier ressort union avec Dieu, source originelle de la paix véritable.

Prier ne signifie pas s’évader de l’histoire ni des problèmes qui s’y présentent. Au contraire, cela consiste à choisir d’affronter la réalité non pas seul, mais avec la force qui vient d’en haut, la force de la vérité et de l’amour, dont la source ultime est en Dieu. Face aux pièges du mal, l’homme religieux sait qu’il peut compter sur Dieu, volonté absolue de bien; il sait qu’il peut le prier pour obtenir le courage d’affronter les difficultés, même les plus dures, avec sa responsabilité personnelle, sans céder au fatalisme ou à des réactions impulsives.

7. Frères et Sœurs venus ici de différentes parties du monde ! Nous nous rendrons tout à l’heure dans les lieux prévus afin d’implorer de Dieu le don de la paix pour l’humanité entière. Nous demanderons qu’il nous soit donné de reconnaître la voie de la paix, des justes rapports avec Dieu et entre nous. Nous demanderons à Dieu d’ouvrir les cœurs à la vérité sur Lui et sur l’homme. Le but est unique et l’intention est la même, mais nous prierons selon des formes diverses, respectant les traditions religieuses de chacun. Dans cela aussi, il y a au fond un message: nous voulons montrer au monde que l’élan sincère de la prière ne pousse pas à l’opposition et moins encore au mépris de l’autre, mais à un dialogue constructif, dans lequel chacun, sans verser en aucune manière dans le relativisme ni dans le syncrétisme, prend une conscience plus vive du devoir du témoignage et de l’annonce.

Il est temps de dépasser résolument les tentations d’hostilité qui n’ont pas manqué dans l’histoire, même religieuse, de l’humanité. En réalité, lorsqu’elles se réclament de la religion, elles en expriment un aspect profondément immature. En effet, le sentiment religieux naturel conduit à percevoir de quelque manière le mystère de Dieu, source de la bonté, et cela constitue une source de respect et d’harmonie entre les peuples. C’est même dans ce sentiment que réside le principal antidote contre la violence et les conflits (cf. Message, n. 14).

Aujourd’hui encore, comme le 27 octobre 1986, Assise devient de nouveau le «cœur» d’une foule immense qui invoque la paix. À nous s’unissent de nombreuses personnes qui, depuis hier jusqu’à ce soir, dans les lieux de culte, dans les maisons, dans les communautés, à travers le monde entier, prient pour la paix. Ce sont des personnes âgées, des enfants, des adultes et des jeunes: tout un peuple qui ne se lasse pas de croire à la force de la prière pour obtenir la paix.

Que la paix demeure spécialement dans le cœur des nouvelles générations ! Jeunes du troisième millénaire, jeunes chrétiens, jeunes de toutes les religions du monde, je vous demande d’être, comme François d’Assise, des «sentinelles» dociles et courageuses de la paix véritable, fondée sur la justice et sur le pardon, sur la vérité et sur la miséricorde !

Avancez vers l’avenir en tenant haute la flamme de la paix! Le monde a besoin de sa lumière.

L’homme a parlé. Plusieurs hommes ici présents ont parlé. Le vent a également parlé, un vent puissant. L’Écriture dit: "Spiritus flat ubi vult". Que cet Esprit Saint parle aujourd’hui à notre coeur à tous, qui sommes ici présents. Il est symbolisé par le vent qui a accompagné les paroles humaines que nous avons tous écoutées. Merci.

[00133-03.01] [Texte original: Italien]

PREGHIERA IN LUOGHI DIVERSI

Concluso con il suo discorso il momento delle testimonianze, il Santo Padre invita tutti a recarsi nei diversi luoghi per la preghiera. Quindi presiede la preghiera cristiana nella Basilica Inferiore di San Francesco mentre, nei diversi luoghi predisposti all’interno del Sacro Convento, si recano: Islam; Buddhismo; Sikhismo; Religioni Tradizionali Africane; Induismo; Tenrikyo; Shintoismo; Ebraismo; Zoroastrianesimo, Gainismo e Confucianesimo.

[00134-01.01]

AGAPE FRATERNA

Dopo la preghiera, il Santo Padre Giovanni Paolo II e i Rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali e delle altre Religioni si recano nel refettorio del Sacro Convento per partecipare all’agape fraterna.

Quindi il Papa incontra il Presidente della Repubblica Italiana, S.E. il Signor Carlo Azeglio Ciampi, con le personalità al suo seguito, e saluta poi i Religiosi della Comunità del Sacro Convento.

[00135-01.01]

IMPEGNO PER LA PACE E CONGEDO

L’ultimo momento della Giornata di preghiera per la pace nel mondo ha luogo nel pomeriggio in Piazza San Francesco ad Assisi, dove i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali e delle altre Religioni si ritrovano per la cerimonia di impegno per la pace.

È il Cardinale Francis Arinze, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, a leggere la monizione introduttiva. Quindi viene portata al Santo Padre e ai Rappresentanti una lampada accesa.

Alcuni Rappresentanti si collocano attorno al leggio e leggono il testo dell’impegno comune per la pace, in varie lingue:

- Patriarca Ecumenico Sua Santità Bartolomeo I, in francese;
- Rev. Dr. Konrad Raiser (Consiglio Ecumenico delle Chiese), in tedesco;
- Bhai Sahibji Mohinder Singh (Sikh), in punjabi;
- Metropolita Pitirim (del Patriarcato Ortodosso di Mosca), in russo;
- Metropolita Jovan (del Patriarcato Ortodosso serbo), in serbo;
- Sheikh Abdel Salam Abushukhadaem (Musulmano), in arabo;
- Vescovo Vasilios (della Chiesa Ortodossa di Cipro), in greco;
- Sig. Chang-Gyou Choi (Confuciano), in coreano;
- Hojjatoleslam Ghomi (Musulmano), in farsi;
- Rev. Nichiko Niwano (Buddista), in giapponese;
- Rabbino Samuel-René Sirat (Ebreo), in ebraico;
- Dr. Mesach Krisetya (Conferenza Mennonita Mondiale), in inglese.

Il Santo Padre conferma e conclude l’impegno comune per la pace con queste parole:

Mai più violenza!
Mai più guerra!
Mai più terrorismo!
In nome di Dio ogni religione porti sulla terra
Giustizia e Pace,
Perdono e Vita,
Amore!

Subito dopo Giovanni Paolo II si reca presso il tripode posto al centro davanti al palco e vi colloca la lampada. Lo stesso fanno dopo di lui tutti i Rappresentanti.

Il Card. Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, legge una monizione per invitare allo scambio della pace. Il Papa congeda quindi l’assemblea con brevi parole.

[00136-01.01]

VISITA AL PROTOMONASTERO DI SANTA CHIARA E ALLA BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

Poco dopo le 17, terminato l’incontro, il Papa si reca per una breve visita privata al Protomonastero di Santa Chiara, dove saluta le Clarisse, e alla Basilica di Santa Maria degli Angeli per pregare nella Porziuncola e incontrare i Membri della comunità religiosa dei Frati Minori.

[00137-01.01]

PARTENZA DA ASSISI E RIENTRO IN VATICANO

Lasciata la Basilica di Santa Maria degli Angeli, il Papa si trasferisce in auto alla locale Stazione ferroviaria, per far ritorno a Roma. Alla partenza - poco dopo le 18 - il Santo Padre viene salutato dal Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, On. Pietro Lunardi, dal Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, S.E. Mons. Sergio Goretti, dal Presidente della Regione Umbria, Dott.ssa Maria Rita Lorenzetti, dal Prefetto di Perugia, Dott. Gianlorenzo Fiore, dal Sindaco di Assisi, Dott. Giorgio Bartolini e dal Presidente della Provincia di Perugia, Dott. Giulio Cozzari.
L’arrivo alla Stazione ferroviaria del Vaticano è previsto verso le ore 20.

[00138-01.01]