Al termine della Santa Messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 35ª Giornata Mondiale della Pace, Giovanni Paolo II si affaccia alla finestra del Suo studio e, prima di recitare l’Angelus, rivolge ai fedeli e ai pellegrini presenti in Piazza San Pietro le seguenti parole:
● PRIMA DELL’ANGELUS
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Buon anno a tutti! Ci scambiamo questo augurio, all'inizio de 2002, sotto lo sguardo benedicente di Maria Santissima, che oggi veneriamo come Madre di Dio. Un augurio di serenità e di pace in questa Giornata Mondiale della Pace, che si rinnova ogni anno da quando, nel 1968, fu istituita dal mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI. Per costruire la civiltà dell'amore l'umanità ha bisogno della pace. Purtroppo, in questo periodo della storia, preoccupazioni e difficoltà ostacolano questo cammino. Esso tuttavia non può e non deve essere abbandonato. Alle forze negative, guidate da interessi perversi, che mirano a fare del mondo un teatro di guerra, occorre rispondere con la logica della giustizia e dell'amore.
2. In tale contesto si colloca il Messaggio per questa Giornata della Pace, nel quale ho voluto riaffermare che "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono". Infatti, non è possibile ristabilire appieno l'ordine infranto se non coniugando fra loro giustizia e perdono.
Faccio appello, in particolare, agli uomini e alle donne che hanno conosciuto nel secolo scorso le funeste guerre mondiali. Mi rivolgo ai giovani che, per loro fortuna, quei conflitti non hanno vissuto. A tutti dico: dobbiamo opporci con fermezza insieme alla tentazione dell'odio e della violenza, che danno solo l'illusione di risolvere i conflitti, ma procurano perdite reali e permanenti. Il perdono, invece, che potrebbe sembrare debolezza, presuppone una grande forza spirituale e assicura vantaggi a lungo termine.
Il perdono, opponendosi all'istinto di rispondere al male con il male, è un atteggiamento che, specialmente per i cristiani, ha profonde motivazioni religiose, ma si regge anche su basi razionali. Per tutti, infatti, credenti e non credenti, vale la regola di fare agli altri ciò che si vuole sia fatto a sé. Questo principio etico, applicato a livello sociale e internazionale, costituisce una via maestra per costruire un mondo più giusto e solidale.
3. In un mondo globalizzato, dove le minacce alla giustizia e alla pace si ripercuotono su larga scala a danno dei più deboli, si impone una mobilitazione globale delle coscienze. Il Grande Giubileo del Duemila ne ha posto le basi: non bisogna scoraggiarsi di fronte alle prove della storia, ma perseverare nell'impegno di orientare nella direzione giusta le scelte personali, familiari e sociali, come pure le grandi linee dello sviluppo nazionale ed internazionale.
Ci rivolgiamo alla celeste Madre di Dio, perché ottenga per il mondo la pace di Cristo. A Lei affidiamo con fiducia la Chiesa e l'intera umanità, all'alba di questo nuovo anno.
[00002-01.01] [Testo originale: Italiano]