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SANTA MESSA DELLA NOTTE NELLA SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE, 24.12.2001


A mezzanotte, il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede, nella Patriarcale Basilica Vaticana, la Santa Messa della Notte per la Solennità del Natale del Signore 2001.
L’annuncio della nascita storica di Cristo è dato con le parole dell’antico testo della Kalenda.
Quindi, il Santo Padre intona il Gloria in excelsis Deo quale inno di glorificazione a Dio per la nascita del Redentore. Durante il canto dell’inno, alcuni bambini provenienti dai diversi Continenti presentano un omaggio floreale all’immagine di Gesù Bambino.
Nel corso della celebrazione eucaristica in Basilica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene la seguente omelia:

Omelia del Santo Padre

1. "Populus, qui ambulabat in tenebris, vidit lucem magnam - Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" (Is 9,1).

Ogni anno riascoltiamo queste parole del profeta Isaia, nel suggestivo contesto della rievocazione liturgica della nascita di Cristo. Ogni anno esse assumono un sapore nuovo e fanno rivivere il clima dell'attesa e della speranza, dello stupore e del gaudio, che sono tipici del Natale.

Al popolo oppresso e sofferente, che camminava nelle tenebre, apparve "una grande luce". Sì, una luce davvero "grande", perché quella che s'irradia dall'umiltà del presepe è la luce della nuova creazione. Se la prima creazione cominciò con la luce (cfr Gn 1,3), tanto più fulgida e "grande" è la luce che dà inizio alla nuova creazione: è Dio stesso fatto uomo!

Il Natale è evento di luce, è la festa della luce: nel Bambino di Betlemme la luce originaria torna a risplendere nel cielo dell'umanità e squarcia le nubi del peccato. Il fulgore del trionfo definitivo di Dio appare all'orizzonte della storia per proporre agli uomini in cammino un nuovo futuro di speranza.

2. "Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is 9,1).

L'annuncio gioioso, proclamato poc'anzi nella nostra assemblea, vale anche per noi, uomini e donne all'alba del terzo millennio. La comunità dei credenti si raduna in preghiera per riascoltarlo in ogni regione del mondo. Tra il freddo e la neve dell'inverno o nel caldo torrido dei tropici, questa notte è Notte Santa per tutti.

Lungamente atteso, irrompe finalmente lo splendore del Giorno nuovo. E' nato il Messia, l'Emmanuele, Dio-con-noi! E' nato Colui che fu preannunciato dai profeti e a lungo invocato da quanti "abitavano in terra tenebrosa". Nel silenzio e nel buio della notte, la luce si fa parola e messaggio di speranza.

Ma non stride, forse, questa certezza di fede con la realtà storica in cui viviamo? Se ascoltiamo i resoconti impietosi della cronaca, queste parole di luce e di speranza sembrano parole di sogno. Ma sta appunto qui la sfida della fede, che rende questo annuncio consolante ed insieme esigente. Essa ci fa sentire avvolti dall'amore tenero di Dio, ed insieme ci impegna all'amore operoso di Dio e dei fratelli.

3. "E' apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini" (Tt 2,11).

I nostri cuori, in questo Natale, sono preoccupati e turbati a causa della persistenza, in diverse regioni del mondo, della guerra, delle tensioni sociali, delle strettezze penose in cui versano tanti esseri umani. Tutti cerchiamo una risposta che ci rassicuri.

La pagina della Lettera a Tito or ora ascoltata ci ricorda che la nascita del Figlio unigenito del Padre si è rivelata "apportatrice di salvezza" in ogni angolo del pianeta e in ogni momento della storia. Per ogni uomo e ogni donna nasce il Bambino "chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace" (Is 9,5). Egli porta con sé la risposta che può acquietare le nostre paure e ridare vigore alle nostre speranze.

Sì, in questa notte evocatrice di memorie sacrosante, più salda si fa la nostra fiducia nella potenza redentrice della Parola fatta carne. Quando le tenebre e il male sembrano prevalere, Cristo ci ripete: Non temete! Con la sua venuta nel mondo Egli ha sconfitto il potere del male, ci ha liberati dalla schiavitù della morte e ci ha riammessi al banchetto della vita.

Spetta a noi attingere alla forza del suo amore vittorioso, facendo nostra la sua logica di servizio e di umiltà. Ciascuno di noi è chiamato a vincere con Lui "il mistero dell'iniquità", facendosi testimone di solidarietà e costruttore di pace. Andiamo dunque alla grotta di Betlemme per incontrare Lui, ma anche per incontrare, in Lui, ogni bambino del mondo, ogni fratello piagato nel corpo o oppresso nello spirito.

4. I pastori "dopo averlo visto, riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro" (Lc 2,17).

Come i pastori, anche noi in questa notte straordinaria non possiamo non provare il desiderio di comunicare agli altri la gioia dell'incontro con questo "Bambino avvolto in fasce", nel quale si rivela la potenza salvifica dell'Onnipotente. Non possiamo fermarci a contemplare estasiati il Messia che giace nella mangiatoia, dimenticando l'impegno di renderGli testimonianza.

Dobbiamo riprendere in fretta il nostro cammino. Dobbiamo ripartire gioiosi dalla grotta di Betlemme per riferire in ogni luogo il prodigio di cui siamo stati testimoni. Abbiamo incontrato la luce e la vita! In Lui ci è stato donato l'amore.

5. "Un Bambino è nato per noi..." (Is 9,5).

Ti accogliamo con gioia, Onnipotente Signore del cielo e della terra, che per amore ti sei fatto Bambino "in Giudea, nella città di Davide chiamata Betlemme" (Lc 2,4).

Ti accogliamo riconoscenti, Luce nuova che sorgi nella notte del mondo.

Ti accogliamo come nostro fratello, "Principe della pace", che hai "fatto dei due un popolo solo" (Ef 2,14).

Colmaci dei tuoi doni, Tu che non hai disdegnato di iniziare la vita umana come noi. Facci diventare figli di Dio, Tu che per noi hai voluto diventare figlio dell'uomo (cfr Sant'Agostino, Discorsi, 184).

Tu, "Consigliere ammirabile", sicura promessa di pace; Tu, presenza efficace del "Dio potente"; Tu, nostro unico Dio, che giaci povero e umile nell'ombra del Presepe, accoglici accanto alla tua culla.

Venite, popoli della terra e apritegli le porte della vostra storia! Venite ad adorare il Figlio della Vergine Maria, sceso fra noi, in questa notte preparata da secoli.

Notte di gioia e di luce.

Venite, adoremus!

[02128-01.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

1. « Populus, qui ambulabat in tenebris, vidit lucem magnam - Le peuple qui marchait dans les ténèbres a vu se lever une grande lumière» (Is 9, 1).

Chaque année, nous écoutons à nouveau ces paroles du prophète Isaïe dans le cadre évocateur de la célébration liturgique de la naissance du Christ. Chaque année, elles prennent une saveur nouvelle et nous font revivre le climat de l’attente et de l’espérance, de l’émerveillement et de la joie, caractéristique de Noël.

Au peuple opprimé et souffrant qui marchait dans les ténèbres apparut «une grande lumière». Oui vraiment, une «grande» lumière, parce que la lumière qui rayonne de l’humilité de la crèche est la lumière de la nouvelle création. Si la première création a commencé par la lumière (cf. Gn 1, 3), la lumière par laquelle commence la nouvelle création est d’autant plus «grande» et plus resplendissante: c’est Dieu lui-même fait homme !

Noël est un événement de lumière, c’est la fête de la lumière : dans l’enfant de Bethléem, la lumière des origines brille à nouveau dans le ciel de l’humanité et elle déchire les ténèbres du péché. La splendeur du triomphe définitif de Dieu apparaît à l’horizon de l’histoire pour ouvrir aux hommes en marche un nouvel avenir d’espérance.

2. «Sur ceux qui habitaient le pays de l’ombre, une lumière a resplendi» (Is  9, 1).

L’annonce joyeuse, proclamée il y a un instant dans notre assemblée, vaut aussi pour nous, hommes et femmes à l’aube du troisième millénaire. La communauté des croyants se rassemble en prière pour l’écouter une nouvelle fois dans toutes les régions du monde. Dans le froid et la neige de l’hiver ou sous la chaleur torride des tropiques, cette nuit est la Nuit Sainte pour tous.

Longuement attendue, la splendeur du Jour nouveau surgit finalement. Celui qui est né est le Messie, l’Emmanuel, Dieu-avec-nous ! Il est né Celui qu’ont annoncé les prophètes et qu’ont appelé longuement «ceux qui habitaient le pays de l’ombre». Dans le silence et l’obscurité de la nuit, la lumière se fait parole et message d’espérance.

Mais cette certitude de la foi n’est-elle pas en contradiction avec la réalité historique dans laquelle nous vivons ? Lorsque nous écoutons les comptes rendus impitoyables de l’actualité, ces paroles de lumière et d’espérance semblent des paroles de rêve. Mais c’est bien là le défi de la foi, qui fait de cette annonce une consolation et en même temps une exigence : nous nous découvrons enveloppés par la tendresse amoureuse de Dieu et en même temps engagés activement à aimer Dieu et nos frères.

3. «La grâce de Dieu s’est manifestée pour le salut de tous les hommes» (Tt 2, 11).

En ce Noël, nos cœurs sont préoccupés et troublés par la persistance, dans plusieurs régions du monde, de la guerre, des tensions sociales, des conditions pénibles dans lesquelles vivent tant d’êtres humains. Nous cherchons tous une réponse qui nous rassure.

La page de la lettre à Tite que nous venons d’entendre nous rappelle que la naissance du Fils unique du Père s’est révélée «source du salut» en tout lieu de la planète et à chaque époque de l’histoire. C’est pour tout homme et pour toute femme que naît l’Enfant appelé «Merveilleux-Conseiller, Dieu-Fort, Père-à-jamais, Prince-de-la-Paix» (Is 9, 5). Il apporte avec lui la réponse qui peut apaiser nos peurs et rendre vigueur à nos espérances.

Oui, en cette nuit évocatrice de souvenirs sacrés, notre confiance se fait plus solide dans la puissance rédemptrice de la Parole faite chair. Quand les ténèbres et le mal semblent l’emporter, le Christ nous redit : N’ayez pas peur ! Par sa venue dans le monde, il a vaincu la puissance du mal, il nous a libérés de l’esclavage de la mort et il nous a invités de nouveau au banquet de la vie.

Il nous revient de puiser à la force de son amour victorieux, en faisant nôtre sa logique de service et d’humilité. Chacun de nous est appelé à vaincre avec Lui «le mystère d’iniquité», en devenant témoin de la solidarité et artisan de paix. Allons donc à la grotte de Bethléem pour Le rencontrer, mais aussi pour rencontrer, en Lui, tout enfant du monde, tout frère meurtri dans son corps ou opprimé dans son esprit.

4. Les bergers «après l’avoir vu, racontèrent ce qui leur avait été annoncé au sujet de cet enfant» (Lc 2, 17).

Comme les bergers, nous ne pouvons pas, en cette nuit extraordinaire, ne pas éprouver le désir de communiquer aux autres la joie de la rencontre avec cet «enfant emmailloté» en qui se révèle la puissance salvifique du Tout-Puissant. Nous ne pouvons pas nous contenter de contempler, émerveillés, le Messie qui gît dans la mangeoire, et oublier le devoir de Lui rendre témoignage.

Nous devons reprendre à la hâte notre chemin. Nous devons repartir joyeux de la grotte de Bethléem, pour faire connaître en tout lieu le prodige dont nous avons été les témoins. Nous avons rencontré la lumière et la vie ! En Lui l’amour nous a été donné.

5. «Un Enfant nous est né ...» (Is 9,5).

Nous t’accueillons avec joie, Seigneur tout-puissant du ciel et de la terre, Toi qui par amour t’es fait Enfant «en Judée, dans la ville de David appelée Bethléem» (Lc 2, 4).

Nous t’accueillons avec reconnaissance, Lumière nouvelle qui surgit dans la nuit du monde.

Nous t’accueillons comme notre frère, «Prince-de-la-paix» qui « des deux, a fait un seul peuple» (Ep 2, 14).

Comble-nous de tes dons, Toi qui n’as pas dédaigné de commencer à vivre comme nous ! Fais-nous devenir fils de Dieu, Toi qui pour nous as voulu devenir fils de l’homme (cf. saint Augustin, Sermons, 184) !

Toi, «Merveilleux-Conseiller», promesse certaine de paix ! Toi, présence efficace du «Dieu-Fort» ! Toi, notre seul Dieu, qui gis pauvre et humble dans l’ombre de la crèche, accueille-nous près de ton berceau !

Venez, peuples de la terre, et ouvrez-lui les portes de votre histoire ! Venez adorer le Fils de la Vierge Marie, descendu parmi nous en cette nuit préparée depuis des siècles !

Nuit de joie et de lumière !

Venite, adoremus !

[02128-03.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

1. "Populus, qui ambulabat in tenebris, vidit lucem magnam – The people who walked in darkness have seen a great light" (Is 9:1).

Every year we listen again to these words of the Prophet Isaiah in the moving context of the liturgical re-evocation of Christ’s Birth. Every year these words take on new meaning and cause us to relive the atmosphere of expectation and hope, of amazement and joy typical of Christmas.

To the people, oppressed and suffering, who walked in darkness, there appeared "a great light". A truly "great" light indeed, because the light which radiates from the humility of the crib is the light of the new creation. If the first creation began with light (cf. Gen 1:3), how much more splendid and "great" is the light which inaugurates the new creation: it is God himself made man!

Christmas is an event of light, it is the feast of light: in the Child of Bethlehem the primordial light once more shines in humanity’s heaven and dissipates the clouds of sin. The radiance of God’s definitive triumph appears on the horizon of history in order to offer a new future of hope to a pilgrim people.

2. "Upon those who dwelt in the land of gloom a light has shone" (Is 9:1).

These joyful tidings, proclaimed just now in our assembly, are also meant for us, the men and women of the dawn of the third millennium. Throughout the world the community of believers gathers in prayer to listen to it once again. Amid the cold and snow of winter or in the torrid heat of the tropics, tonight is a Holy Night for all.

Long awaited, the splendour of the new Day at last shines forth. The Messiah is born, Emmanuel, God-with-us! He is born, who was announced by the Prophets of old and long invoked by all "who dwelt in the land of gloom". In the silence and the darkness of the night, the light becomes a word and message of hope.

But does this certainty of faith not seem to clash with the way things are today? If we listen to the relentless news headlines, these words of light and hope may seem like words from a dream. But that is precisely the challenge of faith, which makes this proclamation at once comforting and demanding. It make us feel that we are wrapped in the tender love of God, while at the same time it commits us to a practical love of God and of our neighbour.

3. "The grace of God has appeared, offering salvation to all" (Tit 2:11).

Our hearts this Christmas are anxious and distressed because of the continuation in various parts of the world of war, social tensions, and the painful hardships in which so many people find themselves. We are all seeking an answer that will reassure us.

The passage from the Letter to Titus which we have just heard reminds us that the birth of the Only-begotten Son of the Father has been revealed as "an offer of salvation" in every corner of the earth, at every time in history. The Child who is named "Wonder-Counsellor, God-Hero, Father-Forever, Prince of Peace" (Is 9:5) is born for every man and woman. He brings with him the answer which can calm our fears and reinvigorate our hope.

Yes, in this night filled with sacred memories, our trust in the redemptive power of the Word made flesh is confirmed. When darkness and evil seem to prevail, Christ tells us once more: Fear not! By his coming into the world he has vanquished the power of evil, freed us from the slavery of death and brought us back to the banquet of life.

It is up to us to draw from the power of his victorious love by appropriating his "logic" of service and humility. Each of us is called to overcome with Christ "the mystery of iniquity", by becoming witnesses of solidarity and builders of peace. Let us go then to the cave of Bethlehem to meet him, and to meet, in him, all the world’s children, every one of our brothers and sisters afflicted in body or oppressed in spirit.

4. The shepherds, "once they had seen, made known what had been told them concerning this child" (Lk 2:17).

Like the shepherds, we too on this wonderful night cannot fail to experience the desire to share with others the joy of our encounter with this "child wrapped in swaddling cloths", in whom the saving power of the Almighty is revealed. We cannot pause in ecstatic contemplation of the Messiah lying in the manger, and forget our obligation to bear witness to him.

In haste we must once more set out on our journey. With joy we must leave the cave of Bethlehem in order to recount everywhere the marvel which we have witnessed. We have encountered light and life! In him, love has been bestowed upon us.

5. "A child is born to us...". (Is 9:5).

We welcome you with joy, Almighty Lord of heaven and earth, who out of love became a Child "in Judea, in the city of David, which is called Bethlehem" (Lk 2:4).

We welcome you with gratitude, new Light rising in the night of the world.

We welcome you as our brother, the "Prince of Peace", who "made of the two one people" (cf. Eph 2:14).

Fill us with your gifts, you who did not hesitate to begin human life like us. Make us children of God, you who for our sake desired to become a son of man (cf. Saint Augustine, Homilies, 184).

You, "Wonder-Counsellor", sure promise of peace; you, powerful presence of the "God-Hero"; you, our one God, who lie poor and humble in the dim light of the stable, welcome us around your crib.

Come, peoples of the earth, open to him the doors of your history! Come to worship the Son of the Virgin Mary, who descended among us, on this night prepared for down the centuries.

Night of joy and peace.

Venite, adoremus!

[02128-02.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua tedesca

1. „Populus, qui ambulabat in tenebris, vidit lucem magnam - Das Volk, das im Dunkel lebt, sieht ein helles Licht" (Jes 9,1).

Alljährlich hören wir die Worte des Propheten Jesaja im eindrucksvollen Geschehen des liturgischen Gedächtnisses der Geburt Christi. Sie klingen jedes Jahr neu und schaffen die typisch weihnachtliche Atmosphäre von Erwartung und Hoffnung, Staunen und Freude.

Dem unterdrückten und leidenden Volk, das im Dunkel lebte, erschien „ein helles Licht". Ja, wirklich ein „helles" Licht, denn das Licht, das von der Krippe in ihrer Einfachheit ausstrahlt, ist das Licht der neuen Schöpfung. Die erste Schöpfung hat mit dem Licht begonnen (vgl. Gen 1,3); umso „heller" erstrahlt und leuchtet das Licht, das den Anfang für die neue Schöpfung gesetzt hat: Es ist der menschgewordene Gott selbst!

Weihnachten ist das Ereignis des Lichtes, das Fest des Lichtes: Im Kind von Bethlehem strahlt das ursprüngliche Licht am Himmel der Menschheit auf und zerreißt die Wolken der Sünde. Der Glanz des endgültigen Triumphes Gottes erscheint am Horizont der Geschichte, um den Menschen auf ihrem Weg eine neue hoffnungsvolle Zukunft aufzuzeigen.

2. „Über denen, die im Land der Finsternis wohnen, strahlt ein Licht auf" (Jes 9,1).

Die frohe Botschaft, die soeben in unserer gottesdienstlichen Versammlung verkündigt wurde, gilt auch für uns, die Menschen am Anfang des dritten Jahrtausends. Die Gemeinschaft der Glaubenden versammelt sich in allen Teilen der Welt im Gebet, um die Botschaft zu hören. Sei es bei winterlicher Kälte und Schnee, sei es bei drückender Hitze in den Tropenländern, dies ist für alle die Heilige Nacht.

Nach langem Warten bricht endlich der Glanz des neuen Tages herein. Geboren ist der Messias, der Immanuel, der Gott-mit-uns! Er ist geboren, der von den Propheten verheißene und von all denen, die „im Land der Finsternis wohnten", seit langem angerufene Messias. Im Schweigen und Dunkel der Nacht wird das Licht Wort und Botschaft der Hoffnung.

Aber steht nicht diese Glaubensgewißheit im Widerspruch zur geschichtlichen Wirklichkeit, in der wir leben? Beim Hören der grauenvollen Reportagen in den Nachrichten, wirken die Worte von Licht und Hoffnung nur wie ein Traum. Aber gerade darin liegt die Herausforderung des Glaubens, die diese Botschaft so tröstlich und zugleich so anspruchsvoll macht. Sie gibt uns das Gefühl, von Gottes zärtlicher Liebe umfangen zu sein, und verpflichtet uns zur tätigen Liebe für Gott und für die Brüder und Schwestern.

3. „Denn die Gnade Gottes ist erschienen, um alle Menschen zu retten" (Tit 2,11).

Die andauernden Kriege in verschiedenen Regionen der Welt, die sozialen Spannungen und die peinigende Armut, die so viele Menschen erleiden, machen unsere Herzen an diesem Weihnachtsfest besorgt und bestürzt. Wir alle suchen eine Anwort, die uns innere Ruhe schenkt.

Die Seite aus dem Brief an Titus, die wir soeben gehört haben, erinnert uns daran, daß sich die Geburt des eingeborenen Sohnes des Vaters in jedem Winkel der Erde und in jedem Augenblick der Geschichte als „heilbringend" geoffenbart hat. Das Kind mit den Bezeichnungen „wunderbarer Ratgeber, Starker Gott, Vater in Ewigkeit, Fürst des Friedens" (Jes 9,5) wird für jeden Mann und jede Frau geboren. Er birgt in sich die Antwort, die unsere Ängste beseitigen und unseren Hoffnungen neue Kraft geben kann.

In dieser Nacht, die heiligste Erinnerungen wachruft, wird unser Vertrauen in die Heilsmacht des fleischgewordenen Wortes tatsächlich gefestigt. Wann immer die Finsternis und das Böse zu überwiegen scheinen, sagt uns Christus: Fürchtet euch nicht! Durch sein Kommen in die Welt hat er die Macht des Bösen überwunden; er hat uns von der Knechtschaft des Todes befreit und zum Gastmahl des Lebens wieder zugelassen.

Es liegt an uns, aus seiner siegreichen Liebe Kraft zu schöpfen und uns seine Logik des Dienstes und der Demut zu eigen zu machen. Jeder von uns ist aufgerufen, mit Ihm „das Geheimnis der Bosheit" zu besiegen, indem wir uns zu Zeugen der Solidarität und zu Baumeistern des Friedens machen. Gehen wir also zur Grotte von Bethlehem, um Ihn anzutreffen und um in Ihm auch jedem Kind der Welt, jedem körperlich gebeugten und jedem im Geist bedrückten Bruder zu begegnen.

4. Als die Hirten „es sahen, erzählten sie, was ihnen über dieses Kind gesagt worden war" (Lk 2,17).

Wie bei den Hirten, ist in dieser außergewöhnlichen Nacht auch in uns der Wunsch stark, den anderen die Freude über die Begegnung mit diesem „in Windeln gewickelten Kind" mitzuteilen, in dem sich die Heilsmacht des Allmächtigen offenbart. Wir können nicht verweilen und staunend den Messias betrachten, der als Kind in der Krippe liegt, ohne uns gleichzeitig die Verpflichtung zu eigen zu machen, für ihn Zeugnis abzulegen.

Wir müssen uns beeilen. Wir müssen voll Freude von der Grotte in Bethlehem weitergehen, um überall von dem Wunder zu berichten, dessen Zeugen wir geworden sind. Wir sind dem Licht und dem Leben begegnet. In Ihm ist uns die Liebe geschenkt.

5. „Ein Kind ist uns geboren ..." (Jes 9, 5).

Wir nehmen dich voll Freude auf, allmächtiger Herr des Himmels und der Erde, der du dich zum Kind gemacht hast „in Judäa, in der Stadt Davids, die Bethlehem heißt" (Lk 2,4).

Wir nehmen dich dankbar auf, du neues Licht, das im Dunkel der Welt aufgeht.

Wir nehmen dich als unseren Bruder auf, „Fürst des Friedens", der du „die beiden Teile zu einem Volk vereinigt" hast (Eph 2,14).

Erfülle uns mit deinen Gaben, du, der du nicht verschmäht hast, das Leben als Mensch wie wir zu beginnen. Mach uns zu Kindern Gottes, du, der du für uns der Menschensohn werden wolltest (vgl. Augustinus, Reden, 184).

Du „wunderbarer Ratgeber" und sichere Verheißung des Friedens! Du wirksame Gegenwart des „machtvollen Gottes"; du unser einziger Gott, der arm und einfach im Schatten der Krippe liegt, nimm uns in deine Wiege auf.

Kommt, Völker der Erde, und öffnet die Tore eurer Geschichte! Kommt, laßt uns den Sohn der Jungfrau Maria anbeten, der in dieser seit Jahrhunderten vorausbereiteten Nacht zu uns herabgestiegen ist.

Die Nacht der Freude und des Lichtes.

Venite, adoremus! – Lommt lasset uns anbeten!

[02128-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

1. "Populus, quí ambulabat in tenebris, vidit lucem magnam - El pueblo que caminaba en las tinieblas vio una luz grande" (Is 9, 1).

Todos los años escuchamos estas palabras del profeta Isaías, en el contexto sugestivo de la conmemoración litúrgica del nacimiento de Cristo. Cada año adquieren un nuevo sabor y hacen revivir el clima de expectación y de esperanza, de estupor y de gozo, que son típicos de la Navidad.

Al pueblo oprimido y doliente, que caminaba en tinieblas, se le apareció "una gran luz". Sí, una luz verdaderamente "grande", porque la que irradia de la humildad del pesebre es la luz de la nueva creación. Si la primera creación empezó con la luz (cf. Gn 1, 3), mucho más resplandeciente y "grande" es la luz que da comienzo a la nueva creación: ¡es Dios mismo hecho hombre!

La Navidad es acontecimiento de luz, es la fiesta de la luz: en el Niño de Belén, la luz originaria vuelve a resplandecer en el cielo de la humanidad y despeja las nubes del pecado. El fulgor del triunfo definitivo de Dios aparece en el horizonte de la historia para proponer a los hombres un nuevo futuro de esperanza.

2. "Habitaban tierras de sombras, y una luz les brilló" (Is 9, 1).

El anuncio gozoso que se acaba de proclamar en nuestra asamblea vale también para nosotros, hombres y mujeres en el alba del tercer milenio. La comunidad de los creyentes se reúne en oración para escucharlo en todas las regiones del mundo. Tanto en el frío y la nieve del invierno como en el calor tórrido de los trópicos, esta noche es Noche Santa para todos.

Esperado por mucho tiempo, irrumpe por fin el resplandor del nuevo Día.¡El Mesías ha nacido, el Enmanuel, Dios con nosotros! Ha nacido Aquel que fue preanunciado por los profetas e invocado constantemente por cuantos "habitaban en tierras de sombras". En el silencio y la oscuridad de la noche, la luz se hace palabra y mensaje de esperanza.

Pero, ¿no contrasta quizás esta certeza de fe con la realidad histórica en que vivimos? Si escuchamos las tristes noticias de las crónicas, estas palabras de luz y esperanza parecen hablar de ensueños. Pero aquí reside precisamente el reto de la fe, que convierte este anuncio en consolador y, al mismo tiempo, exigente. La fe nos hace sentirnos rodeados por el tierno amor de Dios, a la vez que nos compromete en el amor efectivo a Dios y a los hermanos.

3. "Ha aparecido la gracia de Dios, que trae la salvación para todos los hombres" (Tt 2, 11).

En esta Navidad, nuestros corazones están preocupados e inquietos por la persistencia en muchas regiones del mundo de la guerra, de tensiones sociales y de la penuria en que se encuentran muchos seres humanos. Todo buscamos una respuesta que nos tranquilice.

El texto de la Carta a Tito que acabamos de escuchar nos recuerda cómo el nacimiento del Hijo unigénito del Padre "trae la salvación" a todos los rincones del planeta y a cada momento de la historia. Nace para todo hombre y mujer el Niño llamado "Maravilla de Consejero, Dios guerrero, Padre perpetuo, Príncipe de la paz" (Is 9, 5). Él tiene la respuesta que puede disipar nuestros miedos y dar nuevo vigor a nuestras esperanzas.

Sí, en esta noche evocadora de recuerdos santos, se hace más firme nuestra confianza en el poder redentor de la Palabra hecha carne. Cuando parecen prevalecer las tinieblas y el mal, Cristo nos repite: ¡no temáis! Con su venida al mundo, Él ha derrotado el poder del mal, nos ha liberado de la esclavitud de la muerte y nos ha readmitido al convite de la vida.

Nos toca a nosotros recurrir a la fuerza de su amor victorioso, haciendo nuestra su lógica de servicio y humildad. Cada uno de nosotros está llamado a vencer con Él "el misterio de la iniquidad", haciéndose testigo de la solidaridad y constructor de la paz. Vayamos, pues, a la gruta de Belén para encontrarlo, pero también para encontrar, en Él, a todos los niños del mundo, a todo hermano lacerado en el cuerpo u oprimido en el espíritu.

4. Los pastores "se volvieron dando gloria y alabanza a Dios por lo que habían visto y oído; todo como les habían dicho" (Lc 2, 17).

Al igual que los pastores, también nosotros hemos de sentir en esta noche extraordinaria el deseo de comunicar a los demás la alegría del encuentro con este "Niño envuelto en pañales", en el cual se revela el poder salvador del Omnipotente. No podemos limitarnos a contemplar extasiados al Mesías que yace en el pesebre, olvidando el compromiso de ser sus testigos.

Hemos de volver de prisa a nuestro camino. Debemos volver gozosos de la gruta de Belén para contar por doquier el prodigio del que hemos sido testigos. ¡Hemos encontrado la luz y la vida! En Él se nos ha dado el amor.

5. "Un Niño nos ha nacido..." (Is 9,5).

Te acogemos con alegría, Omnipotente Dios del cielo y de la tierra, que por amor te has hecho Niño "en Judea, en la ciudad de David, que se llama Belén" (cf. Lc 2, 4).

Te acogemos agradecidos, nueva Luz que surges en la noche del mundo.

Te acogemos como a nuestro hermano, "Príncipe de la paz", que has hecho "de los dos pueblos una sola cosa" (Ef 2, 14).

Cólmanos de tus dones, Tú que no has desdeñado comenzar la vida humana como nosotros. Haz que seamos hijos de Dios, Tú que por nosotros has querido hacerte hijo del hombre (cf. S. Agustín, Sermón 184).

Tú, "Maravilla de Consejero", promesa segura de paz; Tú, presencia eficaz del "Dios poderoso"; Tú, nuestro único Dios, que yaces pobre y humilde en la sombra del pesebre, acógenos al lado de tu cuna.

¡Venid, pueblos de la tierra y abridle las puertas de vuestra historia! Venid a adorar al Hijo de la Virgen María, que ha venido entre nosotros en esta noche preparada por siglos.

Noche de alegría y de luz.

¡Venite, adoremus!

[02128-04.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

1. «Populus qui ambulabat in tenebris, vidit lucem magnam - O povo que andava nas trevas viu uma grande luz» (Is 9, 1).

Todos os anos ouvimos estas palavras do profeta Isaías, no âmbito sugestivo da comemoração litúrgica do nascimento de Cristo. De ano para ano, elas assumem um novo sabor e fazem reviver o clima de expectativa e esperança, de assombro e júbilo, que é típico do Natal.

Ao povo oprimido e atribulado que andava nas trevas, apareceu «uma grande luz». Sim, uma luz verdadeiramente «grande», pois a que irradia da humildade do presépio é a luz da nova criação. Se a primeira criação começou com a luz (cf. Gn 1, 3), muito mais luminosa e «grande» há-de ser a luz que dá início à nova criação: é o próprio Deus feito homem!

O Natal é acontecimento de luz, é a festa da luz: no Menino de Belém, a luz primordial volta a resplandecer no céu da humanidade e dissipa as nuvens do pecado. O fulgor do triunfo definitivo de Deus aparece no horizonte da história para propor aos homens em caminho um novo futuro de esperança.

2. «Para os que habitavam na terra da escuridão uma luz começou a brilhar» (Is 9, 1).

O anúncio jubiloso, proclamado há pouco na nossa assembleia, vale também para nós, homens e mulheres do alvorecer do terceiro milénio. A comunidade dos crentes reúne-se em oração para de novo o escutar em todas as regiões do mundo. No meio do frio e da neve do inverno ou no calor tórrido dos trópicos, esta noite é Noite santa para todos.

Após longa espera, irrompe finalmente o esplendor do Dia novo. Nasceu o Messias, o Emanuel, Deus connosco! Nasceu Aquele que foi preanunciado pelos profetas e longamente invocado por aqueles que «andavam nas trevas». No silêncio e na escuridão da noite, a luz faz-se palavra e mensagem de esperança.

Mas porventura não contrasta esta certeza de fé com a realidade histórica em que vivemos? Diante dos factos inumanos que ouvimos nos noticiários, esta palavra de luz e de esperança parece um sonho. Mas é nisto mesmo que se encerra o desafio da fé, tornando este anúncio simultaneamente consolador e exigente. A fé faz-nos sentir envolvidos pela ternura amorosa de Deus e ao mesmo tempo empenha-nos activamente no amor de Deus e dos irmãos.

3. «Manifestou-se a graça de Deus, que traz a salvação para todos os homens» (Tt 2, 11).

Neste Natal, os nossos corações estão preocupados e inquietos com a persistência, em diversas regiões do mundo, da guerra, das tensões sociais, das penosas carências em que vivem tantos seres humanos. Todos procuramos uma resposta que nos tranquilize.

A página que acabámos de ouvir da Carta de Tito recorda-nos que o nascimento do Filho unigénito do Pai «traz a salvação» a todos os ângulos da terra e em todos os momentos da história. Para todo o homem e mulher, nasce o Menino que tem «o seguinte nome: Conselheiro admirável! Deus valoroso! Pai para sempre! Príncipe da paz!» (Is 9, 5). Ele traz consigo a resposta que nos pode tranquilizar dos nossos temores e dar novamente vigor às nossas esperanças.

Sim, nesta noite evocadora de memórias sacrossantas, torna-se mais firme a nossa confiança na força redentora da Palavra feita carne. Quando as trevas e o mal parecem prevalecer, Cristo repete-nos: Não temais! Com a sua vinda ao mundo, Ele derrotou o poderio do mal, libertou-nos da escravidão da morte e readmitiu-nos ao banquete da vida.

Cabe a nós enchermo-nos da força do seu amor vitorioso, assumindo a sua lógica de serviço e humildade. Cada um de nós é chamado a vencer, com Ele, «o mistério da iniquidade», tornando-nos testemunhas de solidariedade e construtores de paz. Vamos, pois, à gruta de Belém para O encontrar a Ele, mas também para, n'Ele, encontrar toda a criança do mundo, todo o irmão chagado no corpo ou oprimido no espírito.

4. Os pastores, «assim que O viram, começaram a contar o que lhes tinham anunciado sobre aquele Menino» (Lc 2,17).

À semelhança dos pastores, também nós, nesta noite extraordinária, não podemos deixar de sentir o desejo de comunicar aos outros a alegria do encontro com este «Menino envolto em panos», no Qual se manifesta a força salvadora do Omnipotente. Não podemos contentar-nos com a contemplação extasiada do Messias que jaz na manjedoira, esquecendo o dever que temos de dar testemunho d'Ele.

Devemos retomar rapidamente o nosso caminho. Devemos sair jubilosos da gruta de Belém, para referir por todo o lado o prodígio de que fomos testemunhas. Encontrámos a luz e a vida! N'Ele, foi-nos dado o amor!

5. «Um Menino nasceu para nós...» (Is 9, 5).

Nós Vos acolhemos com alegria, Senhor Omnipotente do céu e da terra que, por amor, Vos fizestes Menino «na Judeia, na cidade de David chamada Belém» (Lc 2, 4).

Acolhemos-Vos, agradecidos, ó Luz nova que despontais na noite do mundo.

Acolhemo-Vos como nosso irmão, «Príncipe da Paz» que «de dois povos fizestes um só» (cf. Ef 2, 14).

Enchei-nos dos vossos dons, Vós que não desdenhastes de iniciar a vida humana como nós. Fazei-nos filhos de Deus, Vós que, por nós, quisestes tornar-Vos filho do homem (cf. Santo Agostinho, Sermões, 184).

Vós, «Conselheiro admirável», promessa segura de paz; Vós, presença eficaz do «Deus valoroso»; Vós, o nosso único Deus, que jazeis pobre e humilde na sombra do presépio, acolhei-nos junto do vosso berço.

Vinde, povos da terra e abri-Lhe as portas da vossa história! Vinde adorar o Filho da Virgem Maria, descido entre nós nesta noite, desde há séculos preparada.

Noite de alegria e de luz.

Venite, adoremus!

[02128-06.01] [Texto original: Italiano]