Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


INDICAZIONI LITURGICO-PASTORALI SUL DIGIUNO E LA PREGHIERA PER LA PACE IN PREPARAZIONE ALL’INCONTRO DI ASSISI DEL 24 GENNAIO 2002, 06.12.2001


INDICAZIONI LITURGICO-PASTORALI SUL DIGIUNO E LA PREGHIERA PER LA PACE IN PREPARAZIONE ALL’INCONTRO DI ASSISI DEL 24 GENNAIO 2002

TESTO ORIGINALE IN LINGUA ITALIANA 

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Pubblichiamo di seguito le indicazioni liturgico-pastorali sul digiuno e la preghiera per la pace in preparazione all’Incontro di Assisi del 24 gennaio 2002, a cura dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice:

TESTO ORIGINALE IN LINGUA ITALIANA

Dopo i gravissimi attentati perpetrati l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti d'America, il Santo Padre ha espresso più volte la sua deplorazione per quegli atti terroristici e la sua preoccupazione per le conseguenze dell’azione militare in corso in Afghanistan. La Chiesa prega ed invita ad agire affinché l’amore prevalga sull’odio, la pace sulla guerra, la verità sulla menzogna, il perdono sulla vendetta.

A più di due mesi dagli attentati dell’11 settembre, la situazione è grave, la tensione altissima, diffuso il turbamento delle coscienze. Perciò il Santo Padre, il 18 novembre 2001, nel contesto della preghiera dell'Angelus Domini, ha chiesto "ai cattolici che il prossimo 14 dicembre sia vissuto come giorno di digiuno, durante il quale pregare con fervore Dio perché conceda al mondo una pace stabile, fondata sulla giustizia"1 e ha manifestato l'intenzione di "invitare i rappresentanti delle religioni del mondo a venire ad Assisi il 24 gennaio 2002 a pregare per il superamento delle contrapposizioni e per la promozione dell'autentica pace"2.

In conformità con l'iniziativa pastorale del Santo Padre, questa Nota intende offrire alcuni spunti di riflessione sul digiuno cristiano (giornata del 14 dicembre 2001), sulla Veglia di preghiera (23 gennaio 2002) e sul pellegrinaggio-preghiera (24 gennaio 2002) nonché alcune indicazioni pratiche perché tali giornate si svolgano fruttuosamente.

1. IL DIGIUNO CRISTIANO

1.1 L 'essenza del digiuno cristiano

In tutte le grandi esperienze religiose il digiuno occupa un posto importante. L'Antico Testamento annovera il digiuno tra i capisaldi della spiritualità di Israele: "Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina con la giustizia" (Tb 12, 8)3. Il digiuno implica un atteggiamento di fede, di umiltà, di totale dipendenza da Dio. Si ricorre al digiuno per prepararsi all'incontro con Dio, (cf Es 34, 28; 1 Re 19, 8; Dan 9, 3); prima di affrontare un compito difficile (cf Gdc 20, 26; Est 4, 16) o implorare il perdono di una colpa (cf 1 Re 21, 27); per manifestare il dolore causato da una sventura domestica o nazionale (cf 1 Sam 7, 6; 2 Sam 1, 12; Bar 1, 5); ma il digiuno, inseparabile dalla preghiera e dalla giustizia, è orientato soprattutto alla conversione del cuore, senza la quale, come denunciavano già i profeti (cf Is 58, 2-11; Ger 14, 12; Zc 7, 5-14), esso non ha senso.

Gesù, spinto dallo Spirito, prima di iniziare la sua missione pubblica, digiunò quaranta giorni come espressione di abbandono fiducioso al disegno salvifico del Padre (cf Mt 4, 1-4); diede indicazioni precise perché tra i suoi discepoli la pratica del digiuno non si prestasse a forme deviate di ostentazione e di ipocrisia (cf Mt 6, 16-18).

Fedeli alla tradizione biblica, i Santi Padri hanno tenuto in grande onore il digiuno. Secondo loro, la pratica del digiuno facilita l'apertura dell'uomo ad un altro cibo: quello della Parola di Dio (cf Mt 4, 4) e dell'adempimento della volontà del Padre (cf Gv 4, 34); è in stretta connessione con la preghiera, fortifica la virtù, suscita la misericordia, implora il soccorso divino, conduce alla conversione del cuore. Da questa duplice angolazione l'implorazione della grazia dell'Altissimo e la profonda conversione interiore - è da accogliere l'invito di Giovanni Paolo II alla giornata di digiuno del prossimo 14 dicembre. Infatti senza l'aiuto del Signore sarà impossibile trovare una soluzione alla drammatica situazione in cui versa il mondo; senza la conversione dei cuori è difficilmente immaginabile la cessazione radicale del terrorismo.

La pratica del digiuno è rivolta al passato, al presente e al futuro: al passato, come riconoscimento delle colpe contro Dio e contro i fratelli, di cui ognuno si è macchiato; al presente, per imparare ad aprire gli occhi sugli altri e sulla realtà che ci circonda; al futuro, per accogliere nel cuore le realtà divine e rinnovare, a partire dal dono della misericordia di Dio, la comunione con tutti gli uomini e con l'intera creazione, assumendo responsabilmente il compito che ciascuno di noi ha nella storia.

1.2 Indicazioni pastorali

1.2.1. Spetta al Vescovo o a quanti, a norma del Diritto, sono a lui assimilati: far pervenire a tutte le componenti della Chiesa particolare di cui è Pastore la richiesta del Santo Padre di promuovere un "giorno di digiuno", illustrarne il significato, con la cooperazione degli organismi preposti alla liturgia, al dialogo ecumenico, alla carità, alla giustizia e alla pace; valutare se, nella sua Chiesa particolare, sia il caso di estendere ai membri di altre confessioni cristiane, a uomini e donne aderenti ad altre religioni, l'invito che il Santo Padre, per un senso di profondo rispetto, ha rivolto ai soli cattolici; peraltro il 14 dicembre coincide con la fine del mese di Ramadan, consacrato al digiuno per i seguaci dell'Islam; vegliare perché il digiuno si svolga nello stile di discrezione voluto da Gesù e sia nato soprattutto ad ottenere il dono della pace e la conversione del cuore; suscitare, lo stesso 14 dicembre o in un giorno prossimo ad esso, un serio esame di coscienza sull'impegno dei cristiani in favore della pace; essi hanno sempre creduto fermamente con l'Apostolo che "è Cristo la nostra pace" (Ef 2, 14); ma se è vero che la pace porta il nome di Gesù Cristo, è altrettanto vero che nel corso della storia coloro che si sono fregiati del suo nome non sempre hanno testimoniato il destino ultimo dell'uomo nella comunione attorno al trono dell'Agnello: le loro divisioni sono uno scandalo e una vera controtestimonianza.

1.2.2. Il "giorno di digiuno" non deve essere inteso esclusivamente secondo le forme giuridiche prescritte dai Codici di Diritto Canonico (CIC 1249-1253; CCEO 882-883), ma in un senso più vasto, che coinvolga liberamente tutti fedeli: i bambini, che volentieri compiono rinunce in favore dei loro coetanei poveri; i giovani, assai sensibili alla causa della giustizia e della pace; gli adulti tutti, tranne gli infermi, senza esclusione degli anziani. La tradizione locale suggerirà la forma di digiuno da adottare: quella di un solo pasto, quella "a pane e acqua", quella in cui si attende il tramonto del sole per assumere cibo.

1.2.3. Sarà inoltre compito del Vescovo stabilire un modo semplice ed efficace perché ciò di cui ci si priva nel digiuno sia devoluto ai poveri, "in particolare a chi soffre in questo momento le conseguenze del terrorismo e della guerra"4.

2. IL PELLEGRINAGGIO E LA PREGHIERA

2.1. Il senso del pellegrinaggio e della preghiera

Nell’Antico Testamento la conversione è anzitutto questo: ritornare con tutto il cuore al Signore, riprendere a camminare per i suoi sentieri. Perciò, secondo la tradizione e il suggerimento del Santo Padre, il digiuno-conversione del 14 dicembre 2001 sarà accompagnato dal pellegrinaggio e dalla preghiera.

La Chiesa riconosce al pellegrinaggio molti valori cristiani. Nella proposta del Santo Padre, in vista della preparazione spirituale dell'incontro di Assisi, il pellegrinaggio diviene segno del cammino faticoso che ogni discepolo di Cristo è chiamato a compiere per giungere alla conversione; è occasione per ripercorrere nel silenzio del cuore le vie della storia; per ricordare che veramente andiamo verso il Signore "non camminando ma amando, ed avremo Dio tanto più vicino al cuore quanto più sarà puro lo stesso amore che ci porta verso di Lui [...]. Non con i piedi dunque, ma con i buoni costumi si può andare verso di Lui, che è dovunque presente"5; per riscoprire che ogni uomo e ogni donna, immagine di Dio, cammina al nostro fianco verso un unico destino: il Regno.

La preghiera è momento fondamentale per riempire con l'ascolto di Dio (.) il "vuoto" creato in noi dal digiuno purificatore e dal silenzioso pellegrinare. Dal cuore di ciascuno di noi, infatti, bisogna partire per costruire la pace: nel cuore Dio agisce e giudica, guarisce e salva. Non dobbiamo dimenticarlo: non c'è possibilità di pace senza la preghiera, con la quale prendiamo atto che "la pace va ben oltre gli sforzi umani, soprattutto nella presente situazione del mondo, e che perciò la sua sorgente e realizzazione vanno ricercate in quella Realtà che è al di sopra di noi"6.

2.2. Indicazioni pastorali

2.2.1. In relazione al pellegrinaggio, spetta al Pastore della Chiesa particolare:

- illustrare, con la collaborazione degli organismi diocesani, il valore e il significato del pellegrinaggio in ordine alla preparazione immediata dell'incontro multireligioso che avrà luogo ad Assisi il 24 gennaio 2002 e sarà presieduto dal Santo Padre;

- stabilire alcuni luoghi, in cui i fedeli, dal 14 dicembre 2001 al 24 gennaio 2002, si rechino in pellegrinaggio per implorare dal Signore il dono della pace e la conversione del cuore;

- organizzare, dove sarà possibile e lo si terrà opportuno, un pellegrinaggio a livello di Chiesa particolare, presieduto dallo stesso Vescovo.

2.2.2. In relazione alla Veglia del 23 gennaio, spetta al Vescovo:

- informare la Diocesi del significato della Veglia stessa: la preparazione spirituale immediata dell'incontro di Assisi;

- organizzare a livello di Chiesa particolare, una Veglia presieduta da lui stesso e diramare gli inviti ai membri delle altre confessioni cristiane; e, ponderate tutte le circostanze, se è il caso invitare anche gli aderenti ad altre religioni, evitando ogni rischio di sincretismo;

- curare che la Veglia, celebrata possibilmente nelle ore serali, segua sostanzialmente il tema proposto per l'Ottavario per l'unione dei cristiani ("In te è la sorgente della vita"); essa dovrà consistere in una Celebrazione della Parola, in cui letture bibliche ed ecclesiali, salmi e testi di preghiera, momenti di silenzio e momenti di canto si susseguano secondo gli schemi propri di ogni rito liturgico;

- adoperarsi perché una simile Veglia abbia luogo possibilmente in tutte le parrocchie e comunità religiose della Diocesi;

- esortare i fedeli perché con la preghiera e attraverso i mezzi di comunicazione seguano lo svolgimento dell'incontro di Assisi, in comunione orante con il Santo Padre.

3. AVVENTO – NATALE: TEMPO DI PACE

Il periodo indicato dal Santo Padre - 14 dicembre 2001-24 gennaio 2002 - coincide in gran parte con il tempo di Avvento-Natale: tempo in cui è ripetutamente celebrato Cristo quale "Principe della pace" e "Re di giustizia e di pace".

Sarà dunque facile, senza introdurre mutamenti nello svolgimento del ciclo liturgico, mettere in luce, in sintonia con le intenzioni del Santo Padre, il tema della pace, pace universale, pace frutto della giustizia. In tutte le Chiese cristiane dell'ecumene, nel cuore della notte di Natale, risuona il canto degli Angeli: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama" (Lc 2, 14). Non senza motivo Paolo VI dispose che il 1° gennaio, Ottava del Natale, si celebrasse anche la Giornata Mondiale della Pace: una disposizione che il 1° gennaio 2002, data la drammaticità dell'ora e l'attualità del messaggio del Santo Padre "Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono ", dovrà essere osservata con particolare impegno.

Il 1° gennaio ricorre la solennità della Vergine Maria Madre di Dio, Madre di Colui che "è la nostra pace" (Ef 2, 14) e che il popolo cristiano giustamente invoca come "Regina della pace", a cui il Santo Padre ha affidato "fin d'ora queste iniziative [...] chiedendoLe di voler sostenere i nostri sforzi e quelli dell'umanità intera sulla via della pace"7.

____________________________________

1 Giovanni Paolo II, Allocuzione all'Angelus Domini (18 novembre 2001), 2, in L'Osservatore Romano (19-20 novembre 2001), p.1.
2
Ibid
3
Da molti secoli la Liturgia Romana, il mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima, proclama Mt 6, 1-6. 1618, che propone l'insegnamento di Gesù sull'elemosina (misericordia), la preghiera e il digiuno. Essi sono inseparabili. "Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate" (San Pietro Crisologo, Discorso 43: PL 52, 320).
4
Allocuzione all'Angelus Domini, 2, in L'Osservatore Romano (19-20 novembre 2001), p. 1. "Diamo in elemosina quanto risparmiamo digiunando e astenendoci dai soliti cibi" (Sant'Agostino, Discorso 209, 2: NBA XXX/I, p. 162).
5
Sant'Agostino, Lettera 155, 4, 13: NBA XXII, p. 574.
6
Giovanni Paolo II, Discorso conclusivo alla Giornata mondiale di preghiera per la pace (27 ottobre 1986), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II IX/2, p. 1267.
7
Giovanni Paolo II, Allocuzione all'Angelus Domini, 3, in L'Osservatore Romano (19-20 novembre 2001), p. 1.

[02013-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

INDICATIONS LITURGIQUES ET PASTORALES
SUR LE JEÛNE ET LA PRIÈRE POUR LA PAIX
EN VUE DE PRÉPARER LA RENCONTRE DU 24 JANVIER 2002 À ASSISE

Après la graves attentats perpétrés le 11 novembre 2001 aux États-Unis d’Amérique, le Saint-Père a exprimé à maintes reprises sa condamnation de ces actes terroristes et sa préoccupation pour les conséquences des actions militaires qui ont lieu en Afghanistan. L’Église prie et invite à agir afin que l’amour l’emporte sur la haine, la paix, sur la guerre, la vérité, sur le mensonge, le pardon, sur la vengeance.

Plus de deux mois après les attentats du 11 septembre, la situation est grave, la tension est très forte, et le trouble des consciences est très répandu. C’est pourquoi, le 18 novembre 2001, à l’occasion de la prière de l’Angélus, le Saint-Père a demandé «aux catholiques que le 14 décembre prochain soit vécu comme un jour de jeûne, au cours duquel nous prierons Dieu avec ferveur afin qu’il accorde au monde une paix stable, fondée sur la justice»1, et il a manifesté l’intention «d’inviter les représentants des religions du monde à se rendre à Assise le 24 janvier 2002, afin de prier pour surmonter les oppositions et promouvoir la paix authentique»2.

Conformément à l’initiative pastorale du Saint-Père, la présente Note entend offrir quelques éléments de réflexion sur le jeûne chrétien (journée du 14 décembre 2001), sur la Veillée de prière (23 janvier 2002) et sur le pèlerinage-prière (24 janvier 2002), ainsi que quelques indications pratiques pour que ces journées se déroulent d’une manière fructueuse.

1. LE JEÛNE CHRÉTIEN

1.1. L’essence du jeûne chrétien

Dans toutes les grandes expériences religieuses, le jeûne occupe une place importante. L’Ancien Testament classe le jeûne parmi les fondements de la spiritualité d’Israël : «Mieux vaut la prière avec le jeûne, et l’aumône avec la justice, que la richesse avec l’iniquité» (Tb 12, 8)3. Le jeûne suppose une attitude de foi, d’humilité, de totale dépendance par rapport à Dieu. On recourt au jeûne pour se préparer à la rencontre avec Dieu (cf. Ex 34, 28; 1 R 19, 8; Dn 9, 3); avant d’affronter une tâche difficile (Jg 20, 26; Est 4, 16) ou pour implorer le pardon d’une faute (cf. 1 R, 21, 27); pour exprimer la souffrance causée par une mésaventure familiale ou nationale (cf. 1 S 7, 6; 2 S 1, 12; Ba 1, 5); mais le jeûne, inséparable de la prière et de la justice, est tourné surtout vers la conversion du cœur, sans laquelle, comme le déclaraient déjà les prophètes (cf. Is 58, 2-11; Jr 14, 12; Za 7, 5-14), il n’a aucun sens.

Poussé par l’Esprit, Jésus, avant de commencer sa mission publique, jeûna quarante jours en signe d’abandon confiant au dessein salvifique de son Père (cf. Mt 4, 1-4); il donna des indications précises pour que chez ses disciples la pratique du jeûne ne se prête pas aux formes dévoyées d’ostentation et d’hypocrisie (cf. Mt 6, 16-18).

Fidèles à la tradition biblique, les Pères ont tenu le jeûne en grand honneur. Selon eux, la pratique du jeûne facilite l’ouverture de l’homme à une autre nourriture, celle de la Parole de Dieu (cf. Mt 4, 4) et de l’accomplissement de la volonté du Père (cf. Jn 4, 34); elle est en liaison étroite avec la prière, elle fortifie la vertu, elle suscite la miséricorde, elle implore le secours divin, elle conduit à la conversion du cœur. C’est de ce double point de vue – l’imploration de la grâce du Très-Haut et la profonde conversion intérieure –, qu’il faut accueillir l’invitation du Pape Jean-Paul II à la journée de jeûne du 14 décembre. En effet, sans l’aide du Seigneur, il sera impossible de trouver une solution à la situation dramatique dans laquelle se trouve le monde; sans la conversion des cœurs, il est difficile d’imaginer la cessation radicale du terrorisme.

La pratique du jeûne est tournée à la fois vers le passé, le présent et l’avenir : le passé en tant que reconnaissance des fautes contre Dieu et contre les frères, dont chacun est marqué; le présent, pour apprendre à ouvrir les yeux sur les autres et sur la réalité qui nous entoure; l’avenir, pour accueillir en nos cœurs les réalités divines et renouveler, à partir du don de la miséricorde de Dieu, la communion avec tous les hommes et avec la création entière, en assumant d’une manière responsable la tâche qui échoit à chacun de nous dans l’histoire.

1.2. Indications pastorales

1.2.1. Il appartient à l’Évêque et à chacun de ceux qui lui sont assimilés par le droit :

- de faire parvenir à tous ceux qui font partie de l’Église particulière dont il est le Pasteur la demande du Saint-Père de se livrer à «un jour de jeûne», d’en faire comprendre le sens, avec la coopération des organismes préposés à la liturgie, au dialogue œcuménique, à la charité, à la justice et à la paix;

- de juger si, dans son Église particulière, il convient d’étendre aux membres d’autres confessions chrétiennes, à des hommes et à des femmes adhérant à d’autres religions, l’invitation que le Saint-Père, par un sens de profond respect, n’a adressée qu’aux catholiques; d’ailleurs, le 14 décembre tombe à la fin du Ramadan, consacré au jeûne par les adeptes de l’Islam;

- de veiller à ce que le jeûne se fasse dans la discrétion voulue par Jésus et vise surtout à obtenir le don de la paix et la conversion du cœur;

- de susciter, le 14 décembre ou un autre jour qui lui soit proche, un sérieux examen de conscience sur l’engagement des chrétiens en faveur de la paix; ils ont toujours cru fermement avec l’Apôtre que «c’est lui, le Christ, qui est notre paix» (Ep 2, 14); mais s’il est vrai que la paix porte le nom de Jésus Christ, il est tout aussi vrai qu’au cours de l’histoire ceux qui se sont glorifiés de son nom n’ont pas toujours témoigné de la destinée ultime de l’homme dans la communion autour du trône de l’Agneau : leurs divisions sont un scandale et un véritable contre-témoignage.

1.2.2. Le «jour de jeûne» ne doit pas être entendu exclusivement selon les formes juridiques prescrites par les Codes de Droit canonique (CIC 1249-1253; CCEO 882-883), mais dans un sens plus large qui entraîne librement tous les fidèles : les enfants, qui renoncent facilement à quelque chose au bénéfice des enfants pauvres de leur âge; les jeunes, très sensibles à la cause de la justice et de la paix; tous les adultes, sauf les malades, sans exclure les personnes âgées.

La tradition locale suggérera la forme à adopter pour le jeûne : un seul repas, ou «au pain et à l’eau», ou attendre le coucher du soleil pour prendre de la nourriture.

1.2.3. De plus, il appartiendra à l’Évêque de fixer une méthode simple et efficace pour que le fruit des privations du jeûne soit reversé aux pauvres, «en particulier à ceux qui souffrent actuellement des conséquences du terrorisme et de la guerre»4.

2. LE PÈLERINAGE ET LA PRIÈRE

2.1. Le sens du pèlerinage et de la prière

Dans les Écritures hébraïques, la conversion est avant tout ceci : revenir de tout son cœur au Seigneur, marcher de nouveau sur ses chemins. C’est pourquoi, selon la tradition et suivant la suggestion du Saint-Père, le jeûne-conversion du 14 décembre 2001 sera accompagné du pèlerinage et de la prière.

L’Église reconnaît au pèlerinage de nombreuses valeurs chrétiennes. Dans la proposition du Saint-Père, en vue de la préparation spirituelle de la rencontre d’Assise, le pèlerinage devient signe du cheminement pénible que tout disciple du Christ est appelé à accomplir pour arriver à la conversion; c’est l’occasion de parcourir de nouveau dans le silence du cœur les chemins de l’histoire; pour nous rappeler que nous allons vraiment vers le Seigneur «non pas en cheminant mais en aimant, et Dieu sera d’autant plus proche de notre cœur que sera plus pur l’amour même qui nous porte vers lui [...]. Ce n’est donc pas avec les pieds mais avec les bonnes mœurs que l’on peut aller vers lui, qui est présent partout»5; pour redécouvrir que tout homme et toute femme, image de Dieu, marche à côté de nous vers une unique destinée : le Royaume.

La prière est un moment fondamental pour emplir par l’écoute de Dieu le «vide» créé en nous par le jeûne purificateur et par le pèlerinage en silence. Il faut en effet partir du cœur de chacun de nous pour bâtir la paix : dans le cœur, Dieu agit et juge, il guérit et sauve. Nous ne devons pas l’oublier : la paix est impossible sans la prière, par laquelle nous prenons acte de ce que «la paix va bien au-delà des efforts humains, particulièrement dans l’état actuel du monde, et, par conséquent, que sa source et sa réalisation doivent être cherchées dans cette réalité qui est au-delà de nous tous»6.

2.2. Indications pastorales

2.2.1. En ce qui concerne le pèlerinage, il appartient au Pasteur de l’Église particulière :

- d’expliquer, avec la collaboration des organismes diocésains, la valeur et le sens du pèlerinage comme préparation immédiate à la rencontre interreligieuse qui aura lieu à Assise le 24 janvier 2002 et sera présidée par le Saint-Père;

- de désigner certains lieux où les fidèles, du 14 décembre 2001 au 24 janvier 2002, pourront se rendre en pèlerinage pour implorer du Seigneur le don de la paix et la conversion du cœur;

- d’organiser, là où ce sera possible et si on le juge opportun, un pèlerinage au niveau de l’Église particulière, présidé par l’Évêque lui-même.

2.2.2. En ce qui concerne la Veillée du 23 janvier, il appartient à l’Évêque :

- d’informer le diocèse du sens de la Veillée elle-même comme préparation spirituelle immédiate à la rencontre d’Assise;

- d’organiser, au niveau de l’Église particulière, une Veillée présidée par lui-même et d’y inviter les membres des autres Confessions chrétiennes; et, le cas échéant tout bien pesé, d’inviter aussi les adeptes d’autres religions, en évitant tout risque de syncrétisme;

- de faire en sorte que la Veillée, célébrée autant que possible dans la soirée, suive en substance le thème proposé pour la semaine de prière pour l’unité des chrétiens («En toi est la source de la vie»); elle devra consister en une Célébration de la Parole, où se succèdent lectures bibliques et ecclésiales, psaumes et textes de prière, moments de silence et chants, selon les schémas propres à tout rite liturgique;

- de s’employer à ce qu’une telle Veillée ait lieu si possible dans toutes les paroisses et les communautés religieuses du diocèse;

- d’encourager les fidèles à suivre le déroulement de la rencontre d’Assise, par la prière et par les médias, en communion fervente avec le Saint-Père.

3.  AVENT – NOËL : TEMPS DE PAIX

La période indiquée par le Saint-Père – 14 décembre 2001-24 janvier 2002 – coïncide en grande partie avec le temps de l’Avent et de Noël, un temps où est à maintes reprises célébré le Christ comme «Prince de la paix» et «Roi de justice et de paix».

Il sera donc facile, sans introduire de changements dans le déroulement du cycle liturgique, de mettre en lumière, en harmonie avec les intentions du Saint-Père, le thème de la paix, la paix universelle, la paix fruit de la justice. Dans toutes les églises chrétiennes de l’univers, au cœur de la nuit de Noël, résonne le cantique des Anges : «Gloire à Dieu au plus haut des cieux, et paix sur la terre aux hommes, qu’il aime» (Lc 2, 14). Ce n’est pas sans raison que Paul VI a décidé que le 1er janvier, jour octave de Noël, soit célébrée aussi la Journée mondiale de la Paix : c’est une disposition qui, le 1er janvier 2002, étant donné le caractère dramatique du moment et l’actualité du message du Saint-Père «Il n’y a pas de paix sans justice, il n’y a pas de justice sans pardon», devra être observée avec une attention particulière.

Le 1er janvier est célébrée la solennité de Sainte Marie, Mère de Dieu, Mère de Celui «qui est notre paix» (Ep 2, 14) et que le peuple chrétien invoque à juste titre comme «Reine de la paix», à laquelle le Saint-Père a confié «dès à présent ces initiatives [...], en lui demandant de bien vouloir soutenir nos efforts, ainsi que ceux de l’humanité tout entière, sur la voix de la paix»7.

______________________________

1 N. 2 : L’Osservatore Romano (19-20 novembre 2001), p. 1; La Documentation catholique 98 (2001), p. 1028.
2
Ibid.

3
Depuis de nombreux siècles, à la Messe du mercredi des Cendres, qui commence le Carême, la Liturgie romaine proclame l’Évangile de Matthieu 6, 1-6. 16-18, qui propose l’enseignement de Jésus sur l’aumône (miséricorde), la prière et le jeûne. Ils sont inséparables. «Prière, miséricorde, jeûne, les trois ne font qu’un et se donnent mutuellement la vie. En effet, le jeûne est l’âme de la prière, la miséricorde est la vie du jeûne. Que personne ne les divise : les trois ne peuvent se séparer» (S. Pierre Chrysologue, Homélie sur la prière, le jeûne et l’aumône, 43 : PL 52, 320).
4
Angélus (18 novembre 2001), n. 2 : L’Osservatore Romano (19-20 novembre 2001), p. 1; La Documentation catholique 98 (2001), p. 1028 : «Donnons en aumône ce que nous économisons en jeûnant et abstenons-nous des aliments habituels» (S. Augustin, Discours 209, 2 : NBA XXX/1, p. 162).
5
S. Augustin, Lettre 155, 4, 13 : NBA XXII, p. 574.
6
Jean-Paul II, Discours final de la Journée mondiale de prière pour la paix (Assise, 27 octobre 1986), n. 4 : La Documentation catholique 83 (1986), p. 1080.
7
Angélus (18 novembre 2001), n. 3 : L’Osservatore Romano (19-20 novembre 2001), p. 1; La Documentation catholique 98 (2001), p. 1028.

[02013-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

LITURGICAL-PASTORAL GUIDELINES
ON THE FAST AND PRAYER FOR PEACE
IN PREPARATION FOR THE ASSISI MEETING OF 24 JANUARY 2002

After the grievous terrorist attacks in the United States of America on 11 September, the Holy Father has on a number of occasions deplored such violence and expressed his concern for the consequences of the military action taking place in Afghanistan. The Church prays and invites everyone to ensure that love will prevail over hatred, peace over war, truth over falsehood, and forgiveness over revenge.

More than two months after the attacks of 11 September, the situation remains serious, tension is very high, and people everywhere are still greatly distressed. For this reason, at the Angelus Prayer of 18 November 2001 His Holiness asked that "for Catholics 14 December be a day of fasting, during which they should pray fervently that God will grant the world a stable peace, based upon justice".1 He added that it was his intention "to invite representatives of the religions of the world to come to Assisi on 24 January 2002 in order to pray for an end to hostilities and the advancement of true peace".2

Responding to this pastoral initiative by the Holy Father, this Note seeks to offer some thoughts on Christian fasting (14 December 2001), as well as on aspects of the Prayer Vigil of 23 January and the Pilgrimage of Prayer of 24 January 2002). Some practical suggestions are also given as to how these days might best be benefited from.

1. CHRISTIAN FASTING

1.1 The Essence of Christian Fasting

Fasting has an important place in all the great religions. The Old Testament lists fasting among the corner-stones of the spirituality of Israel: "Prayer is good when accompanied by fasting, almsgiving and justice" (Tob 12:8).3 Fasting implies an attitude of faith, humility and complete dependence upon God. Fasting is used to prepare to meet God (cf. Ex 34:28; 1 Kgs 19:8; Dan 9:3); to prepare for a difficult task (cf. Jgs 20:26; Es 4:16) or to seek pardon for an offence (cf. 1 Kgs 21:27); to express grief in the wake of domestic or national misfortune (cf. 1 Sam 7:6; 2 Sam 1:12; Bar 1:5). Fasting, inseparable from prayer and justice, is directed above all to conversion of heart, without which – as the Prophets declared (cf. Is 58:2-11; Jer 14:12; Zech 7:5-14) – it is meaningless.

Before beginning his public mission, Jesus, driven by the Holy Spirit, fasted for forty days as an expression of his trusting abandonment to the Father’s saving plan (cf. Mt 4:1-4). He gave precise instructions to his disciples that their fasting should never be tainted by ostentation and hypocrisy (cf. Mt 6:16-18).

Following the biblical tradition, the Fathers held fasting in high esteem. In their view, the practice of fasting made the faithful ready for nourishment of another kind: the food of the Word of God (cf. Mt 4:4) and of fulfilment of the Father’s will (cf. Jn 4:34). Fasting is closely connected to prayer, it strengthens virtue, inspires mercy, implores divine assistance and leads to conversion of heart. It is in this double sense – imploring the grace of the Almighty and profound inner conversion – that we are called to accept Pope John Paul II’s invitation to fast on 14 December. For without the Lord’s help it will not be possible to find a solution to the tragic situation now facing the world, and it is hard to see how terrorism will be tackled at its roots without a conversion of hearts.

The practice of fasting looks to the past, present and future: to the past, as a recognition of offences committed against God and others; to the present, in order that we may learn to open our eyes to others and to the world around us; to the future, in order that we may open our hearts to the realities of God and, by the gift of divine mercy, renew the bond of communion with all people and with the whole of creation, accepting the responsibility which each of us has in history.

1.2 Pastoral Suggestions

1.2.1 It is the task of the Bishop or his equivalent in Canon Law:

– to inform all the members of the particular Church over which he presides of the Holy Father’s request to promote a day of fasting, and to explain its meaning, with the help of his various co-workers in the areas of liturgy, ecumenism, charitable works, and justice and peace;

– to assess whether it may be appropriate in his particular Church to extend to members of other Christian confessions and the followers of other religions the invitation which the Holy Father, out of respect, addressed only to Catholics. It should be remembered that 14 December coincides with the end of the month of Ramadan, which the followers of Islam devote to fasting;

– to ensure that the fast is conducted with the discretion urged on us by Jesus, and that it is directed above all to obtaining the gift of peace and conversion of heart;

– to encourage, either on 14 December or a date near to it, a serious examination of conscience on the Christian commitment to the cause of peace. Christians have always firmly believed with the Apostle Paul that "Christ is our peace" (Eph 2:14); but while it is true that peace bears the name of Jesus Christ, it has also been true throughout history that his followers have not always borne witness to our final destiny which is communion around the throne of the Lamb: the divisions among Christians are a scandal and a genuine counter-witness.

1.2.2. The "day of fasting" should be understood not just in terms of the legal norms set down in the Code of Canon Law (CIC 1249-1253; CCEO 882-883), but in a wider sense which freely involves all the faithful: children, who willingly make sacrifices to help other poor children; young people, who are especially sensitive to the cause of justice and peace; all adults, excluding the sick but including the elderly.

Local tradition will suggest the best form of fasting to adopt: eating only one meal, or taking only "bread and water", or waiting until sundown before eating.

1.2.3. It will also be the responsibility of the Bishop to determine a simple and effective way of placing whatever is saved through fasting at the disposal of the poor, "especially those who at present are suffering the consequences of terrorism and war".4

2. PILGRIMAGE AND PRAYER

2.1. The meaning of pilgrimage and prayer

In the Hebrew Scriptures conversion means above all returning with all one’s heart to the Lord and walking once more in his paths. Consequently, in accordance with tradition and the Holy Father’s proposal, the fast and conversion of 14 December 2001 should be accompanied by pilgrimage and prayer.

The Church sees many Christian values in pilgrimage. In the Holy Father’s proposal, and in spiritual preparation for the Assisi meeting, pilgrimage becomes a sign of the demanding journey which each of Christ’s followers is called to undertake in order to attain conversion. It is an opportunity to consider once more in the silence of our hearts the path of history; to recall that we are indeed going towards the Lord "not by our footsteps but by our love, and God will be all the closer to our hearts the purer is the love drawing us towards him [...]. Not by our feet, then, but by the goodness of our lives can we go towards him, who is everywhere present";5 and to realize anew that every man and woman, made in God’s image, is walking with us towards a single destiny: the Kingdom.

Prayer is the central moment in which to listen to God and fill the "void" created in us by the purification of fasting and the silence of pilgrimage. The heart of each one of us in fact must be the starting-point for the building of peace: it is through the heart that God acts and judges, heals and saves. We must not forget: there can be no possibility of peace without prayer, in which we learn that "peace goes far beyond human efforts, especially in the present plight of the world, and therefore its source and realization is to be sought in that Reality which is beyond all of us".6

2.2 Pastoral Guidelines

2.2.1. For the pilgrimage, it is the responsibility of the Pastor of each particular Church:

- to highlight, with the help of Diocesan agencies, the value and significance of making a pilgrimage, as part of the immediate preparation for the multi-religious meeting in Assisi on 24 January 2002, to be presided over by the Holy Father.

- to indicate places to which the faithful may go on pilgrimage between 14 December 2001 and 24 January 2002, in order to implore from the Lord the gift of peace and the conversion of hearts;

- to organize, wherever possible and appropriate, a pilgrimage at the diocesan level, led by the Bishop himself.

2.2.2. For the Vigil on 23 January, the Bishop should:

- inform the Diocese about the meaning of the Vigil itself, as an immediate spiritual preparation for the Assisi meeting;

- organize at the diocesan level a Vigil at which he himself will preside, and issue invitations to the members of other Christian confessions. Likewise, if appropriate in the circumstances, he should invite the followers of other religions, while avoiding any risk of religious indifferentism;

- ensure that the Vigil, to be celebrated as far as possible in the evening, follows in substance the theme proposed for the Octave of Christian Unity ("In You is the Source of Life"). The Vigil should consist of a Celebration of the Word, at which biblical and Church readings, psalms and prayers, moments of silence and of song follow one another in a characteristically liturgical format;

- arrange for a similar Vigil to be held, if possible, in every parish and Religious community in the Diocese;

- encourage the faithful to follow the Assisi meeting through the communications media, in prayerful union with the Holy Father.

3. ADVENT–CHRISTMAS: A TIME OF PEACE

The period indicated by the Holy Father – 14 December 2001-24 January 2002 – coincides mostly with the Advent and Christmas season, a time in which Christ is repeatedly hailed as "the Prince of Peace" and "the King of Justice and Peace".

Without interfering with the unfolding of the liturgical cycle, it will be easy to follow the Holy Father’s wishes and stress the theme of peace, universal peace, peace as the fruit of justice. In Christian churches throughout the world, in the stillness of Christmas night, the song of the Angels resounds: "Glory to God in the highest and peace to his people on earth" (cf. Lk 2:14). Not without reason did Pope Paul VI decide that 1 January, the Octave of Christmas, should be celebrated as the World Day of Peace: a decision which, in view of the dramatic circumstances of the present hour and the timeliness of the Holy Father’s message – "No Peace without Justice, No Justice without Forgiveness"– should be respected with special emphasis on 1 January 2002.

1 January is also the Solemnity of Mary, Mother of God, the Mother of him who "is our peace" (Eph 2:14). Christians rightly invoke her as the "Queen of Peace", and it is to her that the Holy Father has entrusted "these initiatives [...] asking her to sustain our efforts and those of all of humanity in the search for peace".7

_____________________________

1 Cf. L’Osservatore Romano, English edition, 21 November 2001, p. 1.
2
Ibid.
3
For many centuries, the Roman Liturgy on Ash Wednesday at the start of Lent took as the Gospel reading Mk 6:1-6, 16-18, which presents Jesus’ teaching on almsgiving (mercy), prayer and fasting, which are in fact inseparable. "These three things, prayer, fasting and mercy, are a single thing, each drawing life from the others. Fasting is the soul of prayer and mercy the life of fasting. Let no one divide them, because alone they do not survive" (Saint Peter Chrysologus, Discourse 43: PL 52, 320).
4
John Paul II, Angelus Address, in L’Osservatore Romano, English edition, 21 November 2001, p. 1. "Let us give as alms whatever we save by fasting and abstaining from our usual fare" (Saint Augustine, Homily 209, 2: NBA XXX/1, p. 162).
5
Saint Augustine, Letter 155, 4, 13: NBA XXII, p. 574.
6
John Paul II, Concluding Address for the World Day of Prayer for Peace (27 October 1986), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/2, p. 1267. [English OR translation].
7
John Paul II, Angelus Address, in L’Osservatore Romano, English edition, 21 November 2001, p. 1.

[02013-02.01] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

PASTORAL-LITURGISCHE HINWEISE
ZUM FASTEN UND ZUM FRIEDENSGEBET
ZUR VORBEREITUNG AUF DAS TREFFEN IN ASSISI AM 24. JANUAR 2002

Nach den schrecklichen Attentaten, die am 11. September in den Vereinigten Staaten von Amerika verübt wurden, hat der Heilige Vater wiederholt seine Bestürzung über die Terroranschläge und seine Besorgnis wegen der militärischen Aktion in Afghanistan zum Ausdruck gebracht. Die Kirche betet und läd zum Handeln ein, damit die Liebe vorherrsche und nicht der Haß, der Friede und nicht der Krieg, damit die Wahrheit über die Lüge und die Vergebung über die Rache siege.

Mehr als zwei Monate nach den Anschlägen vom 11. September ist die Lage ernst, es herrscht höchste Spannung, das Bewußtsein der Menschen ist zutiefst verstört. Deshalb hat der Heilige Vater im Rahmen des Angelus-Gebetes am 18. November 2001 die Katholiken gebeten, »den kommenden 14. Dezember als Tag des Fastens zu begehen, an dem wir inständig zu Gott beten wollen, damit er der Welt einen dauerhaften, auf Gerechtigkeit gegründeten Frieden gewähre« 1 , und hat die Absicht ausgesprochen, »die Vertreter der Religionen der Welt für den 24. Januar 2002 nach Assisi einzuladen, um für die Überwindung der Gegensätze und für die Förderung des wahren Friedens zu beten« 2 .

In Übereinstimmung mit der pastoralen Initiative des Heiligen Vaters will diese Note Denkanstöße zum christlichen Fasten (14. Dezember 2001), zur Gebetsvigil (23. Januar 2002) und in Bezug auf die Gebetswallfahrt (24. Januar 2002) anbieten sowie einige praktische Hinweise geben, damit diese Tage einen fruchtbaren Verlauf nehmen.

1. DAS CHRISTLICHE FASTEN

1.1. Das Wesen des christlichen Fastens

In der Ausübung aller großen Religionen nimmt das Fasten einen wichtigen Platz ein. Das Alte Testament zählt das Fasten zu den Eckpfeilern der Spiritualität Israels: »Es ist gut, zu beten und zu fasten, barmherzig und gerecht zu sein« (Tob 12, 8). 3 Das Fasten schließt eine Haltung des Glaubens, der Demut und der völligen Abhängigkeit von Gott ein. Man greift auf das Fasten zurück, um sich auf die Begegnung mit Gott vorzubereiten (vgl. Ex 34, 28; 1 Kön 19, 8; Dan 9,3); man fastet, bevor man an eine schwierige Aufgabe herangeht (vgl. Ri 20, 26; Est 4,16) oder die Vergebung einer Schuld erfleht (vgl. 1 Kön 21, 27); man fastet, um dem von einem häuslichen oder nationalen Unglück ausgelösten Schmerz Ausdruck zu verleihen (vgl. 1 Sam 7,6; 2 Sam 1,12; Bar 1, 5); doch das vom Gebet und von der Gerechtigkeit nicht zu trennende Fasten ist vor allem auf die Umkehr des Herzens ausgerichtet; ohne sie ist das Fasten sinnlos, wie schon die Propheten beklagten (vgl. Jes 58, 2-11; Jer 14, 12; Sach 7, 5-14).

Vom Geist dazu veranlaßt, hat Jesus, ehe er öffentlich als der Messias auftrat, vierzig Tage gefastet, um damit zum Ausdruck zu bringen, daß er sich vertrauensvoll dem Heilsplan des Vaters überlasse (vgl. Mt 4, 1-4); er gab genaue Anweisungen, damit die Praxis des Fastens unter seinen Jüngern nicht entartete Formen von Angeberei und Scheinheiligkeit aufkommen lasse (vgl. Mt 6, 16-18).

Der biblischen Überlieferung getreu haben die Päpste das Fasten hoch in Ehren gehalten. Nach ihrer Überzeugung erleichtert die Praxis des Fastens die Öffnung des Menschen für eine andere Speise, nämlich das Gotteswort (vgl. Mt 4,4) und die Erfüllung des Willens des Vaters (vgl. Joh 4,34); sie steht in engstem Zusammenhang mit dem Gebet, stärkt die Tugend, weckt die Barmherzigkeit, fleht um göttliche Hilfe und führt zur Umkehr des Herzens. Aus diesem doppelten Blickwinkel - das Flehen um die Gnade des Allerhöchsten und die tiefe innere Umkehr - muß die Einladung Papst Johannes Pauls II. zum Tag des Fastens am kommenden 14. Dezember angenommen werden. Denn ohne die Hilfe des Herrn wird es unmöglich sein, eine Lösung für die dramatische Situation der Welt zu finden; ohne die Bekehrung der Herzen ist das radikale Aufhören des Terrorismus kaum vorstellbar.

Die Praxis des Fastens richtet sich an die Vergangenheit, an die Gegenwart und an die Zukunft: an die Vergangenheit als Eingeständnis der Schuld gegenüber Gott und gegenüber den Brüdern, mit der sich jeder befleckt hat; an die Gegenwart, um zu lernen, die Augen offenzuhalten und den Blick auf die anderen und auf die uns umgebende Wirklichkeit zu richten; auf die Zukunft, um im Herzen die göttliche Wirklichkeit aufnehmen zu können. Sie geht vom Geschenk der Barmherzigkeit Gottes aus, um durch die verantwortliche Übernahme der Aufgaben, die jeder von uns in der Geschichte hat, die Verbundenheit mit allen Menschen und mit der gesamten Schöpfung zu erneuern.

1.2. Pastorale Hinweise

1.2.1. Dem Bischof bzw. jenen, die ihm in rechtlicher Hinsicht gleichgestellt sind, obliegen die folgenden Aufgaben: allen Mitgliedern seiner Teilkirche die Bitte des Heiligen Vaters um Abhaltung eines »Fasttages« zukommen zu lassen und dessen Bedeutung zu erläutern. Dabei sollen die für die Liturgie, für den ökumenischen Dialog, für die Caritas, sowie für die Gerechtigkeit und den Frieden zuständigen Stellen mitwirken; zu beurteilen, ob es in seiner Teilkirche angebracht wäre, die Einladung, die der Heilige Vater aus einem Gefühl tiefer Achtung nur an die Katholiken gerichtet hat, auf die Mitglieder anderer christlicher Konfessionen, auf Männer und Frauen, die anderen Religionen angehören, zu erweitern; im übrigen fällt der 14. Dezember mit dem Ende des Ramadan-Monats zusammen, der für die Anhänger des Islams dem Fasten gewidmet ist; darüber zu wachen, daß das Fasten im Sinne Jesu so vollzogen wird, daß man es nicht zur Schau stellt. Es soll vor allem darauf ausgerichtet sein, das Geschenk des Friedens und die Umkehr des Herzens zu erlangen; am 14. Dezember selbst oder an einem der nachfolgenden Tage zu einer ernsthaften Gewissensprüfung über den Einsatz der Christen für den Frieden anzuregen, die mit dem Apostel Paulus immer fest daran geglaubt haben, daß »Christus unser Friede ist« (Eph 2,14); aber auch wenn es wahr ist, daß der Friede den Namen Jesu Christi trägt, so ist es ebenso wahr, daß im Laufe der Geschichte diejenigen, die sich seines Namens gerühmt haben, nicht immer von der letzten Bestimmung des Menschen in der Gemeinschaft um den Thron des Lammes Zeugnis gegeben haben: ihre Spaltungen sind ein Skandal und geradezu ein Gegenzeugnis.

1.2.2. Der »Fasttag« soll nicht ausschließlich nach den von den Gesetzbüchern des kanonischen Rechtes vorgeschriebenen Rechtsformen (CIC 1249-1253; CCEO 882-883), sondern in einem weiteren Sinn verstanden werden, der freimütig alle Gläubigen einbezieht: die Kinder, die zu Gunsten ihrer armen Altersgenossen gern Verzicht üben; die Jugendlichen, die für das Anliegen der Gerechtigkeit und des Friedens äußerst empfänglich sind; alle Erwachsenen, mit Ausnahme der Kranken, aber auch die älteren Menschen.

Die örtlichen Traditionen werden nahelegen, welche Formen des Fastens praktiziert werden können: entweder man nimmt nur eine einzige Speise zu sich, oder »Brot und Wasser«, oder man wartet mit dem Zu-sich-Nehmen von Nahrung bis zum Sonnenuntergang.

1.2.3. Aufgabe des Bischofs wird es außerdem sein, einen einfachen und wirksamen Modus festzulegen, damit das, worauf beim Fasten verzichtet wird, den Armen zur Verfügung gestellt wird, »vor allem denen, die gegenwärtig unter den Folgen des Terrorismus und des Krieges leiden«. 4

2. DIE WALLFAHRT UND DAS GEBET

2.1. Der Sinn der Wallfahrt und des Gebets

In den hebräischen Schriften ist mit Bekehrung oder Umkehr vor allem Folgendes gemeint: mit ganzem Herzen zum Herrn zurückkehren, wieder auf seinen Wegen wandeln. Deshalb wird der Überlieferung und der Empfehlung des Heiligen Vaters entsprechend die Umkehr durch Fasten am 14. Dezember 2001 von der Pilgerschaft und vom Gebet begleitet sein.

Die Kirche verbindet mit dem Wallfahren viele christliche Werte. Im Vorschlag des Heiligen Vaters wird im Hinblick auf die geistliche Vorbereitung der Begegnung in Assisi die Pilgerschaft zum Zeichen des mühsamen Weges, den zurückzulegen jeder Jünger Christi aufgerufen ist, um zur Umkehr zu gelangen; sie ist eine Gelegenheit, in der Stille des Herzens noch einmal die Straßen der Geschichte entlangzugehen; uns daran zu erinnern, daß wir wirklich auf den Herrn zugehen, »nicht dadurch, daß wir gehen, sondern indem wir lieben, und wir werden Gott unserem Herzen um so näher haben, je reiner eben diese Liebe sein wird, die uns zu Ihm hinführt [...]. Also nicht mit den Füßen, sondern mit guten Gewohnheiten kann man auf Ihn, der überall gegenwärtig ist« 5 , zugehen; wiederzuentdecken, daß jeder Mann und jede Frau, Ebenbild Gottes, an unserer Seite auf eine einzige Bestimmung zugeht: das Reich Gottes.

Das Gebet ist das entscheidende Moment, um die durch das reinigende Fasten und schweigende Pilgern in uns entstandene "Leere" mit dem Hören auf Gott und auf den Nächsten zu erfüllen. Der Aufbau des Friedens muß in der Tat aus den Herzen aller kommen: Gott handelt und richtet, heilt und rettet im Herzen. Wir dürfen nicht vergessen: Es gibt keine Aussicht auf Frieden ohne das Gebet. Betend erkennen wir an, daß »der Friede, vor allem in der gegenwärtigen Weltlage, alle menschlichen Anstrengungen weit übersteigt und daß deshalb seine Quelle und Umsetzung in jener Wirklichkeit gesucht werden müssen, die sich über uns befindet« 6 .

2.2. Pastorale Hinweise

2.2.1. Hinsichtlich der Wallfahrt obliegt dem Hirten der Teilkirche die Aufgabe:

- unter Mitwirkung der diözesanen Stellen den Wert und die Bedeutung der Pilgerschaft zu erläutern, im Hinblick auf die unmittelbare Vorbereitung der multireligiösen Begegnung, die am 24. Januar 2001 unter dem Vorsitz des Heiligen Vaters in Assisi stattfinden wird;

- einige Orte zu bestimmen, wohin die Gläubigen vom 14. Dezember 2001 bis 24. Januar 2002 pilgern können, um vom Herrn das Geschenk des Friedens und die Umkehr des Herzens zu erflehen;

- wo es möglich ist und für angebracht gehalten wird, auf der Ebene der Teilkirche eine vom Bischof selbst angeführte Wallfahrt zu organisieren.

2.2.2. Bezüglich der Vigil am 23. Januar obliegt dem Bischof die Aufgabe:

- die Diözese über die Bedeutung der Gebetswache selbst zu informieren, die die unmittelbare geistliche Vorbereitung der Begegnung in Assisi ist;

- auf der Ebene der Teilkirche eine von ihm selbst geleitete Gebetsvigil zu veranstalten und dazu die Mitglieder der anderen christlichen Konfessionen einzuladen; und wenn es nach genauer Abwägung der jeweiligen Verhältnisse angebracht erscheint, auch die Angehörigen anderer Religionen einzuladen, wobei jede Gefahr des Synkretismus vermieden werden muß;

- dafür zu sorgen, daß die nach Möglichkeit in den Abendstunden gefeierte Vigil im wesentlichen dem für die Gebetswoche für die Einheit der Christen vorgeschlagenen Thema folgt (»In dir ist die Quelle des Lebens«); die Vigil soll aus einem Wortgottesdienst bestehen, in dem biblische und kirchliche Lesungen, Psalmen und Gebetstexte, Momente der Stille und Gesang entsprechend der jeweiligen liturgischen Ordnung aufeinanderfolgen;

- sich darum zu bemühen, daß eine derartige Vigil nach Möglichkeit in allen Pfarreien und Ordensgemeinschaften der Diözese stattfindet;

- die Gläubigen aufzufordern, im Gebet und über die Medien in geistlicher Gemeinschaft mit dem Heiligen Vater den Verlauf der Begegnung von Assisi zu verfolgen.

3. ADVENT - WEIHNACHTEN: ZEIT DES FRIEDENS

Der vom Heiligen Vater festgelegte Zeitraum — 14. Dezember 2001 bis 24. Januar 2002 — fällt größenteils mit der Advents- und Weihnachtszeit zusammen: einer Zeit, in der immer wieder Christus als »Friedensfürst« und »König der Gerechtigkeit und des Friedens« gefeiert wird.

Es wird daher leicht sein, ohne mit Veränderungen in den Ablauf des liturgischen Zyklus einzugreifen, im Einklang mit den Intentionen des Heiligen Vaters das Thema Friede, weltweiter Friede, Friede als Frucht der Gerechtigkeit herauszustellen. In allen christlichen Kirchen auf dem Erdenrund erklingt mitten in der Weihnachtsnacht der Gesang der Engel: »Verherrlicht ist Gott in der Höhe, und auf Erden ist Frieden bei den Menschen seiner Gnade« (Lk 2,14). Mit gutem Grund verfügte Papst Paul VI., daß am 1. Januar, dem Oktavtag von Weihnachten, auch der Weltfriedenstag gefeiert werden soll, eine Verfügung, die am 1. Januar 2002 angesichts der dramatischen Situation und der Aktualität der Botschaft des Heiligen Vaters »Kein Friede ohne Gerechtigkeit, keine Gerechtigkeit ohne Vergebung« mit besonderem Engagement befolgt werden soll.

Auf den 1. Januar fällt das Fest der Gottesmutter und Jungfrau Maria, Mutter dessen, der »unser Friede ist« (Eph 2,14), und die das christliche Volk mit Recht als »Königin des Friedens« anruft. Ihr hat der Heilige Vater »nun diese Initiativen [...]« anvertraut und er »bittet sie, unsere Bemühungen und die der gesamten Menschheit auf dem Weg des Friedens zu unterstützen«. 7

______________________________

1 Johannes Paul II., Ansprache vor dem Angelus-Gebet (18. November 2001), 2, in: L’Osservatore Romano (19./20. November 2001), S. 1.
2
Ibid
3
Seit vielen Jahrhunderten verkündet die Römische Liturgie am Aschermittwoch, dem Beginn der Fastenzeit, als Evangeliumslesung Mt 6, 1-6. 16-18, wo die Lehre Jesu über die Barmherzigkeit, das Gebet und das Fasten vorgelegt wird. Diese drei Elemente gehören untrennbar zusammen. »Diese drei - Gebet, Fasten und Barmherzigkeit - sind eine einzige Sache und beleben sich gegenseitig. Das Fasten ist die Seele des Gebetes und die Barmherzigkeit das Leben des Fastens. Niemand soll sie trennen, weil sie getrennt nicht bestehen können« (hl. Petrus Chrysologus, Sermo 43: PL 52, 320).
4
Ansprache beim Angelus a.a.O. »Wir geben als Almosen, was wir durch Fasten und Abstinenz von den gewohnten Speisen ersparen« (hl. Augustinus, Sermon 209, 2).
5
Hl. Augustinus, Brief 155, 4, 13.
6
Johannes Paul II. Abschlußansprache zum Weltgebetstag für den Frieden (27. Oktober 1986), in: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/2, S. 1267.
7
Johannes Paul II., Ansprache vor dem Angelus (18. November 2001), 3, in: L’Osservatore Romano (19./20. November 2001), S. 1.

[02013-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

INDICACIONES LITÚRGICO-PASTORALES
SOBRE EL AYUNO Y LA ORACIÓN POR LA PAZ
EN PREPARACIÓN AL ENCUENTRO DE ASÍS DEL 24 DE ENERO DE 2002

Tras los graves atentados perpetrados el 11 de septiembre 2001 en Estados Unidos de América, el Santo Padre ha manifestado varias veces su reprobación por estos actos terroristas y su preocupación por las consecuencias de la actual intervención militar en Afganistán. La Iglesia ora e invita a actuar para que el amor prevalezca sobre el odio, la paz sobre la guerra, la verdad sobre la mentira, el perdón sobre la venganza.

Más de dos meses después de los atentados del 11 de septiembre, la situación es grave, la tensión grande y la consternación de las conciencias muy difundida. Por eso el Santo Padre, el 18 de noviembre de 2001, en la oración del Ángelus Domini, ha pedido "a los católicos que el próximo 14 de diciembre se viva como día de ayuno, dedicado a orar con fervor a Dios para que conceda al mundo una paz estable, fundada en el justicia"1, y ha manifestado la intención de "invitar a los representantes de las religiones del mundo a acudir a Asís el 24 de enero de 2002 para rogar por la superación de las contiendas y por la promoción de la auténtica paz"2.

En conformidad con la iniciativa pastoral del Santo Padre, esta Comunicación quiere ofrecer algunos puntos de reflexión sobre el ayuno cristiano (jornada del 14 de diciembre de 2001), sobre la Vigilia de oración (23 de enero de 2002) y sobre la peregrinación-oración (24 de enero de 2002) además de algunas indicaciones prácticas para que esos días se desarrollen con fruto.

1. EL AYUNO CRISTIANO

1.1 La esencia del ayuno cristiano

En todas las grandes experiencias religiosas el ayuno ocupa un puesto importante. El antiguo Testamento considera el ayuno cómo uno de los más importantes aspectos de la espiritualidad de Israel: "Buena es la oración con ayuno y mejor es la limosna con la justicia", (Tb 12, 8)3. El ayuno implica una actitud de fe, de humildad, de total dependencia de Dios. Se recurre al ayuno para prepararse para el encuentro con Dios, (cf Es 34, 28; 1Re 19, 8; Dan 9, 3); antes de afrontar una tarea difícil (cf Jc 20, 26; Est 4,16) o suplicar el perdón de un culpa (cf 1Re 21, 27); para manifestar el dolor causado por un desdicha doméstica o nacional (cf 1Sam 7, 6; 2Sam 1, 12; Ba 1, 5); pero el ayuno, inseparable de la oración y de la justicia, está orientado sobre todo a la conversión del corazón, sin la cual, como denunciaban ya los profetas (cf Is 58,2-1l; Ger 14, 12; Zc7,5-14), no tiene sentido.

Jesús, impulsado por el Espíritu, antes de iniciar su vida pública, ayunó cuarenta días como expresión de abandono confiado al designio salvífico del Padre (cf Mt 4,1-4); dio indicaciones precisas para que entre sus discípulos la práctica del ayuno no se prestara a formas desviadas de ostentación e hipocresía (cf Mt 6, 16-18).

Fieles a la tradición bíblica, los Santos Padres han dado gran importancia al ayuno. Según ellos, la práctica del ayuno facilita la apertura del hombre a otro alimento: el de la Palabra de Dios (cf Mt 4,4) y el del cumplimiento de la voluntad del Padre (cf Jn 4, 34); está en estrecha conexión con la oración, fortalece la virtud, suscita la misericordia, implora el socorro divino y conduce a la conversión del corazón. Desde este doble aspecto —la súplica de la gracia del Altísimo y la profunda conversión interior— hay que acoger el invitación de Juan Pablo II al día de ayuno del próximo 14 de diciembre. En efecto, sin la ayuda del Señor será imposible encontrar un solución a la dramática situación en que se encuentra el mundo; sin la conversión de los corazones es difícilmente imaginable el cese radical del terrorismo.

La práctica del ayuno se dirige al pasado, al presente y al futuro: al pasado como reconocimiento de las culpas contra Dios y contra los hermanos, con las cuales cada uno se ha manchado; al presente, para aprender a abrir los ojos hacia los otros y hacia la realidad que nos rodea; al futuro, para acoger en el corazón las realidades divinas y renovar, a partir del don de la misericordia de Dios, la comunión con todos los hombres y con la creación entera, asumiendo responsablemente la tarea que cada uno de nosotros tiene en la historia.

1.2. Indicaciones pastorales

1.2.1. Le corresponde al Obispo o a cuantos, a tenor del Derecho, están equiparados: hacer llegar a todos los miembros de la Iglesia particular de la cual es Pastor la invitación del Santo Padre para promover un "día de ayuno", illustrar su sentido, con la ayuda de los organismos competentes en liturgia, diálogo ecuménico, caridad, justicia y paz; valorar si, en su Iglesia particular, vale la pena extender a los miembros de otras confesiones cristianas, a hombres y mujeres adherentes a otras religiones, la invitación que el Santo Padre, por un sentido de profundo respeto, les ha dirigido solo a los católicos; sin embargo el 14 de diciembre coincide con el final del mes del Ramadán, consagrado al ayuno para los seguidores del Islam; vigilar para que el ayuno se desarrolle en el estilo de discreción querido por Jesús y esté orientado sobre todo a conseguir el don de la paz y la conversión del corazón; suscitar, el mismo 14 de diciembre o en un día próximo a ello, un serio examen de conciencia sobre el compromiso de los cristianos en favor de la paz; ellos siempre han creído firmemente con el Apóstol que " Cristo es nuestra paz" (Ef 2, 14); pero si es cierto que la paz lleva el nombre de Jesucristo, es igualmente cierto que en el curso de la historia los que se han adornado con su nombre no siempre han testimoniado el destino último del hombre en la comunión alrededor del trono del Cordero: sus divisiones son un escándalo y un verdadero antitestimonio.

1.2.2. El "día de ayuno" no debe ser entendido exclusivamente según las formas jurídicas prescritas por los Códigos de Derecho Canónico (CIC 1249-1253; CCEO 882-883), sino en un sentido más vasto, que implique libremente a todos fieles: los niños, que de buena gana hacen renuncias en favor de sus coetáneos pobres; los jóvenes, muy sensibles a la causa de la justicia y la paz; todos los adultos, excepto los enfermos, sin exclusión de los ancianos. La tradición local sugerirá la forma de ayuno a realizar: aquel de una sóla comida, aquel "a pan y agua" o aquel en que se espera la puesta del sol para comer.

1.2.3. Además será tarea del Obispo establecer un modo simple y eficaz para que aquello de lo que uno se priva en el ayuno sea destinado a los pobres, "en particular a quien sufre en este momento las consecuencias del terrorismo y la guerra"4.

2. LA PEREGRINACIÓN Y LA ORACIÓN

2.1. El sentido de la peregrinación y de la oración

En el Antiguo Testamento la conversión es ante todo esto: volver con todo corazón al Señor, volver a caminar por sus sendas. Por tanto, según la tradición y la sugerencia del Santo Padre, el ayuno-conversión del 14 de diciembre de 2001 estará acompañada por la peregrinación y la oración.

La Iglesia reconoce en la peregrinación muchos valores cristianos. En la propuesta del Santo Padre, en vistas a la preparación espiritual del encuentro de Asís, la peregrinación se hace signo del duro camino que cada discípulo de Cristo está llamado a realizar para llegar a la conversión; es ocasión para recorrer en el silencio del corazón los caminos de la historia; para recordar que realmente vamos hacia el Dios "no caminando sino amando, y tendremos a Dios tanto más cercano al corazón cuanto más puro será el mismo amor que nos lleva hacia Él (...)No, por tanto, con los pies, sino con las buenas costumbres se puede ir hacia Él, que está presente por doquier»5.; para redescubrir que cada hombre y cada mujer, imagen de Dios, camina a nuestro lado hacia un único destino: el Reino.

La oración es un momento fundamental para llenar con la escucha de Dios el "vacío" creado en nosotros por el ayuno purificador y por el silencioso peregrinar. Es necesario, en efecto, partir de cada uno de nuestros corazones para construir la paz: en el corazón Dios actúa y juzga, cura y salva. No debemos olvidarlo: no hay posibilidad de paz sin la oración, con la cual somos conscientes de que "la paz va mucho más allá de los esfuerzos humanos, sobre todo en la actual situación del mundo, y que por tanto su fuente y realización deben ser buscadas en aquella Realidad que está por encima de nosotros"6.

2.2. Indicaciones pastorales

2.2.1. En relación a la peregrinación, corresponde al Pastor de la Iglesia particular:

- explicar, con la colaboración de los organismos diocesanos, el valor y el significado de la peregrinación en orden a la preparación inmediata del encuentro interreligioso que tendrá lugar en Asís el 24 de enero de 2002 y que estará presidido por el Santo Padre;

- establecer algunos lugares, en los cuales los fieles, del 14 de diciembre de 2001 al 24 de enero de 2002, vayan en peregrinación para implorar al Señor Dios el don de la paz y la conversión del corazón;

- organizar, dónde sea posible y se considere oportuno, una peregrinación a nivel de Iglesia particular, presidida por el mismo Obispo.

2.2.2. En relación a la Vigilia del 23 de enero, corresponde al Obispo:

- informar a la Diócesis del sentido de la Vigilia misma: la preparación espiritual inmediata del encuentro de Asís;

- organizar a nivel de Iglesia particular, una Vigilia presidida por él mismo e invitar a los miembros de las otras confesiones cristianas; y, teniendo en cuenta todas las circunstancias, ver si procede invitar también a los seguidores de otras religiones, evitando todo peligro de sincretismo.

- procurar que en la Vigilia, celebrada a ser posible al anochecer, se siga sustancialmente el tema propuesto por el Octavario para la unión de los cristianos ("En ti está el manantial de la vida"); consistirá en una Celebración de la Palabra, en la cual lecturas bíblicas y eclesiales, salmos y textos de oración, momentos de silencio y momentos de canto se sucedan según los esquemas propios de cada ritual litúrgico;

- esmerarse para que tal Vigilia tenga lugar, a ser posible, en todas las parroquias y comunidades religiosas de la Diócesis;

- exhortar a los fieles porque con la oración y a través de los medios de comunicación sigan el desarrollo del encuentro de Asís, en comunión orante con el Santo Padre.

3. ADVIENTO - NAVIDAD: TIEMPO DE PAZ

El período indicado por el Santo Padre (14 de diciembre de 2001- 24 de enero de 2002) coincide en gran parte con el tiempo de Adviento-Navidad: tiempo en que repetidamente Cristo es celebrado como "Príncipe de la paz" y "Rey de justicia y paz".

Será pues fácil, sin introducir cambios en el desarrollo del ciclo litúrgico, destacar, en sintonía con las intenciones del Santo Padre, el tema de la paz, paz universal, paz fruto de la justicia. En todas las Iglesias cristianas del orbe, en plena noche de Navidad, resuena el canto de los Ángeles: "Gloria a Dios en las alturas y paz en tierra a los hombres que ama el Señor" (Lc 2,14). No sin motivo Pablo VI dispuso que el 1º de enero, Octava de la Navidad, se celebrase también la Jornada Mundial de la Paz: una disposición que el 1º de enero de 2002, teniendo en cuenta la dramática situación del momento y la actualidad del mensaje del Santo Padre "No hay paz sin justicia, no hay justicia sin perdón", tendrá que ser realizada con particular interés.

El lº de enero se celebra la solemnidad de la Virgen Maria Madre de Dios, Madre de Aquel que "es nuestra paz" (Ef 2, 14) y que justamente el pueblo cristiano invoca como "Reina de la paz", a la cual el Santo Padre ha confiado "desde ahora estas iniciativas(...) rogándole que aliente nuestros esfuerzos y aquellos de toda la humanidad en el camino de la paz"7.

_______________________________

1 Juan Pablo II, Alocución en el Angelus Domini (18 de noviembre de 2001), 2, en L’Osservatore Romano (19-20 de noviembre de 2001), p.1.
2
Ibid.
3
Desde hace muchos siglos la Liturgia romana, el miércoles de Ceniza, al comienzo de la Cuaresma, proclama Mt 6, 1-6.16-18, que propone la enseñanza de Jesús sobre la limosna (misericordia), la oración y el ayuno. Ellos son inseparables. "Estas tres cosas, oración, ayuno, misericordia son una cosa sola, y reciben vida la una de la otra. El ayuno es el alma de la oración y la misericordia la vida del ayuno. Nadie los divida, porque no logran estar separadas", San Pedro Crisologo, Discurso 43: PL 52, 320).
4
Alocución en el Angelus Domini, 2, en L ‘Osservatore Romano, (19-20 de noviembre de 2001), p. 1. "Damos en limosna cuanto ahorramos ayunando y absteniéndonos de las usuales comidas", (San Agustín, Discurso 209, 2: NBA XXX/l, p.162).
5
San Agustín, Carta 155, 4, 13: NBA XXII, p. 574.
6
Juan Pablo II, Discurso conclusivo de la Jornada mundial de oración por la paz (27 de octubre de 1986), en Insegnamenti di Giovanni Paolo II IX/2, P. 1267.
7
Juan Pablo II, Alocución en el Angelus Domini, 3, en L ‘Osservatore Romano, (19-20 de noviembre de 2001), p. 1.

[02013-04.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

INDICAÇÕES LITÚRGICO-PASTORAIS
SOBRE O JEJUM E A ORAÇÃO PELA PAZ PARA
A PREPARAÇÃO DO ENCONTRO DE ASSIS DE 24 DE JANEIRO DE 2002

Depois dos gravíssimos atentados perpetrados a 11 de Setembro de 2001 nos Estados Unidos da América, o Santo Padre manifestou várias vezes deploração por aqueles actos terroristas e a sua preocupação pelas consequências da acção militar em curso no Afeganistão. A Igreja reza e convida a agir para que amor prevaleça sobre o ódio, a paz sobre a guerra, a verdade sobre a mentira, o perdão sobre a vingança.

Passados mais de dois meses daquele 11 de Setembro, a situação é grave, a tensão altíssima, geral a inquietação das consciências. Por isso o Santo Padre, por ocasião da oração do Angelus no dia 18 de Novembro de 2001, pediu «aos católicos que o próximo 14 de Dezembro seja vivido como dia de jejum, durante o qual vamos rezar fervorosamente a Deus para que conceda ao mundo uma paz duradoura, fundada sobre a justiça»1, e manifestou a intenção de «convidar os representantes das religiões do mundo a vir a Assis em 24 de Janeiro de 2002, para rezar pela superação das oposições e pela promoção da paz autêntica»2.

Em conformidade com a iniciativa pastoral do Santo Padre, esta Nota pretende oferecer alguns tópicos de reflexão sobre o jejum cristão (dia 14 de Dezembro de 2001), sobre a Vigília de oração (23 de Janeiro de 2002) e a peregrinação-oração (24 de Janeiro de 2002), e ainda algumas indicações práticas para que tais jornadas decorram frutuosamente.

1. O JEJUM CRISTÃO

1.1 A essência do jejum cristão

Em todas as grandes experiências religiosas, o jejum ocupa um lugar importante. O Antigo Testamento enumera o jejum entre os fundamentos da espiritualidade de Israel. «É boa a oração como o jejum e a esmola, acompanhada pela justiça» (Tb 12,8)3. O jejum implica uma atitude de fé, de humildade, de total dependência de Deus. Recorre-se ao jejum como preparação para o encontro com Deus (cf. Ex 34,28; 1 Re 19,8; Dn 9,3), antes de enfrentar uma missão difícil (cf. Jz 20,26; Est 4,16) ou implorar o perdão duma culpa (cf. 1 Re 21,27), para manifestar a dor causada por uma desgraça familiar ou nacional (cf. 1 Sm 7,6; 2 Sm 1,12; Br 1,5); mas o jejum, inseparável da oração e da justiça, visa sobretudo a conversão do coração, sem a qual, como denunciavam já os profetas (cf. Is 58,2-11; Jr 14,12; Zc 7,5-14), ele não tem sentido.

Impelido pelo Espírito, Jesus, antes de começar a sua missão pública, jejuou durante quarenta dias como expressão de confiante abandono ao desígnio salvífico do Pai (cf. Mt 4,1-4); deu indicações concretas para que a prática do jejum, entre os seus discípulos, não se prestasse a formas adulteradas de ostentação e de hipocrisia (cf. Mt 6,16-18).

Fiéis à tradição bíblica, os Santos Padres tiveram em grande consideração o jejum. Para eles, a prática do jejum facilita a abertura do homem a outro alimento: a Palavra de Deus (cf. Mt 4,4) e o cumprimento da vontade do Pai (cf. Jo 4,34); conexo intimamente com a oração, fortifica a virtude, suscita a misericórdia, implora o socorro divino, leva à conversão do coração. É com esta dupla vertente - de imploração da graça do Altíssimo e de profunda conversão interior -, que se deve acolher o convite de João Paulo II para a jornada de jejum no próximo dia 14 de Dezembro. De facto, sem a ajuda do Senhor, será impossível encontrar uma solução para a dramática situação em que está o mundo; sem a conversão dos corações, dificilmente se pode imaginar a cessação radical do terrorismo.

A prática do jejum tem a ver com o passado, o presente e o futuro: com o passado, levando a reconhecer as culpas contra Deus e contra os irmãos com que cada um se manchou; com o presente, aprendendo a abrir os olhos para os outros e para a realidade que nos rodeia; com o futuro, acolhendo no coração as realidades divinas e renovando, a partir do dom da misericórdia de Deus, a comunhão com todos os homens e com a criação inteira, assumindo responsavelmente a missão que cada um de nós tem na história.

1.2 Indicações pastorais

1.2.1 Compete ao Bispo ou àqueles que, segundo o Direito, lhe são equiparados:

- fazer chegar a todas as componentes da Igreja particular, de que é Pastor, o pedido do Santo Padre para que se promova um «dia de jejum», e ilustrar o seu significado, com a cooperação dos Organismos encarregados da liturgia, do diálogo ecuménico, da acção sócio-caritativa, de justiça e paz;

- avaliar se será conveniente, na sua Igreja particular, alargar aos membros de outras confissões cristãs, a homens e mulheres aderentes a outras religiões, o convite que o Santo Padre, por um sentido de profundo respeito, se limitou a dirigir aos católicos; o dia 14 de Dezembro, aliás, coincide com o final do mês de Ramadão, consagrado ao jejum pelos sequazes do Islão;

- velar para que o jejum se realize segundo o estilo de discrição querido por Jesus e vise sobretudo obter o dom da paz e a conversão do coração;

- promover, no próprio dia 14 de Dezembro ou num dos dias vizinhos, um sério exame de consciência sobre o empenho dos cristãos a favor da paz; estes sempre acreditaram firmemente, com o Apóstolo, que «Cristo é a nossa paz» (Ef 2,14); mas, se é verdade que a paz tem o nome de Jesus Cristo, também é verdade que, ao longo da história, aqueles que se adornaram com o seu nome nem sempre testemunharam o destino último do homem que é a comunhão ao redor do trono do Cordeiro: as suas divisões são um escândalo e um real contratestemunho.

1.2.2 O «dia de jejum» não deve ser interpretado exclusivamente segundo as formas jurídicas prescritas pelos Códigos de Direito Canónico (CIC 1249-1253; CCEO 882-883), mas num sentido mais amplo que englobe livremente todos os fiéis: as crianças, que voluntariamente façam actos de renúncia a favor dos seus coetâneos pobres; os jovens, tão sensíveis à causa da justiça e da paz; e todos os adultos, à excepção dos enfermos, sem excluir os idosos.

A forma de jejum a adoptar será sugerida pela tradição local: ou uma única refeição, ou um dia «a pão e água», ou então esperar até ao pôr-do-sol para tomar alimento.

1.2.3 Além disso, o bispo terá o cuidado de estabelecer um modo simples e eficaz para que aquilo de que cada um se priva no jejum seja posto à disposição dos pobres, «em particular dos que sofrem neste momento as consequências do terrorismo ou da guerra»4.

2. A PEREGRINAÇÃO E A ORAÇÃO

2.1 O sentido da peregrinação e da oração

Nas Escrituras hebraicas, a conversão consiste primariamente nisto: voltar para o Senhor com todo o coração, retomar o caminho das suas veredas. Por isso, segundo a tradição e a sugestão do Santo Padre, o jejum-conversão de 14 de Dezembro de 2001 será acompanhado pela peregrinação e a oração.

A Igreja reconhece, na peregrinação, muitos valores cristãos. Na proposta do Santo Padre que visa a preparação espiritual do encontro de Assis, a peregrinação torna-se sinal do caminho árduo que cada discípulo de Cristo é chamado a fazer para chegar à conversão; é ocasião para repassar, no silêncio do coração, os caminhos da história; e para recordar que verdadeiramente vamos ao encontro do Senhor, «não caminhando, mas amando, e teremos Deus tanto mais próximo do coração quanto mais puro for o amor que a Ele nos leva [....]. Portanto, não é com os pés mas com os bons costumes que se pode caminhar para Ele, pois está presente em toda a parte»5; para descobrir novamente que todo o homem e mulher, imagem de Deus, caminha ao nosso lado rumo a um único destino: o Reino.

A oração é um momento fundamental para preencher, com a escuta de Deus, o «vazio» que em nós se criou pelo jejum purificador e pela silenciosa peregrinação. De facto, é necessário partir do coração de cada um de nós para se construir a paz: no coração, Deus actua e julga, cura e salva. Não devemos esquecê-lo: não há possibilidades de paz sem a oração; por ela damo-nos conta de que «a paz está muito para além dos esforços humanos, particularmente na presente situação do mundo, e por conseguinte a sua nascente e a sua realização devem ser procuradas naquela Realidade que está acima de todos nós»6.

2.2 Indicações pastorais

2.2.1 Relativamente à peregrinação, compete ao Pastor da Igreja particular:

- ilustrar, com a colaboração dos Organismos diocesanos, o valor e o significado que tem a peregrinação como preparação imediata para o encontro multirreligioso que terá lugar em Assis, no dia 24 de Janeiro de 2002, presidido pelo Santo Padre;

- estabelecer alguns lugares, aonde os fiéis possam ir em peregrinação de 14 de Dezembro até 24 de Janeiro de 2002, para implorar do Senhor o dom da paz e a conversão do coração;

- organizar, onde for possível e se o considerar oportuno, uma peregrinação a nível da Igreja particular, presidida pelo próprio Bispo.

2.2.2 Relativamente à Vigília do dia 23 de Janeiro, compete ao Bispo:

- informar a Diocese do significado desta Vigília: a preparação espiritual imediata do encontro de Assis;

- organizar, a nível da Igreja particular, uma Vigília por ele mesmo presidida e dirigir os convites aos membros das outras confissões cristãs; e, se achar conveniente depois de ponderadas todas as circunstâncias, convidar também os aderentes doutras religiões, evitando qualquer risco de sincretismo;

- providenciar para que a Vigília, celebrada se possível nas horas nocturnas, se atenha substancialmente ao tema proposto para o Oitavário de Oração pela Unidade dos Cristãos («Em Vós, está a fonte da vida»); a Vigília deverá consistir numa Celebração da Palavra, em que leituras bíblicas e eclesiais, salmos e textos de oração, tempos de silêncio e momentos de canto sejam organizados segundo os esquemas próprios de cada rito litúrgico;

- empenhar-se para que uma idêntica Vigília se realize possivelmente em todas as paróquias e comunidades religiosas da Diocese;

- exortar os fiéis para que, com a oração e através dos meios de comunicação, acompanhem o desenrolar do encontro de Assis, em união orante com o Santo Padre.

3. ADVENTO - NATAL: TEMPO DE PAZ

Grande parte do período indicado pelo Santo Padre - de 14 de Dezembro até 24 de Janeiro de 2002 - coincide com o tempo de Advento-Natal: tempo em que de tantas formas se celebra Cristo como «Príncipe da paz» e «Rei de justiça e de paz».

Assim será fácil, sem introduzir alterações no desenrolar do ciclo litúrgico, pôr em evidência, em sintonia com as intenções do Santo Padre, o tema da paz, paz universal, paz como fruto da justiça. Em todas as Igrejas cristãs da terra, no coração da noite de Natal, ressoa o canto dos Anjos: «Glória a Deus nas alturas e paz na terra aos homens do seu agrado» (Lc 2,14). Não foi sem razão que Paulo VI dispôs que no 1.º de Janeiro, Oitava do Natal, se celebrasse também o Dia Mundial da Paz: uma determinação que no dia 1 de Janeiro de 2002, vista a dramaticidade da hora presente e a actualidade da mensagem do Santo Padre «Não há paz sem justiça; não há justiça sem perdão», deverá ser observada com particular empenho.

No 1.º de Janeiro, tem lugar a solenidade da Virgem Maria Mãe de Deus, Mãe d'Aquele que «é a nossa paz» (Ef 2,14) e que o povo cristão invoca justamente como «Rainha da paz», a Quem o Santo Padre confiou, desde o seu anúncio, «estas iniciativas [...], pedindo-Lhe que queira fortalecer os nossos esforços e os da humanidade inteira nos caminhos da paz»7.

_________________________________

1 JOÃO PAULO II, Alocução do Angelus (18 de Novembro de 2001), 2: L'Osservatore Romano (ed. portuguesa de 24 de Novembro de 2001), 1.
2
Ibid.
3
Já há muitos séculos que, ao início da Quaresma na Quarta-feira de Cinzas, a Liturgia Romana proclama o texto de Mt 6,1-6.16-18, onde se propõe o ensinamento de Jesus sobre a esmola (misericórdia), a oração e o jejum. Os três são inseparáveis. «Estas três coisas - oração, jejum, misericórdia - formam uma coisa só; e recebem vida umas das outras. O jejum é a alma da oração, e a misericórdia a vida do jejum. Ninguém as separe, porque não subsistem separadas» (S. PEDRO CRISÓLOGO, Discurso 43: PL 52, 320).
4
Alocução do Angelus, 2: L'Osservatore Romano (ed. portuguesa de 24 de Novembro de 2001), 1. «Demos de esmola o que poupamos jejuando e abstendo-nos das refeições habituais» (S. AGOSTINHO, Discurso 209, 2: NBA XXX/1, 162).
5
S. AGOSTINHO, Carta 155, 4, 13: NBA XXIII, 574.
6
JOÃO PAULO II, Discurso conclusivo da Jornada Mundial de Oração pela Paz (Assis - 27 de Outubro de 1986), 4: L'Osservatore Romano (ed. portuguesa de 2 de Novembro de 1986), 4.
7
Alocução do Angelus, 3: L'Osservatore Romano (ed. portuguesa de 24 de Novembro de 2001), 1.

[02013-06.01] [Texto original: Italiano]