Alle ore 9.30 di questa mattina, XXVI Domenica del Tempo "per annum", il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede - nella Patriarcale Basilica Vaticana - la solenne Concelebrazione Eucaristica con i Padri Sinodali, in occasione dell’apertura della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà nell’Aula del Sinodo in Vaticano fino al 27 ottobre 2001, sul tema: Episcopus Minister Evangelii Iesu Christi propter Spem Mundi.
Concelebrano con il Papa i Padri Sinodali e collaboratori (55 Cardinali, 7 Patriarchi, 70 Arcivescovi, 106 Vescovi, 10 Presbiteri, 5 Auditori e 15 Collaboratori).
Nel corso del Sacro Rito, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre pronuncia l’Omelia che pubblichiamo di seguito:
● OMELIA DEL SANTO PADRE
1. "Il Vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo".
Su questo tema si svolgeranno i lavori della decima Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che stiamo ora aprendo nel nome del Signore. Essa fa seguito alla serie di Assemblee speciali di carattere continentale, svoltesi in preparazione del Grande Giubileo dell'Anno 2000, Assemblee tutte accomunate dalla prospettiva dell'evangelizzazione, come testimoniano le Esortazioni apostoliche post-sinodali sinora pubblicate. In questa medesima prospettiva si colloca l'attuale, che si pone pure in continuità con le precedenti Assemblee ordinarie, dedicate alle diverse vocazioni nel Popolo di Dio: i laici, nel 1987; i sacerdoti, nel 1990; la vita consacrata, nel 1994. La trattazione sui Vescovi completa così il quadro di un'ecclesiologia di comunione e di missione, che sempre dobbiamo avere dinanzi agli occhi.
Con grande gioia vi accolgo, carissimi e venerati Fratelli nell'Episcopato, convenuti da ogni parte del mondo. Il vostro ritrovarvi e lavorare insieme, sotto la guida del Successore di Pietro, manifesta "che tutti i Vescovi sono partecipi, in gerarchica comunione, della sollecitudine della Chiesa universale" (Christus Dominus, 5). Estendo il mio cordiale saluto agli altri membri dell'Assemblea ed a quanti nei prossimi giorni coopereranno al suo efficace svolgimento. In modo particolare, ringrazio il Segretario Generale del Sinodo, il Cardinale Jan Pieter Schotte, insieme con i suoi collaboratori, che hanno attivamente preparato la presente riunione sinodale.
2. Nella notte di Natale del 1999, inaugurando il Grande Giubileo, dopo aver aperto la Porta Santa, l'ho attraversata tenendo tra le mani il Libro dei Vangeli. Era un gesto altamente simbolico. In esso possiamo vedere in qualche modo racchiuso tutto il contenuto del Sinodo che oggi apriamo e che avrà come tema: "Il Vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo".
Il Vescovo è "minister, servitore". La Chiesa è al servizio del Vangelo. "Ancilla Evangelii": così potrebbe definirsi, riecheggiando le parole pronunciate dalla Vergine all'annuncio dell'Angelo. "Ecce ancilla Domini", disse Maria; "Ecce ancilla Evangelii", continua a dire oggi la Chiesa.
"Propter spem mundi". La speranza del mondo sta in Cristo. In Lui le attese dell'umanità trovano reale e solido fondamento. La speranza di ogni essere umano promana dalla Croce, segno di vittoria dell'amore sull'odio, del perdono sulla vendetta, della verità sulla menzogna, della solidarietà sull'egoismo. A noi il compito di comunicare quest'annuncio salvifico agli uomini e alle donne del nostro tempo.
3. "Beati i poveri in spirito".
La beatitudine evangelica della povertà costituisce un messaggio prezioso per l'Assemblea sinodale che stiamo iniziando. La povertà è, infatti, un tratto essenziale della persona di Gesù e del suo ministero di salvezza e rappresenta uno dei requisiti indispensabili, perché l'annuncio evangelico trovi ascolto ed accoglienza presso l'umanità di oggi.
Alla luce della prima Lettura, tratta dal profeta Amos, e ancor più della celebre parabola del "ricco epulone" e del povero Lazzaro, raccontata dall'evangelista Luca, noi, venerati Fratelli, siamo stimolati ad esaminarci circa il nostro atteggiamento verso i beni terreni e circa l'uso che se ne fa. Siamo invitati a verificare a che punto nella Chiesa sia la conversione personale e comunitaria ad una effettiva povertà evangelica. Tornano alla memoria le parole del Concilio Vaticano II: "Come Cristo ha compiuto la sua opera di redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza" (Lumen gentium, 8).
4. E' la via della povertà che ci permetterà di trasmettere ai nostri contemporanei "i frutti della salvezza". Come Vescovi siamo chiamati, pertanto, ad essere poveri al servizio del Vangelo. Essere servitori della parola rivelata, che all'occorrenza levano la loro voce in difesa degli ultimi, denunciando i soprusi di quelli che Amos chiama gli "spensierati" e i "buontemponi". Essere profeti che evidenziano con coraggio i peccati sociali legati al consumismo, all'edonismo, ad un'economia che produce un inaccettabile divario tra lusso e miseria, tra pochi "epuloni" e innumerevoli "Lazzaro" condannati alla miseria. In ogni epoca, la Chiesa si è fatta solidale con questi ultimi, ed ha avuto Pastori santi, che si sono schierati, come apostoli intrepidi della carità, dalla parte dei poveri.
Ma perché la voce dei Pastori sia credibile, è necessario che diano essi stessi prova di una condotta distaccata da interessi privati e sollecita verso i più deboli. Occorre che siano di esempio per la comunità loro affidata, insegnando e sostenendo quell'insieme di principi di solidarietà e di giustizia sociale che formano la dottrina sociale della Chiesa.
5. "Tu, uomo di Dio" (1 Tm 6,11): con questo titolo san Paolo qualifica Timoteo nella seconda Lettura, poc'anzi proclamata. E' una pagina in cui l'Apostolo traccia un programma di vita perennemente valido per il Vescovo. Il Pastore deve essere "uomo di Dio"; la sua esistenza e il suo ministero stanno interamente sotto la signoria divina e traggono dal sovraeminente mistero di Dio luce e vigore.
Continua san Paolo: "Tu, uomo di Dio, ... tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza" (v. 11). Quanta saggezza in quel "tendi"! L'Ordinazione episcopale non infonde la perfezione delle virtù: il Vescovo è chiamato a proseguire il suo cammino di santificazione con maggiore intensità, per giungere alla statura di Cristo, Uomo perfetto.
Aggiunge l'Apostolo: "Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna..." (v. 12). Protesi verso il Regno di Dio, affrontiamo, cari Fratelli, la quotidiana nostra fatica per la fede, non cercando altra ricompensa se non quella che Dio ci darà alla fine. Siamo chiamati a rendere questa "bella professione di fede davanti a molti testimoni" (vv. 12). Lo splendore della fede si fa così testimonianza: riflesso della gloria di Cristo nelle parole e nei gesti di ogni suo fedele ministro.
Conclude san Paolo: "Ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo" (v. 14). "Il comandamento"! In questa parola c'è tutto Cristo: il suo Vangelo, il suo testamento d'amore, il dono del suo Spirito che compie la legge. Gli Apostoli hanno ricevuto da Lui questa eredità e l'hanno a noi affidata, perché sia conservata e trasmessa intatta sino alla fine dei tempi.
6. Carissimi Fratelli nell'Episcopato! Cristo oggi ripete a noi: "Duc in altum - Prendi il largo!" (Lc 5,4). Alla luce di questo suo invito, noi possiamo rileggere il triplice munus affidatoci nella Chiesa: munus docendi, sanctificandi et regendi (cfr Lumen gentium, 25-27; Christus Dominus, 12-16).
Duc in docendo! "Annunzia la parola - diremmo con l'Apostolo -, insisti in ogni occasione, opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina" (2 Tm 4,2).
Duc in sanctificando! Le "reti" che siamo chiamati a gettare tra gli uomini sono anzitutto i Sacramenti, di cui siamo i principali dispensatori, regolatori, custodi e promotori (cfr Christus Dominus, 15). Essi formano una sorta di "rete" salvifica, che libera dal male e conduce alla pienezza della vita.
Duc in regendo! Come Pastori e veri Padri, coadiuvati dai Sacerdoti e dagli altri collaboratori, abbiamo il compito di radunare la famiglia dei fedeli e fomentare in essa la carità e la comunione fraterna (cfr ivi, 16).
Per quanto si tratti d'una missione ardua e faticosa, nessuno si perda d'animo. Con Pietro e con i primi discepoli anche noi rinnoviamo fiduciosi la nostra sincera professione di fede: Signore, "sulla tua parola getterò le reti" (Lc 5,5)! Sulla tua Parola, o Cristo, vogliamo servire il tuo Vangelo per la speranza del mondo!
Ed anche sulla tua materna assistenza noi confidiamo, o Vergine Maria. Tu, che hai guidato i primi passi della comunità cristiana, sii anche per noi sostegno e incoraggiamento. Intercedi per noi, Maria, che con le parole del servo di Dio Paolo VI invochiamo "ausilio dei Vescovi e Madre dei Pastori". Amen!
[01539-01.01] [Testo originale: Italiano]