Questo pomeriggio, alle 18, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre si reca al Palazzo dei Congressi ad Astana dove, alla presenza del Presidente della Repubblica di Kazakhstan, incontra i rappresentanti del mondo della Cultura, dell’Arte e della Scienza a cui rivolge un discorso in lingua russa. Ne pubblichiamo di seguito la traduzione in italiano e in inglese:
● TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
Signor Presidente della Repubblica,
Gentili Signore, Illustri Signori!
1. Con grande gioia mi incontro con voi questa sera. A tutti porgo il mio rispettoso e cordiale saluto, mentre ringrazio vivamente chi, con nobili parole, ha espresso i sentimenti di tutti i presenti. Ho accolto volentieri l'invito a trascorrere qualche momento con voi, per manifestare ancora una volta l'attenzione e la fiducia con le quali la Chiesa Cattolica e il Papa guardano agli uomini di cultura. Sono infatti ben consapevole dell'insostituibile contributo che voi potete recare allo stile e ai contenuti della vita dell'umanità con la ricerca onesta e l'efficace espressione del vero e del bene.
Uomini della cultura, dell'arte e della scienza! Il Kazakhstan è erede di una storia che vicende complesse e spesso dolorose hanno arricchito di tradizioni diverse, tanto da farne oggi un esempio singolare di società multi-etnica, multi-culturale, multi-confessionale. Siate orgogliosi della vostra Nazione e consapevoli del compito grande che avete nel prepararne il futuro. Penso, in particolare, ai giovani che hanno il diritto di attendere da voi una testimonianza di scienza e di saggezza, trasmessa loro attraverso l'insegnamento e soprattutto con l'esempio della vita.
2. Il Kazakhstan è un grande Paese, che nei secoli ha coltivato una cultura locale viva e ricca di fermenti, grazie anche all'apporto di esponenti della cultura russa, qui confinati dal regime totalitario.
Quante persone hanno percorso questa vostra Terra! Mi piace ricordare, in particolare, il diario del viaggiatore e commerciante veneziano Marco Polo che, già nel Medioevo, descrisse con ammirazione le qualità morali e la ricchezza delle tradizioni degli uomini e delle donne della steppa. La sconfinata ampiezza delle vostre pianure, il senso dell'umana fragilità alimentato dallo scatenarsi delle forze della natura, la percezione del mistero nascosto dietro i fenomeni avvertiti dai sensi, tutto favorisce nel vostro popolo l'apertura agli interrogativi fondamentali dell'uomo e l'esplorazione di risposte significative per la cultura universale.
Illustri Signori e Signore, voi siete chiamati a diffondere nel mondo la ricca tradizione culturale del Kazakhstan: compito arduo e al tempo stesso affascinante, che vi impegna a scoprirne gli elementi più profondi per raccoglierli in armoniosa sintesi.
Un grande pensatore della vostra Terra, il maestro Abai Kunanbai, li esprimeva così: "L'uomo non può essere uomo senza avere la percezione dei misteri visibili e nascosti dell'universo, senza cercare una spiegazione per ogni cosa. Colui che ci rinuncia non si distingue in nulla dagli animali. Dio differenzia l'uomo dall'animale dotandolo di un'anima..." (I detti di Abai, cap. 7).
3. Come non cogliere la profonda saggezza di queste parole, che sembrano quasi sviluppare un commento alla inquietante domanda posta da Gesù nel Vangelo: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?" (Mc 8,36). Esistono nel cuore dell'uomo domande insopprimibili, ignorando le quali l'uomo non diventa più libero, ma più debole, e finisce spesso in balia della propria istintività, oltre che della prepotenza altrui.
"Se il cuore non desidera più nulla - dice ancora Abai Kunanbai - / chi può svegliare il pensiero? / ... Se la ragione s'abbandona alla voglia, / perde tutta la sua profondità. / ... Un popolo degno di questo nome può fare a meno della ragione?" (Poesia 12).
Domande come questa sono di loro natura religiose, nel senso che rinviano a quei valori supremi che hanno in Dio il loro fondamento ultimo. A sua volta la religione non può non misurarsi con questi interrogativi esistenziali sotto pena di perdere contatto con la vita.
4. I cristiani sanno che in Gesù di Nazareth, chiamato il Cristo, è data risposta esauriente agli interrogativi che l'uomo porta nel cuore. Le parole di Gesù, i suoi gesti e, finalmente, il suo Mistero pasquale lo hanno rivelato come Redentore dell'uomo e Salvatore del mondo. Di questa "notizia", che da duemila anni corre sulle labbra di innumerevoli uomini e donne in ogni parte della terra, il Papa di Roma è oggi davanti a voi umile e convinto testimone, nel pieno rispetto per la ricerca che altre persone di buona volontà stanno compiendo su strade diverse. Chi ha incontrato la verità nello splendore della sua bellezza non può non sentire il bisogno di farne partecipi anche gli altri. Prima che di un obbligo derivante da una norma, per il credente si tratta del bisogno di condividere con tutti il Valore supremo della propria esistenza.
Per questo - pur nel contesto di una sana laicità dello Stato, chiamato per sua funzione a garantire ad ogni cittadino, senza differenza di sesso, razza e nazionalità, il fondamentale diritto alla libertà di coscienza - occorre affermare e difendere il diritto del credente a testimoniare pubblicamente la sua fede. Una autentica religiosità non può essere ridotta alla sfera del privato né rinchiusa in spazi ristretti e marginali della società. La bellezza dei nuovi edifici sacri, che si cominciano a vedere quasi dovunque nel nuovo Kazakhstan, è un segno prezioso di rinascita spirituale e lascia ben presagire per il futuro.
5. Gli stessi centri dell'educazione e della cultura non potranno che guadagnare dall'aprirsi alla conoscenza delle esperienze religiose più vivaci e significative nella storia della Nazione. Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1E gennaio 2001 ho messo in guardia contro la "supina omologazione" della cultura occidentale, osservando che "a motivo della loro spiccata connotazione scientifica e tecnica, i modelli culturali dell'Occidente appaiono fascinosi ed attraenti, ma rivelano, purtroppo, con sempre maggiore evidenza, un progressivo impoverimento umanistico, spirituale e morale. La cultura che li genera è segnata dalla drammatica pretesa di voler realizzare il bene dell'uomo facendo a meno di Dio, Bene sommo" (n. 9).
Ascoltiamo ancora il grande maestro Abai Kunanbai: "La prova dell'esistenza di un Dio unico e onnipotente è che da più millenni gli uomini parlano in lingue differenti di questa esistenza e tutti, qualunque sia la loro religione, attribuiscono a Dio l'amore e la giustizia. All'origine dell'umanità ci sono l'amore e la giustizia. Colui nel quale dominano i sentimenti dell'amore e della giustizia è un vero sapiente" (I detti di Abai, cap. 45).
In questo contesto, e proprio qui, in questa Terra, aperta all'incontro e al dialogo, e di fronte ad un'assemblea così qualificata, desidero riaffermare il rispetto della Chiesa Cattolica per l'Islam, l'autentico Islam: l'Islam che prega, che sa farsi solidale con chi è nel bisogno. Memori degli errori del passato anche recente, tutti i credenti devono unire i loro sforzi, affinché mai Dio sia fatto ostaggio delle ambizioni degli uomini. L'odio, il fanatismo ed il terrorismo profanano il nome di Dio e sfigurano l'autentica immagine dell'uomo.
6. Amo vedere e salutare in voi qui presenti, illustri Signori e Signore, altrettanti "ricercatori della verità", impegnati a trasmettere alle nuove generazioni di questo grande Paese i valori sui quali fondare la propria esistenza personale e sociale. Senza un saldo radicamento in tali valori, la vita è come un albero dai rami frondosi, che il vento della prova può facilmente scuotere e divellere.
Grazie Signor Presidente, grazie Signori e Signore rappresentanti del mondo della cultura del Kazakhstan. Al termine di questo incontro, che in un certo senso conclude la mia visita nel vostro affascinante Paese, desidero assicurare, insieme con la collaborazione fattiva, la preghiera più sincera del Papa e di tutta la Chiesa Cattolica al Dio Altissimo e Onnipotente, affinché il Kazakhstan, fedele alla sua naturale vocazione eurasiatica, continui ad essere terra di incontro e di accoglienza, nella quale gli uomini e le donne dei due grandi Continenti possano vivere lunghi giorni di prosperità e di pace.
[01477-01.01] [Testo originale: Russo]
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Mr President,
Ladies and Gentlemen,
1. I am very pleased to meet you this evening. I offer you respectful and cordial greetings, and I give heartfelt thanks for the gracious words of welcome spoken in the name of all present. I readily accepted the invitation to spend this time with you in order to demonstrate once more the interest and the confidence with which the Catholic Church and the Pope look to the men and women of culture. I am indeed well aware of the indispensable contribution which you can make to the style and the substance of human life through your committed research and your ability to express the true and the good.
Men and women of culture, art and science! Kazakhstan is heir to a history in which complex and often sorrowful events have given rise to diverse traditions, so that today it stands as a unique example of a multiethnic, multicultural and multireligious society. Be proud of your Nation and conscious of the great responsibility which is yours in preparing for its future. My thoughts turn especially to the young people who rightfully expect from you a testimony of knowledge and wisdom, passed on to them through your teaching and above all by the witness of your life.
2. Kazakhstan is a vast country which down the centuries has given rise to a vibrant local culture, rich in creative developments, thanks also to the influence of Russian intellectuals confined here by the totalitarian regime.
How many people have passed through this country! I would like to mention, in particular, the Venetian traveller and merchant Marco Polo, who in medieval times admiringly described the moral qualities and the rich traditions of the men and women of the steppe. The endless stretches of your plains, the sense of human frailty in the face of the untrammelled power of nature, the awareness of the mystery which lies hidden beyond the phenomena of the senses, everything inspires in your people an openness to fundamental human questions and the search for answers which are significant for universal culture.
Distinguished Ladies and Gentlemen, you are called to acquaint the world with Kazakhstan’s rich cultural tradition: this is a demanding undertaking, and yet an attractive one, for it commits you to discovering the deepest features of that tradition, in order to combine them in a harmonious synthesis.
One of your country’s great thinkers, the teacher Abai Kunanbai, put it this way: "A man cannot be a man unless he perceives the evident and the hidden mysteries of the universe, unless he seeks an explanation for everything. Anyone who fails to do this is no different from the animals. God distinguished man from the animals by giving him a soul... It is absolutely necessary that we constantly extend our interests, increasing the knowledge which nourishes our souls. It is important to realize that the goods of the soul are incomparably superior to the benefits of the body, and that carnal needs should be subordinated to the imperatives of the soul" (Sayings of Abai, Chapter 7).
3. How can we not appreciate the profound wisdom of these words, which seem like a commentary on the disturbing question asked by Jesus in the Gospel: "What does it profit a man to gain the whole world and forfeit his life?" (Mk 8:36). The human heart asks questions which will not go away; when these questions are ignored, man becomes not freer but weaker, often ending up at the mercy of his own instincts, to say nothing of the aggression of others.
"If the heart no longer aspires to anything", Abai Kunanbai says, "who can unveil its thought? / ... If reason abandons itself to desire, / it loses all its depth. / ... Can a people worthy of this name do without reason?" (Poems, 12).
Questions like this are religious by their very nature, in the sense that they appeal to those supreme values which have God as their ultimate foundation. Religion, for its part, cannot fail to grapple with these existential questions; otherwise it loses contact with life.
4. Christians know that in Jesus of Nazareth, called the Christ, a complete answer has been given to the questions dwelling deep in the human heart. Jesus’ words, his actions and, in the end, his Paschal Mystery, have revealed him to be the Redeemer of man and the Saviour of the world. Of this "good news", which for two thousand years has been on the lips of countless men and women in every part of the earth, the Pope of Rome comes before you today as a humble and convinced witness, in full respect for the search which other people of good will are engaged in along different paths. Whoever has encountered the truth in all the splendour of its beauty must necessarily feel drawn to share it with others. Rather than an obligation based on a law, the believer feels the need to share with others the supreme Value of his own life.
Consequently – even in the context of a soundly secular State, which is obliged in any event to guarantee to each citizen, without distinction of sex, race and nationality, the fundamental right to freedom of conscience – there is a need to acknowledge and defend the right of believers to bear public witness to their faith. Authentic religious practice cannot be reduced to the private sphere or narrowly restricted to the edges of society. The beauty of the new houses of worship which are beginning to rise up almost everywhere in the new Kazakhstan is a precious sign of spiritual rebirth and a sign of promise for the future.
5. For their part, centres of education and culture can only gain from an openness to greater knowledge of the more vital and significant religious achievements in your nation’s history. In my Message for the World Day of Peace on 1 January 2001, I spoke of the danger of a "slavish conformity" to Western culture, observing that "Western cultural models are enticing and alluring because of their remarkable scientific and technical cast, but regrettably there is growing evidence of their deepening human, spiritual and moral impoverishment. The culture which produces such models is marked by the fatal attempt to secure the good of humanity by eliminating God, the Supreme Good" (No. 9).
Again, let us listen to the great teacher Abai Kunanbai: "All people, whatever their religion, attribute to God love and justice. Love and justice are the origin of humanity. Those in whom sentiments of love and justice prevail are the truly wise" (Sayings of Abai, Chapter 45).
In this context, and precisely here in this Land of encounter and dialogue, and before this distinguished audience, I wish to reaffirm the Catholic Church’s respect for Islam, for authentic Islam: the Islam that prays, that is concerned for those in need. Recalling the errors of the past, including the most recent past, all believers ought to unite their efforts to ensure that God is never made the hostage of human ambitions. Hatred, fanaticism and terrorism profane the name of God and disfigure the true image of man.
6. I am happy to see and to honour in you here present, distinguished Ladies and Gentlemen, so many "seekers after truth", committed to handing on to the younger generation of this great country the values on which they can base their personal and social life. Unless it is soundly rooted in these values, life is like a tree with luxuriant branches but which the winds of adversity can easily batter and uproot.
I thank you, Mr President, and I thank you, Ladies and Gentlemen, representatives of the world of culture in Kazakhstan. At the end of this meeting, which in a certain sense concludes my visit to your beautiful country, I wish to assure you of the real cooperation and the sincere prayers of the Pope and of the whole Catholic Church to the Almighty and Most High God that Kazakhstan, faithful to its native Eusasian vocation, will continue to be a land of encounter and acceptance, in which men and women of the two great continents will be able to live long days of prosperity and peace.
[01477-02.01] [Original text: Russian]