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VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II IN KAZAKHSTAN E VIAGGIO APOSTOLICO IN ARMENIA IN OCCASIONE DEI 1700 ANNI DEL CRISTIANESIMO NEL PAESE (22-27 SETTEMBRE) - (V), 23.09.2001


Questo pomeriggio, alle 17.30, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Giovanni Paolo II si reca al Palazzo Presidenziale ad Astana per la Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Kazakhstan, S.E. Sig. Nursultan Abishevich Nazarbayev. 

Al termine della visita, il Santo Padre raggiunge l’Università Eurasia per l’incontro con i giovani.
Dopo il saluto al Papa del Rettore, Prof. M. Zholdasbekov, e di due rappresentanti dei giovani convenuti all’incontro, Giovanni Paolo II pronuncia il discorso in lingua russa. Ne pubblichiamo di seguito la traduzione in italiano e inglese:

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Carissimi giovani!

1. Con grande gioia mi incontro con voi e vi ringrazio vivamente per questa cordiale accoglienza. Un saluto particolare rivolgo al Signor Rettore ed alle Autorità accademiche di questa recente e già prestigiosa Università. Il suo stesso nome, Eurasia, ne indica la peculiare missione, che è la stessa del vostro grande Paese posto come cerniera tra l'Europa e l'Asia: missione di collegamento tra due continenti, tra le rispettive culture e tradizioni, tra gruppi etnici diversi che vi si sono incontrati nel corso dei secoli.

In realtà, il vostro è un Paese in cui la convivenza e l'armonia tra popoli differenti possono essere additate al mondo come segno eloquente della chiamata di tutti gli uomini a vivere insieme nella pace, nella conoscenza ed accoglienza reciproca, nella scoperta progressiva e nella valorizzazione delle tradizioni proprie di ciascuno. Il Kazakhstan è terra di incontro, di scambio, di novità; terra che stimola in ciascuno l'interesse per nuove scoperte e induce a vivere la differenza non come una minaccia ma come un arricchimento.

È con questa consapevolezza, cari giovani, che rivolgo a ciascuno di voi il mio saluto. A tutti dico con cuore d'amico: la pace sia con voi, la pace ricolmi i vostri cuori! Sentitevi chiamati ad essere artefici di un mondo migliore. Siate operatori di pace, perché una società saldamente fondata sulla pace ha davanti a sé il futuro.

2. Preparando questo mio viaggio, mi sono domandato che cosa i giovani del Kazakhstan vorrebbero sentire dal Papa di Roma, che cosa vorrebbero chiedergli. Conosco i giovani e so che essi vanno alle questioni di fondo. Probabilmente la prima domanda che voi desiderereste pormi è questa: "Chi sono io secondo te, Papa Giovanni Paolo II, secondo il Vangelo che tu annunci? Qual è il senso della mia vita? Qual è il mio destino?". La mia risposta, cari giovani, è semplice, ma di enorme portata: Ecco, tu sei un pensiero di Dio, tu sei un palpito del cuore di Dio. Affermare questo è come dire che tu hai un valore in certo senso infinito, che tu conti per Dio nella tua irripetibile individualità.

Voi capite allora, cari giovani, perché io mi accosto a voi, questa sera, con rispetto e trepidazione e vi guardo con grande affetto e fiducia. Sono lieto di incontrarmi con voi, discendenti del nobile popolo kazakhstano, fieri del vostro indomabile desiderio di libertà, sconfinato come la steppa in cui siete nati. Avete vicende diverse alle spalle, non prive di sofferenza. Siete qui seduti, l'uno accanto all'altro, e vi sentite amici, non perché avete dimenticato il male che c'è stato nella vostra storia, ma perché giustamente vi interessa di più il bene che potrete costruire insieme. Non c'è infatti vera riconciliazione, che non sfoci generosamente in un impegno comune.

Siate consapevoli del valore unico che ciascuno di voi possiede e sappiate accettarvi nelle rispettive convinzioni, pur cercando assieme la verità piena. Il vostro Paese ha sperimentato la violenza mortificante dell'ideologia. Che non succeda a voi di essere ora preda della violenza non meno distruttrice del "nulla". Quale vuoto asfissiante, se nella vita non v'è nulla che conti, se non si crede a nulla! Il nulla è la negazione dell'infinito, che la vostra steppa sconfinata evoca con forza, di quell'Infinito a cui aspira in modo irresistibile il cuore dell'uomo.

3. Mi hanno detto che nella vostra bellissima lingua, il kazako, "ti amo" si dice: "mien siené jaksè korejmen", espressione che si può tradurre: "io ti guardo bene, ho su di te uno sguardo buono". L'amore dell'uomo, ma ancora prima l'amore stesso di Dio verso l'uomo e verso il creato nasce da uno sguardo buono, uno sguardo che fa vedere il bene e induce a fare il bene: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona", è detto nella Bibbia (Gn 1, 31). Un tale sguardo permette di cogliere tutto il positivo che c'è nella realtà e conduce a considerare, al di là di un approccio superficiale, la bellezza e la ricchezza di ogni essere umano che ci si fa incontro.

È spontaneo chiederci: "Che cosa rende bello e grande l'essere umano?". Ecco la risposta che vi propongo: ciò che rende grande l'essere umano è l'impronta di Dio che egli porta in sé. Secondo la parola della Bibbia, egli è creato "ad immagine e somiglianza di Dio" (cfr Gn 1,26). Proprio per questo il cuore dell'uomo non è mai pago: vuole di meglio, vuole di più, vuole tutto. Nessuna realtà finita lo soddisfa e lo acqueta. Diceva Agostino d'Ippona, l'antico Padre della Chiesa: "Ci hai fatti, o Signore, per te e il nostro cuore è inquieto finché non trova pace in te" (Confes. 1,1). Non scaturisce forse da questa stessa intuizione la domanda che il vostro grande pensatore e poeta Ahmed Jassavi più volte ripete nei suoi versi: "A che serve la vita, se non per essere donata, e donata all'Altissimo?".

4. Cari amici, questa parola di Ahmed Jassavi contiene in sé un grande messaggio. Richiama ciò che la tradizione religiosa qualifica come "vocazione". Dando la vita all'uomo, Dio gli affida un compito e attende da lui una risposta. Affermare che la vita dell'uomo, con le sue vicende, le sue gioie e i suoi dolori, ha come fine di "essere donata all'Altissimo", non costituisce diminuzione o rinuncia. È piuttosto la conferma dell'altissima dignità dell'essere umano: fatto ad immagine e somiglianza di Dio, egli è chiamato a divenire suo collaboratore nel trasmettere la vita e nel dominare la creazione (cfr Gn 1, 26-28).

Il Papa di Roma è venuto per dirvi proprio questo: c'è un Dio che vi ha pensato e vi ha dato la vita. Egli vi ama personalmente e vi affida il mondo. È Lui che suscita in voi la sete di libertà e il desiderio di conoscere. Permettetemi di professare davanti a voi con umiltà e fierezza la fede dei cristiani: Gesù di Nazaret, Figlio di Dio fatto uomo duemila anni orsono, è venuto a rivelarci questa verità con la sua persona e il suo insegnamento. Solo nell'incontro con Lui, Verbo incarnato, l'uomo trova pienezza di autorealizzazione e di felicità. La religione stessa, senza un'esperienza di stupita scoperta e di comunione con il Figlio di Dio, fattosi nostro fratello, si riduce a una somma di principi sempre più ardui da capire e di regole sempre più difficili da sopportare.

5. Cari amici, voi intuite che nessuna realtà terrestre vi potrà soddisfare pienamente. Voi siete coscienti che l'apertura al mondo non è sufficiente a colmare la vostra sete di vita e che la libertà e la pace possono venire solo da un Altro, infinitamente più grande di voi, eppure a voi familiarmente vicino.

Sappiate riconoscere di non essere i padroni di voi stessi, e apritevi a Colui che vi ha creati per amore e vuole fare di voi persone degne, libere e belle. Io vi incoraggio in questo atteggiamento di fiduciosa apertura: imparate ad ascoltare nel silenzio la voce di Dio, che parla nell'intimo di ciascuno; date basi solide e sicure alla costruzione dell'edificio della vostra vita; non abbiate paura dell'impegno e del sacrificio, che richiedono oggi un grande investimento di forze, ma che sono garanzia del successo di domani. Scoprirete la verità su voi stessi e nuovi orizzonti non cesseranno di aprirsi davanti a voi.

Cari giovani, questo discorso vi può forse apparire inconsueto. Io ritengo invece che sia attuale ed essenziale per l'uomo moderno, che talvolta si illude di essere onnipotente, perché ha realizzato grandi progressi scientifici e riesce in qualche modo a controllare il complesso mondo tecnologico. Ma l'uomo ha un cuore: se l'intelligenza dirige le macchine, il cuore pulsa per la vita! Date al vostro cuore risorse vitali, permettete a Dio di entrare nella vostra esistenza: essa sarà allora rischiarata dalla sua luce divina.

6. Sono venuto a voi per incoraggiarvi. Siamo all'inizio di un nuovo millennio: è un'epoca importante per il mondo, perché nell'animo della gente si sta diffondendo la convinzione che non è possibile continuare a vivere così divisi. Purtroppo, se da un lato le comunicazioni divengono ogni giorno più facili, le differenze sono spesso avvertite in modo persino drammatico. Vi incoraggio a lavorare per un mondo più unito, e a farlo nel quotidiano della vita, portandovi il contributo creativo di un cuore rinnovato.

Il vostro Paese conta su di voi e aspetta molto da voi per gli anni futuri: l'orientamento della vostra Nazione sarà quello che le imprimerete voi con le vostre scelte. Il Kazakhstan di domani avrà il vostro volto! Siate coraggiosi ed intrepidi, e non sarete delusi.

Vi accompagnino la protezione e la benedizione dell'Altissimo, che invoco su ciascuno di voi, sui vostri cari e su tutta la vostra vita!

[01475-01.01] [Testo originale: Russo]

 TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Young People!

1. It is a great joy for me to meet with you, and I am deeply grateful for your warm welcome. I greet especially the Rector and the academic authorities of this new and already prestigious University. Its very name, Eurasia, indicates the particular mission which it has in common with your great nation which is a point of contact between Europe and Asia: a mission of linking two continents, their respective cultures and traditions, and the different ethnic groups who have mingled here through the centuries.

Indeed, yours is a country in which the world can see accord and harmony between different peoples as an eloquent sign of the vocation of all peoples to live together in peace, in mutual knowledge and openness, and an ever deeper discovery and appreciation of the distinctive traditions of each people. Kazakhstan is a land of encounter, exchange and newness; a land which stirs in everyone the desire for new discoveries and makes it possible to experience difference not as a threat but as an enrichment.

Recognizing this, dear young people, I greet each one of you. To all of you I say as a friend: peace be with you, may peace fill your hearts! Know that you are called to be the builders of a better world. Be peace-makers, because a society solidly based on peace is a society with a future.

2. In preparing this visit, I asked myself what the young people of Kazakhstan would want to hear from the Pope of Rome and what would they like to ask him. My experience of young people tells me that they are interested in the basic questions. Probably the first question you would want to put to me is this: "Who am I, Pope John Paul II, according to the Gospel that you proclaim? What is the meaning of my life? Where am I going?" My answer, dear young people, is simple but hugely significant: You are a thought of God, you are a heart-beat of God. To say this is like saying that you have a value which in a sense is infinite, that you matter to God in your completely unique individuality.

You understand then, dear young people, why I come among you this evening with respect and trepidation, and why I look to you with great affection and confidence. I am happy to meet you, the descendants of the noble Kazakh people, proud of your indomitable yearning for freedom, which is as limitless as the steppe where you were born. You come from different backgrounds, in which suffering played a big part.

Here you sit side by side, in a spirit of friendship, not because you have forgotten the evil there has been in your history, but because you are rightly more interested in the good that you can build together. There is no true reconciliation which does not lead to generous shared commitment.

Realize that each one of you is of unique worth, and be ready to accept one another with your respective convictions as you search together for the fullness of truth. Your country has experienced the deadly violence of ideology. Do not let yourselves fall prey now to the no less destructive violence of "emptiness". What a suffocating void it is when nothing matters in life, when you believe in nothing! Emptiness is the negation of the infinite, which your steppe-land powerfully evokes: it is the opposite of that Infinity for which the human heart has an irresistible longing.

3. I have been told that, in your beautiful Kazakh language, "I love you" is "men senen jaskè korejmen", which can be translated as "I look upon you well, my gaze upon you is good". Human love, but more fundamentally still God’s love for humanity and creation, stems from a loving gaze, a gaze that helps us see the good and leads us to do what is good: "God saw everything he had made, and he found it very good" (Gen 1:31). Such a gaze allows us to see all that is positive in things and leads us to ponder far beneath the surface the beauty and richness of every human being we meet.

Spontaneously we ask ourselves: "What is it that constitutes the beauty and greatness of the human person?" Here is the answer I give you: what makes a human being great is the stamp of God which each of us bears. According to the Bible, a human being is created "in the image and likeness of God" (cf. Gen 1:26). This is why the human heart is never satisfied: it wants more and better, it wants everything. No finite reality satisfies or placates its longing. Saint Augustine, one of the early Church Fathers, wrote: "You have made us for yourself, O Lord, and our hearts are restless until they rest in you" (Confessions, 1,1). Is it not perhaps the same intuition that prompts the question which your great thinker and poet Ahmed Jassavi repeats several times in his poems: "What is life’s point if not to be given, and given to the Most High God?"

4. Dear friends, in these words of Ahmed Jassavi there is a great message, echoing what religious tradition describes as a "vocation". In giving life to man, God entrusts to him a task and awaits his response. To declare that the purpose of human life, with all its experiences, its joys and sorrows, is that it be "given to the Most High God" in no way diminishes or denies our life. Rather, it is an assertion of the supreme dignity of the human person: made in the image and likeness of God, men and women are called to cooperate in transmitting life and in ruling over creation (cf. Gen 1:26-28).

The Pope of Rome has come to say this to you: there is a God who has thought of you and given you life. He loves you personally and he entrusts the world to you. It is he who stirs in you the thirst for freedom and the desire for knowledge. Allow me to profess before you with humility and pride the faith of Christians: Jesus of Nazareth, the Son of God made man two thousand years ago, came to reveal to us this truth through his person and his teaching. Only in the encounter with him, the Word made flesh, do we find the fullness of self-realization and happiness. Religion itself, without the experience of wondrous discovery of the Son of God and communion with him who became our brother, becomes a mere set of principles which are increasingly difficult to understand, and rules which are increasingly hard to accept.

5. Dear friends, you sense that no earthly reality can fully satisfy you. You are aware that openness to the world is not enough to satisfy your thirst for life and that freedom and peace can come only from Another who is infinitely greater than you, even though he is very close to you.

Realize that you are not your own masters, and open yourselves to the One who created you out of love and wants to make you worthy, free and good people. I encourage you to adopt this attitude of confident openness: learn to listen in silence to the voice of God, who speaks in the depths of every heart; build your lives on sure and solid foundations; do not be afraid of commitment and sacrifice, which today require a great investment of energies, but which are the guarantee of success tomorrow. Discover the truth about yourselves, and new horizons will not cease to open up before you.

Dear young people, perhaps these words of mine seem unusual to you. To me however they seem relevant and necessary for people today, who at times delude themselves that they are all-powerful, because they have made great scientific progress and managed in some sense to control the complex world of technology. But every individual has a heart: intelligence may drive machines, but it is the heart that beats with life! Give your heart the vital resources which it needs, allow God to enter your life: then your life will brighten with his divine light.

6. I came among you in order to offer you encouragement. We are at the beginning of a new millennium: it is an important time for the world, because in people’s minds there is a growing conviction that we cannot go on living divided as we are. Unfortunately nowadays, when communications are becoming easier by the day, differences are often apparent in still more dramatic forms. I urge you to work for a more united world, and to do so in your everyday life, bringing to the task the creative contribution of a heart renewed.

Your country is counting on you and expects much from you in the years ahead: the path your country takes will be determined by your choices. You will be the face of Kazakhstan tomorrow! Be courageous, fear nothing, and you will not be disappointed.

May the Most High God protect you always, and may his blessing be upon each of you, upon your loved ones and upon every aspect of your lives!

[01475-02.01] [Original text: Russian]