VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II IN KAZAKHSTAN E VIAGGIO APOSTOLICO IN ARMENIA IN OCCASIONE DEI 1700 ANNI DEL CRISTIANESIMO NEL PAESE (22-27 SETTEMBRE 2001) - (III) ● SANTA MESSA NELLA PIAZZA DELLA MADRE PATRIA AD ASTANA
● LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
● INCONTRO CON GLI ORDINARI DELL’ASIA CENTRALE NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA AD ASTANA
● SANTA MESSA NELLA PIAZZA DELLA MADRE PATRIA AD ASTANA
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Alle 10.30 di oggi, XXV domenica "per annum", il Papa presiede la Celebrazione Eucaristica nella Piazza della Madre Patria ad Astana. Concelebrano con il Santo Padre gli Ordinari del Kazakhstan, i Vescovi ospiti e i Sacerdoti operanti nel Paese, insieme ai Cardinali, ai Vescovi e ai Sacerdoti del seguito papale.
Nel corso della Santa Messa, introdotta dall’indirizzo di omaggio dell’Amministratore Apostolico di Astana, S.E. Mons. Tomasz Peta, Giovanni Paolo II pronuncia l’omelia in lingua russa. Di seguito ne pubblichiamo la traduzione in italiano e inglese:
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
1. "Uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (1 Tm 2, 5).
In questa espressione dell'apostolo Paolo, tratta dalla prima Lettera a Timoteo, è contenuta la verità centrale della fede cristiana. Sono lieto di poterla annunciare quest'oggi a voi, carissimi Fratelli e Sorelle del Kazakhstan. Sono tra voi, infatti, come apostolo e testimone di Cristo; sono tra voi come amico di ogni uomo di buona volontà. A tutti e a ciascuno vengo ad offrire la pace e l'amore di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Conosco la vostra storia. Conosco le sofferenze a cui molti di voi sono stati sottoposti, quando il precedente regime totalitario li ha strappati dalla loro terra d'origine e li ha qui deportati in condizioni di grave disagio e privazione. Sono lieto di poter essere oggi qui tra voi per dirvi che il cuore del Papa vi è vicino.
Abbraccio con affetto ciascuno di voi, cari Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio. In particolare, saluto il Vescovo Tomasz Peta, Amministratore Apostolico di Astanà, e lo ringrazio per i sentimenti espressi a nome di tutti. Saluto poi i rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti delle varie Religioni presenti in questa vasta regione eurasiatica. Saluto il Signor Presidente della Repubblica, le Autorità civili e militari e tutti coloro che hanno voluto unirsi a questa celebrazione.
2. "Uno solo è Dio". L'Apostolo afferma anzitutto l'assoluta unicità di Dio. Questa verità i cristiani l'hanno ereditata dai figli di Israele e la condividono con i fedeli musulmani: è la fede nell'unico Dio, "Signore del cielo e della terra" (Lc 10,21), onnipotente e misericordioso.
Nel nome di quest'unico Dio, mi rivolgo al popolo di antiche e profonde tradizioni religiose, che vive nel Kazakhstan. Mi rivolgo anche a quanti non aderiscono ad una fede religiosa e a coloro che sono alla ricerca della verità. Vorrei ripetere ad essi le celebri parole di san Paolo, che ho avuto la gioia di riascoltare nello scorso mese di maggio all'Areopago di Atene: "Dio non è lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At 17,27-28). Torna alla mente quanto scrisse il vostro grande poeta Abai Kunanbai: "Si può forse dubitare della sua esistenza / se ogni cosa sulla terra ne è testimonianza?" (Poesia 14).
3. "Uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù". Dopo aver additato il mistero di Dio, l'Apostolo porta lo sguardo su Cristo, unico mediatore di salvezza. Una mediazione - sottolinea Paolo in un'altra sua lettera - che si è attuata nella povertà: "Da ricco che era, si fece povero, per arricchire noi con la sua povertà" (2 Cor 8,9 - Acclamaz. al Vangelo).
Gesù "non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio" (Fil 2,6); non volle presentarsi alla nostra umanità, che è fragile e indigente, con la sua schiacciante superiorità. Se lo avesse fatto, non avrebbe obbedito alla logica di Dio, ma a quella dei prepotenti di questo mondo, denunciata senza mezzi termini dai profeti d'Israele, come Amos, dal cui Libro è tratta oggi la prima Lettura (cfr Am 8,4-6).
La vita di Gesù è stata coerente col disegno salvifico del Padre, "il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1 Tm 2,4). Egli ha testimoniato fedelmente questa volontà, dando "se stesso in riscatto per tutti" (1 Tm 2,6). Spendendo per amore tutto se stesso, ci ha procurato l'amicizia con Dio, perduta a causa del peccato. Questa "logica dell'amore" Egli suggerisce anche a noi, chiedendoci di applicarla soprattutto attraverso la generosità verso i bisognosi. È una logica che può accomunare cristiani e musulmani, impegnandoli a costruire insieme la "civiltà dell'amore". È una logica che supera ogni scaltrezza di questo mondo e ci permette di procurarci amici veri, che ci accolgono "nelle dimore eterne" (cfr Lc 16,9), nella "patria" del Cielo.
4. Carissimi, la patria dell'umanità è il Regno di Dio! È assai eloquente per noi meditare su questa verità proprio qui, nella Piazza intitolata alla Madre Patria, dinanzi a questo monumento che simbolicamente la rappresenta. Come insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II, vi è un rapporto tra la storia umana e il Regno di Dio, tra le realizzazioni parziali della civile convivenza e la meta ultima a cui, per libera iniziativa di Dio, l'umanità è chiamata (cfr Gaudium et spes, 33-39).
Il decimo anniversario dell'indipendenza del Kazakhstan, che quest'anno voi celebrate, ci porta a riflettere in questa prospettiva. Che rapporto vi è tra questa patria terrena, con i suoi valori e i suoi traguardi, e la patria celeste, in cui, superando ogni ingiustizia e conflitto, è chiamata ad entrare l'intera famiglia umana? La risposta del Concilio è illuminante: "Benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del Regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza per il Regno di Dio" (ivi, 39).
5. I cristiani sono al tempo stesso abitanti del mondo e cittadini del Regno dei cieli. Si impegnano senza riserve nella costruzione della società terrena, ma restano orientati verso i beni eterni, quasi rifacendosi a un modello superiore, trascendente, per attuarlo sempre più e sempre meglio nell'esistenza di ogni giorno.
Il cristianesimo non è alienazione dall'impegno terreno. Se talora, in alcune situazioni contingenti, dà questa impressione, ciò è dovuto all'incoerenza di tanti cristiani. In realtà, il cristianesimo autenticamente vissuto è come lievito per la società: la fa crescere e maturare sul piano umano e la apre alla dimensione trascendente del Regno di Cristo, realizzazione compiuta dell'umanità nuova.
Questo dinamismo spirituale trae forza dalla preghiera, come ha ricordato poc'anzi la seconda Lettura. Ed è quanto, in questa celebrazione, noi vogliamo fare pregando per il Kazakhstan e per i suoi abitanti, affinché questo grande Paese, nella varietà delle sue componenti etniche, culturali e religiose, progredisca nella giustizia, nella solidarietà e nella pace. Progredisca grazie alla collaborazione, in particolare, di cristiani e musulmani, impegnati ogni giorno, fianco a fianco, nell'umile ricerca della volontà di Dio.
6. La preghiera dev'essere sempre accompagnata da opere coerenti. La Chiesa, fedele all'esempio di Cristo, non separa mai l'evangelizzazione dalla promozione umana, ed esorta i suoi fedeli ad essere in ogni ambiente promotori di rinnovamento e di progresso sociale.
Carissimi Fratelli e Sorelle, possa la "Madre Patria" del Kazakhstan trovare in voi dei figli devoti e solleciti, fedeli al patrimonio spirituale e culturale ereditato dai padri e capaci di adattarlo alle nuove esigenze.
Distinguetevi, secondo il modello evangelico, per la vostra umiltà e coerenza, facendo fruttificare i vostri talenti al servizio del bene comune e privilegiando le persone più deboli e svantaggiate. Il rispetto dei diritti di ciascuno, anche se di convinzioni personali diverse, è il presupposto di ogni convivenza autenticamente umana.
Vivete un profondo e fattivo spirito di comunione tra di voi e con tutti, ispirandovi a quanto gli Atti degli Apostoli attestano della prima comunità dei credenti (At 2,44-45; 4,32). La carità, che alimentate alla Mensa eucaristica, testimoniatela nell'amore fraterno e nel servizio ai poveri, ai malati, agli esclusi. Siate artefici di incontro, di riconciliazione e di pace tra persone e gruppi differenti, coltivando l'autentico dialogo, perché emerga sempre la verità.
7. Amate la famiglia! Difendete e promuovete questa cellula fondamentale dell'organismo sociale; abbiate cura di questo primordiale santuario della vita. Accompagnate con cura il cammino dei fidanzati e dei giovani sposi, perché siano davanti ai figli e all'intera comunità segno eloquente dell'amore di Dio.
Carissimi, con gioia ed emozione desidero rivolgere a voi qui presenti e a tutti i credenti che sono a noi uniti l'esortazione che a più riprese vado ribadendo in questo inizio di millennio: Duc in altum!
Ti abbraccio con affetto, Popolo del Kazakhstan, e ti auguro di portare a compimento ogni progetto d'amore e di salvezza. Dio non ti abbandonerà. Amen!
[01472-01.01] [Testo originale: Russo]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
1. "There is one God, and there is one mediator between God and men, the man Christ Jesus, who gave himself as a ransom for all" (1 Tim 2:5).
These words from the Apostle Paul’s First Letter to Timothy contain the central truth of Christian faith; and it is my joy to announce this truth to you today, dear Brothers and Sisters of Kazakhstan. I come among you as an apostle of Christ and a witness to him; I come as a friend to all people of good will. To each and every one I come to offer the peace and love of God, the Father, the Son and the Holy Spirit.
I know your history. I know the sufferings to which many of you have been subjected, when the previous totalitarian regime took you from your lands of origin and deported you here in a situation of distress and deprivation. I am happy to be here today among you and to tell you that you are close to the Pope’s heart.
With affection I embrace each of you, dear Brothers in the Episcopate and the Priesthood. I extend special greetings to Bishop Tomasz Peta, Apostolic Administrator of Astana, and I thank him for the words he has spoken on your behalf. I greet the representatives of the other Churches and Ecclesial Communities, as well as the representatives of other Religions found in this vast Eurasian region. I greet His Excellency the President of the Republic, and the civil and military authorities and all who are united with us in this celebration.
2. "There is one God". The Apostle proclaims before all else the absolute oneness of God. This is a truth which Christians inherited from the children of Israel and which they share with Muslims: it is faith in the one God, "Lord of heaven and earth" (Lk 10:21), almighty and merciful.
In the name of this one God, I turn to the people of deep and ancient religious traditions, the people of Kazakhstan. I turn as well to those who belong to no religion and to those who are searching for truth. To them let me repeat the well-known words of Saint Paul, which it was my joy to hear repeated last May at the Areopagus in Athens: "[God] is not far from each one of us, for in him we live and move and have our being" (Acts 17:27-28). And I recall what was written by your great poet Abai Kunanbai: "Can his existence really be doubted / if every thing on the earth bears witness to him?" (Poetry, 14).
3. "There is one mediator between God and men, the man Christ Jesus". After proclaiming the mystery of God, the Apostle contemplates Christ, the one mediator of salvation. His is a mediation, Saint Paul notes in another of his Letters, which works through poverty: "Though he was rich, he became poor for your sake, so that by his poverty you might become rich" (2 Cor 8:9).
Jesus "did not count equality with God a thing to be grasped" (Phil 2:6); he did not want to appear before our humanity, which is poor and fragile, in his overwhelming superiority. Had he done so, he would have obeyed the logic not of God but of the potentates of this world, denounced unequivocally by the prophets of Israel, like Amos, from whom today’s First Reading is taken.
The life of Jesus was in full harmony with the saving plan of the Father, "who desires all people to be saved and to come to the knowledge of the truth" (1 Tim 2:4). He bore faithful witness to the divine will, giving "himself as a ransom for all" (1 Tim 2:6). Giving himself completely in love, Jesus won for us friendship with God, which had been lost because of sin. This "logic of love" is what he holds out to us, asking us to live it above all through generosity to those in need. It is a logic which can bring together Christians and Muslims, and commit them to work together for the "civilization of love". It is a logic which overcomes all the cunning of this world and allows us to make true friends who will welcome us "into the eternal dwelling-places" (Lk 16:9), into the "homeland" of heaven.
4. Dearly beloved, humanity’s homeland is the Kingdom of heaven! How compelling it is for us to ponder this truth in this place, in the Square which bears the name of the Mother Land, and where stands the monument symbolizing it. The Second Vatican Council taught that there is a link between human history and the Kingdom of God, between the various stages of society’s progress and the final goal towards which humanity is called by the free decision of God (cf. Gaudium et Spes, 33-39).
The tenth anniversary of the independence of Kazakhstan, which you celebrate this year, prompts us to view things in this perspective. What link is there between this earthly homeland, with its values and goals, and the heavenly homeland, into which the whole human family is called to enter beyond every injustice and conflict? The Council’s answer is enlightening: "Earthly progress must be distinguished from the unfolding of the Kingdom of Christ, but to the extent that it contributes to a better ordering of human society, it is most important for the Kingdom of God" (ibid., 39).
5. Christians are both inhabitants of this world and citizens of the Kingdom of heaven. They commit themselves wholeheartedly to the building of earthly society, but they remain focused upon the good things of eternity, as if looking to a superior and surpassing model in order to implement it ever more effectively in everyday life.
Christianity does not lead to alienation from the tasks of this earth. If at times, in some quite particular situations, it gives this impression, that is because many Christians do not live as they should. But in truth, when it is lived as it should be, Christianity is a leaven in society, producing growth and maturity on the human level and opening society to the transcendent dimension of the Kingdom of Christ, in which the new humanity will be fully accomplished.
This spiritual dynamism draws strength from prayer, as today’s Second Reading made clear. And in this celebration we want to pray for Kazakhstan and its inhabitants, so that this vast nation, with all its ethnic, cultural and religious variety, will grow stronger in justice, solidarity and peace. May it progress on the basis in particular of cooperation between Christians and Muslims, committed day by day, side by side, in the effort to fulfil God’s will.
6. Yet prayer must always be accompanied by appropriate works. Following Christ’s example, the Church never separates evangelization from human promotion, and she urges the faithful in every circumstance to work for social renewal and progress.
Dear Brothers and Sisters, may the "Mother Land" of Kazakhstan find in you her loving and concerned children, faithful to the spiritual and cultural heritage received from your forebears and able to adapt this heritage to new demands.
In keeping with the Gospel, distinguish yourself by your humility and integrity, offering your talents for the sake of the common good and showing special concern for the weakest and most disadvantaged. Respect for each one’s rights, even when that person has different personal beliefs, is the foundation of all truly human harmony.
In deep and practical ways, have an attitude of communion among yourselves and towards everyone, drawing inspiration from what the Acts of the Apostles tell us of the first community of believers (Acts 2:44-45; 4:32). At the Eucharistic table, your charity is nourished: bear witness to it in fraternal love and in service to the poor, the sick and the abandoned. Bring people together and work for reconciliation and peace between individuals and groups, nurturing genuine dialogue so that the truth will always emerge.
7. Love the family! Defend and promote it as the basic cell of human society; nurture it as the prime sanctuary of life. Give great care to the preparation of engaged couples and be close to young married couples, so that they will be for their children and the whole community an eloquent testimony of God’s love.
Dear Brothers and Sisters, deeply moved with joy, I want to exhort you and all the believers united with us in the words which I have often repeated as we begin this millennium: Duc in altum!
With affection I embrace you, people of Kazakhstan, and I encourage you to bring to completion all your projects of love and salvation. God will never abandon you. Amen.
[01472-02.01] [Original text: Russian]
● LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
DOPO L’ANGELUS
Conclusa la Celebrazione Eucaristica, il Santo Padre guida la recita dell’Angelus con i fedeli presenti in Piazza della Madre Patria ad Astana.
Questa la traduzione in lingua italiana e inglese delle parole che il Papa pronuncia nell’introdurre la preghiera mariana:
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
Al termine di questa solenne celebrazione, ci disponiamo alla consueta preghiera mariana rivolgendoci con fiducia alla "Madonna del Perpetuo Soccorso". A Lei è intitolata la Cattedrale di Astanà, che si scorge anche da questa Piazza. Lì domani mattina, a Dio piacendo, celebrerò la santa Messa per i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi.
In questo momento voglio anche recarmi in pellegrinaggio spirituale al vostro Santuario mariano nazionale, situato presso Oziornoe. In esso voi, carissimi Fratelli e Sorelle, venerate la Vergine col titolo di "Regina della Pace". Prostrato ai suoi piedi, prego per l'intera Nazione del Kazakhstan: per le sue Autorità e per i cittadini, per le famiglie, i giovani, i bambini e gli anziani, per i sofferenti e per i bisognosi.
A Maria affido tutti: cristiani e non cristiani; credenti e non credenti. Lei, infatti, è Madre di tutti, perché di tutti Cristo, suo Figlio, è il Salvatore. Aiuti Maria tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, a realizzare nella vita d'ogni giorno il comando di Cristo: "Amatevi gli uni gli altri", che è il tema guida di questa mia visita pastorale.
Al perpetuo soccorso della Regina della Pace affido, inoltre, i Paesi limitrofi al Kazakhstan, rivolgendo un particolare saluto ai pellegrini che oggi di là hanno voluto venire a manifestare la loro fede e il loro affetto.
Insieme ci rivolgiamo con fiducia all'Ancella del Signore: "Angelus Domini..."
[01473-01.01] [Testo originale: Russo]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
At the end of this solemn celebration, let us recite together the customary Marian prayer, turning with confidence to Our Lady of Perpetual Help. The Astana Cathedral which can be seen from this Square is dedicated to her; and there tomorrow morning, God willing, I will celebrate Holy Mass for the priests, religious and seminarians.
At this moment, I wish to go on spiritual pilgrimage to your national Marian shrine near Oziornoe where you, dear Brothers and Sisters, venerate the Blessed Virgin under the title of Queen of Peace. Prostrate at her feet, I pray for the entire nation of Kazakhstan: for its leaders and citizens, for the families, the young people, the children and the elderly, for those who are suffering and those in need.
To Mary I entrust all of you: Christians and non-Christians, believers and non-believers. She is the Mother of all, because Christ her Son is the Saviour of all. May Mary help all of you, dear Brothers and Sisters, to accomplish in your daily lives Christ’s command: "Love one another", which is the guiding theme of this pastoral visit of mine.
To the perpetual help of the Queen of peace I also entrust the countries bordering Kazakhstan, and I greet especially the pilgrims who have come today from those lands to demonstrate their faith and affection.
Together let us turn now with confidence to the Handmaid of the Lord: "Angelus Domini..."
[01473-02.01] [Original text: Russian]
DOPO L’ANGELUS
Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa rivolge il suo saluto in diverse lingue ai fedeli e pellegrini presenti:
Traduzione italiana del saluto in kazakho
[Un saluto particolare a tutti i presenti di origine kazakha.
L'Onnipotente vi protegga e vi guidi sui vostri passi per un futuro sempre più prospero.
La Santissima Vergine Maria accolga voi e le vostre famiglie sotto il suo manto.]
Saluto in polacco
Serdecznie pozdrawiam moich Rodaków, którzy uczestniczą w tej liturgii i wszystkich Polaków, którzy żyją w Kazachstanie.
Z wielką radością patrzę na Was i Bogu dziękuję, że dane mi jest być pośród Was. Zawsze żywo interesowałem się Waszym losem. Wiele mówił mi o Was niezapomniany ks. Władysław Bukowiński, którego wielokrotnie spotykałem i zawsze podziwiałem za kapłańską wierność i apostolski zapał. Był szczególnie związany z Karagandą, ale opowiadał mi o życiu Was wszystkich.
Pragnę Was zapewnić, że nigdy nie byliście zapomniani w moim sercu. Codziennie w modlitwie zawierzałem Was i cały Kościół w Kazachstanie dobroci Boga. Dziś dziękuję Mu za Was - za to, że nieustannie dawał Wam tę moc Ducha Świętego, dzięki której zachowaliście wiarę ojców mimo różnorakich doświadczeń i prześladowań. I Wam z serca dziękuję za tę wierność Chrystusowi i Kościołowi. Proszę Was, nie ustawajcie w dawaniu takiego świadectwa.
Matce Najświętszej zawierzam Waszą przyszłość. Niech będzie pomyślna i szczęśliwa, budowana w duchu wzajemnej miłości. Niech dobry Bóg obficie Wam błogosławi.
Raz jeszcze serdecznie pozdrawiam biskupa Tomasza Petę, administratora apostolskiego Astany; biskupa Jana Pawła Lengę, ordynariusza Karagandy, biskupa Theophilusa Howańca, administratora apostolskiego Ałmaty; biskupa Wasyl Medwit Kościola greco-katolickiego; księdza Janusza Kaletę, administratora apostolskiego Atyrau. Pozdrawiam przełożonych misji sui iuris i wszystkich obecnych tutaj hierarchów z nunziuszem apostolskim na czele, obecnych dzisclai biskupuv z Rosii, z Bielorusi, z Ukrainy, Litwy i z Połski.
Słowa szczególnego pozdrowienia kieruję do kapłanów diecezjalnych i zakonnych oraz do sióstr zakonnych. Drodzy Bracia i Siostry, Chrystus powierzył waszej trosce ten umiłowany lud, rozproszony na ogromnej przestrzeni Kazachstanu. Wiem jak wiele wysiłku i samozaparcia potrzeba, aby dobrze wypełniać pasterską posługę w tych szczególnych warunkach. Wiem też, z jakim oddaniem i wiernością służycie tutaj waszym braciom. Z serca dziękuję wam za wasz trud i poświęcenie. Niech moc Ducha Świętego stale wam towarzyszy i niech was wspiera w tym wielkim dziele, jakiego tu dokonujecie. Szczęść Boże!
Serdeczną myślą ogarniam również pielgrzymów z Uzbekistanu, Tadżykistanu, Kirgistanu, Turkmenistanu i innych krajów, którzy przybyli na to spotkanie. Wszystkim z serca błogosławię.
[Saluto cordialmente tutti i miei Connazionali, che partecipano alla presente liturgia, e tutti i Polacchi che vivono nel Kazakhstan.
Vi guardo con grande gioia e rendo grazie a Dio perché mi viene dato di essere in mezzo a voi. Ho nutrito sempre un vivo interesse per la vostra sorte. Mi parlava molto di voi l'indimenticabile Don Władysław Bukowiński, che incontrai molte volte e che ho sempre ammirato per la fedeltà sacerdotale e il suo slancio. Fu particolarmente legato con Karagandà, ma mi raccontava della vita di voi tutti.
Vi voglio assicurare che il mio cuore non vi ha mai dimenticati. Nella preghiera ogni giorno affidavo alla bontà di Dio voi e tutta la Chiesa del Kazakhstan. Oggi gli rendo grazie per voi, perché continuamente vi concedeva la potenza dello Spirito Santo, grazie alla quale avete conservato la fede dei vostri padri, nonostante prove e persecuzioni di vario genere. Anche a voi un grazie di cuore per questa fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Vi prego, perseverate nel rendere tale testimonianza.
Alla Madre Santissima affido il vostro futuro. Sia esso propizio e felice, costruito in uno spirito di reciproco amore. Che il Buon Dio vi conceda l'abbondanza della sua benedizione.
Ancora una volta saluto Mons. Tomasz Peta, Amministratore Apostolico di Astanà; Mons. Jan Paweł Lenga, Ordinario di Karagandà; Mons. Theophilus Howaniec, Amministratore Apostolico di Almaty; il Vescovo della Chiesa greco-cattolica Wasyl Medwit e il Reverendo Janusz Kaleta, Amministratore Apostolico di Atyrau. Saluto i Superiori delle Missioni "sui iuris" e tutti i Prelati qui presenti con il Nunzio Apostolico a capo, i Vescovi presenti oggi dalla Russia, dalla Bielorussia, dall’Ucraina, dalla Lituania e dalla Polonia.
Parole di particolare saluto rivolgo ai sacerdoti diocesani, ai religiosi e alle religiose. Cari fratelli e sorelle, Cristo ha affidato alla vostra sollecitudine questo diletto popolo sparso sull'enorme territorio del Kazakhstan. So quanto sforzo e quanta abnegazione sono necessari per compiere bene il ministero pastorale in queste particolari condizioni. So anche con quale dedizione e fedeltà servite qui i vostri fratelli. Di cuore vi ringrazio per la vostra fatica e per il vostro spirito di sacrificio. Vi accompagni costantemente la potenza dello Spirito Santo e vi sostenga in questa grande opera che svolgete qui. Dio vi sia propizio! (Szczęść Boże!)
Con un cordiale pensiero accolgo anche i pellegrini dall'Uzbekistan, dal Tadżykistan, Kirgistan, Turkmenistan e di altri Paesi, venuti per questo incontro. A tutti imparto la mia benedizione.]
Saluto in tedesco
Liebe Schwestern und Brüder deutscher Sprache! Auch euch möchte ich besonders grüßen und freue mich, daß ihr zu dieser festlichen heiligen Messe gekommen seid. Es war schön, gemeinsam zu beten und singen.
In den vergangenen Jahren habt ihr viele Veränderungen erlebt. Manches Schwere wurde euch abverlangt, aber mit Gottes Hilfe und durch eure menschliche Anstrengung ist es euch gelungen, die Lebensverhältnisse in eurem weiten Land zu verbessern. Gern spreche ich euch meine Anerkennung aus für euren Einsatz und Fleiß, der sich ausgezahlt hat. Es tut eurem Land gut, daß ihr ihm treu geblieben seid und eure Kräfte einsetzt, das soziale und politische Leben mitzugestalten. Nun muß es darum gehen, daß ihr als Christen eurer Gesellschaft ein Gesicht zu geben versucht. Was Jesus seinen Jüngern sagte, das gilt auch für euch: "Ihr seid das Salz der Erde. Ihr seid das Licht der Welt" (Mt 5, 13f.).
Die Jungfrau Maria, der Stern der Evangelisation, möge eurer Sendung Maß und Richtung geben und euch auf eurem Weg begleiten. Von Herzen erteile ich euch allen den Apostolischen Segen.
[Care sorelle e cari fratelli di lingua tedesca! Desidero salutare anche voi e rallegrarmi perché siete venuti a questa Santa Messa. È stato bello pregare e cantare insieme.
Negli anni scorsi avete vissuto molti cambiamenti. Avete anche sperimentato momenti difficili, ma con l'aiuto di Dio e mediante i vostri sforzi umani siete riusciti a migliorare i rapporti di convivenza nel vostro vasto Paese. Esprimo volentieri il riconoscimento per il vostro impegno e la vostra sollecitudine. Giova al vostro Paese che gli rimaniate fedeli e vi impegniate nella vita politica e sociale. Voi, in quanto cristiani, dovete cercare di dare un volto alla vostra società. Ciò che Gesù disse ai suoi discepoli vale anche voi: «Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 13 e seg.).
Che la Vergine Maria, Stella dell'Evangelizzazione, possa orientare la vostra missione e accompagnarvi lungo il cammino. Di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica.]
Traduzione italiana del saluto in russo
[Saluto di tutto cuore i fratelli e le sorelle della Chiesa ortodossa!
Vi ringrazio per la vostra presenza e per la preghiera comune.
Sia lodato Gesù Cristo!]
[01473-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]
● INCONTRO CON GLI ORDINARI DELL’ASIA CENTRALE NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA AD ASTANA
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Alle ore 14, Giovanni Paolo II si reca nella Nunziatura Apostolica di Astana dove ha luogo l’incontro e successivamente il pranzo con gli Ordinari dell’Asia Centrale e con i Cardinali e Vescovi del Seguito Papale.
Pubblichiamo di seguito la traduzione in lingua italiana ed inglese del testo in lingua russa del discorso del Santo Padre agli Ordinari dell’Asia Centrale:
TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA
Carissimi Vescovi, Amministratori Apostolici e Superiori
delle Missioni sui iuris dell'Asia Centrale!
1. Con profonda gioia vi incontro nuovamente, dopo la solenne celebrazione eucaristica di questa mattina nella grande Piazza della Madre Patria. Con affetto saluto ognuno di voi e vi ringrazio per lo zelo e il sacrificio con cui state contribuendo alla rinascita della Chiesa in queste vaste regioni, poste al confine tra due continenti.
La Chiesa cattolica è qui solo una pianticella, ma ricca di speranza per la fiducia che nutre nella potenza della grazia divina. I lunghi anni della dittatura comunista, durante i quali tanti credenti furono deportati nei gulag costruiti in queste terre, hanno seminato sofferenze e lutti. Quanti sacerdoti, religiosi e laici hanno pagato con sofferenze inaudite e anche col sacrificio della vita la loro fedeltà a Cristo! Il Signore ha ascoltato la preghiera di questi martiri, il cui sangue ha irrorato le zolle della vostra Terra. Ancora una volta "il sangue dei martiri è stato seme di cristiani" (cfr Tertulliano, Apol. 50,13). Da esso, come virgulti nuovi, sono germinate le vostre Comunità cristiane, che ora guardano con fiducia verso l'avvenire.
Cristo, il Buon Pastore, ripete a voi e al popolo affidato alle vostre cure pastorali : "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno" (Lc 12,32). Ed ancora, a voi come a Pietro, dice: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca!" (Lc, 5,4). È la pesca dell'evangelizzazione, alla quale siamo tutti chiamati. Anche a noi, come agli Apostoli dopo la sua risurrezione, Egli comanda: "Andate dunque e ammaestrate tutte la nazioni" (Mt 28,19).
2. Le vicende della piccola Comunità cristiana dell'Asia centrale sopravvissuta al comunismo e l'attuale sua situazione fortemente minoritaria fanno pensare alla parabola evangelica del lievito che fermenta la massa (cfr Mt 13,33). Il lievito sembra poca cosa, ma ha la forza di trasformare il tutto. Questa è la convinzione che deve animare anche la vostra azione pastorale e sostenere il difficile ed esaltante compito della plantatio Ecclesiae in questi territori, nuovamente aperti al Vangelo. Obiettivi pastorali prioritari della vostra missione apostolica siano diffondere con ogni impegno l'annuncio evangelico e proseguire senza sosta nel consolidamento dell'organizzazione ecclesiale.
La recente erezione delle Amministrazioni Apostoliche e delle Missioni sui iuris, con cui la Chiesa ha acquistato visibilità e consistenza, costituisce l'inizio di una promettente stagione di evangelizzazione. Desidero, pertanto, esprimere gratitudine e ammirazione per il vostro sforzo, cari Ordinari. Ringrazio altresì i sacerdoti, i religiosi e le religiose, che hanno lasciato la loro Patria per rendersi disponibili al compito missionario in queste terre, con spirito di autentica solidarietà ecclesiale. Formulo voti che il generoso impegno ecclesiale di tutti sia confortato dalla maturazione di un'abbondante messe di bene. Né vi abbandoni, carissimi, la consapevolezza di essere un segno dell'amore di Dio tra queste popolazioni, ricche di secolari tradizioni culturali e religiose.
3. "Amatevi gli uni gli altri" è il tema di questa mia visita pastorale. Rivolgo a voi oggi, nel nome del nostro comune Maestro e Signore, questo invito: "Amatevi gli uni gli altri". Sia vostra cura conservare sempre tra voi quell'unità che Cristo ci ha lasciato come suo testamento (cfr Gv 17,21.23).
Come ai primordi dell'annuncio del Vangelo, la Chiesa farà breccia nei cuori degli uomini se apparirà quale casa accogliente in cui si vive la comunione fraterna. Siate in primo luogo uniti tra voi, cari Pastori di queste Chiese. Anche se non costituite ancora una Conferenza Episcopale in senso pieno, cercate di realizzare con ogni mezzo forme di efficace collaborazione, così da valorizzare al meglio ogni risorsa pastorale.
In tale preziosa opera vi sostiene la solidarietà della Chiesa universale. Vi è accanto con affetto il Successore di Pietro, che oggi vi abbraccia con commozione. Anche se geograficamente distanti, voi siete nel cuore del Papa, che apprezza il vostro faticoso lavoro apostolico.
4. Da dieci anni il Kazakhstan ha conquistato la sospirata indipendenza. Ma come non tener conto del clima di affievolimento dei valori che il passato regime ha lasciato? Il lungo inverno della dominazione comunista, con la sua pretesa di sradicare Dio dal cuore dell'uomo, ha spesso mortificato i contenuti spirituali delle culture di questi popoli. Si registra così una povertà di ideali che rende particolarmente vulnerabile la gente di fronte ai miti del consumismo e dell'edonismo importati dall'Occidente. Si tratta di sfide sociali e spirituali, che richiedono un coraggioso slancio missionario.
Come ricordava il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, la Chiesa chiamata ad evangelizzare "comincia con l'evangelizzare se stessa". Comunità di speranza vissuta e partecipata, essa "ha bisogno di ascoltare di continuo... le ragioni della sua speranza". La Chiesa ha bisogno di essere sempre evangelizzata, "se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo...". E ancora, c'è bisogno di una "Chiesa che si evangelizza mediante una conversione e un rinnovamento costanti, per evangelizzare il mondo con credibilità" (Evangelii nuntiandi, 15).
L'azione missionaria deve essere preceduta ed accompagnata da un'incisiva opera di formazione, da una forte esperienza di preghiera, da comportamenti improntati alla fraternità ed al servizio. Grandi sono gli sforzi apostolici che dovete dispiegare per evangelizzare i vari ambienti in cui si esprimono le tradizioni locali, con attenzione particolare per il mondo universitario e i mezzi della comunicazione sociale. Abbiate fiducia in Cristo! La sua presenza vi rassicuri. Vi infonda fortezza e slancio la sua promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20).
5. Per portare a compimento la missione che Egli vi affida, curate la formazione dei candidati al sacerdozio ed alla vita religiosa. Dedicatevi con amore ai sacerdoti, vostri principali cooperatori, aiutandoli e seguendoli con cuore paterno.
A tale proposito, desidero esprimere il mio vivo compiacimento per la realizzazione del Seminario di Karagandà, importante promessa per il futuro. Unico seminario per tutta l'Asia Centrale, esso costituisce un segno di efficace collaborazione tra le vostre Chiese. Ponete in atto ogni sforzo perché tra le sue mura sia offerta ai candidati al sacerdozio una seria formazione umana e spirituale, insieme a una solida preparazione teologica e pastorale. Auspico di cuore che possiate contare su buoni formatori, esperti docenti ed esemplari testimoni del Vangelo.
6. Uno spazio speciale riservate alla formazione ed all'apostolato dei laici, accogliendo con illuminato discernimento e larghezza di cuore, accanto alle Associazioni più antiche, quel dono dello Spirito alla Chiesa del post-Concilio che è rappresentato dai Movimenti ecclesiali e dalle nuove Comunità.
La loro presenza, il loro spirito d'iniziativa e gli specifici carismi di cui sono portatori, rappresentano una ricchezza da valorizzare. Con saggezza pastorale, l'Ordinario deve orientare e guidare la loro attività, invitandoli a coadiuvare le Comunità ecclesiali nel rispetto delle strutture esistenti e del loro ordinato funzionamento. A loro volta, i membri dei Movimenti e delle Associazioni, con apertura di spirito e docile disponibilità, rinnovino l'impegno a lavorare in sintonia con i Pastori di queste giovani Chiese. La loro fatica al servizio della nuova evangelizzazione diventerà così testimonianza di quell'amore reciproco che scaturisce dalla fedele adesione all'unico e medesimo Signore.
7. Carissimi Fratelli, desidero infine incoraggiarvi a promuovere il dialogo ecumenico. La vostra azione pastorale si svolge a stretto contatto con i fratelli della Chiesa ortodossa, che condividono la stessa fede in Cristo e la ricchezza di larga parte di una medesima tradizione ecclesiale. I reciproci rapporti siano improntati a cordialità e rispetto, nel ricordo della parola del Signore: "Amatevi gli uni gli altri". All'alba del nuovo millennio, nutriamo più viva la speranza che, se non pienamente uniti, i discepoli di Cristo possano essere almeno più vicini, anche in virtù dell'esperienza fatta nel corso del Grande Giubileo del 2000.
Rispetto e dialogo nutrite, poi, nei confronti della comunità musulmana, verso gli appartenenti ad altre religioni e per chi si professa non credente. Che tutti possano apprezzare il dono della vostra fede vissuta nella carità e aprire il cuore alle dimensioni più alte della vita.
Affido questa vostra missione pastorale a Maria, Stella dell'evangelizzazione e Regina della pace. Nella Cattedrale di Astanà voi La venerate come Madre del Perpetuo Soccorso. Nelle sue mani materne depongo il vostro diuturno lavoro, le vostre attese e i vostri progetti, perché vi guidi e vi sostenga in ogni passo.
Con questi sentimenti di cuore imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica, propiziatrice di ardore apostolico e di grazie per voi e per quanti sono affidati alle vostre cure pastorali.
[01474-01.02] [Testo originale: Russo]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Dear Brother Bishops, Apostolic Administrators and Superiors
of the Missions sui iuris of Central Asia,
1. It is with deep joy that I meet you again, following this morning’s solemn Eucharistic celebration in the great Square of the Motherland. I greet each one of you with affection and I thank you for your zeal and sacrifice in contributing to the rebirth of the Church in these vast regions, situated on the border between two continents.
Here, the Catholic Church is only a little plant, but she is full of hope because of her trust in the power of divine grace. The long years of the Communist dictatorship, during which so many of the faithful were deported to the gulags set up in these lands, caused much suffering and bereavement. How many priests, religious and laity paid for their faithfulness to Christ with unimaginable suffering, and even the sacrifice of their lives! The Lord has heard the cry of these martyrs, whose blood has drenched the soil of your land. Yet again "the blood of martyrs has been the seed of Christians" (cf. Tertullian, Apologeticum, 50, 13). From this blood your Christian communities have sprung up like seedlings, and now they look to the future with confidence.
Christ, the Good Shepherd, reminds you and the people entrusted to your pastoral care: "Fear not, little flock, for it is your Father’s good pleasure to give you the kingdom" (Lk 12:32). And again, just as he said to Peter, he says to you: "Put out into the deep and let down your nets for a catch" (Lk 5:4). He is talking about the catch of evangelization, to which we are all called. He commands us, just as he commanded the Apostles after his resurrection: "Go therefore and make disciples of all nations" (Mt 28:19).
2. The experiences of the small Christian communities of Central Asia after communism and its present strongly minority situation call to mind the Gospel parable of the leaven which causes the dough to rise (cf. Mt 13:33). The leaven seems insignificant, but it has the power to transform the whole loaf. This is the conviction which ought to underlie your pastoral activity and sustain the difficult and noble task of the plantatio Ecclesiae in these territories, newly open to the Gospel. The priority pastoral aims of your apostolic mission should be the spreading, with all your energies, of the Gospel proclamation and the continuing consolidation of the Church’s organization.
The recent establishment of the Apostolic Administrations and the Missions sui iuris, by means of which the Church has gained a visible and solid structure, heralds the beginning of a promising time of evangelization. I therefore wish to express my gratitude and admiration for your efforts, dear Ordinaries. I also thank the priests and religious men and women who have left their native countries to offer themselves for the missionary task in these lands, in a spirit of genuine ecclesial solidarity. My hope is that the generous commitment of all will be rewarded by an abundant harvest of good. May you never lose sight of being a sign of God’s love among these peoples, who are rich in their centuries-old cultural and religious traditions.
3. "Love one another" is the theme of my pastoral visit. In the name of our common Master and Lord, I address this invitation to you today: "Love one another". May it be your concern always to preserve among yourselves the unity that Christ left us as his testament (cf. Jn 17:21, 23).
Just as when the Gospel first began to be preached, the Church will enter people’s hearts if she is seen as a welcoming home, marked by fraternal communion. In the first place, be united among yourselves, dear Pastors of these Churches. Although you are not yet an Episcopal Conference in the full sense, try to develop forms of effective collaboration with every means, in order to make the best possible use of pastoral resources.
In this precious work the universal Church is supporting you with her solidarity. The Successor of Peter, who embraces you today with emotion, accompanies you with affection. Although you are geographically far away, you are in the heart of the Pope who appreciates your untiring apostolate.
4. It is ten years since Kazakhstan obtained the independence it had longed for. But the climate of a weakening of values which it inherited from the previous regime still needs attention. The long winter of communist domination, with its claim to eradicate God from the human heart, often reduced the spiritual content of these peoples’ cultures. For this reason there is a scarcity of ideals which makes people particularly vulnerable to the myths of consumerism and hedonism imported from the West. These are social and spiritual challenges which call for a courageous missionary impulse.
As my venerable Predecessor, the Servant of God Paul VI, used to say, the Church called to evangelize "begins by evangelizing herself". As a community of hope which is lived and shared, she "needs to listen unceasingly ... to her reasons for hoping". The Church needs to be continually evangelized "if she wishes to retain freshness, vigour and strength in order to proclaim the Gospel..." In addition, there is need for a "Church which is evangelized by constant conversion and renewal, in order to evangelize the world with credibility" (Evangelii Nuntiandi, 15).
Missionary activity must be prepared and accompanied by a well-focused work of formation, by a solid experience of prayer, by actions marked by fraternity and service. Great apostolic efforts are required in order to evangelize the different settings with their local traditions, giving particular attention to the university world and the means of social communication. Have confidence in Christ! May his presence reassure you. May his promise fill you with strength and enthusiasm: "I am with you always, to the close of the age" (Mt 28:20)
5. In order to fulfil the mission which he entrusts to you, pay close attention to the formation of candidates to the priesthood and religious life. Dedicate yourselves with love to the priests, who are your principal collaborators, by helping them and being close to them with a fatherly heart.
In this regard, I wish to express my great pleasure at the completion of the Seminary at Karaganda, which offers much promise for the future. As the seminary for all of Central Asia, it is a sign of effective cooperation between your Churches. Make every effort to ensure that within its walls a solid human and spiritual formation, as well as a serious theological and pastoral training, is given to candidates to the priesthood. I express the heartfelt hope that you will be able to count on good formators who are expert teachers and exemplary witnesses to the Gospel.
6. Give special attention to the training and apostolate of the laity, and welcome with discernment and openness of heart both the older Associations and that gift of the Spirit to the Church in the post-Conciliar period which are the ecclesial Movements and new Communities.
Their presence, spirit of initiative and specific charisms are a source of wealth to be valued. The Ordinary should direct and guide their activity with pastoral wisdom, inviting them to assist the ecclesial communities while respecting existing structures and their established operation. In turn, members of Movements and Associations should, with openness of spirit and docile readiness, renew their commitment to work in harmony with the Pastors of these young Churches. Their efforts in serving the new evangelization will thus become a sign of the love which flows from faithful commitment to the one Lord of all.
7. Dear Brothers, I wish to end by encouraging you to promote ecumenical dialogue. Your pastoral activity is carried out in close contact with the members of the Orthodox Church, who share the same faith in Christ and the richness of a large part of the same ecclesial tradition. May your mutual relations be characterized by warmth and respect, in fidelity to the Lord’s words: "Love one another". At the dawn of the new millennium, let us harbour the hope that Christ’s disciples, even if not fully united, will be at least closer to one another, also as a result of the experience of the Great Jubilee of the Year 2000.
Respect and dialogue should also be fostered in relation to the Muslim community, with those who belong to other religions and with those who profess themselves to be non-believers. May everyone be able to appreciate the gift of your faith lived in charity and may they open their hearts to the most profound dimensions of life.
I entrust your pastoral mission to Mary, Star of Evangelization and Queen of Peace. In the Cathedral of Astana you venerate her as the Mother of Perpetual Help. Into her maternal hands I place your endless work, your expectations and your plans; may she guide and sustain you every step of the way.
With these sentiments, I cordially impart to you my special Apostolic Blessing, as a pledge of apostolic zeal and graces for you and for those entrusted to your pastoral care.
[01474-02.01] [Original text: Russian]