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COMUNICATO: VATICANO E SHOAH - LE CHIARIFICAZIONI DELLA SANTA SEDE, 07.08.2001


COMUNICATO: VATICANO E SHOAH - LE CHIARIFICAZIONI DELLA SANTA SEDE

In merito alle polemiche sollevate da alcuni membri del Gruppo di studio ebraico-cristiano sulle vicende riguardanti la Santa Sede e la persecuzione nazista degli ebrei negli anni della seconda Guerra Mondiale, padre Peter Gumpel, S.I., è stato autorevolmente incaricato dalla Santa Sede di precisare quanto segue:

Negli ultimi giorni si è di nuovo scatenato un violento attacco contro la Chiesa Cattolica. L’occasione per questa campagna diffamatoria è stata fornita dalla decisione del gruppo di studio ebraico-cattolico di sospendere la sua attività.

Questo gruppo di studio misto fu istituito nel 1999 con il preciso incarico di esaminare i 12 volumi dell'opera «Actes et documents du Saint Siège relatifs à la seconde Guerre Mondiale» in cui sono raccolti tutti i documenti di archivio della Santa Sede durante la seconda Guerra Mondiale.

Di per sé questa iniziativa era lodevole e favorevole all'approfondimento della verità storica riguardante le attività del Sommo Pontefice Pio XII durante la seconda Guerra Mondiale, con speciale riferimento alla Sua opera di assistenza agli ebrei perseguitati. Chiunque abbia letto questa opera può rendersi conto di come il Sommo Pontefice fece ogni possibile sforzo per salvare quante più vite possibili, senza distinzione alcuna.

Purtroppo questo aspetto non è stato sufficientemente vagliato e considerato dal suddetto gruppo. Anzi, sin dall'inizio dei lavori alcuni - non tutti - i membri di parte ebraica del gruppo hanno pubblicamente diffuso il sospetto che la Santa Sede tendesse a nascondere documenti che a loro giudizio sarebbero stati compromettenti. In seguito queste persone hanno ripetutamente dato origine a fughe di notizie distorte e tendenziose, comunicandole alla stampa internazionale.

La Santa Sede, pur consapevole di questo comportamento palesemente scorretto, ha continuato ad alimentare la discussione, pur avendo la possibilità e il diritto di ritirare la propria partecipazione a questo gruppo. Infatti, nel corso di una discussione accademica, il minimo che ci si deve aspettare dai partecipanti è un atteggiamento di mutuo rispetto e fiducia reciproca circa l'onestà dei partecipanti.

Nonostante la piena disponibilità della Santa Sede a continuare il lavoro di ricerca storica, abbiamo dovuto constatare che non tutti i componenti del gruppo - o forse neanche uno - hanno letto tutti e 12 i volumi che dovevano essere esaminati.

Ogni membro del gruppo ha esaminato due volumi e per ognuno di essi avrebbe dovuto stendere un rapporto. Alla fine di questo lavoro preliminare la disparità dei giudizi era tale che Eugene Fisher, coordinatore del gruppo, ha dichiarato "Erano così diversi nella forma e nella sostanza che un rapporto sintetico comune sarebbe stato difficilissimo da redigere".

A questo punto il gruppo decise di formulare e di trasmettere alla Santa Sede un elenco di 47 domande. Il gruppo chiedeva inoltre la possibilità di esaminare tutti i documenti conservati nell'Archivio Vaticano e non ancora pubblicati.

Nell’ottobre del 2000 il gruppo di studio venne a Roma ed ebbe incontri con il cardinale Edward I. Cassidy, il cardinale Pio Laghi, Mons. Jorge María Mejía - ora cardinale - e con il sottoscritto in qualità di esperto designato dal cardinale Cassidy. Scopo dell'incontro era quello di avere risposte alle domande poste e chiarire le vicende storiche.

In data 24 ottobre 2000 ho incontrato il suddetto gruppo, dopo aver preparato 47 dossier per rispondere in maniera specifica e dettagliata ad ogni singola domanda a me trasmessa 15 giorni prima.

Con vivo disappunto ho potuto constatare che la lettura dei volumi in questione era stata fatta in maniera approssimativa, con interpretazioni di date e fatti che in alcuni punti venivano completamente capovolti. Di fronte alle mie spiegazioni e alla documentazione acclusa i membri del gruppo non ebbero nulla da eccepire. Alla fine dell'incontro, durante il quale avevamo potuto trattare solo 12 delle 47 questioni, dichiarai la mia piena disponibilità nel continuare la discussione.

Purtroppo questa proposta non fu accettata anche perché in seguito ad una nuova grave fuga di notizie cui era responsabile un membro ebreo del gruppo, il tempo a disposizione fu utilizzato per cercare di sanare questioni di crisi interna. In seguito a questa situazione fu cancellata anche una consultazione di due membri del gruppo con lo storico Padre Pierre Blet.

È sconcertante quindi che nei mesi seguenti alcuni membri ebrei del gruppo di studio abbiano sistematicamente affermato di non avere mai ricevuto risposta alle loro domande. Inoltre, fino ad oggi il gruppo non ha mai presentato un Rapporto Definitivo sui lavori e quindi sono venuti meno all'incarico loro affidato.

Hanno invece deciso di sospendere i lavori adducendo come motivo che non è stato loro permesso l'accesso illimitato agli Archivi Vaticani.

A tale proposito, si osserva che l’Archivista della Santa Sede, Cardinale Jorge María Mejía, aveva dettagliatamente spiegato a questo gruppo l'impossibilità tecnica di visionare i documenti successivi al 1922, dato che si tratta di un materiale ingentissimo (oltre tre milioni di fogli) e che questo non è stato ancora catalogato. Ogni studioso sa naturalmente che nessun archivio può essere consultato se i documenti non sono catalogati e classificati.

In questi recenti attacchi alla Santa Sede è stato affermato che il Vaticano non intende aprire gli Archivi. Tale notizia è clamorosamente falsa perché - come fu chiaramente detto ai membri del gruppo di studio - appena possibile, non solo a loro, ma a tutti gli studiosi sarà messo a disposizione l'intero materiale riferito al pontificato di Pio XII.

La Santa Sede non sta imponendo nessun tipo di restrizione, come invece è stato fatto fino ad oggi da altri archivi come quello statunitense, inglese ed altri. A questo proposito posso attestare che alcuni miei collaboratori, storici di fama, hanno consultato gli archivi menzionati constatando che proprio quei documenti che avevamo richiesto erano stati rimossi o erano sotto embargo. Tale circostanza è stata confermata a viva voce da un membro del gruppo di studio durante l'incontro avuto a Roma. Lo studioso ha raccontato a tutti la propria personale esperienza nel lavoro di ricerca negli archivi statunitensi.

A questo punto è evidente che le notizie tendenziosamente diffuse in questi giorni sono prive di fondamento ed hanno una chiara finalità propagandistica a danno della Santa Sede. L'iniziativa che era intesa per migliorare i rapporti tra la Chiesa cattolica e la comunità ebraica è quindi fallita per diretta responsabilità di coloro che contravvenendo alle più elementari norme accademiche ed umane si sono resi colpevoli di comportamenti irresponsabili.

[01288-01.02] [Testo originale: Italiano]