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VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II IN UCRAINA (23-27 GIUGNO 2001) - (VI), 25.06.2001


Questa mattina alle ore 10 il Santo Padre presiede, nell’aeroporto di Chayka a Kyiv, la Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo, celebrata secondo il Rito bizantino-ucraino dal Card. Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini e dai Vescovi greco-cattolici dell’Ucraina.

Pubblichiamo di seguito la traduzione in italiano e inglese dell’omelia che Giovanni Paolo II pronuncia in lingua ucraina nel corso della Divina Liturgia:

  TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

1. "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,21).

Il testo del Vangelo di San Giovanni, appena proclamato, ci riporta con la mente ed il cuore al Cenacolo, il luogo dell'Ultima Cena, dove Gesù prima della sua Passione prega il Padre per gli Apostoli. A loro ha appena affidato la Santa Eucarestia e li ha costituiti ministri della Nuova Alleanza, continuatori della sua missione per la salvezza del mondo.

Nelle parole del Salvatore emerge lo struggente desiderio di riscattare l'umanità dallo spirito e dalle logiche del mondo. Nello stesso tempo, emerge la convinzione che la salvezza passa attraverso quell'essere "una sola cosa", che, sul modello della vita trinitaria, deve caratterizzare l'esperienza quotidiana e le scelte di tutti i suoi discepoli.

2. "Ut unum sint! - Perché tutti siano una sola cosa!" (Gv 17,21). Il Cenacolo è il luogo dell'unità che nasce dall'amore. E' il luogo della missione: "... affinché il mondo creda!" (ibid.). Non si dà autentica evangelizzazione senza la piena comunione fraterna.

Perciò, la sera del primo giorno dopo il sabato, manifestandosi nel Cenacolo ai suoi discepoli, il Risorto riconferma lo stretto legame tra missione e comunione, dicendo loro: "Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi" (Gv 20, 21) e aggiunge: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23).

E sempre nel Cenacolo, il giorno della Pentecoste, gli Apostoli riuniti con Maria, la Madre di Gesù, ricevono lo Spirito Santo, che si manifesta "come un rombo potente che viene dal cielo e riempie tutta la casa dove si trovavano, mentre lingue come di fuoco... si dividevano e si posavano su ciascuno di loro" (At 2,3). Dal dono di Cristo risorto nasce l'umanità nuova, la Chiesa, nella quale la comunione vince le divisioni e la dispersione, generate dallo spirito del mondo e simboleggiate dal racconto biblico della Torre di Babele: "ciascuno li sentiva parlare la propria lingua" (At 2,6). Divenuti una cosa sola ad opera del Paraclito, i discepoli diventano strumenti di dialogo e di pace ed avviano la loro missione di evangelizzazione dei popoli.

3. "Perché tutti siano una cosa sola". Questo è il mistero della Chiesa voluta da Cristo. L'unità fondata sulla Verità rivelata e sull'Amore non annulla l'uomo, la sua cultura e la sua storia, ma lo inserisce nella comunione trinitaria, dove tutto ciò che è autenticamente umano viene arricchito e potenziato.

È, questo, un mistero ben significato anche da questa Liturgia, concelebrata da Vescovi e sacerdoti cattolici di tradizione orientale e di tradizione latina. Nell'umanità nuova, che nasce dal cuore del Padre e che ha per Capo Cristo e vive per il dono dello Spirito, sussiste una pluralità di tradizioni, di riti, di discipline canoniche che, lungi dall'insidiare l'unità del Corpo di Cristo, al contrario la arricchisce dei doni recati da ciascuno. In essa si ripete continuamente il miracolo della Pentecoste: uomini di lingue, tradizioni e culture diverse si sentono uniti nella professione dell'unica fede all'interno dell'unica comunione, che nasce dall'Alto.

Con tali sentimenti, saluto tutti i presenti. Saluto specialmente i Signori Cardinali Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini, e Marian Jaworski, Arcivescovo di Lviv dei Latini, con i Vescovi dei rispettivi riti, i sacerdoti ed i fedeli. Saluto ogni componente della Comunità ecclesiale, che manifesta la sua multiforme ricchezza in modo originale in questa Terra, in cui si incontrano la tradizione orientale e quella occidentale. Questa vostra coesistenza nella carità è chiamata a farsi modello di una unità che vive in seno ad un legittimo pluralismo ed è garantita dal Vescovo di Roma, il Successore di Pietro.

4. Sin dalle origini, in effetti, la vostra Chiesa ha potuto beneficiare di molteplici rapporti culturali e di testimonianze cristiane di diversa provenienza. Secondo la tradizione, ai primordi del cristianesimo lo stesso Apostolo Andrea, visitando i luoghi dove ci troviamo, ne avrebbe testimoniato la santità. Infatti si racconta che, contemplando le scogliere del Dniepr, benedisse la terra di Kiev e disse: "Su questi monti brillerà la gloria di Dio". Egli preannunciava in tal modo la conversione alla fede cristiana del Grande Principe di Kyiv, il santo-battezzatore Volodymyr, ad opera del quale il Dniepr è diventato quasi il "Giordano dell'Ucraina" e la capitale Kyiv una "nuova Gerusalemme", madre del cristianesimo slavo nell'Europa dell'Est.

Quali testimonianze di santità si sono susseguite in questa vostra Terra dal giorno del suo Battesimo! Si stagliano agli inizi i martiri di Kyiv, i principi Boris e Hlib, da voi definiti "portatori di passione", che accettarono il martirio dalle mani del fratello senza prendere le armi contro di lui. Sono essi che hanno disegnato il volto spirituale della Chiesa di Kyiv, dove il martirio in nome dell'amore fraterno, in nome dell'unità dei cristiani, si è rivelato un autentico carisma universale. La storia anche del recente passato ne ha dato ampia conferma.

5. "Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione" (Ef 4,4). Le vicende dei martiri della vostra Chiesa non appaiono forse la realizzazione delle parole dell'apostolo Paolo, che sono state appena proclamate nella lettura dell'Epistola? Egli diceva ai cristiani di Efeso: "Vi esorto dunque io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ef 4,1-3).

Ora, la riconquistata indipendenza ha aperto un periodo nuovo e promettente, che impegna i cittadini, come amava ricordare il Metropolita Andrey Sheptytskyj, a porsi l'obiettivo di "costruire la propria casa", l'Ucraina. Da dieci anni il Paese è uno Stato libero e indipendente. Questo decennio ha mostrato che, nonostante le tentazioni dell'illegalità e della corruzione, le sue radici spirituali sono forti. Il mio cordiale auspicio è che l'Ucraina continui a nutrirsi degli ideali della morale personale, sociale ed ecclesiale, del servizio al bene comune, dell'onestà e del sacrificio, non dimenticando il dono dei dieci Comandamenti. La vivacità della sua fede e la forza di rinascita della sua Chiesa sono sorprendenti: le radici del suo passato sono divenute caparra di speranza per il futuro.

Fratelli e Sorelle carissimi! La forza del Signore che ha sostenuto il vostro Paese è una forza dolce, che va assecondata. Essa opera attraverso la vostra fedeltà e la generosità a rispondere all'invito di Cristo.

In questo momento particolare, desidero rendere omaggio a coloro che vi hanno preceduto nella fede e che, nonostante le grandi prove subite, hanno custodito la Sacra Tradizione. Il loro esempio luminoso vi incoraggi a non temere. Colmi dello Spirito di Cristo, siate solleciti nel costruire il vostro avvenire secondo il suo progetto d'amore.

6. La rievocazione della secolare fedeltà al Vangelo da parte della vostra Terra ci riconduce quest'oggi quasi naturalmente al Cenacolo ed alle parole pronunciate da Cristo alla vigilia della sua Passione.

La Chiesa ritorna costantemente al Cenacolo, dov'è nata e dove ha iniziato la sua missione. La Chiesa ha bisogno di tornare là, dove gli Apostoli, dopo la risurrezione del Signore, furono pieni di Spirito Santo, ricevendo il dono delle lingue per poter annunciare in mezzo ai popoli ed alle nazioni del mondo le grandi opere di Dio (cfr At 2,11).

Oggi vogliamo riandare spiritualmente nel Cenacolo per meglio comprendere le ragioni dell'unità e della missione, che hanno guidato fin qui, sulle rive del Dniepr, i passi di intrepidi araldi del Vangelo, perché tra la moltitudine delle lingue non mancasse quella degli abitanti della Rus'.

"Ut unum sint!". Vogliamo unirci alla preghiera del Signore per l'unità dei suoi discepoli. È un'accorata invocazione per l'unità dei cristiani. E' una preghiera incessante, che si eleva da cuori umili e disponibili a sentire, pensare ed operare generosamente perché possa realizzarsi il desiderio di Cristo. Da questa Terra, santificata dal sangue di intere schiere di martiri, elevo con voi la mia preghiera al Signore perché tutti i cristiani tornino ad essere "una cosa sola", secondo il desiderio di Gesù nel Cenacolo. Possano i cristiani del terzo millennio presentarsi al mondo con un cuore solo ed un'anima sola!

Affido quest'ardente anelito alla Madre di Gesù, che sin dagli inizi prega con la Chiesa e per la Chiesa. Sia Lei, come nel Cenacolo, a sostenerci con la sua intercessione. Ci guidi sulla strada della riconciliazione e dell'unità, perché in ogni parte della terra i cristiani possano finalmente annunciare insieme Cristo e il suo messaggio di salvezza agli uomini ed alle donne del nuovo millennio.

[01077-01.02] [Testo originale: Ucraino]

  TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

1. "As you, Father, are in me, and I in you, so may they be in us, that the world may believe that you have sent me" (cf. Jn 17:21).

The passage from the Gospel of Saint John just proclaimed takes us back in mind and heart to the Upper Room, the place of the Last Supper, where Jesus, before his Passion, prays to the Father for his Apostles. He has just entrusted to them the Holy Eucharist and made them ministers of the New Covenant, with the task now of continuing his mission for the salvation of the world.

In the Saviour’s words there appears the consuming desire to rescue humanity from the spirit and mind-set of the world. At the same time there emerges his conviction that salvation passes through that "being one" which, patterned after the life of the Trinity, must characterize the daily experience and decisions of all his disciples.

2. "Ut unum sint — That they may all be one!" (Jn 17:21). The Upper Room is the place of unity that is born of love. It is the place of mission: "so that the world may believe!" (ibid.). There is no authentic evangelization without full fraternal communion.

For this reason, in the evening of the first day after the Sabbath, showing himself in the Upper Room to his disciples, the Risen Lord reconfirms the close connection between mission and communion as he tells them: "As the Father has sent me, even so I send you" (Jn 20:21), and he adds: "Receive the Holy Spirit. If you forgive the sins of any, they are forgiven; if you retain the sins of any, they are retained" (Jn 20:22-23).

And it is also in the Upper Room, on the day of Pentecost, that the disciples together with Mary, Jesus’ Mother, receive the Holy Spirit, who was manifested in this way: "A sound came from heaven like the rush of a mighty wind, and it filled all the house where they were sitting. And there appeared to them tongues as of fire, distributed and resting on each one of them" (Acts 2:2-3). From the gift of the Risen Christ is born the new humanity, the Church, in which communion overcomes the divisions and dispersion generated by the spirit of the world and symbolized in the biblical account of the Tower of Babel: "each one heard them speaking in his own language" (Acts 2:6). Having been made one by the power of the Paraclete, the disciples become instruments of dialogue and peace, and they set in motion the mission of evangelizing the nations.

3. "That they may all be one". This is the mystery of the Church willed by Christ. Unity founded on revealed Truth and on Love does not nullify man, his culture or his history; rather it makes him part of the communion of the Trinity, in which everything authentically human is enriched and strengthened.

This is a mystery that is well represented also in this Liturgy, concelebrated by Catholic Bishops and priests of the Eastern and Latin traditions. In the new humanity, born from the Father’s heart, and having Christ as its head, and living through the gift of the Spirit, there is a plurality of traditions, rites, canonical disciplines which, far from undermining the unity of the Body of Christ, on the contrary enrich it with the gifts brought by each one. In this, the miracle of Pentecost is continuously repeated: people of different languages, traditions, and cultures feel united in the profession of the one faith within the one communion that is born from on high.

With these sentiments, I greet all here present. I greet especially Cardinal Lubomyr Husar, Major Archbishop of Lviv of the Ukrainians, and Archbishop Marian Jaworski, Metropolitan of Lviv of the Latins, and the Bishops of the respective rites, the priests and the faithful. I greet every representative of the Ecclesial Community which shows forth its array of riches in a unique way in this Land, where the traditions of East and West meet. Your living side by side in charity should become a model of a unity that exists within a legitimate pluralism and has its guarantee in the Bishop of Rome, the Successor of Peter.

4. Since the beginning, in effect, your Church has benefited from different cultural relationships and from a Christian witness coming from various sources. According to tradition, at the dawn of Christianity it was the Apostle Andrew himself who, visiting the places where we are gathered today, spoke of the holiness found here. In fact, it is told that, as he contemplated the cliffs of the Dnieper, he blessed the land of Kyiv and said: "On these mountains will shine the glory of God". Thus he foretold the conversion to the Christian faith of the Great Prince of Kyiv, the holy baptizer Volodymyr, thanks to whom the Dnieper became as it were the "Jordan of the Ukraine", and the capital Kyiv a "new Jerusalem", the mother of Slav Christianity in Eastern Europe.

What testimonies to holiness have followed one upon another in your Land since the day of its Baptism! Standing out at the beginning are the martyrs of Kyiv, Prince Boris and Prince Hlib, whom you call "bearers of passion", who accepted martyrdom at the hand of their brother without taking arms against him. It is they who formed the spiritual features of the Church of Kyiv, where martyrdom in the name of brotherly love, in the name of Christian unity, showed itself to be a truly universal charism. The history of the recent past has also amply confirmed this.

5. "There is one body and one Spirit, just as you were called to the one hope that belongs to your call" (Eph 4:4). Are not the stories of the martyrs of your Church a fulfilment of the words of the Apostle Paul just proclaimed in the reading of the Epistle? He said to the Christians of Ephesus: "I therefore, a prisoner for the Lord, beg you to lead a life worthy of the calling to which you have been called, with all lowliness and meekness, with patience, forbearing one another in love, eager to maintain the unity of the Spirit in the bond of peace" (Eph 4:1-3).

Your re-won independence has opened a new and promising period which commits your country’s citizens, as Metropolitan Andrii Sheptytskyi liked to recall, to the goal of "rebuilding their own home", Ukraine. For ten years your Country has been a free and independent State. These ten years have shown that, despite the temptations linked to crime and corruption, its spiritual roots are strong. My heartfelt hope is that Ukraine will continue to draw strength from the ideals of personal, social and ecclesial morality, of service of the common good, of honesty and sacrifice, not forgetting the gift of the Ten Commandments. The dynamic quality of your country’s faith and its Church’s capacity for rebirth are surprising: the roots of its past have become a pledge of hope for the future.

Dear Brothers and Sisters! The Lord’s power which has sustained your Country is a gentle power, a power which relies on human support. It works through your fidelity and your generosity in responding to Christ’s call.

At this particular moment, I wish to pay homage to those who have gone before you in the faith and who, despite the great trials endured, have preserved the Sacred Tradition. May their shining example encourage you to have no fear. Filled with the Spirit of Christ, be eager to build your future according to his plan of love.

6. As we recall your Land’s centuries-old fidelity to the Gospel, we are brought back today as if by instinct to the Upper Room and to the words spoken by Christ on the eve of his Passion.

The Church constantly returns to the Upper Room, where she was born and where her mission began. The Church needs to return there, where the Apostles, after the Lord’s Resurrection, were filled with the Holy Spirit, receiving the gift of tongues in order to proclaim in the midst of the peoples and nations of the world the great things done by God (cf. Acts 2:11).

Today we wish to return spiritually to the Upper Room in order to understand better the reasons for the unity and mission which have guided this far, on the banks of the Dnieper, the steps of the brave heralds of the Gospel, so that among the multitude of languages there would not be missing that of the inhabitants of Rus’.

"Ut unum sint!". We wish to join in the prayer of the Lord for the unity of his disciples. It is a heartfelt appeal for the unity of Christians. It is an unceasing prayer, which rises from hearts that are humble and ready to feel, think and work generously so that Christ’s desire may be fulfilled. From this Land, sanctified by the blood of whole hosts of martyrs, I raise with you my prayer to the Lord that all Christians may once again be "one", according to the desire of Jesus in the Upper Room. May the Christians of the third millennium present themselves before the world with one heart and one soul!

I entrust this ardent yearning to Jesus’ Mother, who from the beginning has been praying with the Church and for the Church. May she, as in the Upper Room, sustain us through her intercession. May she guide us on the path of reconciliation and unity, so that in every part of the earth Christians will finally be able to proclaim together Christ and his message of salvation to the men and women of the new millennium.

[01077-02.01] [Original text: Ukrainian]

LA PARTENZA DA KYIV E L’ARRIVO A LVIV

Questo pomeriggio, alle ore 16.30, Giovanni Paolo II prende congedo dalla Nunziatura Apostolica di Kyiv e alle 18 parte dall’aeroporto internazionale Boryspil di Kyiv alla volta di Lviv, a bordo di un B 737 dell’Air Ucraina International.

L’arrivo all’aeroporto internazionale Sknilov di Lviv è previsto per le ore 19.15. Quindi il Santo Padre raggiunge il Palazzo Arcivescovile di S. Giorgio.

[01085-01.01]