MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXII GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO (27 SETTEMBRE 2001) ● TESTO IN LINGUA ORIGINALE
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
● TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la XXII Giornata Mondiale del Turismo che si celebrerà il 27 settembre 2001:
● TESTO IN LINGUA ORIGINALE
Messaggio di Sua Santità
Giovanni Paolo II
per la XXII Giornata Mondiale del Turismo
1. In occasione della XXII Giornata Mondiale del Turismo, che ha per tema "Il turismo, uno strumento al servizio della pace e del dialogo fra le civiltà", invio volentieri il mio saluto a tutti coloro che, in vario modo, operano in questo importante ambito sociale. Il turismo interessa, in effetti, sempre più la vita delle persone e delle nazioni. I moderni mezzi di comunicazione facilitano il movimento di milioni di viaggiatori alla ricerca di riposo o di un contatto con la natura o desiderosi di una conoscenza più approfondita della cultura di altri popoli. L'industria turistica, che viene incontro a questi desideri, moltiplica l'offerta di itinerari che danno la possibilità di nuove esperienze. Si può ben dire che praticamente sono cadute le barriere che isolavano i popoli e li rendevano estranei gli uni agli altri.
In sintonia con la decisione delle Nazioni Unite di proclamare l'anno 2001 come "Anno internazionale del dialogo fra le civiltà", il tema scelto dall'Organizzazione Mondiale del Turismo per la Giornata di quest'anno rappresenta un invito a riflettere sul contributo che il turismo può dare al dialogo fra le civiltà. A questo tema io stesso ho dedicato alcuni passaggi del Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest'anno. Si tratta, infatti, di un argomento che merita attenzione, dal momento che nel dialogo fra le culture si incontra "la via necessaria per l'edificazione di un mondo riconciliato, capace di guardare con serenità al proprio futuro" (Messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2001, n. 3).
2. L'industria turistica rivela come è il mondo: sempre più globale e sempre più interdipendente. Lo sviluppo del turismo, particolarmente del turismo culturale, costituisce senza dubbio un beneficio per coloro che lo praticano e per la comunità che accoglie i visitatori e i turisti. Esiste una coscienza generalizzata dell'importanza delle grandi opere d'arte, come segni dell'identità delle civiltà, e si accresce sempre più l'esigenza della loro protezione da parte anche della comunità internazionale. In alcuni luoghi, però, il turismo di massa ha generato una forma di sotto-cultura che avvilisce sia il turista, sia la comunità che l'accoglie: si tende a strumentalizzare a fini commerciali le vestigia di "civiltà primitive" e i "riti di iniziazione ancora viventi" in alcune società tradizionali.
Per le comunità di accoglienza, molte volte il turismo diventa un'opportunità per vendere prodotti cosiddetti "esotici". Sorgono così centri di vacanze sofisticati, lontani da un contatto reale con la cultura del Paese ospitante o caratterizzati da un "esotismo superficiale" ad uso dei curiosi, assetati di nuove sensazioni. Purtroppo questo desiderio sfrenato giunge qualche volta ad aberrazioni umilianti come lo sfruttamento di donne e di bambini per un commercio sessuale senza scrupoli, che costituisce uno scandalo intollerabile. Occorre fare tutto il possibile perché il turismo non diventi in nessun caso una moderna forma di sfruttamento, ma sia occasione per un utile scambio di esperienze e per un proficuo dialogo tra civiltà diverse.
In una umanità globalizzata, il turismo è talora fattore importante di mondializzazione, in grado di provocare cambiamenti radicali e irreversibili nelle culture delle comunità di accoglienza. Sotto la spinta del consumismo può trasformare in beni di consumo la cultura, le cerimonie religiose e le feste etniche, che si impoveriscono sempre più per rispondere ai desideri di un maggior numero di turisti. Per soddisfare queste esigenze si ricorre a una "etnicità ricostruita", il contrario di ciò che dovrebbe essere un vero dialogo fra le civiltà, rispettoso dell'autenticità e della realtà di ciascuno.
3. Non c'è dubbio che, rettamente orientato, il turismo diventa un'opportunità per il dialogo fra le civiltà e le culture e, in definitiva, un prezioso servizio alla pace. La natura stessa del turismo comporta alcune circostanze che dispongono a questo dialogo. Nella pratica del turismo, infatti, diviene possibile un distacco dalla vita quotidiana, dal lavoro, dagli obblighi a cui siamo necessariamente tenuti. In questa situazione l'uomo riesce a "considerare con occhi diversi la propria esistenza e quella degli altri: liberato dalle impellenti occupazioni quotidiane, egli ha modo di riscoprire la propria dimensione contemplativa, riconoscendo le tracce di Dio nella natura e soprattutto negli altri esseri umani" (Angelus del 21 luglio 1996).
Il turismo pone a contatto con altri modi di vivere, altre religioni, altre forme di vedere il mondo e la sua storia. Ciò porta l'uomo a scoprire se stesso e gli altri, come individui e come collettività, immersi nella vasta storia dell'umanità, eredi e solidali di un universo familiare ed estraneo allo stesso tempo. Scaturisce una nuova visione degli altri, che libera dal rischio di rimanere piegati su se stessi.
Viaggiando, il turista scopre altri luoghi, altri paesaggi, nuovi colori, forme diverse, modi diversi di sentire e vivere la natura. Abituato alla propria casa, alla sua città, ai paesaggi di sempre e alle voci familiari, il turista adatta il suo sguardo ad altre immagini, apprende nuove parole, ammira la diversità di un mondo che nessuno può abbracciare completamente. In questo sforzo crescerà, senza dubbio, il suo apprezzamento per tutto ciò che lo circonda e la coscienza che è necessario proteggerlo.
Il viaggiatore, a contatto con le meraviglie del creato, percepisce nel suo cuore la presenza del Creatore ed è portato a esclamare con sentimenti di profonda gratitudine: "Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare" (Sir 42,22).
Invece di chiudersi nella propria cultura, oggi più che mai i popoli sono invitati ad aprirsi agli altri popoli, confrontandosi con modi di pensare e di vivere diversi. Il turismo costituisce un'occasione favorevole per questo dialogo fra le civiltà, perché promuove l'inventario delle ricchezze specifiche che distinguono una civiltà dall'altra; favorisce il richiamo a una memoria viva della storia e delle sue tradizioni sociali, religiose e spirituali e un approfondimento reciproco delle ricchezze nell'umanità.
4. In occasione, pertanto, della Giornata Mondiale del Turismo invito tutti i credenti a riflettere sugli aspetti positivi e negativi del turismo, per testimoniare in modo efficace la propria fede in quest'ambito tanto importante della realtà umana.
Nessuno cada nella tentazione di fare del tempo libero un tempo di "riposo dei valori" (cfr Angelus del 4 luglio 1993). E' al contrario doveroso promuovere un'etica del turismo. In questo contesto, merita attenzione il "Codice etico mondiale per il turismo", che rappresenta la convergenza di un'ampia riflessione compiuta dalle nazioni, da varie associazioni del turismo e dall'Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT). Tale documento costituisce un passo avanti importante per considerare il turismo non soltanto come una delle tante attività economiche, ma come uno strumento privilegiato per lo sviluppo individuale e collettivo. Grazie ad esso, infatti, può essere meglio utilizzato il patrimonio culturale dell'umanità a beneficio soprattutto del dialogo fra le civiltà e della promozione di una pace stabile.
Merita di essere sottolineato che tale Codice etico mondiale prende in considerazione i diversi motivi che spingono gli uomini a percorrere in lungo e in largo il pianeta, con speciale riferimento ai viaggi per motivi religiosi, quali i pellegrinaggi e le visite ai santuari.
5. La reciproca conoscenza fra individui e popoli, grazie a incontri e scambi culturali, aiuta sicuramente la costruzione di una società più solidale e fraterna. Il turismo implica la convivenza temporanea con altre persone, la raccolta d'informazioni sulle condizioni di vita, i problemi e la religione; presuppone la condivisione delle aspirazioni legittime di altri popoli; favorisce le condizioni per il loro riconoscimento pacifico.
Una giusta etica del turismo influisce sul comportamento del turista, lo rende collaboratore solidale, esigente con se stesso e con quanti organizzano il suo viaggio; agente di dialogo fra le civiltà e le culture per costruire una civiltà dell'amore e della pace. Questi contatti facilitano l'insorgere di quelle relazioni di pace fra i popoli che possono scaturire solo da un "turismo solidale", basato sulla partecipazione di tutti. Soltanto la partecipazione da «pari a pari» può far sì che i contatti interculturali siano un'opportunità per la comprensione, la conoscenza reciproca e la distensione fra gli uomini. Per questo vanno incoraggiate tutte le forme di partecipazione efficaci fra le culture. E' necessario garantire agli abitanti delle località turistiche un doveroso coinvolgimento nella pianificazione dell'attività turistica, ben precisando limiti economici, ecologici o culturali.
Sarà ugualmente utile che tutte le strutture del Paese di accoglienza siano protese a realizzare un'attività turistica sempre al servizio delle persone e della comunità.
Il turismo si pone in tal modo al servizio della solidarietà fra tutti gli uomini, dell'incontro fra le civiltà; facilita la comprensione fra individui e nazioni, costituisce un'opportunità per realizzare un futuro di pace.
I cristiani, operatori o utenti del turismo, imprimano sempre all'attività turistica uno spirito evangelico, memori dell'esortazione del Signore: "Quando entrerete in una casa, dite per prima cosa: «Pace a questa casa». Se vi è qualcuno che ama la pace, riceverà la pace che gli avete augurato" (Lc 10,5-6). Siano testimoni di pace e rechino serenità a coloro che incontrano.
Prego il Signore perché questo fondamentale ambito dell'umana attività sia sempre permeato da valori cristiani e diventi mezzo di evangelizzazione. A tal fine invoco la materna protezione di Maria, Madre dell'intera umanità, mentre di cuore invio a quanti operano nell'ambito turistico una speciale Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 9 Giugno 2001
IOANNES PAULUS II
[01033-01.01] [Testo originale: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Message of the Holy Father
Pope John Paul II
for the Twenty-Second World Day of Tourism
1. On the occasion of the Twenty-second World Day of Tourism, which has as its theme "Tourism: A Means of Peace and Dialogue between Civilizations", I warmly greet all those who work in various ways in this important field. Tourism increasingly influences the lives of persons and nations, and the modern means of communication facilitate the movement of millions of travellers in search of rest, contact with nature or deeper knowledge of other peoples’ culture. In responding to these desires, the tourism industry presents an ever greater range of itineraries offering new experiences. It can indeed be said that the barriers which kept peoples apart and made them strangers to each other have practically vanished. In the phenomenon of tourism, therefore, we see that the world is increasingly global and interdependent.
In keeping with the United Nations’ decision to proclaim the year 2001 as the "International Year for Dialogue between Civilizations", the theme chosen by the World Tourism Organization for the World Day this year is an invitation to reflect upon the contribution that tourism can make to dialogue between civilizations. This was a theme which I addressed in this year’s Message for the World Day of Peace, noting that in the dialogue between cultures we find "the obligatory path to the building of a reconciled world, a world able to look with serenity to its own future" (No. 3).
2. The development of tourism, particularly cultural tourism, can undoubtedly benefit both visitors and host communities. Most agree, for instance, that major works of art are important for the insight into civilizations that they provide, and as such they should be more effectively protected by the international community. In some places, however, mass tourism has produced a kind of sub-culture that degrades both the tourists and the host community: it tends to exploit for commercial purposes the traces of "primitive civilizations" and "initiation rites still practiced" in some traditional societies. For the host communities, tourism often becomes an opportunity to sell so-called "exotic" products: hence the phenomenon of sophisticated holiday resorts that are cut off from any real contact with the culture of the host country or that are marked by a "superficial exoticism" offered to the curious who are eager for new sensations. Sadly, this unchecked desire leads at times to humiliating aberrations, such as the exploitation of women and children in an unscrupulous sex trade which is an intolerable scandal. Every possible measure must be taken to ensure that tourism never becomes a latter-day form of exploitation, but is instead a point of fruitful dialogue between different civilizations in which experiences are exchanged in creative ways.
In a globalized world, tourism is at times an important element in a process of internationalization that can produce radical and irreversible changes in the culture of the host communities. Driven by consumerism, the culture, religious ceremonies and ethnic festivals can become consumer goods which are increasingly debased in order to meet the demands of a larger number of tourists. In order to satisfy these demands, host communities resort to a "reconstructed ethnicity" which is the opposite of a genuine dialogue between civilizations in which each respects the authenticity and identity of the other.
3. There is no doubt that, when properly oriented, tourism becomes an opportunity for dialogue between cultures and a valuable service to peace. By its very nature, tourism contains elements which prepare for this dialogue. In practice, tourism enables us to take a break from daily life, work and the obligations which necessarily bind us. Thus man can "consider his own existence and others’ through different eyes: free from his impelling daily concerns, he has an occasion to rediscover his own contemplative dimension and recognize the traces of God in nature and especially in other human beings" (Angelus, July 21, 1996).
Tourism puts us in touch with other ways of living, other religions and other perceptions of the world and its history. This helps people to discover themselves and others, both as individuals and as communities, immersed in the vast history of humanity, heirs to and responsible for a universe that is both familiar and strange. This generates a new vision of others that frees us from the risk of remaining closed in on ourselves.
On their travels, tourists discover other places, other landscapes and different ways of perceiving and experiencing nature. Accustomed to their own home and city, the usual landscapes and familiar voices, tourists see other images, hear new sounds and admire the diversity of a world that no-one can grasp entirely. As they do so, they surely grow in appreciation of all that surrounds them and the sense that it must be protected.
Travellers in touch with the wonders of creation perceive the Creator’s presence in their hearts, and they are led to exclaim with sentiments of deep gratitude: "How delightful are all his works, how dazzling to the eye!" (Sir 42:22).
Instead of shutting themselves away in their own culture, people today are invited more than ever to open themselves to other cultures and to see themselves in the light of other ways of thinking and living. Tourism is a privileged occasion for this dialogue between civilizations because it sets before the traveller the specific riches that distinguish one civilization from another; because it summons the traveller to remember history and the social, religious and spiritual traditions which history has shaped; and because it favors an ever deepening exchange of riches between people.
4. Therefore, on this World Day of Tourism, I invite all believers to reflect on the positive and negative aspects of tourism in order to bear effective witness to their faith in this very important field of human experience.
Let no-one succumb to the temptation of making free time a period of "rest from values" (cf. Angelus, July 4, 1993). On the contrary, an ethic of tourism must be promoted. In this context, the World Ethical Code for Tourism merits attention. It is the fruit of wide-ranging reflection undertaken by various nations and tourism associations, and by the World Tourism Organization. This document is an important step towards ensuring that tourism is seen not just as one among many economic activities, but as a privileged means for the development of individuals and peoples. Through tourism, the cultural heritage of humanity can be placed more effectively at the service of dialogue between civilizations and the promotion of a stable peace. It should be noted too that this World Ethical Code acknowledges the different motives that lead people to travel the length and breadth of the planet, and refers especially to journeys for religious purposes, such as pilgrimages and visits to shrines.
5. The mutual learning which comes through meetings and cultural exchange between individuals and peoples certainly helps to build a more fraternal society based upon greater solidarity. Tourism enables people to live for a time among others and learn about their living conditions, their problems and their religion; it allows travellers peacefully to recognize other peoples’ legitimate aspirations and to share them.
A sound ethic of tourism influences the way tourists behave, fosters in them a spirit of solidarity, encourages them to make demands not only on themselves but also on those who organize their trip, and asks them to be agents of dialogue between cultures in order to build up a civilization of love and peace. These contacts foster the growth of peaceful relations between peoples which requires a "tourism with solidarity" based upon everyone’s participation. Only the sharing of "like with like" can make intercultural contacts an occasion for understanding, mutual learning and détente among people. Therefore, every form of effective sharing between cultures should be encouraged. People living in tourist resorts should be guaranteed a proper involvement in planning tourist activity, so that the economic, ecological and cultural limits are clearly set out. It would also help if all the institutions of host countries aimed at ensuring that the tourist industry is increasingly at the service of persons and the community.
Tourism will thus help to build solidarity among all people and enable civilizations to meet. It will contribute to understanding among individuals and nations, and it will play its part in building a peaceful future.
May Christians, whether as tourists or as workers in the industry, always put the stamp of the Gospel on tourism, mindful of the Lord’s exhortation: "Whatever house you go into, let your first words be, ‘Peace to this house!’. And if a man of peace lives there, your peace will go and rest on him" (Lk 10:5-6). May believers be witnesses to peace and bring serenity to all those they meet.
Praying to the Lord that the experience of travel will always be permeated by Christian values and become a means of evangelization, I entrust all those involved in tourism to the maternal protection of Mary, the Mother of all humanity, and I invoke upon them the abundant blessings of Almighty God.
From the Vatican, June 9, 2001
IOANNES PAULUS II
[01033-02.01] [Original text: Italian]
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
Message du Saint -Père
Jean-Paul II
pour la XXIIe Journée mondiale du Tourisme
1. À l’occasion de la XXIIe Journée mondiale du Tourisme, dont le thème est "Le tourisme, instrument au service de la paix et du dialogue entre les civilisations", j’adresse volontiers mes salutations à tous ceux qui, de diverses manières, œuvrent dans cet important secteur social. En effet, le tourisme concerne toujours plus la vie des personnes et des nations. Les moyens modernes de communication facilitent le mobilité de millions de voyageurs en quête de repos ou d’un contact avec la nature, ou encore désireux de connaître d’une manière plus approfondie la culture d’autres peuples. L’industrie touristique, qui répond à ces aspirations, multiplie les offres de voyages qui ouvrent la possibilité de nouvelles expériences. On peut dire que sont pratiquement tombées les barrières qui isolaient les peuples et qui les rendaient étrangers les uns aux autres.
Conformément à la décision des Nations unies de proclamer l’an 2001 "Année internationale du dialogue entre les civilisations", le thème choisi par l’Organisation mondiale du Tourisme pour la Journée de cette année constitue une invitation à réfléchir sur la contribution que le tourisme peut apporter au dialogue entre les civilisations. J’ai moi-même consacré à ce thème plusieurs passages du Message pour la Journée mondiale de la Paix de cette année. Il s’agit en effet d’un sujet qui mérite une grande attention, car c’est dans le dialogue entre les cultures que se trouve "la voie nécessaire à l’édification d’un monde réconcilié, capable de regarder avec sérénité son propre avenir" (Message pour la Journée mondiale de la paix 2001, n. 3).
2. L’industrie touristique révèle comment est le monde: toujours plus mondialisé et toujours plus interdépendant. Le développement du tourisme, particulièrement du tourisme culturel, est sans aucun doute un bienfait pour ceux qui le pratiquent et pour la communauté qui accueille les visiteurs et les touristes. Il existe une large conscience de l’importance des grandes œuvres d’art comme signes de l’identité des civilisations, et l’on ressent toujours davantage l’exigence de leur protection, notamment de la part de la communauté internationale. Mais en certains lieux, le tourisme de masse a engendré une forme de sous-culture qui avilit à la fois le touriste et la communauté qui l’accueille: on tend à exploiter à des fins commerciales les vestiges de "civilisations primitives" et les "rites d’initiation encore vivants" dans certaines sociétés traditionnelles.
Pour les communautés d’accueil, très souvent le tourisme devient une occasion de vendre des produits dits "exotiques". Surgissent ainsi des centres de vacances sophistiqués, éloignés de tout contact réel avec la culture du pays d’accueil ou caractérisés par un "exotisme superficiel" à l’usage des curieux, avides de nouvelles sensations. Hélas, ce désir effréné va parfois jusqu’à des aberrations humiliantes, comme l’exploitation de femmes et d’enfants pour un commerce sexuel sans scrupule, qui constitue un scandale intolérable. Il faut faire tout ce qui est possible pour que le tourisme ne devienne en aucun cas une forme moderne d’exploitation, mais qu’il soit une occasion d’échange utile d’expériences et de dialogue bénéfique entre civilisations différentes.
Dans une humanité mondialisée, le tourisme est parfois un facteur important de mondialisation, susceptible de provoquer des mutations radicales et irréversibles dans les cultures des communautés d’accueil. Sous la pression de la société de consommation, il peut transformer la culture, les cérémonies religieuses et les fêtes ethniques en biens de consommation, les appauvrissant toujours davantage pour répondre aux désirs d’un plus grand nombre de touristes. Pour satisfaire ces exigences, on a recours à une "ethnicité reconstituée", qui est le contraire de ce que devrait être un vrai dialogue entre les civilisations, respectueux de l’authenticité et des réalités de chacun.
3. Il ne fait aucun doute que, correctement orienté, le tourisme devient une occasion de dialogue entre les civilisations et les cultures, et, en définitive, un service précieux rendu à la paix. La nature même du tourisme comporte certains éléments qui prédisposent à ce dialogue. En fait, la pratique du tourisme permet un détachement par rapport à la vie quotidienne, au travail et aux obligations auxquelles nous sommes nécessairement tenus. Dans ce cas, l’homme parvient à "considérer d’un autre œil son existence et celle des autres : libéré des occupations quotidiennes pressantes, il a la possibilité de redécouvrir sa dimension contemplative, en reconnaissant l’empreinte de Dieu sur la nature et surtout sur les autres êtres humains" (Angelus du 21 juillet 1996).
Le tourisme met en contact avec d’autres modes de vie, d’autres religions, d’autres façons de voir le monde et son histoire. Cela conduit l’homme à se découvrir lui-même et à découvrir les autres comme individus et comme collectivité, immergés dans la vaste histoire de l’humanité, héritiers et solidaires d’un univers à la fois familier et étranger. Il en découle une nouvelle vision des autres, qui libère du risque de demeurer replié sur soi.
En voyageant, le touriste découvre d’autres lieux, d’autres paysages, de nouvelles couleurs, des formes différentes, des façons diverses de percevoir la nature et d’y vivre. Habitué à sa maison, à sa ville, aux paysages de toujours et aux voix familières, le touriste adapte son regard à d’autres images, apprend de nouveaux mots, admire la diversité d’un monde que personne ne peut jamais saisir complètement. Dans cet effort, il appréciera toujours plus ce qui l’entoure, prenant davantage conscience qu’il est nécessaire de le protéger.
Au contact des merveilles de la création, le voyageur perçoit dans son cœur la présence du Créateur et il est conduit à s’exclamer, avec des sentiments de profonde gratitude : "Comme toutes ses œuvres sont attirantes, jusqu’à la plus petite étincelle qu’on peut apercevoir !" (Si 42, 22).
Au lieu de s’enfermer dans leur propre culture, aujourd’hui plus que jamais les peuples sont invités à s’ouvrir à d’autres peuples, en se confrontant à des modes de pensée et de vie différents. Le tourisme constitue une occasion favorable pour ce dialogue entre les civilisations, car il encourage l’inventaire des richesses spécifiques qui distinguent une civilisation d’une autre; il favorise le renvoi à une mémoire vivante de l’histoire et de ses traditions sociales, religieuses et spirituelles, ainsi qu’un approfondissement réciproque des richesses en humanité.
4. C’est pourquoi, à l’occasion de la Journée mondiale du Tourisme, j’invite tous les croyants à réfléchir sur les aspects positifs et négatifs du tourisme, afin de témoigner de manière efficace de leur foi, dans ce domaine si important de la réalité humaine.
Que personne ne cède à la tentation de faire du temps libre un temps de "repos des valeurs" (Angelus du 4 juillet 1993). Il est au contraire nécessaire de promouvoir une éthique du tourisme. Dans ce contexte, le Code éthique mondial pour le tourisme mérite une grande attention. Il est le résultat de la convergence d’une vaste réflexion réalisée par les nations, par diverses associations du tourisme et par l’Organisation mondiale du Tourisme (OMT). Ce document constitue un important pas en avant pour considérer le tourisme non seulement comme une des nombreuses activités économiques, mais comme un instrument privilégié en vue du développement individuel et collectif. Grâce à lui, en effet, le patrimoine culturel de l’humanité peut être mieux utilisé, notamment au bénéfice du dialogue entre les civilisations et de la promotion d’une paix stable.
Il convient de souligner que ce Code éthique mondial prend en considération les différents motifs qui incitent les hommes à parcourir la planète en long et en large, avec une référence spéciale aux voyages pour motifs religieux, tels les pèlerinages et les visites de sanctuaires.
5. La connaissance réciproque entre personnes et entre peuples, grâce à des rencontres et à des échanges culturels, contribue sûrement à l’édification d’une société plus solidaire et plus fraternelle. Le tourisme implique de vivre de façon temporaire avec d’autres personnes, de rassembler des informations sur leurs conditions de vie, sur leurs problèmes et leur religion; il suppose le partage des aspirations légitimes d’autres peuples; il favorise les conditions pour les reconnaître de manière pacifique.
Une juste éthique du tourisme influe sur le comportement du touriste; elle en fait un collaborateur solidaire, exigeant avec lui-même et avec tous ceux qui organisent son voyage; elle en fait un agent de dialogue entre les civilisations et les cultures, pour bâtir une civilisation de l’amour et de la paix. De tels contacts permettent de tisser plus aisément les relations de paix entre les peuples qui ne peuvent naître que d’un "tourisme solidaire", fondé sur la participation de tous. Seule une participation d’"égal à égal" peut faire en sorte que les contacts interculturels soient une chance pour la compréhension, pour la connaissance réciproque et pour des relations détendues entre les hommes. Voilà pourquoi il faut encourager toutes les formes de participation efficaces entre les cultures. Il est nécessaire d’impliquer les habitants des localités touristiques dans la planification de l’activité touristique, en en précisant bien les limites économiques, écologiques ou culturelles.
Il sera également utile que toutes les structures du pays d’accueil tendent à réaliser une activité touristique qui soit toujours au service des personnes et de la communauté.
Le tourisme se place de la sorte au service de la solidarité entre tous les hommes, de la rencontre entre les civilisations; il facilite la compréhension entre personnes et entre nations, et il constitue une occasion pour réaliser un avenir de paix.
Les chrétiens, agents du tourisme ou simples touristes, doivent toujours imprimer à l’activité touristique un esprit évangélique, se souvenant de l’exhortation du Seigneur : "Dans toute maison où vous entrerez, dites d’abord : ‘Paix à cette maison!’. S’il y a là un ami de la paix, votre paix ira reposer sur lui, sinon; elle reviendra sur vous" (Lc 10, 5-6). Ils doivent être des témoins de la paix et apporter la sérénité à ceux qu’ils rencontrent.
Je prie le Seigneur pour que ce domaine fondamental de l’activité humaine soit toujours imprégné de valeurs chrétiennes et devienne un moyen d’évangélisation. À cette fin, j’invoque la protection maternelle de Marie, Mère de l’humanité entière, et de tout cœur j’envoie à tous ceux qui travaillent dans le secteur touristique une particulière Bénédiction apostolique.
Du Vatican, le 9 juin 2001.
IOANNES PAULUS II
[01033-03.01] [Texte original: Italien]
● TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
Botschaft des Heiligen Vaters
Johannes Paulus II
zum XXII. Welttages des Tourismus
1. Aus Anlass des XXII. Welttages des Tourismus, der unter dem Leitwort „Der Tourismus, ein Instrument des Friedens und des Dialogs zwischen den Kulturen" steht, übermittle ich mit Freude meinen Gruß an all jene, die auf verschiedene Weise in diesem wichtigen sozialen Bereich tätig sind. Der Tourismus spielt im Leben der Menschen und der Nationen eine immer wichtigere Rolle. Dank der modernen Transportmittel haben heute Millionen von Menschen, die auf der Suche nach Entspannung oder nach einem Kontakt mit der Natur sind oder die Kultur anderer Völker besser kennen lernen wollen, die Möglichkeit zu reisen. Die Tourismusindustrie, die diesem Wunsch der Menschen entgegenkommt, entwickelt ein immer breiteres Reiseangebot, das immer mehr Möglichkeiten zu neuen Erfahrungen bietet. Mit Recht kann man heute sagen, dass die Barrieren gefallen sind, die einst die Völker trennten und einander fremd machten.
In Übereinstimmung mit dem Beschluss der Vereinten Nationen, das Jahr 2001 zum „Internationalen Jahr des Dialogs zwischen den Kulturen" zu erklären, stellt das von der Welttourismusorganisation für den diesjährigen Welttag gewählte Leitwort eine Einladung dar, über den Beitrag nachzudenken, den der Tourismus zum Dialog zwischen den Kulturen leisten kann. Auch ich habe diesem Thema in der diesjährigen Botschaft zum Weltfriedenstag einige Passagen gewidmet, denn es handelt sich um ein Argument, das unsere besondere Aufmerksamkeit verdient, begegnen wir im Dialog zwischen den Kulturen doch dem „notwendigen Weg für den Aufbau einer versöhnten Welt, die fähig ist, mit Gelassenheit in ihre Zukunft zu blicken" (Weltfriedensbotschaft 2001, Nr. 3).
2. Die Tourismusindustrie führt uns eindrucksvoll vor Augen, wie die Welt heute ist: immer globaler und immer enger miteinander vernetzt. Die Entwicklung des Tourismus, vor allem des kulturellen Tourismus, ist ohne Zweifel ein Gut, sowohl für die Touristen selbst als auch für das Gastland, das die Besucher und Touristen empfängt. Heute besteht ein allgemeines Bewusstsein hinsichtlich der Bedeutung der großen Kunstwerke als Zeichen kultureller Identität und wächst die Forderung nach ihrem Schutz, nicht zuletzt auch von Seiten der internationalen Gemeinschaft. Doch in einigen Ländern hat der Massentourismus zur Bildung einer Subkultur geführt, die sowohl für den Touristen als auch für das Gastland entwürdigend ist. Es besteht die Tendenz, die Spuren „primitiver Kulturen" bzw. „bis heute fortlebende Initiationsriten" einiger traditioneller Gesellschaften zu kommerziellen Zwecken auszunutzen.
Für die Gastländer stellt der Tourismus häufig eine willkommene Gelegenheit dar, sogenannte „exotische" Produkte zu verkaufen. Dadurch sind vielfach mit allem Komfort ausgestattete Ferienzentren entstanden, die keinen realen Kontakt mit der Kultur des Gastlandes ermöglichen bzw. von einer „oberflächlichen Exotik" für Neugierige charakterisiert sind, die nach neuen Emotionen hungern. Bedauerlicherweise artet dieser maßlose Hunger manchmal in entwürdigende menschliche Verhaltensformen aus, wie zum Beispiel die skrupellose sexuelle Ausbeutung von Frauen und Kindern zu kommerziellen Zwecken, welche ein unerträglicher Skandal ist. Wir müssen alles tun, damit der Tourismus nicht zu einer modernen Form der Ausbeutung wird, sondern eine Möglichkeit zu gewinnbringendem Erfahrungsaustausch und fruchtbarem Dialog zwischen den verschiedenen Kulturen bleibt.
In unserer globalisierten Welt bildet der Tourismus einen wichtigen Faktor der Mondialisierung, der radikale und nicht wieder gutzumachende Veränderungen in den Kulturen der Gastländer bewirken kann. Im Sog des Konsumdenkens besteht die Gefahr, dass Kultur, religiöse Feiern und ethnische Feste zu Konsumgütern werden und immer mehr verarmen, nur um den Wünschen einer steigenden Zahl von Touristen zu entsprechen. Um diesen Wünschen zu entsprechen, bedient man sich nicht selten einer „rekonstruierten Volksidentität", die das Gegenteil eines echten Dialogs zwischen den Kulturen ist, bei dem die Authentizität und Realität aller Beteiligten respektiert wird.
3. Es kann kein Zweifel daran bestehen, dass der Tourismus, wenn er richtig verstanden wird, eine Chance für den Dialog zwischen den Völkern und Kulturen ist und somit einen wertvollen Dienst am Frieden leistet. Das Wesen des Tourismus bewirkt nämlich mehrere Umstände, die spontan zu diesem Dialog disponieren. So ermöglicht der Tourismus den Menschen zum Beispiel, vom Alltag, vom Beruf und von den Pflichten, die wir notwendigerweise zu erfüllen haben, Abstand zu gewinnen. In dieser Situation erlangt der Mensch die Fähigkeit, „das eigene Dasein und das der anderen mit anderen Augen zu sehen: Frei von den dringenden Alltagsgeschäften hat er Gelegenheit, die eigene kontemplative Dimension wiederzuentdecken, indem er Gottes Spuren in der Natur und vor allem in den anderen Menschen erkennt" (Angelus vom 21. Juli 1996).
Der Tourismus bringt den Menschen mit anderen Lebensweisen, anderen Religionen, anderen Weltanschauungen und Interpretationen der Menschheitsgeschichte in Kontakt. Dadurch entdeckt er sich selbst und die anderen, als Einzelne und als Gemeinschaft, eingetaucht in die weite Geschichte der Menschheit, als Erben und Geschwister eines familiären und zugleich fremden Universums. So bildet sich eine neue Sicht der anderen und weicht der Mensch der Gefahr einer sterilen Selbstbezogenheit aus.
Bei seinen Reisen entdeckt der Tourist andere Landschaften, neue Farben, andere Formen, andere Weisen, die Natur zu sehen und zu erleben. An sein Heim, seine Stadt, die immergleiche Landschaft und familiäre Stimmen gewohnt, passt der Tourist sein Auge anderen Bildern an, erlernt neue Worte und bewundert die Vielfältigkeit einer Welt, die niemand ganz zu erfassen imstande ist. Bei diesem Bemühen wächst zweifelsohne seine Wertschätzung für alles, was ihn umgibt, und das Bewusstsein, dass es geschützt werden muss.
Im Kontakt mit den Wundern der Schöpfung erfährt der Reisende in seinem Herzen die Gegenwart des Schöpfers und spürt mit einem Gefühl tiefer Dankbarkeit den Drang auszurufen: „Alle seine Werke sind vortrefflich, doch sehen wir nur einen Funken und ein Spiegelbild" (Sir 42,22).
Anstatt sich in der eigenen Kultur einzuschließen, sind die Völker heute mehr denn je gerufen, sich den anderen Völkern zu öffnen und sich mit ihrer Denk- und Lebensweise zu konfrontieren. Der Tourismus bietet eine günstige Gelegenheit zu diesem Dialog zwischen den Kulturen, weil er den Bestand der spezifischen Reichtümer, die eine Kultur von der anderen unterscheidet, fördert, die lebendige Erinnerung an die Geschichte und ihre soziale, religiösen und spirituellen Traditionen festigt sowie zur wechselseitigen Vertiefung der Reichtümer der Menschheit anregt.
4. Deswegen lade ich aus Anlass des Welttages des Tourismus alle Gläubigen ein, über die positiven und negativen Aspekte des Tourismus nachzudenken, damit sie in wirksamer Weise von ihrem Glauben in diesem wichtigen Bereich des menschlichen Zusammenlebens Zeugnis ablegen.
Niemand verfalle der Versuchung, die Freizeit in eine „Ruhepause der Werte" zu verwandeln (vgl. Angelus vom 4. Juli 1993). Im Gegenteil, das Gebot der Stunde lautet heute, eine Ethik des Tourismus zu entwickeln. In diesem Zusammenhang möchte ich auf den „Internationalen Ethikkodex für den Tourismus" hinweisen, in dem ein breiter Fundus von Reflexionen eingeflossen ist, welche von den Nationen, verschiedenen Tourismusverbänden und der Weltorganisation für Tourismus (WTO) angestellt wurden. Dieses Dokument stellt einen wichtigen Schritt nach vorne dar, damit der Tourismus nicht nur als irgendeine wirtschaftliche Tätigkeit, sondern als ein bevorzugtes Instrument der individuellen und gesellschaftlichen Entfaltung betrachtet wird. Dank dieses Dokumentes können heute die Kulturgüter der Menschheit wirksamer in den Dienst des Dialogs zwischen den Kulturen und der Förderung eines stabilen Friedens gestellt werden.
Erwähnenswert ist, dass dieser internationale Ethikkodex auch die verschiedenen Motive in Betracht zieht, welche die Menschen bewegen, die Erde zu durch queren, wobei insbesondere auf Reisen religiösen Charakters wie Pilgerfahrten und Besuche an Wallfahrtsorten hingewiesen wird.
5. Das gegenseitige Kennenlernen von Menschen und Völkern durch Begegnungen und kulturellen Austausch trägt zweifelsohne zum Aufbau einer solidarischeren und brüderlicheren Gesellschaft bei. Der Tourismus bewirkt, dass man zeitweilig mit anderen Personen zusammenlebt und Kenntnisse über ihre Lebensverhältnisse, Probleme und Religion sammelt. Weiter führt er dazu, dass man die berechtigten Ansprüche anderer Völker teilt, und schafft die Voraussetzungen dafür, dass man sie in friedlicher Weise anerkennt.
Eine korrekte Ethik des Tourismus beeinflusst das Verhalten des Touristen und macht ihn zu einem solidarischen Mitarbeiter, der an sich selbst wie auch an die Organisatoren seiner Reise hohe Ansprüche stellt, wodurch er zu einem Träger des Dialogs zwischen den Völkern und den Kulturen zum Aufbau einer Zivilisation der Liebe und des Friedens wird. So gestaltete Kontakte fördern das Zustandekommen von friedvollen Beziehungen zwischen den Völkern, die jedoch nur aus einem „solidarischen Tourismus" entstehen können, der auf der Beteiligung aller gründet. Nur eine „partnerschaftliche Beteiligung" aller Seiten kann bewirken, dass die interkulturellen Kontakte zu einer Chance für gegenseitiges Verständnis, Kennenlernen und die Entspannung zwischen den Menschen werden. Dazu ist notwendig, dass die Bevölkerung der touristischen Zielorte angemessen an der Planung der touristischen Aktivitäten beteiligt wird, wobei ökonomische, ökologische und kulturelle Grenzen genau abgesteckt werden müssen.
Ebenfalls ratsam erscheint es, dass alle Strukturen des Gastlandes an der Durchführung einer Tourismusarbeit orientiert sind, die den Einzelnen und der Allgemeinheit zugute kommt.
Dadurch stellt sich der Tourismus in den Dienst der Solidarität zwischen allen Menschen und der Begegnung zwischen den Kulturen, fördert die Verständigung zwischen den Menschen und den Nationen und bietet die Chance, eine friedvolle Zukunft aufzubauen.
Die Christen, seien sie Beschäftigte oder Kunden der Tourismusindustrie, haben die Pflicht, dem Tourismus stets einen evangelischen Geist einzuprägen, der dem Evangelium entspricht, eingedenk der Worte des Herrn: „Wenn ihr in ein Haus kommt, so sagt als erstes: Friede diesem Haus! Und wenn dort ein Mann des Friedens wohnt, wird der Friede, den ihr ihm wünscht, auf ihm ruhen" (Lk 10,5-6). Sie sollen Zeugen des Friedens sein und allen, denen sie begegnen, Freude bringen.
Ich bitte den Herrn, dass dieser grundlegende Bereich des menschlichen Lebens stets von christlichen Werten durchdrungen sei und zu einem Werkzeug der Evangelisierung werde. Dazu erbitte ich den mütterlichen Schutz der Jungfrau Maria, der Mutter der ganzen Menschheit, und erteile von Herzen allen im Tourismus Tätigen meinen apostolischen Segen.
Aus dem Vatikan, 9. Juni 2001
IOANNES PAULUS II
[01033-05.01] [Originalsprache: Italienisch]
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
Mensaje del Santo Padre
Juan Pablo II
para la XXII Jornada Mundial del Turismo
1. Con ocasión de la XXII Jornada Mundial del Turismo, cuyo lema es "El turismo: instrumento al servicio de la paz y del diálogo entre las civilizaciones", deseo saludar a todos aquellos que, de distintos modos, trabajan en este importante sector de la vida social. El turismo, en efecto, influye cada vez más en la vida de las personas y de las naciones. Los modernos medios de comunicación facilitan el movimiento de millones de viajeros en busca de descanso, de contacto con la naturaleza, o deseosos de conocer más profundamente la cultura de otros pueblos. La industria turística, que trata de satisfacer esos deseos, aumenta la oferta de itinerarios que dan la posibilidad de nuevas experiencias. Bien se puede decir que, prácticamente, se han derrumbado las barreras que aislaban a los pueblos y los hacían extranjeros unos de otros.
En sintonía con la decisión de las Naciones Unidas de proclamar el año 2001 como "Año internacional del diálogo entre las civilizaciones", el tema elegido por la Organización Mundial del Turismo para la Jornada de este año es como una invitación a reflexionar sobre la aportación que puede dar el turismo al diálogo entre las civilizaciones. A este tema he dedicado yo mismo algunos pasajes del Mensaje para la Jornada Mundial de la Paz de este año. Se trata, en efecto, de un argumento que merece atención, ya que en el diálogo entre las culturas se encuentra "el camino necesario para la construcción de un mundo reconciliado, capaz de mirar con serenidad al propio futuro" (Mensaje para la Jornada Mundial de la Paz 2001, n. 3).
2. La industria turística refleja cómo es el mundo: cada vez más global y más interdependiente. El desarrollo del turismo, en particular del turismo cultural, constituye sin lugar a dudas un beneficio para aquellos que lo practican y para la comunidad que acoge a los visitantes y turistas. Existe una conciencia generalizada de la importancia de las grandes obras de arte como signos de la identidad de las civilizaciones, y aumenta cada vez más la exigencia de protegerlas, también por parte de la comunidad internacional. En algunos lugares, sin embargo, el turismo de masa ha producido una forma de subcultura que degrada tanto al turista como a la comunidad que lo acoge: se tiende a instrumentalizar, con fines comerciales, los vestigios de "civilizaciones primitivas" y los "ritos de iniciación que aún perduran" en algunas sociedades tradicionales.
Para las comunidades receptoras, el turismo es muchas veces una oportunidad para vender los productos llamados "exóticos". Surgen así centros de vacaciones sofisticados o caracterizados por un "exotismo superficial", para los curiosos que anhelan nuevas sensaciones. Desafortunadamente, este deseo desenfrenado llega a veces a aberraciones humillantes como la explotación de mujeres y niños en un comercio sexual sin escrúpulos, que constituye un escándalo intolerable. Es preciso hacer todo lo posible para que el turismo no llegue a ser, en ningún caso, una forma moderna de explotación, sino que sea la ocasión de un útil intercambio de experiencias y de un diálogo fructífero entre distintas civilizaciones.
En una humanidad globalizada, el turismo es a veces un factor importante de mundialización, capaz de promover cambios radicales e irreversibles en las culturas de las comunidades receptoras. Bajo el impulso del consumismo, puede transformar en bienes de consumo la cultura, las ceremonias religiosas y las fiestas étnicas, las cuales se empobrecen progresivamente para responder a los deseos de un mayor número de turistas. Para satisfacer tales exigencias, se opta por "reconstruir la dimensión étnica": lo contrario de lo que debería ser un verdadero diálogo entre las civilizaciones, respetuoso de la autenticidad y de la realidad de cada uno.
3. No cabe duda de que, rectamente orientado, el turismo llega a ser una oportunidad para el diálogo entre las civilizaciones y las culturas y, a fin de cuentas, un precioso servicio a la paz. La naturaleza misma del turismo comporta algunas circunstancias que favorecen ese diálogo. En efecto, la práctica del turismo hace posible un distanciamiento de la vida diaria, del trabajo, de las obligaciones a las que estamos necesariamente sometidos. En esta situación, el hombre logra "ver desde otra perspectiva su propia vida y la de los demás: liberado de las ocupaciones diarias urgentes, puede redescubrir su dimensión contemplativa, reconociendo las huellas de Dios en la naturaleza y, sobre todo, en los otros seres humanos" (Angelus del 21 de julio, 1996).
El turismo pone en contacto con otras maneras de vivir, otras religiones, otras formas de ver el mundo y su historia. Eso lleva al hombre a descubrirse a sí mismo y a los demás, como individuos y como colectividad, inmersos en la vasta historia de la humanidad, herederos de un universo, a la vez extraño y familiar, y solidarios con él. Surge así una nueva visión de los demás, que evita el peligro de permanecer replegados sobre sí mismos.
Viajando, el turista descubre otros lugares, otros paisajes, nuevos colores, formas diversas, modos diversos de sentir y de vivir la naturaleza. Acostumbrado a su propia casa, a su ciudad, a los paisajes de siempre y a las voces familiares, el turista adapta su mirada a otras imágenes, aprende nuevas palabras, admira la diversidad de un mundo que nadie puede abarcar completamente. Con este esfuerzo, aumentará en él, sin lugar a dudas, el aprecio por cuanto le rodea, así como la conciencia de que es necesario protegerlo.
El viajero, en contacto con los prodigios de la Creación, percibe en su corazón la presencia del Creador y se siente impulsado a exclamar con sentimientos de profunda gratitud: "¡Qué deseables son todas tus obras! Y eso que lo que vemos es sólo un destello" (Eclo 42,22).
En vez de encerrarse en su propia cultura, los pueblos están llamados, hoy más que nunca, a abrirse a los otros pueblos, confrontándose con modos de pensar y de vivir diversos. El turismo es una ocasión favorable para este diálogo entre las civilizaciones, porque promueve el conocimiento de las riquezas específicas que distinguen a una civilización de otra, favorece una memoria viva de la historia y de sus tradiciones sociales, religiosas y espirituales, y una profundización recíproca de las riquezas en la humanidad.
4. Con ocasión de la Jornada Mundial del Turismo, por tanto, invito a todos los creyentes a que reflexionen sobre los aspectos positivos y negativos del turismo, para que den un testimonio eficaz de la propia fe en este campo tan importante de la realidad humana.
Nadie ceda a la tentación de hacer del tiempo libre un tiempo de "reposo de los valores" (cf. Angelus del 4 de julio, 1993). Por el contrario, es un deber promover una ética del turismo. En este contexto, es digno de atención el "Código ético mundial para el turismo", que representa la convergencia de una amplia reflexión realizada por las naciones, por varias asociaciones del turismo y por la Organización Mundial del Turismo (OMT). Dicho documento es un avance importante para que el turismo sea considerado no sólo como una de las tantas actividades económicas, sino como un instrumento privilegiado para el desarrollo individual y colectivo. En efecto, gracias a él se puede utilizar mejor el patrimonio cultural de la humanidad, en beneficio sobre todo del diálogo entre las civilizaciones y de la promoción de una paz duradera.
Hay que subrayar que dicho Código ético mundial tiene en cuenta los distintos motivos que impulsan a los hombres a recorrer el planeta de arriba a abajo, en especial los viajes por motivos religiosos, como las peregrinaciones y las visitas a los santuarios.
5. El conocimiento mutuo entre los individuos y los pueblos, gracias a encuentros e intercambios culturales, ayuda seguramente a la construcción de una sociedad más solidaria y fraterna. El turismo implica la convivencia temporal con otras personas, información sobre sus condiciones de vida, los problemas y la religión; presupone compartir las aspiraciones legítimas de otros pueblos; favorece las condiciones para su reconocimiento pacífico.
Una justa ética del turismo influye en el comportamiento del turista, hace que sea un colaborador solidario, exigente consigo mismo y con quienes organizan su viaje; artífice de diálogo entre las civilizaciones y las culturas para construir una civilización del amor y de la paz. Estos contactos facilitan esas relaciones de paz entre los pueblos que pueden surgir únicamente de un "turismo solidario", fundado en la participación de todos. Sólo con la participación de «igual a igual» se puede lograr que los contactos interculturales sean una oportunidad para la comprensión, el conocimiento recíproco y la distensión entre los hombres. Por eso se deben estimular todas las formas de participación eficaces entre las culturas. Es necesario garantizar a los habitantes de las localidades turísticas una oportuna participación en la planificación de la actividad turística, precisando bien los límites económicos, ecológicos y culturales.
Será igualmente útil que todas las estructuras del país receptor tiendan a realizar una actividad turística que esté siempre al servicio de las personas y de la comunidad.
De este modo, el turismo se pone al servicio de la solidaridad entre todos los hombres y del encuentro entre las civilizaciones, facilita la comprensión entre individuos y naciones, y constituye una oportunidad para realizar un futuro de paz.
Que los cristianos, operadores o usuarios del turismo, impriman siempre en la actividad turística el sello de un espíritu evangélico, recordando la exhortación del Señor: "Cuando entréis en una casa, decid primero: Paz a esta casa. Si hay allí gente de paz, vuestra paz recaerá sobre ellos" (Lc 10, 5-6). Sean ellos testigos de paz y ofrezcan serenidad a cuantos encuentran.
Ruego al Señor para que este ámbito fundamental de la actividad humana esté siempre impregnado de valores cristianos y se transforme en instrumento de evangelización. Con tal fin, invoco la materna protección de María, Madre de toda la humanidad, y envío de todo corazón a cuantos trabajan en el ámbito turístico una especial Bendición Apostólica.
Vaticano, 9 de junio del 2001
IOANNES PAULUS II
[01033-04.01] [Texto original: Italiano]