UDIENZA AI DOCENTI E STUDENTI DEL PONTIFICIO ISTITUTO "GIOVANNI PAOLO II" PER STUDI SU MATRIMONIO E FAMIGLIA Alle 11.30, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Papa ha ricevuto in Udienza i Docenti e gli Studenti del Pontificio Istituto "Giovanni Paolo II" per Studi su Matrimonio e Famiglia, della Pontificia Università Lateranense, in occasione del ventennale di fondazione dell’Istituto, ed ha loro rivolto il discorso che pubblichiamo di seguito:
● DISCORSO DEL SANTO PADRE
Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Sono molto lieto di celebrare insieme con voi, docenti, studenti e personale addetto, il ventennale della fondazione del vostro, anzi del "nostro" Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia. Grazie per la vostra gradita presenza. Tutti vi saluto con affetto, riservando un particolare pensiero per il Cardinale Gran Cancelliere Camillo Ruini, per il Presidente del Consiglio Superiore di Istituto Cardinal Alfonso Lopez Trujillo, e per Mons. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Ferrara, iniziatore dell'Istituto. Saluto pure Mons. Angelo Scola, Preside dell'Istituto, i docenti e gli alunni, il personale e quanti a vario titolo cooperano alla benemerita attività del Centro accademico.
Questa ricorrenza è un segno eloquente della sollecitudine della Chiesa per il matrimonio e la famiglia, che costituiscono uno dei beni più preziosi dell'umanità, come ebbi a dire nell'Esortazione apostolica Familiaris consortio, di cui pure si celebra quest'anno il ventesimo anniversario di pubblicazione (cfr n. 1).
Dal momento che ormai siete presenti con sezioni in tutti i continenti, l'intuizione originaria, che ha dato avvio all'Istituto, ha mostrato la sua fecondità a contatto con le nuove situazioni e con le sempre più radicali sfide del momento presente.
2. Sviluppando la tematica affrontata in precedenti circostanze, vorrei oggi attirare la vostra attenzione sull'esigenza di elaborare un'antropologia adeguata che cerca di comprendere e di interpretare l'uomo in ciò che è essenzialmente umano.
La dimenticanza del principio della creazione dell'uomo come maschio e femmina rappresenta, in effetti, uno dei fattori di maggiore crisi e debolezza della società contemporanea, con preoccupanti ricadute a livello del clima culturale, della sensibilità morale e del contesto giuridico. Dove il principio è smarrito, si oscura la percezione della singolare dignità della persona umana e si apre la strada ad una minacciosa "cultura di morte".
Tuttavia l'esperienza dell'amore rettamente inteso rimane una porta di accesso, semplice ed universale, attraverso la quale ogni uomo è chiamato a prendere coscienza dei fattori costitutivi della propria umanità: ragione, affezione, libertà. Dall'interno dell'insopprimibile interrogativo sul significato della sua persona, soprattutto muovendo dal principio del suo essere creato ad immagine di Dio, maschio e femmina, il credente può riconoscere il mistero del Volto trinitario di Dio, che lo crea ponendo in lui il sigillo della sua realtà di amore e comunione.
3. Il sacramento del matrimonio e la famiglia che ne deriva rappresentano la via efficace mediante la quale la grazia redentrice di Cristo assicura ai figli della Chiesa una reale partecipazione alla communio trinitaria. L'amore sponsale del Risorto per la sua Chiesa, sacramentalmente elargito nel matrimonio cristiano, alimenta, nello stesso tempo, il dono della verginità per il Regno. Questa, a sua volta, indica il destino ultimo dello stesso amore coniugale.
In tal modo, il mistero nuziale ci aiuta a scoprire che la Chiesa stessa è "famiglia di Dio". Per questo l'Istituto, approfondendo la natura del sacramento del matrimonio, offre elementi per il rinnovamento della stessa ecclesiologia.
4. Un aspetto particolarmente attuale e decisivo per il futuro della famiglia e dell'umanità riguarda il rispetto dell'uomo alle sue origini e delle modalità della sua procreazione. Sempre più insistentemente si affacciano progetti che pongono gli inizi della vita umana in contesti diversi dall'unione sponsale tra l'uomo e la donna. Sono progetti spesso sostenuti da pretese giustificazioni mediche e scientifiche. Col pretesto, infatti, di assicurare una migliore qualità di esistenza mediante un controllo genetico, oppure di far progredire la ricerca medica e scientifica, vengono proposte sperimentazioni sugli embrioni umani e metodiche per la loro produzione, che aprono la porta a strumentalizzazioni e ad abusi da parte di chi si arroga un potere arbitrario e senza limiti sull'essere umano.
La verità piena sul matrimonio e sulla famiglia, rivelataci in Cristo, è una luce che permette di cogliere le dimensioni costitutive di ciò che è autenticamente umano nella stessa procreazione. Come insegna il Concilio Vaticano II, gli sposi, uniti nel vincolo coniugale, sono chiamati ad esprimere, mediante gli atti onorevoli e degni proprio del matrimonio (Gaudium et spes, 49), la loro mutua donazione e ad accogliere con responsabilità e gratitudine i figli, "preziosissimo dono del matrimonio" (ibid., 50). Essi diventano così, proprio nel loro donarsi corporeo, collaboratori dell'amore di Dio Creatore. Partecipando al dono della vita e dell'amore, ricevono la capacità di corrispondervi e, a loro volta, di trasmetterlo.
Il contesto dell'amore sponsale e la mediazione corporea dell'atto coniugale sono quindi l'unico luogo in cui è pienamente riconosciuto e rispettato il valore singolare del nuovo essere umano, chiamato alla vita. L'uomo, infatti, non è riducibile alle sue componenti genetiche e biologiche, che pure partecipano della sua dignità personale. Ogni uomo che viene nel mondo è da sempre chiamato dal Padre a partecipare in Cristo, per lo Spirito, alla pienezza della vita in Dio. Fin dall'istante misterioso del suo concepimento, pertanto, egli dev'essere accolto e trattato come persona, creata a immagine e somiglianza di Dio stesso (cfr Gn 1, 26).
5. Un'altra dimensione delle sfide che attendono oggi un'adeguata risposta dalla ricerca e dall'attività dell'Istituto è quella di natura socio-culturale e giuridica.
In alcuni Paesi, talune legislazioni permissive, fondate su concezioni parziali ed erronee della libertà, hanno favorito, nel corso degli ultimi anni, presunti modelli alternativi di famiglia, non fondata più sull'impegno irrevocabile di un uomo e di una donna a formare una "comunità di tutta la vita". I diritti specifici riconosciuti finora alla famiglia, primordiale cellula della società, sono stati estesi a forme di associazione, a unioni di fatto, a patti civili di solidarietà, pensati in riferimento ad esigenze e interessi individuali, a rivendicazioni volte a sanzionare giuridicamente scelte indebitamente presentate come conquiste di libertà. Chi non vede che la promozione artificiosa di simili modelli giuridico-istituzionali tende sempre più a dissolvere il diritto originario della famiglia a venire riconosciuta come un soggetto sociale a pieno titolo?
Vorrei qui ribadire con forza che l'istituto familiare, atto a consentire all'uomo di acquisire in modo adeguato il senso della propria identità, gli offre contestualmente un quadro conforme alla dignità naturale e alla vocazione della persona umana. I legami familiari sono il primo luogo di preparazione alle forme sociali della solidarietà. L'Istituto, promovendo nel rispetto della sua natura accademica una "cultura della famiglia", contribuisce a sviluppare quella "cultura della vita", che più volte ho avuto occasione di auspicare.
6. Vent'anni fa nella Familiaris consortio ebbi ad affermare che "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia" (n. 86). Lo ripeto oggi a voi con profonda convinzione e con accresciuta preoccupazione. Lo ripeto anche con piena fiducia, affidando voi e il vostro lavoro alla Madonna di Fatima, in questi anni Patrona dolce e forte dell'Istituto. A Lei, Regina della famiglia, affido ogni vostro progetto e il cammino che vi attende agli albori di questo terzo millennio.
Nell'assicurarvi che vi seguo nel vostro impegno con la mia preghiera, di cuore vi benedico.
[00908-01.01] [Testo originale: Italiano]