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CONCISTORO STRAORDINARIO (AULA DEL SINODO DEI VESCOVI, 21-23 MAGGIO 2001) - [I], 21.05.2001


CONCISTORO STRAORDINARIO (AULA DEL SINODO DEI VESCOVI, 21-23 MAGGIO 2001) - [I]

INDIRIZZO DI OMAGGIO DELL’EM.MO CARD. BERNARDIN GANTIN

PAROLE DEL SANTO PADRE

RELAZIONE DELL’EM.MO CARD. ROGER ETCHEGARAY

RELAZIONE DELL’EM.MO CARD. CRESCENZIO SEPE

Con la recita dell’Ora Terza si è aperta questa mattina alle ore 9 nell’Aula del Sinodo in Vaticano la prima sessione del VI Concistoro Straordinario convocato dal Santo Padre Giovanni Paolo II per riflettere con il Collegio Cardinalizio sulle prospettive della Chiesa per il Terzo Millennio, alla luce della Novo millennio ineunte.

Dopo l’indirizzo di omaggio del Decano del Sacro Collegio, Em.mo Card. Bernardin Gantin, il Santo Padre pronuncia un breve discorso di saluto.

Seguono le relazioni dell’Em.mo Card. Roger Etchegaray circa le celebrazioni del Grande Giubileo dell’Anno 2000 e dell’Em.mo Card. Crescenzio Sepe sui risultati dell’Anno Santo.

Pubblichiamo di seguito i testi degli interventi:

INDIRIZZO DI OMAGGIO DELL’EM.MO CARD. BERNARDIN GANTIN

Beatissimo Padre!

Sono lieto di porgerLe il saluto deferente e cordiale degli Em.mi Padri Cardinali qui riuniti per partecipare a questo Concistoro Straordinario. Nell'interpretare i loro sentimenti di devozione filiale, desidero farmi voce anche di quanti per motivate ragioni non hanno potuto aderire all'invito di Vostra Santità, ma hanno fatto pervenire per iscritto l'assicurazione della loro spirituale vicinanza e della loro preghiera.

Ci accingiamo ora, Beatissimo Padre, ad affrontare le tematiche del Concistoro, nel desiderio di offrire il contributo delle nostre riflessioni ed esperienze ai compiti che attendono la Chiesa, dopo l'Anno Giubilare ed all'inizio del terzo millennio.

Vostra Santità ha già indicato le ampie prospettive che si aprono alla Comunità Cattolica di tutto il mondo in questo passaggio epocale, con la Lettera apostolica Novo millennio ineunte. Ma ha voluto associare anche il Collegio dei Cardinali, con questo Concistoro, alla ricerca delle strade più adatte, sul piano concreto ed operativo, per rendere attuale ed operante la grazia del Grande Giubileo dell'Anno 2000.

La ringraziamo per la fiducia che così ci dimostra. Faremo del nostro meglio per corrispondervi.

Vorremmo dirLe, soprattutto, che siamo lieti di essere qui, per questa iniziativa che ci fa collaboratori del Suo ministero petrino. Ci pervade la gioia di esserLe più vicini nel servizio che Vostra Santità offre alla Chiesa ed al mondo, con lungimiranza e dedizione generosa e sofferta. Siamo anche felici per la possibilità di ritrovarci nuovamente tutti insieme, per i momenti di fraternità che il Concistoro ci offrirà.

Ci applicheremo con "spirito collegiale" al compito affidatoci, invocando lo Spirito Santo e l'intercessione di Maria, Madre della Chiesa. Lavoreremo con animo teso solo alla gloria di Dio ed al bene delle anime, nella fedeltà alla voce del Signore ed all'appello di Vostra Santità.

Beatissimo Padre, La preghiamo di benedirci e di sostenerci con la Sua preghiera e di illuminarci con la Sua parola.

[00827-01.01] [Testo originale: Italiano]

PAROLE DEL SANTO PADRE

Venerati Fratelli Cardinali!

1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7). Con queste parole dell'apostolo Paolo, saluto ciascuno di voi e a tutti porgo il mio più cordiale benvenuto.

Ringrazio con affetto il Signor Cardinale Bernardin Gantin, Decano del Sacro Collegio, che ha voluto farsi interprete dei comuni sentimenti. Egli mi ha indirizzato gentili e deferenti espressioni non solo a nome dei presenti, ma anche di quanti, non potendo essere con noi fisicamente, si uniscono con la loro preghiera ai lavori di questi giorni, che rendono ben manifesta la comunione esistente tra il Successore di Pietro e i Padri Cardinali, suoi primi e più stretti collaboratori. La composizione di questa venerata assemblea, che raccoglie Porporati provenienti da ogni parte della terra e appartenenti a svariate culture, ben raffigura l'unità, l'universalità e la missionarietà della Chiesa, proiettata verso nuovi traguardi apostolici.

2. L'incontro, che prende avvio questa mattina, è quanto mai importante e si collega idealmente al Grande Giubileo, la cui eco è ancora viva in tutti noi. Mentre con emozione ripenso alle varie fasi e ai molteplici appuntamenti che insieme abbiamo vissuto nel corso dell'Anno Santo, prego perché lo Spirito del Signore, che ci ha permesso di vivere esperienze ecclesiali straordinarie, continui a guidarci e ci aiuti ora nell'individuare le sfide emergenti nell'attuale passaggio epocale. Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, che ho voluto firmare proprio durante il solenne rito conclusivo dell'itinerario giubilare, ho sottolineato l'esigenza di ben evidenziare i "tratti programmatici concreti" dell'azione evangelizzatrice della Chiesa, all'alba di un nuovo millennio. Si tratta di porre a fuoco gli obiettivi missionari prioritari e i metodi di lavoro più idonei, nonché di ricercare i mezzi necessari. Occorre dedicarsi ad una adeguata formazione e valorizzazione di tutti gli operatori pastorali, perché vasto e complesso dinanzi a noi è il campo di azione apostolica.

Sappiamo, però, che, se è indispensabile il nostro impegno, tutto dipende dall'azione divina. Per tale ragione, lo sforzo prioritario di ogni credente e della comunità ecclesiale non può non essere quello di tendere alla santità, alla ricerca appassionata di Dio, alla contemplazione amorosa del suo volto.

3. Venerati e cari Fratelli, in questi giorni avremo modo di ascoltare riflessioni e testimonianze; ci confronteremo fraternamente su problemi e sfide pastorali; ricercheremo insieme le linee più confacenti per essere, anche oggi, segno credibile dell'amore di Dio per ogni uomo. Soprattutto resteremo in preghiera, docili allo Spirito Santo e alle sue ispirazioni, avvertendo a noi unito, come avvenne all'inizio del cristianesimo, l'intero popolo di Dio, al cui servizio il Padre celeste costantemente ci invia.

Ci accompagni, come accompagnò gli apostoli nel Cenacolo, Maria, Madre della Chiesa e Stella dell'evangelizzazione. Nelle sue mani materne vorrei particolarmente porre i lavori di questo Concistoro straordinario e gli auspicati frutti spirituali e pastorali che da esso deriveranno per il bene della Chiesa e del mondo intero.

[00828-01.01] [Testo originale: Italiano]

RELAZIONE DELL’EM.MO CARD. ROGER ETCHEGARAY

Percorrere l'Anno Santo in un quarto d'ora è una scommessa, anche se mi è richiesto di farlo solo attraverso le celebrazioni che, senza dubbio, sono la chiave giusta per rispondere al desiderio del Santo Padre espresso all'inizio della Novo millennio ineunte: "Quanto è avvenuto sotto i nostri occhi chiede di essere riconsiderato e, in certo senso, decifrato, per ascoltare ciò che lo Spirito, lungo quest'anno così intenso, ha detto alla Chiesa" (n. 2).

Tutto il Giubileo è stato a base di celebrazioni religiose. Il suo programma, il suo calendario era essenzialmente liturgico, addirittura sacramentale, offerto a tutte le condizioni ed età della vita. Niente di nuovo, ma il ciclo ordinario che ritma ogni anno l'esistenza dei fedeli. Sono stati appena aggiunti i segni tradizionali di un giubileo. Il successo massiccio di quelle celebrazioni deve farci riflettere sulla loro pressante attualità. Malgrado il Vaticano II, non abbiamo ancora abbastanza considerato il sito della liturgia nella vita della Chiesa, non abbastanza curato la sua funzione simbolica che frantuma l'universo chiuso in cui soffoca l'uomo di questo inizio di millennio. La qualità delle celebrazioni romane, ben riportate dai media, ha permesso di coglierne la valenza spirituale.

La Tertio millennio adveniente, frutto di un Concistoro dei Cardinali, è stata senza dubbio il più lungo e il più preciso itinerario che un Papa abbia mai proposto alla sua Chiesa per prepararsi ad un evento religioso: un montanaro sa l'importanza delle marce di avvicinamento.

Per aiutarci a decifrare il Giubileo, dobbiamo considerare il suo duplice dispiegamento nello spazio e nel tempo, come ci invita a farlo la Novo millennio ineunte (cfr n. 3).

1. Dispiegamento nello spazio

La parità e la concomitanza giubilare di tutte le Chiese (senza dimenticare le Chiese Orientali) hanno costituito la loro valorizzazione ecclesiologica. "Ci siamo riscoperti Chiesa locale", mi diceva un Vescovo. Certo, con la condizione singolare dell'"Urbs", sede episcopale del Successore di Pietro, il calendario romano ha svolto un servizio di esemplarità, di stimolo, di comunione tra le Chiese e debbo testimoniare l'efficace contributo dei Dicasteri della Curia nell'organizzazione dei numerosi eventi di loro competenza. Ma, attraverso l'"Orbis" tutta intera, le Chiese particolari fino alle più lontane hanno dato prova di una grande vitalità per entrare allegramente nella danza giubilare davanti al Signore.

Conosciamo la Lettera del Santo Padre "sul pellegrinaggio ai luoghi che sono legati alla storia della salvezza" (29 giugno 1999). Questa Lettera è come se l'avesse indirizzata dapprima a se stesso, al fine di facilitare il suo proprio Giubileo, prolungato questo mese sulle tracce dell'apostolo Paolo. In Terra Santa il momento più significativo e il meno mediatizzato è stato senza dubbio quel 23 marzo, quando il Papa si recò di buon mattino al Cenacolo, come a porte chiuse per l'esiguo spazio di quella "sala alta" in cui non si era tenuta nessuna Messa pubblica da quattro secoli (fu per parecchio tempo una moschea ed ora è un luogo santo ebreo: nessun segno cristiano vi si trova e per la circostanza si è dovuto portare il necessario per la Messa). Quell'Eucaristia nel luogo della sua istituzione aveva qualcosa di surreale e ci rivelava la sua forza invincibile per costruire un "mondo nuovo". Il solo appuntamento mancato sarà stato quello con Abramo; ma, per supplirvi, il Papa si è ingegnato a farne a Roma una rievocazione simbolica in presenza di alcuni discendenti ebrei e musulmani del Padre dei credenti.

Il paesaggio ecumenico ci è familiare: è costellato dalle numerose iniziative giubilari di cui una delle più suggestive è stata l'apertura a sei mani: cattoliche, ortodosse e anglicane, della porta di San Paolo fuori le mura! Ma come non rammaricarsi che il Giubileo non abbia nemmeno potuto programmare il sogno che il Papa accarezzava fin dalla Tertio millennio adveniente (cfr. n. 55): un incontro pancristiano, oh! semplicemente un incontro nel luogo più naturale, sulla terra di Cristo. La ricerca dell'unità visibile della Chiesa prende l'aspetto di una maratona che mette a dura prova la nostra speranza quando si pensa che Cristo non ne ha fatto l'oggetto di una promessa ma di una preghiera.

Nel panorama del Giubileo non ha avuto il giusto rilievo l'Assemblea interreligiosa che si è tenuta in Vaticano nell'ottobre 1999. E tuttavia, era ben più di un semplice atto unico. Essa costituiva una sorta di atto primo, portando la Chiesa ad approfondire la sua missione in seno alla carovana umana dove la pluralità delle religioni si impone come un fatto e ancor più come un mistero a noi che crediamo fermamente che Cristo è il Salvatore unico e universale!

La dinamica dello spazio ci porta anche alla constatazione di luoghi in cui le celebrazioni giubilari non hanno trovato alcun posto, sia nelle regioni corrose dalla secolarizzazione, sia presso numerose popolazioni che non hanno ancora mai conosciuto il volto di Cristo. Come non pensare all'immensa Asia, dove la Chiesa è così minoritaria in una popolazione che è maggioritaria nel mondo? Eppure, perfino nella Chiesa ufficiale della Cina popolare il Giubileo è stato celebrato con fervore: in settembre, al seminario nazionale di Pechino, sono stato ricevuto da centoventi seminaristi che avevano indossato una tee-shirt con il logo giubilare e cantavano l'inno del Giubileo.

2. Dispiegamento nel tempo.

La celebrazione del Giubileo è stata quella dell'entrata di Dio nella storia umana. "Il cristianesimo è una religione inserita nella storia" (Novo millennio ineunte, 3), dice il Papa, che non ha cessato di invitarci "a effettuare con Cristo il viaggio del tempo verso l'eternità" (Udienza generale del 10 dicembre 1997). Si comprende quindi che abbia attribuito tanta importanza a due celebrazioni suscitate dalla sua visione della storia: la memoria dei testimoni della fede del XX secolo e la purificazione della memoria della Chiesa con il perdono:

- Il 7 maggio, al Colosseo: un giorno di memoria per un secolo di "martiri". Le sedici testimonianze rivelavano sedici bei volti di cristiani di tutti gli orizzonti geografici, culturali e confessionali. "Spettacolo sorprendente", ha commentato il Papa: "Con il loro esempio, ci hanno mostrato e come spianato la strada dell'avvenire" (Novo millennio ineunte, 41).

- II Papa ha fatto fatica a imbarcare tutti per un grande viaggio, in vista della purificazione della memoria millenaria della Chiesa. Era il 12 marzo, prima domenica di Quaresima. Nessuno può dimenticare lo sguardo grave e sereno del Papa rivolto verso il grande Cristo in Croce e il suo gesto, seguito da quello di sette Cardinali portatori di sette peccati capitali dei figli della Chiesa, chino per abbracciare i piedi del Servitore Sofferente: la misericordia di Dio scende sempre più in basso di quanto scenda la miseria dell'uomo.

Il mio intervento doveva concentrarsi sulle celebrazioni giubilari, ma molte rimangono impenetrabili, quelle in cui ciascun penitente, attraverso la confessione dei peccati, "concelebrava" l'amore misericordioso della Santissima Trinità. Tutte le celebrazioni possono del resto riassumersi in una sola parola biblica: "Dio ricco di misericordia e di fedeltà" (Es 39,6.7). Dobbiamo anche, alla fine, non dimenticare l'altro aspetto, l'aspetto sociale di un Giubileo che ha ridato vita alle proprie radici bibliche, ciò che la Bolla d'indizione chiama "il segno della carità" (n. 12) e la Novo millennio ineunte "la sfida della carità" (n. 49). Meditando la scena evangelica del Giudizio finale, il Papa dice con forza: "Questa pagina non è un semplice invito alla carità, è una pagina di cristologia che proietta un raggio di luce sul mistero di Cristo. Su questa pagina non meno che sul versante dell'ortodossia la Chiesa misura la sua fedeltà di Sposa di Cristo".

E va ancora più lontano chiedendo alla Chiesa "la testimonianza della povertà cristiana": passare da una Chiesa per i poveri ad una Chiesa interamente povera. Tocchiamo qui forse la questione più provocante, la più urgente per l'evangelizzazione del nuovo millennio. Solo una Chiesa povera può diventare una Chiesa missionaria e solo una Chiesa missionaria può esigere una Chiesa povera.

Debbo fermare la mia riflessione sulle rive del Giubileo. Sono io pure impaziente di prendere "il largo" guidato sempre dalla "sicura bussola" del Concilio Vaticano II (cfr Novo millennio ineunte, n. 57), .... con Gesù Cristo, certo, "ricapitolatore" dell'uomo. Il Giubileo ci ha aiutati a vivere della sua sovrana e gioiosa pienezza... L'ambizione, la passione del Papa è che "l'umanità intera riscopra cosi la sua altissima vocazione" (Udienza al Comitato Centrale del Giubileo, 8 giugno 1995). I numerosi giovani venuti a Roma (e non solo al tempo delle G.M.G.) non si sono sbagliati issandosi con Cristo al livello stesso in cui si gioca l'avvenire dell'uomo, facendo della preghiera il peso più che il contrappeso di ogni azione. Ecco il frutto che ci lasciano le celebrazioni giubilari aprendoci "ad un avvenire di speranza: salga al Padre, attraverso Cristo, nello Spirito Santo, la lode e l'azione di grazia di tutta la Chiesa" (conclusione della Novo millennio ineunte)!

[00830-01.01] [Testo originale: Italiano]

RELAZIONE DELL’EM.MO CARD. CRESCENZIO SEPE

Beatissimo Padre,

Signori Cardinali!

Sono trascorsi alcuni mesi dalla chiusura della Porta Santa nella Basilica di S. Pietro e rimangono ancora tutte nitide le immagini che riportano al presente un evento che ha segnato l'epoca del passaggio del secolo e del millennio, e che può essere decisivo per la storia della Chiesa e dell'umanità.

Quelli che stiamo vivendo sono i giorni del "dopo-Giubileo", ossia di una storia di fede chiamata ad attuarsi sempre più pienamente e a realizzare, giorno per giorno, le sue straordinarie premesse.

In realtà, per un evento come questo non può esistere la parola "fine". Anzi, tutto ricomincia con uno spirito nuovo, con forze fresche e rigenerate dopo un cammino che non ha causato stanchezza, bensì un nuovo entusiasmo, offrendo a tutti la forza di un nuovo inizio.

Quel duc in altum, che è stato proposto alla Chiesa del nuovo millennio, è come la lettera Capitale posta a sigillo di una nuova, grande fase di annuncio e di evangelizzazione.

"Prendere il largo" significa che, al di là di ogni ipotesi di bilancio, non è terminato il tempo del raccolto, anche se i frutti spirituali di questo evento di grazia sono scritti e sigillati nel libro di Dio.

"E' impossibile, scrive la Novo millennio ineunte, misurare l'evento di grazia che nel corso dell'anno ha toccato le coscienze", ma è anche difficile non vedere quel "fiume di acqua viva" che dal "trono di Dio e dell'Agnello si è riversato sulla Chiesa".

Più che presentare, pertanto, un bilancio, forse è opportuno tentare di dare qualche risposta alle attese e alle prospettive aperte dal Giubileo soprattutto sul versante ecclesiale.

A) Innanzi tutti si può affermare, sulla base di testimonianze scritte e orali pervenute da Conferenze Episcopali, singoli Vescovi, sacerdoti, religiosi, laici, movimenti ecc., che la celebrazione del Grande Giubileo ha costituito per tutta la comunità ecclesiale un'occasione del tutto particolare, un vero kairos, nella ricerca di nuove vie per una nuova evangelizzazione.

Il Giubileo, in realtà, pur essendo un avvenimento straordinario e, per molti aspetti, unico rispetto allo svolgersi ordinario delle vicende della Chiesa, non è stato un corpo estraneo inserito dal nulla in un organismo che non lo riconosce come proprio ma, sotto molteplici punti di vista, è l'esito straordinario di un lungo ed "ordinario" processo di rinnovamento ecclesiale, iniziato con il Concilio Vaticano II e proseguito con la "nuova evangelizzazione" di Giovanni Paolo II. Le Chiese locali, perciò, non hanno dovuto improvvisare per il Giubileo, ma semplicemente dare spazio a quei fermenti che già da tempo avevano portato a maturazione, pur tenendo conto della diversità delle situazioni di partenza ed i contesti, a volte drammatici, in cui tale maturazione si è sviluppata.

Così, per fare una rapida e succinta sintesi, si può dire che in molti Paesi dell'Europa il Giubileo si è innestato su di una pastorale molto dinamica. In particolare, nei Paesi Centro-Orientali che hanno potuto vivere, in realtà, il loro primo Giubileo, è apparso il volto di Chiese ritornate vive, capaci di aggregare e animare il popolo di Dio.

In America, il Giubileo ha seguito, in larga parte, le direttive del Sinodo continentale, finalizzate alla fraterna e solidale condivisione degli obiettivi e degli orizzonti, con al centro la persona umana.

In Africa, nonostante la grande povertà di mezzi, alla quale il Comitato Centrale ha cercato di rimediare, il Giubileo ha suscitato grandi speranze, spronando popoli e pastori ad una rinnovata e più forte testimonianza di fede e di pace (cfr. Messaggio della Conferenza Episcopale di Angola e S. Tomé, al termine della Iª Assemblea Plenaria dopo il Giubileo).

In Asia ed Oceania, continenti in cui la presenza cristiana è numericamente più debole, l'azione delle Chiese locali ha assunto una maggiore vitalità.

In conclusione: il Giubileo a Roma, in Terra Santa e nelle Chiese particolari ha mostrato il volto di una Chiesa viva e giovane, niente affatto provata dai due millenni di storia appena trascorsi e più che mai pronta ad affrontare le nuove sfide del terzo millennio.

Fatta questa breve premessa, si possono presentare alcuni dei principali frutti spirituali del Giubileo:

I. Ripresa del Concilio Vaticano II

Il Giubileo del 2000 è stato il Giubileo del Concilio sia per i contenuti, sia quanto al metodo. Per il contenuto, giacché i grandi temi conciliari hanno costituito l'ossatura di tutta la teologia e la pastorale in occasione delle celebrazioni giubilari; per il metodo: basti pensare agli innumerevoli e ripetuti inviti rivolti dal Santo Padre a tutte le categorie di pellegrini a rileggere, riscoprire e vivere i documenti conciliari. In realtà, ogni giornata giubilare è stata un momento di riflessione e di preghiera in attuazione del dettame del Concilio.

2. Riscoperta della santità del popolo di Dio

Il vero protagonista del Giubileo del 2000 è stato il popolo di Dio che, con la sua testimonianza di preghiera, di sacrificio e di pietà ha mostrato il volto della santità che risplende nella Chiesa. Abbiamo visto questo popolo rispondere con prontezza e generosità alla chiamata del Papa.

In realtà, la coralità di risposte va interpretata come un segno: il segno che il popolo dei credenti è ancora un popolo capace di lasciare un'impronta cristiana nella società del nostro tempo. I raduni non sono state parate o convocazioni mirate solo a raccogliere persone di disparate categorie sociali, ma lo strumento necessario per permettere a tutte le componenti di questo popolo di Dio di "videre Petrum", come insistentemente chiedevano, ed ascoltarne la voce. Le giornate giubilari sono state la testimonianza della cattolicità della Chiesa, dell'universalità del suo messaggio e della santità di un popolo che, fecondando come lievito la società, vuole portare avanti in questo nuovo millennio e a tutte le genti l'opera di evangelizzazione iniziata duemila anni fa dallo sparuto gruppo degli Apostoli.

Come non ricordare, a questo proposito, la testimonianza di preghiera di tanti pellegrini che hanno varcato la Porta Santa? Oppure, il commovente e suggestivo appuntamento della preghiera serale sul sagrato della Basilica di S. Pietro? E, ancor di più, le lunghe file di persone che, nelle Basiliche di Roma, ma anche nei Santuari e nelle Chiese del mondo, hanno affollato i confessionali?

In noi oggi resta come un segno tra i più importanti dell'Anno Santo il forte ritorno e, in qualche modo, la grande riscoperta del Sacramento della Confessione considerato, da tanti e da anni, in crisi. Nel Giubileo, la grazia di Dio è stata diffusa a larghe mani da quel Padre nostro, che è ricco di misericordia.

3. Giubileo nel segno della Carità e della Giustizia

Nella Tertio millennio adveniente e nella Bolla Incarnationis Mysterium, il Santo Padre aveva posto la carità e la giustizia come segni distintivi e rivelatori dell'autentica sostanza spirituale del Grande Giubileo. La risposta è stata complessivamente positiva.

Quanto alla carità, si è costatato che in tutto il mondo il Giubileo è stato il motore di numerose iniziative. E' impossibile enumerarle tutte, perché sono state prese a tutti i livelli, come Conferenze Episcopali, Diocesi, parrocchie, movimenti, singole persone; e in tutte le latitudini e Paesi nei quali vive una comunità di credenti. D'altra parte, il Santo Padre ne ha dato l'esempio, sia istituendo un fondo di solidarietà per tutti i pellegrini bisognosi, sia compiendo gesti altamente significativi, come le mense per i poveri collocate presso le quattro Basiliche romane, come pure il pranzo offerto ai poveri in Vaticano, ecc. Questi gesti di carità continueranno anche dopo il Giubileo, con un segno molto concreto a favore dei disabili, da realizzarsi qui a Roma.

Quanto alla giustizia, l'invito a "pensare ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono del debito internazionale", come pure la richiesta di clemenza in favore dei detenuti, sono stati generalmente accolti con favore in molti Paesi del mondo. Senza volerne fare un elenco preciso, rimane il fatto positivo che il Giubileo ha saputo sensibilizzare su questi temi di grande attualità sia l'opinione pubblica mondiale, sia i Governi.

4. I pellegrinaggi dei fedeli e del Papa

Si può affermare che, a differenza degli altri, in questo Giubileo il simbolismo spirituale del pellegrinaggio è stato ulteriormente rafforzato dal fatto che il movimento dei pellegrini non è stato unidirezionale, cioè dalle Diocesi del mondo a Roma, ma si è avuta una fioritura di pellegrinaggi anche a livello locale, dalle parrocchie alla Cattedrale o al santuario dichiarato giubilare dell'Ordinario locale.

Gli occhi del mondo sono stati colpiti dai pellegrinaggi più numerosi, specialmente da quello dei giovani ad agosto. Si può dire che, anche da un punto di vista numerico, le presenze sono andate ben oltre le previsioni più ottimistiche. Basti pensare che dai Paesi dell'Est Europa, che celebravano il loro primo Giubileo, sono venuti circa un milione di pellegrini: il 185% in più rispetto all'anno precedente.

Ma il dato più significativo è stata la compostezza, la devozione, il silenzio e il raccoglimento dei pellegrini, che hanno dato un'immagine seria, profonda e motivata della loro partecipazione al Giubileo.

Vaste ripercussioni hanno avuto i pellegrinaggi del Santo Padre nei luoghi della storia della salvezza e al santuario di Fatima: i fedeli ne hanno saputo cogliere l'esempio di missionarietà e la risposta al loro desiderio di incontrarlo.

5. Ecumenismo e testimonianza della fede

Benché non tutti i previsti appuntamenti ecumenici si siano potuti realizzare, resta il fatto che nessun Giubileo come questo, dopo essere stato preceduto da una grande assemblea inter-religiosa, ha mai registrato una così ampia partecipazione di rappresentanti di denominazioni cristiane e comunità ecclesiali diverse. Esemplare è stata l'apertura "a sei mani" della Porta Santa a S. Paolo fuori le mura. Ma è stato "l'ecumenismo dei Santi e dei martiri" il momento più alto e significativo, da un punto di vista ecumenico, di tutto il Giubileo.

La commemorazione dei testimoni della Fede nel XX secolo ha costituito un'indubbia novità nella storia degli Anni Santi, dimostrando che nella Chiesa contemporanea, nella Chiesa del Giubileo, la santità non è solo possibile, ma costituisce il vero e visibile monumento della vivacità della Chiesa nel mondo.

6. Verso il futuro

Il Grande Giubileo dell'Anno 2000, che ha avuto una forte connotazione eucaristica e mariana, ha lasciato all'intera Chiesa una ricca eredità che non può essere dimenticata.

Ci troviamo al versante epocale di un nuovo millennio ed è l'ora di prendere il largo, se non vogliamo restare a terra.

Tutti i forti e densi stimoli, provocati dal Giubileo, hanno bisogno di essere ulteriormente esaminati, approfonditi e, soprattutto, attuati da una pastorale che sappia applicarli nel contesto delle singole realtà ecclesiali.

Il Giubileo si è chiuso ufficialmente, ma prosegue il pellegrinaggio della vita dei cristiani: resta ancora tanta strada e non poca fatica prima di giungere alla meta. Tutti sono chiamati a dare a questo terzo millennio una testimonianza veramente credibile della forza di una fede che permane in tutte le crisi della civiltà e dà senso al nostro pellegrinaggio terreno.

Maria SS.ma, Madre del bell'Amore e Stella mattutina del nuovo millennio, illumini sempre il cammino della Chiesa.

Grazie!

[00829-01.01] [Testo originale: Italiano]