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CHIUSURA DELLA PORTA SANTA DELLE BASILICHE DI SAN GIOVANNI IN LATERANO, SAN PAOLO FUORI LE MURA E SANTA MARIA MAGGIORE, 05.01.2001


Questo pomeriggio, alle ore 17, nei primi Vespri dell’Epifania, si procede alla chiusura della Porta Santa delle Basiliche romane di San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore.

Legati Pontifici per la chiusura delle Porte Sante delle Basiliche Patriarcali sono l’Em.mo Card. Camillo Ruini, per San Giovanni in Laterano; l’Em.mo Card. Roger Etchegaray, per San Paolo fuori le Mura e l’Em.mo Card. Carlo Furno per Santa Maria Maggiore.

Di seguito pubblichiamo l’omelia che il Card. Roger Etchegaray, Presidente del Comitato del Grande Giubileo dell’Anno 2000, pronuncia nel corso della cerimonia di chiusura della Porta Santa della Basilica di San Paolo fuori le mura:

● OMELIA DEL CARD. ROGER ETCHEGARAY

Tutto è stato detto, tutto è stato fatto con il rito di chiusura della Porta Santa. Non vi è niente che parli più dei gesti di una celebrazione liturgica che è sempre la migliore scuola di formazione cristiana. La breve omelia che si aggiunge ora scaturisce dai salmi dei primi vespri della festa dell’Epifania e vi attinge tutta la sua linfa.

Sono appena rientrato da Betlemme dove, in sogno, ho incrociato nelle vie della città palestinese e i poveri pastori e i ricchi re Magi, tutti attirati da un bambino, Emanuele, "Dio con noi".Come ha detto il Papa, appena sceso dall’elicottero che lo aveva portato a Betlemme:"La nascita di Gesù, figlio della Vergine Maria, è stato il motivo del Grande Giubileo dell’Anno 2000." E cito ancora volentieri Giovanni Paolo II che, dalla Piazza della Mangiatoia, riassumeva così il Giubileo:"Ci rivolgiamo verso un momento di duemila anni fa, ma con lo spirito abbracciamo tutto il tempo. Siamo riuniti in un solo luogo ma includiamo il mondo intero. Celebriamo un bambino appena nato, ma ci stringiamo a tutti gli uomini e a tutte le donne della terra. Oggi, proclamiamo con forza in ogni luogo e ad ogni persona: "Che la pace sia con voi! Non abbiate paura."

Nel momento in cui si chiudono le Porte Sante di Roma, dobbiamo ancora tenere "gli occhi fissi sul mistero dell’Incarnazione", come indicava la Bolla d’indizione (IM n.1). La porta ora è chiusa: non dobbiamo cercare di vedere attraverso i buchi della serratura, ma attraverso la Porta sempre aperta, e più largamente che mai, che è il Cristo Vivente.

La Porta di San Paolo fuori le mura era stata aperta da Giovanni Paolo II circa un mese dopo le altre, per permettere che la cerimonia avvenisse simbolicamente "a sei mani", quelle del Papa, quelle del Rappresentante del Patriarca ecumenico di Costantinopoli e quelle del Primate della Comunione anglicana. Ora che è chiusa, bisogna che questa Porta conservi più delle impronte di quelle mani molteplici ma unite, per un istante, nello stesso e unico servizio a Gesù Cristo.

San Paolo, con la sua conversione sul cammino di Damaso, stimola i cristiani in cerca di unità. Perché tutto è possibile quando, sul suo esempio, anche noi ci appoggiamo solo su Cristo. Tutto è possibile quando la nostra conversione, rinnovata dalla grazia giubilare, è così radicale che anche noi siamo conquistati da Cristo, che diventa sempre di più la nostra sola ragione di vivere. Allora, solo allora, l’ecumenismo troverà il vero cammino e raggiungerà la meta finale.

Ogni Porta Santa di Roma si apriva sul mondo intero, accoglieva il mondo intero. Ma quella di San Paolo che si erge "fuori le mura", come si conviene all’"Apostolo delle genti", è il simbolo -al di là della via portuale ostiense- di una proiezione della Chiesa verso tutti i Continenti. Fin dalle sue origini, la Chiesa non ha cessato, su ordine del suo divino fondatore, di far arretrare le sue frontiere visibili. Ma ecco che oggi la Chiesa deve anche accamparsi dentro le mura per essere un segno vivente per coloro che sono lontani non solo geograficamente ma pure culturalmente. Non è necessario attraversare i mari perché la Chiesa si faccia schizzare dalle onde culturali che arrivano tanto dall’Oriente che dall’Occidente. Il rinnovamento ecclesiale iniziato con il Giubileo deve andare fino ad accogliere le generazioni montanti, così diverse, così imprevedibili, per aiutare le nostre comunità parrocchiali e religiose ad assumere tutto ciò che può essere portatore di un ringiovanimento evangelico. San Benedetto non ha fatto diversamente con i suoi monaci all’alba dell’Europa.

Cristo ieri, oggi, sempre, è sempre lo stesso Cristo. Ma come ogni essere vivente, poiché è il più grande vivente della storia, Cristo ci chiama a vivere l’oggi di Dio nell’oggi del mondo.

Non abbiamo paura. Da tutti i pori del nostro corpo e della nostra anima respiriamo a pieni polmoni lo Spirito di Dio che soffia sulla terra in una genesi perpetua, in una perpetua novità.

Spirito creatore, ecco la mia porta è spalancata. Spirito di Dio entra, non ho paura delle correnti d’aria!

Amen.

[00031-01.02] [Testo originale: Italiano]