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MESSAGGIO NATALIZIO DEL SANTO PADRE E BENEDIZIONE "URBI ET ORBI", 25.12.2000


Alle ore 10.30 di oggi, Solennità del Natale del Signore, il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, celebra in Piazza San Pietro - a nome del Papa - la Santa Messa del Giorno.
Alle ore 12, il Santo Padre Giovanni Paolo II raggiunge il sagrato della Basilica Vaticana per rivolgere il tradizionale messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltano attraverso la radio e la televisione.
Questo il testo del Messaggio del Santo Padre per il Natale 2000:

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

1. "Il primo uomo, Adamo,
divenne un essere vivente,
ma l'ultimo Adamo
divenne spirito datore di vita
" (1 Cor 15,45).
Questo afferma l'apostolo Paolo,
riassumendo il mistero dell'umanità redenta da Cristo.
Mistero nascosto nel disegno eterno di Dio,
mistero che si è fatto, in certo modo, storia
con l'incarnazione del Verbo eterno del Padre;
mistero che la Chiesa rivive con intensa emozione,
in questo Natale dell'Anno Duemila,
Anno del Grande Giubileo.
Adamo, il primo "uomo vivente",
Cristo, "spirito datore di vita":
le parole dell'Apostolo ci aiutano a guardare in profondità,
a riconoscere nel Bambino nato a Betlemme
l'Agnello immolato che svela il senso della storia (cfr Ap 5,7-9).
Nel suo Natale si sono incontrati il tempo e l'eterno:
Dio nell'uomo e l'uomo in Dio.

2. "Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente".
Il genio immortale di Michelangelo
ha rappresentato sulla volta della Cappella Sistina
l'istante in cui Dio Padre
comunica l'energia vitale al primo uomo,
facendo di lui "un essere vivente".
Tra il dito di Dio e quello dell'uomo,
protesi l'uno verso l'altro fino quasi a toccarsi,
sembra scoccare un'invisibile scintilla:
Dio pone nell'uomo un palpito della sua stessa vita,
lo crea a propria immagine e somiglianza.
In quel soffio divino sta l'origine
della singolare dignità dell'essere umano,
della sua inesauribile nostalgia di infinito.
E' a quell'attimo d'insondabile mistero,
in cui la vita umana ha inizio sulla terra,
che torna il pensiero quest'oggi
contemplando il Figlio di Dio
farsi figlio dell'uomo,
il volto eterno di Dio
brillare nel volto di un Bambino.

3. "Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente".
Per la scintilla divina riposta in lui,
l'uomo è un essere intelligente e libero,
e perciò capace di decidere responsabilmente
di sé e del proprio destino.
Il grande affresco della Sistina continua
con la scena del peccato originale:
il serpente, arrotolato intorno all'albero,
induce i progenitori a mangiarne il frutto proibito.
Il genio dell'arte e l'intensità del simbolo biblico
si sposano perfettamente per evocare
il momento drammatico, che inaugura per l'umanità
una storia di ribellione, di peccato e di dolore.
Ma poteva Iddio dimenticare l'opera delle sue mani,
il capolavoro della creazione?
Conosciamo la risposta della fede:
"Quando venne la pienezza del tempo,
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna,
nato sotto la legge,
per riscattare coloro che erano sotto la legge,
perché ricevessimo l'adozione a figli
" (Gal 4, 4-5).
Risuonano con singolare eloquenza
queste parole dell'apostolo Paolo,
mentre contempliamo l'evento stupendo del Natale,
nell'anno del Grande Giubileo.
Nel Neonato deposto nella mangiatoia
noi salutiamo il "nuovo Adamo"
divenuto per noi "spirito datore di vita".
L'intera storia del mondo è protesa verso di Lui,
nato a Betlemme per ridare speranza
ad ogni uomo sulla faccia della terra.

4. Dal presepe lo sguardo si allarga oggi all'intera umanità,
destinataria della grazia del "secondo Adamo",
ma pur sempre erede del peccato del "primo Adamo".
E non è forse quel primo "no" a Dio,
ribadito nel peccato di ogni uomo,
che continua a sfigurare il volto dell'umanità?
Bambini percossi, umiliati e abbandonati,
donne violentate e sfruttate,
giovani, adulti, anziani emarginati,
interminabili teorie di esuli e di profughi,
violenza e guerriglia in tanti angoli del pianeta.
Penso con apprensione alla Terra Santa,
dove la violenza continua ad insanguinare
il faticoso cammino della pace.
E che dire di vari Paesi
- penso in particolare all'Indonesia -
dove nostri fratelli nella fede, persino in questo giorno di Natale,
vivono ore drammatiche di dolore e di sofferenza?
Non possiamo non ricordare quest'oggi
che tenebre di morte minacciano
la vita dell'uomo in ogni sua fase
e specialmente ne insidiano
il primo inizio ed il naturale tramonto.
Si fa sempre più forte la tentazione
di impadronirsi della morte procurandola in anticipo,
quasi si fosse arbitri della vita propria o altrui.
Siamo di fronte a sintomi allarmanti
della "cultura della morte",
che costituiscono una seria minaccia per il futuro.

5. Ma per quanto fitte appaiano le tenebre,
più forte è la speranza del trionfo della Luce
apparsa nella Notte Santa a Betlemme.
C'è tanto bene che si compie nel silenzio
da uomini e donne che vivono quotidianamente
la loro fede, il loro lavoro, la loro dedizione
alla famiglia e al bene della società.
Incoraggiante è poi l'impegno di quanti,
anche nell'ambito pubblico, operano
perché siano rispettati i diritti umani di ciascuno
e cresca la solidarietà tra popoli di culture diverse,
perché sia condonato il debito dei Paesi più poveri,
perché si giunga ad onorevoli accordi di pace
tra Nazioni coinvolte in rovinosi conflitti.

6. Ai popoli che in ogni parte del mondo
si orientano con coraggio verso i valori della democrazia,
della libertà, del rispetto e dell'accoglienza reciproca,
ad ogni persona di buona volontà,
a qualunque cultura appartenga,
oggi si rivolge il gioioso annuncio di Natale:
"Pace in terra agli uomini che Dio ama" (cfr Lc 2,14).
All'umanità che s'affaccia sul nuovo millennio,
Tu, Signore Gesù, nato per noi a Betlemme,
chiedi il rispetto di ogni persona,
soprattutto se piccola e debole;
chiedi la rinuncia ad ogni forma di violenza,
alle guerre, alle sopraffazioni, ad ogni attentato alla vita!
Tu, o Cristo, che contempliamo oggi
tra le braccia di Maria,
sei il fondamento della nostra speranza!
Ce lo ricorda l'apostolo Paolo:
"Le cose vecchie sono passate,
ecco, ne sono nate di nuove!
" (2 Cor 5,17).
In Te, solo in Te è offerta all'uomo
la possibilità di essere una "creatura nuova".
Grazie per questo tuo dono, Bambino Gesù!
Buon Natale a tutti!

[02896-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

1. "Le premier homme, Adam,
devint un être vivant;
le dernier Adam,
un être spirituel qui donne la vie"
(1 Co 15, 45).
Voilà ce qu'affirme l'Apôtre Paul,
résumant le mystère de l'humanité rachetée par le Christ.
Mystère caché dans le dessein éternel de Dieu,
mystère qui, d'une certaine façon, s'est fait histoire
par l'incarnation du Verbe éternel du Père;
mystère que l'Église revit avec une intense émotion,
en ce Noël de l'an deux mille,
année du grand Jubilé.
Adam, premier "homme vivant";
le Christ, "être spirituel qui donne la vie".
Les paroles de l'Apôtre nous aident à regarder en profondeur:
à reconnaître dans l'Enfant né à Bethléem
l'Agneau immolé qui dévoile le sens de l'histoire (cf. Ap 5, 7-9).
Dans sa Nativité, le temps et l'éternité se sont rencontrés:
Dieu en l'homme et l'homme en Dieu.

2. "Le premier homme, Adam, devint un être vivant".
Le génie immortel de Michel-Ange
a représenté sur la voûte de la Chapelle Sixtine
l'instant où Dieu le Père
communique l'énergie vitale au premier homme,
faisant de lui "un être vivant".
Entre le doigt de Dieu et celui de l'homme,
tendus l'un vers l'autre presque jusqu'à se toucher,
une étincelle invisiblesemble jaillir:
Dieu met en l'homme un frémissement de sa propre vie,
il le crée à son image et à sa ressemblance.
Dans ce souffle divin se trouve l'origine
de la dignité singulière de l'être humain,
de son inépuisable nostalgie d'infini.
C'est à cet instant d'insondable mystère,
où la vie humaine commence sur terre,
que se tourne à nouveau aujourd'hui notre pensée
en contemplant le Fils de Dieu
devenir fils de l'homme,
le visage éternel de Dieu
briller dans le visage d'un enfant.

3. "Le premier homme, Adam, devint un être vivant"
par l'étincelle divine mise en lui,
l'homme est un être intelligent et libre,
et donc capable de décider d'une manière responsable
de lui-même et de sa destinée.
La grande fresque de la Chapelle Sixtine se poursuit
avec la scène du péché originel:
le serpent, enroulé autour de l'arbre,
pousse nos premiers parents à manger le fruit défendu.
Le génie de l'art et l'intensité du symbole biblique
se marient parfaitement pour évoquer
le moment dramatique qui inaugure pour l'humanité
une histoire de rébellion, de péché et de souffrance.
Mais Dieu pouvait-il oublier l'œuvre de ses mains,
le chef-d'œuvre de la création ?
Nous connaissons la réponse de la foi:
"Lorsque les temps furent accomplis,
Dieu a envoyé son Fils; il est né d'une femme,
il a été sous la domination de la loi de Moïse
pour racheter ceux qui étaient sous la domination de la Loi
et pour faire de nous des fils
" (Ga 4, 4-5).
Ces paroles de l'Apôtre Paul
retentissent avec une éloquence particulière
tandis que nous contemplons l'événement merveilleux de Noël,
en l'année du grand Jubilé.
Dans le Nouveau-né déposé dans une mangeoire,
nous saluons le "nouvel Adam"
devenu pour nous "être spirituel qui donne la vie".
Toute l'histoire du monde est tendue vers lui,
qui est né à Bethléem pour redonner l'espérance
à tout homme sur la face de la terre.

4. De la crèche, le regard s'élargit aujourd'hui à toute l'humanité,
destinataire de la grâce du "second Adam",
mais aussi toujours héritière du péché du "premier Adam".
N'est-ce pas ce premier "non" à Dieu,
répété dans chaque péché de l'homme,
qui continue à défigurer le visage de l'humanité?
Enfants battus, humiliés et abandonnés,
femmes violées et exploitées,
jeunes, adultes, personnes âgées exclus,
files interminables d'exilés et de réfugiés,
violences et guérillas en tant de lieux de la planète.
Je pense avec inquiétude à la Terre Sainte
où la violence continue à ensanglanter
le chemin laborieux de la paix.
Et que dire des différents pays
- je pense particulièrement à l'Indonésie -
où nos frères dans la foi, même en ce jour de Noël,
vivent des heures dramatiques de douleur et de souffrance?
Nous ne pouvons pas ne pas nous rappeler aujourd'hui
que des ténèbres de mort menacent
la vie de l'homme à chacune de ses étapes
et attentent spécialement
à son premier commencement et à son déclin naturel.
La tentation de se faire le maître de la mort en la procurant par anticipation,
comme si on était l'arbitre de sa propre vie et de celle d'autrui,
se fait toujours plus forte.
Nous sommes face à des symptômes alarmants
de la "culture de la mort",
qui constituent une sérieuse menace pour l'avenir.

5. Mais aussi profondes que paraissent les ténèbres,
plus forte encore est l'espérance du triomphe de la Lumière
apparue en la Nuit sainte à Bethléem.
Il y a tant de bien qui s'accomplit dans le silence
chez des hommes et des femmes qui vivent quotidiennement
leur foi, leur travail, leur dévouement
à leur famille et au bien de la société!
Comme est encourageant l'engagement de ceux
qui, dans la vie publique également, travaillent
pour que soient respectés les droits humains de chacun
et que grandisse la solidarité entre les peuples de cultures différentes,
pour que soit remise la dette des pays les plus pauvres,
pour qu'on parvienne à des accords de paix honorables
entre les pays engagés dans des conflits ruineux.

6. Aux peuples qui, partout dans le monde,
s'orientent avec courage vers les valeurs de la démocratie,
de la liberté, du respect et de l'accueil réciproques,
à toutes les personnes de bonne volonté,
quelle que soit leur culture,
s'adresse aujourd'hui la joyeuse annonce de Noël:
"Paix sur la terre aux hommes, que Dieu aime" (cf. Lc 2, 14).
À l'humanité qui entre dans le nouveau millénaire,
Toi, Seigneur Jésus, né pour nous à Bethléem,
tu demandes le respect de toute personne,
surtout si elle est petite et faible;
tu demandes de renoncer à toute forme de violence,
aux guerres, aux abus de pouvoir, à tout atteinte à la vie!
Toi, ô Christ, que nous contemplons aujourd'hui
entre les bras de Marie,
sois le fondement de notre espérance!
L'Apôtre Paul nous le rappelle:
"Le monde ancien s'en est allé,
un monde nouveau est déjà né!
" (2 Co 5, 17).
En Toi, en Toi seul, est offerte à l'homme
la possibilité d'être une "créature nouvelle".
Merci, Enfant Jésus, pour ce don que tu nous fais!
Bon Noël à tous!

[02896-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

1. "The first man Adam
became a living being;
the last Adam
became a life-giving spirit"
(1 Cor 15:45).
These are the words of the Apostle Paul,
which sum up the mystery of humanity redeemed by Christ.
A mystery hidden in God’s eternal plan;
a mystery which, in a certain way, became history
with the incarnation of the Eternal Word of the Father;
a mystery which the Church re-lives with profound emotion
during this Christmas of the Year 2000,
the Year of the Great Jubilee.
Adam, the first "living man",
Christ, "a life-giving spirit":
the words of the Apostle help us to look more deeply,
to recognize in the Child born in Bethlehem
the Lamb once slain, who unveils the meaning of history (cf. Rev 5:7-9).
At his Birth time and eternity met:
God in man and man in God.

2. "The first man Adam became a living being".
The immortal genius of Michelangelo
portrayed on the ceiling of the Sistine Chapel
the moment when God the Father
communicated the gift of life to the first man
and made him "a living being".
Between the finger of God and the finger of man
there seems to leap an invisible spark:
God communicates to man a tremor of his own life,
creating him in his own image and likeness.
That divine breath is the origin
of the unique dignity of every human being,
It is to that instant of impenetrable mystery,
the beginning of human life on earth,
that our thoughts turn today,
as we contemplate the Son of God
who becomes the son of man,
the eternal face of God
reflected in the face of a Child.

3. "The first man Adam became a living being."
Because of the divine spark placed within him,
man is a being endowed with intelligence and freedom,
and thus capable of deciding responsibly
regarding himself and his own destiny.
The great fresco of the Sistine Chapel continues
with the scene of original sin:
the serpent, wrapped round the tree,
persuades our first parents to eat its forbidden fruit.
The genius of art and the intensity of the biblical symbolism
are perfectly wedded in order to evoke
that tragic moment, the beginning for humanity
of a history of rebellion, sin and sorrow.
But could God forget the work of his hands,
the masterpiece of creation?
We know faith’s answer:
"When the time had fully come,
God sent forth his Son, born of woman,
born under the law,
to redeem those who were under the law,
so that we might receive adoption as sons"
(Gal 4:4-5).
These words of the Apostle Paul
ring out with particular eloquence
as we contemplate the wondrous event of Christmas,
in the Year of the Great Jubilee.
In the Newborn Child, laid in the manger,
we greet the "new Adam"
who became for us "a life-giving spirit".
The whole history of the world tends towards him,
born in Bethlehem in order to restore hope
to every man and woman on the face of the earth.

4. From the manger, our gaze today takes in all humanity,
called to receive the grace of the "second Adam",
yet still heir to the sin of the "first Adam".
Is it not this first "No" to God,
repeated in every human sin,
which continues to mar the face of humanity?
Children subjected to violence, humiliated and abandoned,
women raped and exploited,
young people, adults and the elderly marginalized,
endless streams of exiles and refugees,
violence and conflict in so many parts of the world.
I am thinking with great concern of the Holy Land
where violence continues to stain with blood
the difficult path to peace.
And what are we to say about countries
- I am thinking particularly of Indonesia -
where our brothers and sisters in faith, even on this Christmas day,
are undergoing a tragic time of trial and suffering?

We cannot but recall today
that shadows of death threaten
people’s lives at every stage of life,
and are especially menacing
at its earliest beginning and its natural end.
The temptation is becoming ever stronger
to take possession of death by anticipating its arrival,
as though we were masters of our own lives or the lives of others.
We are faced by alarming signs
of the "culture of death",
which pose a serious threat for the future.

5. Yet however dense the darkness may appear,
our hope for the triumph of the Light which appeared
on this Holy Night at Bethlehem is stronger still.
So much good is being done, silently,
by men and women who daily live their faith,
their work, their dedication
to their families and to the good of society.
Encouraging too are the efforts of all those,
including men and women in public life, striving
to foster respect for the human rights of every person,
and the growth of solidarity between peoples of different cultures,
so that the debt of the poorest countries will be condoned
and honourable peace agreements reached
between nations engaged in tragic conflicts.

6. To peoples in all parts of the world
who are moving with courage towards the values of democracy,
freedom, respect and mutual acceptance,
and to all persons of good will, whatever their culture,
the joyful message of Christmas is today addressed:
"Peace on earth to those on whom God’s favour rests"
(cf. Lk 2:14).
Of humanity as it approaches the new millennium,
You, Lord Jesus, born for us at Bethlehem
ask respect for every person,
especially the small and the weak;
you ask for an end to all forms of violence!
To wars, oppression, and all attacks on life!
O Christ, whom we look on today
in the arms of Mary,
you are the reason for our hope!
Saint Paul tells us:
"The old has passed away,
behold, the new has come!"
(2 Cor 5:17).
In you, only in you, is humanity offered
Thank you, Child Jesus, for this your gift!
Happy Christmas to all!

[02896-02.03] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

1. "Adam, der erste Mensch,
wurde ein lebendiges Wesen.
Der letzte Adam
wurde lebendigmachender Geist"
(vgl. 1 Kor 15,45).
Mit diesen Worten bekräftigt der Apostel Paulus
das Geheimnis der von Christus erlösten Menschheit.
Das im ewigen Plan Gottes verborgene Geheimnis
wurde durch die Menschwerdung des ewigen Wortes des Vaters
gleichsam Geschichte.
Die Kirche lebt dieses Geheimnis neu
an diesem Weihnachtsfest des Jahres 2000 im Großen Jubiläum
und ist innerlich besonders bewegt.
Adam, der erste "lebendige Mensch".
Christus, der "lebendigmachende Geist".
Die Worte des Apostels helfen uns tiefer zu schauen
und in dem Kind, das in Betlehem geboren wurde,
das Opferlamm wiederzuerkennen,
das uns den Sinn der Geschichte enthüllt (vgl. Offb 5,7-9).
In seiner Geburt verschmelzen Zeit und Ewigkeit,
Gott im Menschen und der Mensch in Gott.

2. "Adam, der erste Mensch, wurde ein lebendiges Wesen."
Michelangelo hat in genialer und unsterblicher Weise
im Deckenfresko der Sixtinischen Kapelle
den Augenblick dargestellt, wo Gott-Vater
dem ersten Menschen Leben einhaucht
und aus ihm ein lebendiges Wesen macht.
Der Finger Gottes und der Finger des Menschen
sind aufeinander ausgestreckt,
so daß sie sich beinahe berühren;
ein unsichtbarer Funke scheint überzuspringen.
Gott legt in den Menschen einen Hauch seines eigenen Lebens,
er schafft ihn nach seinem Bild und Gleichnis.
In diesem göttlichen Atem
liegt die einzigartige Würde des Menschen,
seiner unstillbaren Sehnsucht nach dem Unendlichen.
Dieser geheimnisvolle, unergründliche Augenblick,
in dem das menschliche Leben auf Erden begonnen hat,
kommt uns heute in den Sinn,
wenn wir den Sohn Gottes schauen,
der sich zum Menschensohn macht,
das ewige Antlitz Gottes,
das sich im Gesicht des Kindes widerspiegelt.

3. "Adam, der erste Mensch, wurde ein lebendiges Wesen".
auf Grund des Lebensfunkens, der in ihm ist,
ist der Mensch ein vernunftbegabtes und freies Wesen.
So ist er auch deshalb fähig,
über sich selbst und sein eigenes Schicksal zu bestimmen.
Das großartige Fresko in der Sixtinischen Kapelle
zeigt dann die Szene der Ursünde.
Die Schlange, um den Baum gewunden, verleitet die Stammeltern dazu,
von der verbotenen Frucht zu essen.
Die schöpferische Kraft der Kunst und die Tiefe des biblischen Symbols
vereinigen sich in vollendeter Weise,
um den dramatischen Augenblick zu beschwören,
in dem für die Menschheit eine Geschichte
der Auflehnung, der Sünde und des Schmerzes ihren Anfang nimmt.
Aber konnte Gott das Werk seiner Hände vergessen,
das Meisterwerk der Schöpfung?
Wir kennen die Antwort des Glaubens:
"Als die Zeit erfüllt war,
sandte Gott seinen Sohn, geboren von einer Frau
und dem Gesetz unterstellt,
damit er die freikaufe, die unter dem Gesetz stehen,
und damit wir die Sohnschaft erlangen" (Gal
4, 4-5).
Diese Worte des Apostels Paulus
sprechen eine besonders eindringliche Sprache,
wenn wir das wunderbare Weihnachtsereignis betrachten,
das wir im Jahr des Großen Jubiläums feiern.
In dem neugeborenen Kind in der Krippe
grüßen wir den "ersten Adam",
der für uns "lebendigmachender Geist" wurde.
Die ganze Weltgeschichte ist ausgerichtet auf Ihn,
der in Betlehem geboren wurde,
um jedem Menschen auf Erden die Hoffnung wiederzugeben.

4. Von der Krippe aus weitet sich heute der Blick
auf die ganze Menschheit hinaus,
an die sich die Gnade des "letzten Adam" richtet,
die aber auch Erbin der Sünde des "ersten Adam" ist.
Ist es nicht dieses erstes "Nein" Gott gegenüber,
das sich in der Sünde eines jeden Menschen wiederholt
und weiterhin das Antlitz der Menschheit entstellt?
mißhandelte, geschändete, ausgesetzte Kinder;
vergewaltigte und versklavte Frauen;
Junge, Erwachsene und Alte, die ausgegrenzt sind;
endlose Ströme von Auswanderern und Flüchtlingen;
Gewalttätigkeit und Guerrillakrieg in so vielen Erdteilen.
Mit Sorge denke ich an das Heilige Land,
wo die Gewalt nicht aufhört,
den mühsamen Weg des Friedens mit Blut zu tränken.
Was soll man sagen über manche Länder
- besonders denke ich gerade an Indonesien - , wo unsere Brüder 
und Schwestern im Glauben, sogar an diesem Weihnachtstag
schreckliche Stunden voller Schmerz und Leid erleben?
Wir müssen an diesem heutigen Tag auch daran erinnern,
daß die Dunkelheit des Todes
das Leben des Menschen in jeder Phase bedroht.
Besonders der erste Anfang und der natürliche Tod
sind gefährdet.
Immer stärker wird die Versuchung,
sich zum Herrn über den Tod aufzuspielen und ihn vorzeitig herbeizuführen,
so als sei man Schiedsrichter über das eigene Leben oder das Leben anderer.
Wir stehen vor allarmierenden Symptomen
der "Kultur des Todes",
die eine ernste Bedrohung für die Zukunft darstellen.

5. Aber so undurchdringlich die Finsternis auch sein mag,
noch stärker wiegt die Hoffnung auf den Sieg des Lichtes,
das vor 2000 Jahren in Betlehem erschienen ist.
So viel Gutes wird im Stillen getan
von Männern und Frauen, die im Alltag ihren Glauben leben,
ihrer Arbeit nachgehen, sich um die Familie sorgen
und zum Wohl der Gesellschaft wirken.
Ermutigend ist auch das Engagement derer,
die sich auch im öffentlichen Leben dafür einsetzen,
daß die Menschenrechte jedes Einzelnen geachtet werden
und daß die Solidarität unter den Völkern verschiedener Kulturen zunimmt;
daß die Schuldenlast der ärmsten Länder getilgt wird;
daß man zu ehrenhaften Friedensverträgen gelangt
unter den Nationen, die in Konflikte verwickelt sind,
die Verderben bringen.

6. An die Nationen, die sich in allen Teilen der Welt
mutig nach den Werten der Demokratie,
der Freiheit, der gegenseitigen Achtung und Aufnahme, ausrichten;
an jede Person guten Willens,
welcher Kultur sie auch angehören mag,
richtet sich heute die Frohe Botschaft der Weihnacht:
"Friede auf Erden bei den Menschen seiner Gnade"
(vgl. Lk 2,14).
Du, unser Herr Jesus Christus,
bist für uns in Betlehem geboren.
Du rufst die Menschheit, die vor dem neuen Jahrtausend steht,
zur Achtung jeder Person auf,
vor allem der Kleinen und Schwachen.
Du rufst zum Verzicht auf jede Form
von Gewalt, Krieg, Unterdrückung und Angriffen auf das Leben.
Du, o Christus in den Armen Mariens, auf den wir heute schauen,
gibst unserer Hoffnung einen Grund!
Daran erinnert der Apostel Paulus:
"Das Alte ist vergangen, Neues ist geworden" (2 Kor
5,17).
In Dir und nur nur in Dir wird dem Menschen
die Möglichkeit geschenkt,
eine "neue Schöpfung" zu werden.
Danke für dieses Geschenk, o Jesuskind!
Frohe Weihnachten an alle!

[02896-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

1. "El primer hombre, Adán,
se convirtió en ser vivo.
el último Adán,
en espíritu que da vida"
(1 Co 15, 45).
Esto es lo que afirma el apóstol Pablo
resumiendo el misterio de la humanidad redimida por Cristo.
Misterio oculto en el designio eterno de Dios,
misterio que, en cierto modo, se ha hecho historia
con la Encarnación del Verbo eterno del Padre;
misterio que la Iglesia revive con intensa emoción
en esta Navidad del Año Dos mil,
Año del Gran Jubileo.
Adán, el primer "hombre vivo",
Cristo, "espíritu que da vida":
las palabras del Apóstol nos invitan a mirar en profundidad,
a reconocer en el Niño nacido en Belén
al Cordero inmolado que desvela el sentido de la historia (cf. Ap 5, 7-9).
En su nacimiento se han encontrado el tiempo y la eternidad:
Dios en el hombre y el hombre en Dios.

2. "El primer hombre, Adán, se convirtió en ser vivo".
El genio inmortal de Miguel Angel
ha representado en la bóveda de la Capilla Sixtina
el instante en el que Dios Padre
da la energía vital al primer hombre,
haciendo de él un "ser vivo".
Entre el dedo de Dios y el del hombre,
acercándose uno a otro hasta casi tocarse,
parece pasar una corriente invisible:
Dios infunde en el hombre un latido de su misma vida,
lo crea a su propia imagen y semejanza.
En ese soplo divino está el origen
de la singular dignidad del ser humano,
de su inagotable nostalgia de infinito.
A aquel instante del misterio insondable,
en que la vida humana comienza sobre la tierra,
se dirige la mente en este día
contemplando al Hijo de Dios
que se hace hijo del hombre,
contemplando el rostro eterno de Dios
que brilla en el rostro de un Niño.

3. "El primer hombre, Adán, se convirtió en ser vivo".
por la llama divina que se le infundió,
el hombre es un ser inteligente y libre,
y por eso capaz de decidir responsablemente
sobre sí mismo y sobre el propio destino.
El grandioso fresco de la Sixtina continúa
con la escena del pecado original:
la serpiente, enroscada en el árbol,
induce a los primeros padres a comer el fruto prohibido.
El genio del arte y la intensidad del símbolo bíblico
se conjugan perfectamente para evocar
aquel momento dramático, que inaugura para la humanidad
una historia de rebelión, de pecado y de dolor.
Pero, ¿podía Dios olvidar la obra de sus manos,
la obra maestra de la creación?
Conocemos la respuesta de la fe:
"al llegar la plenitud de los tiempos,
envió Dios a su Hijo, nacido de mujer,
nacido bajo la ley,
para rescatar a los que se hallaban bajo la ley,
y para que recibiéramos la filiación adoptiva"
(Ga 4, 4-5)
Resuenan con singular elocuencia
estas palabras del apóstol Pablo,
mientras contemplamos el maravilloso acontecimiento de la Navidad
en el año del Gran Jubileo.
En el recién Nacido, recostado en un pesebre,
saludamos al "nuevo Adán"
que se hizo para nosotros "espíritu dador de vida".
Toda la historia del mundo está dirigida hacia Él,
nacido en Belén para devolver esperanza
a cada hombre sobre la faz de la tierra.

4. Desde el pesebre, la mirada se extiende hoy a toda la humanidad,
destinataria de la gracia del "segundo Adán",
aunque siempre heredero del pecado del "primer Adán".
¿No es acaso aquel primer "no" a Dios,
reiterado en el pecado de cada hombre,
lo que continúa desfigurando el rostro de la humanidad?
Niños maltratados, humillados y abandonados,
mujeres violentadas y explotadas,
jóvenes, adultos, ancianos marginados,
interminables comitivas de exiliados y prófugos,
violencia y guerrilla en tantos rincones del planeta.
Pienso con preocupación en Tierra Santa,
donde la violencia continúa ensangrentando
el difícil camino de la paz.
Y, ¿qué decir de varios Países
- pienso particularmente en Indonesia -
donde nuestros hermanos en la fe, incluso  en este día de Navidad
viven horas dramáticas de dolor y de sufrimiento?
No podemos olvidar hoy
que las sombras de la muerte amenazan
la vida del hombre en cada una de sus fases
e insidian especialmente
sus primeros momentos y su ocaso natural.
Se hace cada vez más fuerte la tentación
de apoderarse de la muerte procurándola anticipadamente,
casi como si se fuera árbitro de vida propia o ajena.
Estamos ante síntomas alarmantes
de la "cultura de la muerte",
que son un seria amenaza para el futuro.

5. Pero, por más densas que parezcan las tinieblas,
es más fuerte aún la esperanza del triunfo de la Luz
surgida en la Noche Santa de Belén.
Hay mucho bien hecho en silencio
por hombres y mujeres que viven cotidianamente
su fe, su trabajo, su dedicación
a la familia y al bien de la sociedad.
Además, es alentador el empeño de cuantos,
incluso en el ámbito público, se esfuerzan
para que se respeten los derechos humanos de cada uno
y crezca la solidaridad entre los pueblos de culturas diversas,
para que sea condonada la deuda de los Países más pobres
y para que se llegue a dignos acuerdos de paz
entre las Naciones implicadas en funestos conflictos.

6. A los Pueblos que en todas las partes del mundo
se orientan con valentía hacia los valores de la democracia,
de la libertad, del respeto y de la acogida recíproca,
a cada persona de buena voluntad,
sea cual sea la cultura a la que pertenezca,
se dirige hoy el gozoso anuncio de Navidad:
"Paz en la tierra a los hombres que Dios ama"
(cf. Lc 2, 14).
A la humanidad que se asoma al nuevo milenio,
tú, Señor Jesús, nacido para nosotros en Belén,
le pides el respeto de toda persona,
sobre todo si es pequeña y débil;
le pides que renuncie a cualquier forma de violencia,
a las guerras, los abusos, los atentados a la vida.
¡Tú, Cristo, que contemplamos hoy
en brazos de María,
eres el fundamento de nuestra esperanza!
Nos lo recuerda el apóstol Pablo:
"pasó lo viejo,
todo es nuevo" (2 Co 5, 17).
En ti y sólo en ti se ofrece al hombre
la posibilidad de ser una "criatura nueva".
¡Gracias por este don tuyo, Niño Jesús!
¡Feliz Navidad a todos!

[02896-04.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

1. «O primeiro homem, Adão,
foi feito alma vivente:
o último Adão
é um espírito vivificante
» (1 Cor 15,45)
É o que afirma o Apóstolo Paulo,
resumindo o mistério da humanidade redimida por Cristo.
Mistério oculto no eterno desígnio de Deus,
mistério que, de certo modo, fez-se história
com a encarnação do Verbo eterno do Pai;
mistério que a Igreja revive com intensa emoção,
neste Natal do Ano Dois Mil,
Ano do Grande Jubileu,
Adão, o primeiro homem vivo,
Cristo, «espírito dador de vida»:
as palavras do Apóstolo nos ajudam a ver com profundidade:
a reconhecer no Menino nascido em Belém
o Cordeiro imolado que revela o sentido da história (cf. Ap 5,7-9).
No seu Natal encontram-se o tempo e o eterno:
Deus no homem e o homem em Deus.

2. «O primeiro homem, Adão, foi feito alma vivente».
O génio imortal de Miguel Ângelo
representou na abóbada da Capela Sistina
o instante em que o Pai
comunica a energia vital ao primeiro homem,
fazendo dele um «ser vivo».
Entre o dedo de Deus e o do homem,
- cada um lançado em direcção do outro, chegando quase a tocar-se -
parece cintilar uma faísca invisível:
Deus põe no homem um hálito da sua própria vida,
cria-o à sua própria imagem e semelhança.
Naquele sopro divino está a origem
de singular dignidade do ser humano,
da sua inexaurível nostalgia de infinito.
Hoje volve o pensamento
àquele instante de imperscrutável mistério,
onde tem início a vida humana sobre a terra,
contemplando o Filho de Deus
fazer-se filho do homem,
o rosto eterno de Deus
brilhar no rosto de um Menino

3. «O primeiro homem, Adão, foi feito alma vivente».
Pela faísca divina nele infundida,
o homem é um ser inteligente e livre capaz,
portanto, de decidir responsavelmente de si e do próprio destino.
O grande fresco da Sistina continua
com a cena do pecado original:
a serpente, enrolada em volta da árvore,
induz os progenitores a comer do fruto proibido.
O génio da arte e a intensidade do símbolo bíblico
casam-se perfeitamente para evocar
o momento dramático, que inaugura para a humanidade
uma história de rebelião, de pecado e de dor.
Poderia, porém, Deus esquecer a obra das suas mãos,
a obra prima da criação?
Conhecemos a resposta da fé:
«Ao chegar a plenitude dos tempos,
Deus enviou o Seu Filho, nascido de mulher,
nascido sujeito à Lei,
para resgatar os que se encontravam sob o jugo da Lei
e para que recebêssemos
a adopção de filhos» (Gal 4,4-5).
Tornam-se a ouvir com singular eloquência
estas palavras do apóstolo Paulo,
enquanto contemplamos o maravilhoso acontecimento do Natal,
no Ano do Grande Jubileu.
No recém-nascido, depositado na manjedoura,
saudamos o «novo Adão»
feito para nós «espírito dador de vida».
Toda a história do mundo dirige-se a Ele,
nascido em Belém para devolver a esperança
a cada homem sobre a face da terra.

4. Hoje, desde o presépio, o olhar estende-se à inteira humanidade,
destinatária da graça do «segundo Adão»,
sempre, porém, herdeira do pecado do «primeiro Adão».
Não será por acaso este primeiro «não» a Deus,
reiterado em cada pecado do homem,
que continua a desfigurar o rosto da humanidade?
Crianças agredidas, humilhadas e abandonadas,
mulheres violentadas e desfrutadas,
jovens, adultos, velhos marginalizados,
listas intermináveis de exilados e de prófugos,
violência e guerrilha em numerosos pontos do planeta,
Penso com apreensão na Terra Santa,
onde a violência continua a ensanguentar
o atribulado caminho da paz.
Como não pensar nos vários Países
- neste momento penso, de modo particular, na Indonésia -
onde nossos irmãos na fé, inclusivamente neste Natal,
vivem horas dramáticas de dor e de sofrimento?
Não podemos deixar de lembrar hoje
que as trevas de morte tramam
contra a vida do homem em cada uma das suas fases
ameaçando especialmente
o mesmo início e o seu natural ocaso.
Cresce com maior ímpeto a tentação
de apoderar-se da morte adiantando-se a ela,
como se fossemos árbitros da própria vida e da dos outros.
Nos encontramos diante de sintomas alarmantes
da «cultura da morte»
que constituem uma séria ameaça para o futuro.

5. Porém, quanto mais densas forem as trevas,
mais forte ainda é a esperança do triunfo da Luz
surgida na Noite Santa em Belém.
Quanta bondade é feita silenciosamente
por homens e mulheres que vivem no dia-a-dia a sua fé,
seu trabalho, sua dedicação à família e para o bem da sociedade.
Mais: é estimulante o empenho dos que procuram
que sejam respeitados, mesmo no âmbito público,
os direitos humanos de cada um
e cresça a solidariedade entre os povos de distintas culturas,
a fim de que seja perdoada a dívida dos Países mais pobres,
e se consigam honrosos acordos de paz
entre as Nações envolvidas em conflitos desastrosos.

6. Aos povos que, em qualquer parte do mundo,
professam corajosamente os valores democráticos,
da liberdade, do respeito e da acolhida recíproca,
à cada pessoa de boa vontade independentemente da sua cultura,
proclama hoje o feliz anúncio do Natal:
«Paz na terra aos homens do Seu agrado» (cf. Lc 2,14).
À humanidade que se debruça no novo milénio
Vós, Senhor Jesus, por nós nascido em Belém,
pedis o respeito por cada pessoa,
sobretudo quando é pequena e débil;
pedis a renúncia a toda forma de violência,
às guerras, aos abusos, a todo atentado à vida!
Vós, ó Cristo, que contemplamos hoje
entre os braços de Maria,
sois o fundamento da nossa esperança!
No-lo lembra o apóstolo Paulo:
«Passou o que era velho,
eis que tudo se fez novo
» (2Cor 5,17).
Em Vós, somente em Vós é oferecida ao homem
a possibilidade de ser uma «nova criatura»
Obrigado por este Vosso dom, Menino Jesus!
Um feliz Natal a todos!

[02896-06.02] [Texto original: Italiano]