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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II PER LA CELEBRAZIONE DELLA XXXIV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE, 14.12.2000


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II PER LA CELEBRAZIONE DELLA XXXIV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si svolge la Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio di Sua Santità Giovanni Paolo II per la celebrazione della XXXIV Giornata mondiale della Pace sul tema: "Dialogo tra le culture per una civiltà dell’amore e della pace" (1° gennaio 2001).

Intervengono alla Conferenza Stampa: S.E. Mons. François Xavier Nguyên Van Thuân, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; S.E. Mons. Diarmuid Martin, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; Mons. Giampaolo Crepaldi, Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.

Pubblichiamo di seguito l’intervento di S.E. Mons. François Xavier Nguyên Van Thuân:

● INTERVENTO DI S.E. MONS. FRANÇOIS XAVIER NGUYÊN VAN THUÂN

Il Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la Giornata Mondiale della Pace del prossimo 1° di gennaio che, oggi, ho l'onore di presentare, affronta la vasta e complessa tematica del dialogo tra le culture quale base e presupposto per costruire una civiltà dell'amore e della pace.

Strettamente collegato con il Messaggio per la Pace 2000, che era tutto organizzato attorno all'ideale dell'unità della famiglia umana, il Messaggio di quest'anno propone il dialogo tra le culture come il tema su cui far sostare le nostre riflessioni e coltivare i nostri impegni in vista di un mondo più sereno e pacificato.

Il Messaggio si apre con una puntuale introduzione dove vengono evidenziati sia il bisogno urgente di questo dialogo, sia le sue difficoltà. Difficoltà, tuttavia, che mettono ancor più in luce che il dialogo è "la via necessaria per l'edificazione di un mondo riconciliato. Su questa stessa linea, si pongono le Nazioni Unite che hanno proclamato il 2001 "Anno internazionale del dialogo fra le civiltà" (n. 2).

Il Santo Padre non si nasconde la fatica di affrontare un tema arduo e complesso, reso tale da una situazione in continuo movimento, "così da sfuggire a schemi prefissati" (n. 3) e dalla difficoltà di dare attuazione ai principi e ai valori che "possono manifestare in concreto elementi di tensione che non facilitano la sintesi" (n. 3).

Dopo d'introduzione, il Messaggio papale si sofferma sinteticamente a illustrare alcuni tratti filosofici e antropologici delle differenti culture umane. "La cultura è espressione dell'uomo e della sua vicenda storica" (n. 4); "… essere umano significa necessariamente esistere in una determinata cultura" (n. 5): queste due affermazioni, oltre ad illuminare il nesso inscindibile che lega l'uomo al suo humus culturale, chiariscono, in un certo senso, il valore della tipicità di ogni cultura e, nello stesso tempo, giustificano la diversità delle culture. In questa prospettiva, il Santo Padre richiama "il senso della patria" e afferma che "la cultura tende ad assumere, né più né meno, una configurazione nazionale" (n. 6).

Questo valore, tuttavia, diventa pericoloso quando il "senso di appartenenza assume toni di autoesaltazione e di esclusione della diversità, sviluppandosi in forme nazionalistiche, razzistiche e xenofobe" (n. 6). Per arginare queste drammatiche derive, il Santo Padre invita a coltivare quello che definisce un "dato storico e ontologico" (n. 7) che precede e sta alla base della diversità tra le culture del genere umano: la fondamentale prospettiva dell'unità del genere umano. Solo in una contestuale considerazione delle diversità e dell'unità, pertanto è possibile una piena comprensione della piena verità di ogni cultura umana.

Su questa linea di riflessione, il Messaggio del Santo Padre si attarda su due questioni concrete ed attuali, prima di tutto per denunciare il polemico affermarsi di alcune identità culturali contro altre culture che rende penosa la situazione di talune minoranze etniche e culturali (cfr. n. 8) e, in secondo luogo, per avvertire del rischio di una supina omologazione delle culture ai modelli culturali occidentali, modelli fascinosi e attraenti, ma che "rivelano, purtroppo, un progressivo impoverimento umanistico, spirituale e morale" (n. 9).

Con il n. 10, arriviamo al cuore del Messaggio. In questo numero, viene sviluppata la proposta del dialogo tra le culture, con alcuni richiami teologici di grande suggestione spirituale. Il dialogo tra le culture ha, infatti, la sua giustificazione, la sua sorgente e il suo modello in Dio, Uno e Trino, attingendo quindi le sue ragioni dal mistero di comunione che è il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Sulla base di questa densa visione teologica, il Magistero, prima di Paolo VI e poi di Giovanni Paolo II, ha rinnovato l'invito a conformare la vicenda storica, sociale e culturale della famiglia umana, alle esigenze della civiltà dell'amore e della pace.

Su queste illuminanti ragioni del dialogo, il Santo Padre si confronta subito con due problemi che sono tra i più caldi dell'agenda politica dei nostri giorni:

- prima di tutto le nuove tecnologie dell'informazione. Di esse si apprezzano le insperate potenzialità, ma anche si denuncia che siano monopolio di un ristretto numero di Paesi (n. 11);

- in secondo luogo, la sfida delle migrazioni su cui il Messaggio si dilunga nella consapevolezza delle urgenze e dei problemi che presenta. Dopo l'affermazione del principio che "gli immigrati vanno sempre trattati con il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana" (n. 13), il documento dichiara che le immigrazioni non devono essere un elemento destabilizzante la "fisionomia culturale" di un determinato territorio. "Da questo punto di vista, può ritenersi un orientamento plausibile quello di garantire a un determinato territorio un certo «equilibrio culturale», in rapporto alla cultura che lo ha prevalentemente segnato" (n. 14). Su questa varia e articolata problematica legata alle migrazioni, è opportuno tenere in debita considerazione questo puntuale orientamento che il Messaggio ci offre: "Quanto alle istanze culturali di cui gli immigrati sono portatori, nella misura in cui non si pongono in antitesi ai valori etici universali, insiti nella legge naturale, ed ai diritti umani fondamentali, vanno rispettate e accolte" (n. 13)

In una seconda parte, con il richiamo alla riscoperta dei valori comuni ad ogni cultura (n. 16), il Messaggio del Santo Padre articola una serie stimolante di orientamenti che hanno il loro retroterra in "quell'humus culturale di natura universale che rende possibile lo sviluppo fecondo di un dialogo costruttivo" (n. 16). Nel ricordo degli incontri interreligiosi di Assisi nel 1986 e in Piazza San Pietro nel 1999, il Santo Padre invita anche le differenti religioni a fornire il loro contributo.

I valori richiamati dal Messaggio sono la solidarietà (n. 17), la pace (n. 18), la vita (n. 19) e l'educazione (n. 20). È facile intuire come il richiamo a questi valori sia condizionato da un'analisi preoccupata dell'attuale situazione internazionale.

Dalla crescita delle disparità economiche e sociali e della povertà al preoccupante sviluppo degli armamenti, dal diffondersi di una cultura che mortifica e disprezza la vita al deficit di educazione: sono temi presenti nell'ordine del giorno del mondo attuale che esigono che l'auspicato dialogo tra le culture venga finalizzato alla soluzione di questi problemi.

Il Messaggio del Santo Padre si chiude con un richiamo e con un appello. Il richiamo è a coltivare il perdono e la riconciliazione. Spesso, sul dialogo pesa l'ipoteca di un passato tragico. Di fronte a questa situazione, il Santo Padre propone le risorse, tipicamente cristiane, del perdono e della riconciliazione, invitando tutti ad imparare la lezione esigente che viene dall'icona del Crocifisso: "Lo sguardo al Crocifisso ci infonde la fiducia che il perdono e la riconciliazione possono diventare prassi normale della vita quotidiana e di ogni cultura…" (n. 21).

L'appello conclusivo è tutto per i giovani, "futuro dell'umanità e pietre vive per costruire la civiltà dell'amore" (n. 22). Il Santo Padre li aveva incontrati a Roma in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù e ne aveva ammirato la vitalità e l'amore per Cristo. Così il Santo Padre: "Nel sentirvi vicini, avvertivo dentro di me un sentimento profondo di gratitudine al Signore, che mi faceva la grazia di contemplare, attraverso il variopinto mosaico delle vostre differenti lingue, culture, costumi e mentalità, il miracolo dell'universalità della Chiesa, del suo essere cattolica, della sua unità. Attraverso di voi, ho visto il mirabile comporsi delle diversità nell'unità…" (n. 22).

Grazie per la Vostra cortese attenzione.

[02818-01.02] [Testo originale: Italiano]