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CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE PER IL GIUBILEO DEI CATECHISTI E DEI DOCENTI DI RELIGIONE, 10.12.2000


Alle ore 10 di questa mattina, II domenica di Avvento, il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede, in Piazza San Pietro, la Celebrazione Eucaristica in occasione del Giubileo dei Catechisti e dei Docenti di religione.

All’inizio della Santa Messa il Card. Darío Castrillón Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero, una catechista, Diletta Ranaldo, e un docente, Stefano Conti, rivolgono al Papa un indirizzo di omaggio.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che Giovanni Paolo II pronuncia nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la lettura del Santo Vangelo:

● OMELIA DEL SANTO PADRE

1. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!" (Lc 3,4). Con queste parole si rivolge a noi oggi Giovanni il Battista. La sua ascetica figura incarna, in un certo senso, il significato di questo tempo di attesa e di preparazione della venuta del Signore. Nel deserto di Giuda, egli proclama che è giunto ormai il compimento delle promesse ed il Regno di Dio è vicino: occorre per questo con urgenza abbandonare le vie del peccato e credere al Vangelo (cfr Mc 1,15).

Quale figura poteva essere più adatta di Giovanni Battista per questo vostro Giubileo, carissimi catechisti e insegnanti di religione cattolica? A tutti voi, qui convenuti da diversi Paesi, in rappresentanza di numerose Chiese particolari, rivolgo il mio affettuoso saluto. Ringrazio il Signor Cardinale Darío Castrillón Hoyos, Prefetto della Congregazione per il Clero, ed i vostri due rappresentanti, per le gentili parole che, all'inizio di questa celebrazione, mi hanno rivolto a nome di tutti voi.

2. Nel Battista, voi ritrovate oggi i tratti fondamentali del vostro servizio ecclesiale. Confrontandovi con lui, siete incoraggiati a compiere una verifica della missione che la Chiesa vi affida. Chi è Giovanni Battista? E' anzitutto un credente impegnato in prima persona in un esigente cammino spirituale, fatto di ascolto attento e costante della Parola di salvezza. Egli, inoltre, testimonia uno stile di vita distaccato e povero; dimostra grande coraggio nel proclamare a tutti la volontà di Dio, fino alle estreme conseguenze. Non cede alla facile tentazione di assumere un ruolo di primo piano, ma con umiltà abbassa se stesso per esaltare Gesù.

Come Giovanni Battista, anche il catechista è chiamato ad indicare in Gesù il Messia atteso, il Cristo. Suo compito è di invitare a fissare lo sguardo su Gesù e a seguirLo, perché solo Lui è il Maestro, il Signore, il Salvatore. Come il Precursore, il catechista non deve porre in risalto se stesso, ma Cristo. Tutto va orientato a Lui: alla sua venuta, alla sua presenza, al suo mistero.

Il catechista deve essere voce che rimanda alla Parola, amico che conduce allo Sposo. E tuttavia, come Giovanni, anch'egli è in un certo senso indispensabile, perché l'esperienza della fede ha sempre bisogno di un mediatore, che sia al tempo stesso testimone. Chi di noi non ringrazia il Signore per un valido catechista - sacerdote, religioso, religiosa, laico - al quale si sente debitore della prima esposizione organica e coinvolgente del mistero cristiano?

3. La vostra opera, cari catechisti ed insegnanti di religione, è quanto mai necessaria e richiede da parte vostra costante fedeltà a Cristo ed alla Chiesa. Tutti i fedeli, infatti, hanno diritto di ricevere da coloro che, per ufficio o per mandato, sono responsabili della catechesi e della predicazione, risposte non soggettive, ma rispondenti al Magistero costante della Chiesa, alla fede da sempre insegnata autorevolmente da quanti sono costituiti Maestri e vissuta in modo esemplare dai Santi.

A questo proposito, vorrei qui ricordare l'importante Esortazione Apostolica Quinque iam anni, che il Servo di Dio Papa Paolo VI indirizzò all'Episcopato cattolico cinque anni dopo il Concilio Vaticano II, vale a dire trent'anni fa, esattamente l'8 dicembre del 1970. Egli, il Papa denunciava la pericolosa tendenza a ricostruire, su basi psicologiche e sociologiche, un cristianesimo avulso dalla Tradizione ininterrotta che si ricollega alla fede degli Apostoli (cfr Insegnamenti di Paolo VI, VIII [1970], 1420). Anche a voi, carissimi, spetta collaborare con i Vescovi affinché il necessario sforzo per far comprendere il messaggio agli uomini e alle donne del nostro tempo non tradisca mai la verità e la continuità della dottrina della fede (cfr ivi, 1422).

Ma non basta la conoscenza intellettuale di Cristo e del suo Vangelo. Credere in Lui, infatti, significa seguirLo. Per questo dobbiamo andare alla scuola degli Apostoli, dei Confessori della fede, dei Santi e delle Sante di ogni tempo, che hanno contribuito a diffondere e a fare amare il nome di Cristo, mediante la testimonianza di una vita spesa generosamente e gioiosamente per Lui e per i fratelli.

4. A questo riguardo, l'odierna pagina evangelica ci invita ad un accurato esame di coscienza. San Luca parla di "sentieri da raddrizzare", di "burroni da riempire", di "monti" e di "colli da abbassare", perché ogni uomo possa vedere la salvezza di Dio (cfr Lc 3,4-6). Questi "burroni da riempire" fanno pensare al distacco, che si constata in alcuni, tra la fede che professano e la vita quotidiana che conducono: il Concilio ha annoverato questo distacco "tra i più gravi errori del nostro tempo" (Gaudium et spes, 43).

I "sentieri da raddrizzare" richiamano, inoltre, la condizione di taluni credenti che, dal patrimonio integrale ed immutabile della fede, ritagliano elementi soggettivamente scelti, magari alla luce della mentalità dominante, e si allontanano dalla strada diritta della spiritualità evangelica per far riferimento a vaghi valori ispirati ad un moralismo convenzionale e irenistico. In realtà, pur vivendo in una società multietnica e multireligiosa, il cristiano non può non avvertire l'urgenza del mandato missionario che induceva san Paolo ad esclamare: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1 Cor 9,16). In ogni circostanza, in ogni ambiente, favorevole o meno, va proposto con coraggio il Vangelo di Cristo, annuncio di felicità per ogni persona di qualunque età, categoria, cultura e nazione.

5. Consapevole di ciò, la Chiesa ha posto, negli ultimi decenni, un impegno ancora più grande nel rinnovamento della catechesi secondo gli insegnamenti e lo spirito del Concilio Vaticano II. Basti qui far cenno ad alcune importanti iniziative ecclesiali, tra cui le Assemblee del Sinodo dei Vescovi, in particolare quella del 1974 dedicata all'evangelizzazione; come pure ai vari documenti della Santa Sede e degli Episcopati, editi in questi decenni. Un posto speciale occupa, naturalmente, il Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nel 1992, cui ha fatto seguito, tre anni fa, una nuova redazione del Direttorio Generale per la Catechesi. Quest'abbondanza di eventi e di documenti sta a testimoniare la sollecitudine della Chiesa che, introducendosi nel terzo millennio, si sente spinta dal Signore ad impegnarsi con slancio rinnovato nell'annuncio del messaggio evangelico.

6. La missione catechistica della Chiesa ha davanti a sé importanti traguardi. Gli Episcopati stanno approntando i catechismi nazionali, che, alla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica, presenteranno la sintesi organica della fede in modo adeguato alle "differenze di cultura, di età, di vita spirituale e di situazione ecclesiale di coloro cui la catechesi è rivolta" (CCC, 24). Un augurio sale dal cuore e diventa preghiera: possa il messaggio cristiano, integro e universale, permeare tutti gli ambiti e i livelli di cultura e di responsabilità sociale! Possa, in particolare, secondo una gloriosa tradizione, tradursi nel linguaggio dell'arte e della comunicazione sociale, così da raggiungere i più diversi ambienti umani!

Con grande affetto, in questo momento solenne, incoraggio voi, impegnati nelle diverse modalità catechistiche: dalla catechesi parrocchiale, che in un certo senso è fermento di tutte le altre, alla catechesi familiare, a quella nelle scuole cattoliche, nelle associazioni, nei movimenti, nella nuove comunità ecclesiali. L'esperienza insegna che la qualità dell'azione catechistica dipende in larga misura dalla presenza pastoralmente sollecita e affettuosa dei sacerdoti. Cari presbiteri, in particolare voi, cari parroci, non fate mancare la vostra diligente laboriosità negli itinerari di iniziazione cristiana e nella formazione dei catechisti. Siate loro vicini, accompagnateli. E' un importante servizio che la Chiesa vi domanda.

7. "Prego sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Fil 1,4-5). Carissimi Fratelli e Sorelle, faccio volentieri mie le parole dell'apostolo Paolo, riproposte dall'odierna liturgia, e vi dico: voi, catechisti di ogni età e condizione, siete sempre presenti nelle mie preghiere, e il pensiero di voi, impegnati a diffondere il Vangelo in ogni parte del mondo e in ogni situazione sociale, è per me motivo di conforto e di speranza. Con voi, desidero oggi rendere omaggio ai numerosi vostri colleghi che hanno pagato con ogni genere di sofferenze e spesso anche con la vita la loro fedeltà al Vangelo e alle comunità cui erano inviati. Il loro esempio sia stimolo e incoraggiamento per ciascuno di voi.

"Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!" (Lc 3,6), così diceva nel deserto Giovanni il Battista, preannunciando la pienezza dei tempi. Facciamo nostro questo grido di speranza, celebrando il Giubileo bimillenario dell'Incarnazione. Ogni uomo possa, in Cristo, vedere la salvezza di Dio! Per questo egli deve incontrarLo, conoscerLo, seguirLo. Questa, carissimi, è la missione della Chiesa; questa è la vostra missione! Il Papa vi dice: Andate! Come il Battista, preparate la via al Signore che viene.

Vi guidi e vi assista Maria Santissima, la Vergine dell'Avvento, la Stella della nuova evangelizzazione. Siate docili come Lei alla divina Parola ed il suo Magnificat vi sproni alla lode e al coraggio profetico. Così, anche grazie a voi, si realizzeranno le parole del Vangelo: ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! Sia lodato Gesù Cristo!

[02780-01.01] [Testo originale: Italiano]