Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXXVIII GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI (6 MAGGIO 2001), 25.11.2000


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA XXXVIII GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI (6 MAGGIO 2001)

Testo in lingua originale

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Il 6 maggio 2001, IV Domenica di Pasqua, si celebrerà la 38a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, sul tema "La vita come vocazione".

Le finalità della Giornata Mondiale restano quelle stabilite e illustrate dai Messaggi Pontifici rivolti ogni anno a tutta la Chiesa: essa costituisce una pubblica testimonianza della comunità in preghiera per obbedire al comando del Signore "Pregate il Padrone della messe perché mandi operai per la sua messe" (Mt 9,38; Lc 10,2); rappresenta il momento forte di una preghiera che non si interrompe mai; riafferma il primato della fede e della grazia in ciò che riguarda le vocazioni consacrate.

La continua e pressante richiesta dei "Centri Internazionali e Nazionali per le vocazioni di celebrare l’inizio del terzo millennio, come anno vocazionale, trova il beneplacito di questa Sede Apostolica, che desidera incoraggiare, sostenere e benedire tutte quelle iniziative che saranno messe in atto nel corso dell’anno 2001 e avranno come scopo di rispondere :

- All'esigenze che ogni essere umano, e ogni credente in particolare, ha di scoprire la sua propria vocazione, il nome che Dio gli ha dato, la via della sua piena realizzazione.

- Ai bisogni della Chiesa. Essa si preoccupa che nel suo essere e vivere non manchino uomini e donne validi davanti a Dio, dotati dei ministeri e dei carismi necessari per compiere la propria missione di autoedificazione interna, di evangelizzazione, di santificazione, di promozione.

- All'attesa dei giovani. Tutti i giovani, ognuno secondo i suoi doni, hanno il diritto, il bisogno e il dovere di ricevere proposte e cure, di essere guidati per scoprire e seguire la volontà o chiamata di Dio in condizione di matura libertà umana e cristiana. Solo con tale aiuto potranno donare e impegnare la propria vita e i loro talenti naturali e di grazia entro un quadro di possibilità coerenti al piano di Dio, secondo il Vangelo.

- Ai bisogni del mondo . Anche il mondo a suo modo interpella la Chiesa con crescente domanda di uomini e donne che siano cristiani qualificati, disposti, consacrati e incarnati in esso e perciò in grado di evangelizzarlo, di introdurlo alla fede e ai sacramenti, di umanizzarlo e promuoverlo sulla scia di Cristo liberatore a servizio di ogni giustizia. "E' necessario che l'uomo ritrovi in Cristo "luce e forza per rispondere alla sua suprema chiamata. " (GS 10).

- A ragioni e a segni di crisi vocazionale mediante il miglioramento della qualità, il ricupero della quantità, l'aumento delle forze numeriche necessarie per la salvezza delle anime.

In quest’anno tutti i Centri che operano per le vocazioni sono in festa perché ricorre il 60° anniversario della loro istituzione (Pio XII, Cum Nobis, 4 novembre 1941), che ha accompagnato, organizzato e aggiornato la pastorale delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata secondo "i segni dei tempi".

Pur esprimendo stima per tutte le vocazioni, la Chiesa, in occasione della Giornata Mondiale, intende concentrare la sua attenzione particolarmente sulle vocazioni consacrate: ai ministeri ordinati (presbiterato e diaconato); alla vita religiosa in tutte le sue forme (maschili e femminili, contemplativa e apostolica, clericale e laicale); alle società di vita apostolica, agli istituti secolari nella varietà delle loro funzioni e dei loro soci; alla vita missionaria nel senso preciso di missione "ad gentes".

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre ha inviato ai Vescovi ed ai fedeli di tutto il mondo, in occasione della XXXVIII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni:

Testo in lingua originale

Tema: "La vita come vocazione".

Venerati Fratelli nell'Episcopato,

carissimi Fratelli e Sorelle di tutto il mondo!

1. La prossima "Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni", che si svolgerà il 6 maggio 2001, a pochi mesi quindi dalla conclusione del Grande Giubileo, avrà come tema "La vita come vocazione". Con questo mio Messaggio desidero soffermarmi a riflettere con voi su di un argomento che riveste un'indubbia importanza nella vita cristiana.

La parola "vocazione" qualifica molto bene i rapporti di Dio con ogni essere umano nella libertà dell'amore, perché "ogni vita è vocazione" (Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 15). Dio, al termine della creazione, contempla l'uomo e vede che è "cosa molto buona!" (cfr Gn 1, 31): lo ha fatto "a sue immagine e somiglianza", ha affidato alle sue mani operose l'universo e lo ha chiamato ad un'intima relazione di amore.

Vocazione è la parola che introduce alla comprensione dei dinamismi della rivelazione di Dio e svela così all'uomo la verità sulla sua esistenza. "La ragione più alta della dignità dell'uomo -

leggiamo nel documento conciliare Gaudium et spes - consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore" (n. 19). E’ in questo dialogo di amore con Dio che si fonda la possibilità per ciascuno di crescere secondo linee e caratteristiche proprie, ricevute in dono, e capaci di "dare senso" alla storia e alle relazioni fondamentali del suo esistere quotidiano, mentre è in cammino verso la pienezza della vita.

2. Considerare la vita come vocazione favorisce la libertà interiore, stimolando nel soggetto la voglia di futuro, insieme con il rifiuto d'una concezione dell'esistenza passiva, noiosa e banale. La vita assume così il valore di "dono ricevuto, che tende per natura sua a divenire bene donato" (Doc. Nuove vocazioni per una nuova Europa, 1998, 16, b). L'uomo mostra di essere rinato nello Spirito (cfr Gv 3, 3-5) quando impara a seguire la via del comandamento nuovo: "che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi" (Gv 15,12). Si può affermare che, in un certo senso, l'amore è il DNA dei figli di Dio; è "la vocazione santa" con cui siamo stati chiamati "secondo il suo proposito e la sua grazia, grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma che è stata rivelata solo ora con l'apparizione del Salvatore nostro Gesù Cristo" (2 Tm 1,9-10).

All'origine di ogni cammino vocazionale c'è l'Emmanuele, il Dio-con-noi. Egli ci rivela che non siamo soli a costruire la nostra vita, perché Dio cammina con noi in mezzo alle nostre alterne vicende, e, se noi lo vogliamo, intesse con ciascuno una meravigliosa storia d'amore, unica ed irripetibile e, al tempo stesso, in armonia con l'umanità e il cosmo intero. Scoprire la presenza di Dio nella propria storia, non sentirsi più orfani, ma sapere di avere un Padre a cui ci si può totalmente affidare: questa è la grande svolta che trasforma l'orizzonte semplicemente umano e porta l'uomo a capire, come afferma la Gaudium et spes, che egli non può "ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di se" (n. 24). In queste parole del Concilio Vaticano II è racchiuso il segreto dell'esistenza cristiana, e di ogni autentica realizzazione umana.

3. Oggi però questa lettura cristiana dell'esistenza deve fare i conti con alcuni tratti caratteristici della cultura occidentale in cui Dio è praticamente emarginato dal vivere quotidiano. Ecco perché è necessario un impegno concorde dell'intera comunità cristiana per "rievangelizzare la vita". Occorre per questo fondamentale impegno pastorale la testimonianza di uomini e di donne che mostrino la fecondità di un'esistenza che ha in Dio la sua sorgente, nella docilità all'azione dello Spirito la sua forza, nella comunione con Cristo e con la Chiesa la garanzia del senso autentico della fatica quotidiana. Occorre che nella Comunità cristiana ciascuno scopra la sua personale vocazione e vi risponda con generosità. Ogni vita è vocazione ed ogni credente è invitato a cooperare all’edificazione della Chiesa. Nella "Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni", però, la nostra attenzione è rivolta specialmente alla necessità e all'urgenza di ministri ordinati e di persone disposte a seguire Cristo sulla via esigente della vita consacrata nella professione dei consigli evangelici.

C'è bisogno di ministri ordinati che siano "garanzia permanente della presenza sacramentale di Cristo Redentore nei diversi tempi e luoghi" (Christifideles laici, 55) e, con la predicazione della Parola e la celebrazione dell'Eucaristia e degli altri Sacramenti, guidino le Comunità cristiane sui sentieri della vita eterna.

C'è bisogno di uomini e donne che con la loro testimonianza tengano "viva nei battezzati la consapevolezza dei valori fondamentali del Vangelo" e facciano "emergere nella coscienza del Popolo di Dio l'esigenza di rispondere con la santità della vita all'amore di Dio riversato nei cuori dello Spirito Santo, rispecchiando nella condotta la consacrazione sacramentale avvenuta per opera di Dio nel Battesimo, nella Cresima o nell'Ordine" (Vita consecrata, 33).

Possa lo Spirito Santo suscitare abbondanti vocazioni di speciale consacrazione, perché favoriscano nel popolo cristiano un'adesione sempre più generosa al Vangelo e rendano più facile a tutti la comprensione del senso dell'esistenza come trasparenza della bellezza e della santità di Dio.

4. I1 mio pensiero va ora ai tanti giovani assetati di valori e spesso incapaci di trovare la strada che ad essi conduce. Sì, solo Cristo è la Via, la Verità e la Vita. Ed è per questo necessario far loro incontrare il Signore ed aiutarli a stabilire con Lui una relazione profonda. Gesù deve entrare nel loro mondo, assumere la loro storia e aprire il loro cuore, perché imparino a conoscerlo sempre di più, man mano che seguono le tracce del suo amore.

Penso, al riguardo, al ruolo importante dei Pastori del Popolo di Dio. Ad essi ricordo le parole del Concilio Vaticano II: "I presbiteri in primo luogo, abbiano gran cura di far conoscere ai fedeli, con il ministero della Parola e con la propria testimonianza di una vita in cui si rifletta chiaramente lo spirito di servizio e la vera gioia pasquale, l'eccellenza e la necessità del sacerdozio... A questo scopo è oltremodo utile un'attenta e prudente direzione spirituale... Si badi però che questa voce del Signore che chiama non va affatto attesa come se dovesse giungere all'orecchio del futuro presbitero in qualche maniera straordinaria. Essa va piuttosto riconosciuta ed esaminata attraverso quei segni di cui ogni giorno il Signore si serve per far capire la sua volontà ai cristiani prudenti; e ai presbiteri spetta di studiare attentamente questi segni" (Presbyterorum ordinis, 11).

Penso poi ai consacrati ed alle consacrate, chiamati a testimoniare che in Cristo è l'unica nostra speranza; solo da Lui è possibile trarre l’energia per vivere le sue stesse scelte di vita; solo con Lui si può andare incontro ai profondi bisogni di salvezza dell'umanità. Possa la presenza ed il servizio delle persone consacrate aprire il cuore e la mente dei giovani verso orizzonti di speranza pieni di Dio e li educhi all'umiltà e alla gratuità dell'amare e del servire. La significatività ecclesiale e culturale della loro vita consacrata si traduca sempre meglio in proposte pastorali specifiche, atte ad educare e formare i giovani e le giovani all'ascolto della chiamata del Signore e alla libertà dello spirito per rispondervi con generosità e slancio.

5. Mi rivolgo adesso a voi, cari genitori cristiani, per esortarvi ad essere vicini ai vostri figli. Non lasciateli soli di fronte alle grandi scelte dell'adolescenza e della gioventù. Aiutateli a non lasciarsi sopraffare dalla ricerca affannosa del benessere e guidateli verso la gioia autentica, quella dello spirito. Fate risuonare nel loro cuore, talora preso da paure per il futuro, la gioia liberante della fede. Educateli, come scriveva il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Paolo VI, "a gustare semplicemente le molteplici gioie umane che il Creatore mette già sul loro cammino: gioia esaltante dell'esistenza e della vita; gioia dell'amore casto e santificato; gioia pacificante della natura e del silenzio; gioia talvolta austera del lavoro accurato; gioia e soddisfazione del dovere compiuto; gioia trasparente della purezza, del servizio, della partecipazione; gioia esigente del sacrificio" (Gaudete in Domino, I).

All'azione della famiglia faccia da supporto quella dei catechisti e degli insegnanti cristiani, chiamati in modo particolare a promuovere il senso della vocazione nei giovani. Loro compito è guidare le nuove generazioni verso la scoperta del progetto di Dio su di loro, coltivando in esse la disponibilità a fare della propria vita, quando Dio chiama, un dono per la missione. Questo avverrà attraverso scelte progressive che preparano al "sì" pieno, in forza del quale l'intera esistenza è posta a servizio del Vangelo. Cari catechisti ed insegnanti, per ottenere questo, aiutate i ragazzi a voi affidati a guardare in alto, ad uscire dalla tentazione costante del compromesso. Educateli alla fiducia in quel Dio che è Padre e mostra la straordinaria grandezza del suo amore affidando a ciascuno un compito personale al servizio della grande missione di "rinnovare la faccia della terra".

6. Leggiamo nel libro degli Atti degli Apostoli che i primi cristiani "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (2, 42). Ogni incontro con la Parola di Dio è un momento felice per la proposta vocazionale. La frequentazione delle Sacre Scritture aiuta a capire lo stile e i gesti con cui Dio sceglie, chiama, educa e rende partecipi del suo amore.

La celebrazione dell'Eucaristia e la preghiera fanno meglio capire le parole di Gesù: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,37-38; cfr Lc 10,2). Pregando per le vocazioni si impara a guardare con sapienza evangelica al mondo ed ai bisogni di vita e di salvezza d'ogni essere umano; si vive inoltre la carità e la compassione di Cristo verso l'umanità e si ha la grazia di poter dire, seguendo l’esempio della Vergine: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1, 38).

Invito tutti ad implorare con me il Signore, perché non manchino operai nella sua messe:

Padre santo, fonte perenne dell'esistenza e dell'amore,

che nell'uomo vivente mostri lo splendore della tua gloria,

e metti nel suo cuore il seme della tua chiamata,

fa che nessuno, per nostra negligenza, ignori questo dono o lo perda,

ma tutti, con piena generosità, possano camminare

verso la realizzazione del tuo Amore.

Signore Gesù, che nel tuo pellegrinare per le strade della Palestina,

hai scelto e chiamato gli apostoli e hai affidato loro il compito

di predicare il Vangelo, pascere i fedeli, celebrare il culto divino,

fa' che anche oggi non manchino alla tua Chiesa

numerosi e santi Sacerdoti, che portino a tutti

i frutti della tua morte e della tua risurrezione.

Spirito Santo, che santifichi la Chiesa

con la costante effusione dei tuoi doni,

immetti nel cuore dei chiamati alla vita consacrata

un’intima e forte passione per il Regno,

affinché con un sì generoso e incondizionato,

pongano la loro esistenza al servizio del Vangelo.

Vergine Santissima, che senza esitare

hai offerto te stessa all'Onnipotente

per l'attuazione del suo disegno di salvezza,

infondi fiducia nel cuore dei giovani

perché vi siano sempre pastori zelanti,

che guidino il popolo cristiano sulla via della vita,

e anime consacrate che sappiano testimoniare

nella castità, nella povertà e nell'obbedienza,

la presenza liberatrice del tuo Figlio risorto.

Amen.

Dal Vaticano, 14 Settembre 2000.

IOANNES PAULUS II

[02391-01.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Thème: "La vie comme vocation".

Vénérés Frères dans l’Episcopat,

Chers Frères et Soeurs du monde entier,

1. La prochaine "Journée Mondiale de Prière pour les Vocations" qui aura lieu le 6 mai 2001, à peine quelques mois après la clôture du Grand Jubilé, aura comme thème "La vie comme vocation". Je voudrais m’arrêter pour réfléchir avec vous, grâce à ce message, sur un sujet de grande importance pour la vie chrétienne.

Le mot "vocation" qualifie fort bien les relations de Dieu avec chaque être humain dans la liberté de l’amour, parce que "chaque vie est vocation" (Paul VI, Lettre enc. Populorum progressio, 15). Dieu, au terme de la création, contempla l’homme et vit que "cela était très bon!" (cf. Gn 1,31): Il l’a créé "à son image et à sa ressemblance", Il a confié l’univers à ses mains laborieuses et l’a appelé à une intime relation d’amour.

Le mot "vocation" introduit à la compréhension des dynamismes de la révélation divine et dévoile ainsi à l’homme la vérité sur son existence. "L’aspect le plus sublime de la dignité humaine - comme nous le lisons dans le document conciliaire Gaudium et spes - se trouve dans cette vocation de l’homme à communier avec Dieu. Cette invitation que Dieu adresse à l’homme de dialoguer avec Lui commence avec l’existence humaine. Car, si l’homme existe, c’est que Dieu l’a créé par amour et, par amour, ne cesse de lui donner l’être; et l’homme ne vit pleinement selon la vérité que s’il reconnaît librement cet amour et s’abandonne à son Créateur (n° 19). C’est sur ce dialogue d’amour avec Dieu que se fonde pour chacun la possibilité de croître selon son profil et des caractéristiques propres. Ceux-ci, reçus comme dons, sont capables de "donner un sens" à l’histoire et aux relations fondamentales de son existence quotidienne, tandis qu’il s’achemine vers la plénitude de la vie.

2. Le fait de considérer la vie comme vocation favorise la liberté intérieure en stimulant dans l’être humain le désir du futur, en même temps que le refus d’une conception de l’existence passive, ennuyeuse et banale. La vie assume ainsi la valeur du "don reçu qui tend par nature à devenir bien donné" (Doc. De Nouvelles Vocations pour une Nouvelle Europe, 1998, 16, b.) L’homme montre qu’il est rené de l’Esprit (cf. Jn 3, 3.5) quand il apprend à suivre la voie du commandement nouveau: "Aimez-vous les uns les autres comme je vous ai aimés" (Jn 15, 12). On peut affirmer que, dans un certain sens, l’amour est le ADN des fils de Dieu; c’est "la sainte vocation" qui nous a appelés "conformément à son propre dessein et à sa grâce. A nous donnée avant tous les siècles dans le Christ Jésus, cette grâce a été maintenant manifestée par l’apparition de notre Sauveur le Christ Jésus" (2 Tm 1, 9-10).

A l’origine de chaque cheminement de vocation il y a l’Emmanuel, le Dieu-avec-nous. Lui nous révèle que nous ne sommes pas seuls à construire notre vie, parce que Dieu chemine avec nous au milieu d’événements successifs, et, si nous le voulons, construit avec chacun une merveilleuse histoire d’amour, unique et sans pareille et, en même temps, en harmonie avec l’humanité et le cosmos. Découvrir la présence de Dieu dans son histoire, ne plus se sentir orphelins, mais savoir qu’il existe un Père en qui nous pouvons avoir une entière confiance: voilà le grand virage qui transforme l’horizon humain et montre que l’homme, comme l’affirme Gaudium et spes, "ne peut pleinement se trouver que par le don sincère de lui-même"(n° 24). Dans ces paroles du Concile Vatican II est contenu le secret de l’existence chrétienne et de toute réalisation humaine authentique.

3. Cependant, aujourd’hui, cette lecture chrétienne de l’existence doit tenir compte de certains traits caractéristiques de la culture occidentale où Dieu a été écarté de la vie quotidienne. Voilà pourquoi un engagement unanime de toute la communauté chrétienne est nécessaire pour "réévangéliser la vie". Cet engagement pastoral fondamental a besoin du témoignage d’hommes et de femmes qui montrent la fécondité d’une existence trouvant sa source en Dieu, sa force dans la docilité à l’action de l’Esprit, la garantie du sens authentique de la fatigue quotidienne dans la communion avec le Christ et avec l’Eglise. Il est nécessaire que chacun découvre sa vocation personnelle dans la communauté chrétienne et y réponde avec générosité. Chaque vie est vocation et chaque croyant est invité à coopérer à l’édification de l’Eglise. Le but de la "Journée Mondiale de Prière pour les Vocations" est d’attirer l’attention sur la nécessité et l’urgence de ministres ordonnés et de personnes disposées à suivre le Christ sur la voie exigente de la vie consacrée dans la pratique des conseils évangéliques.

On a besoin de ministres ordonnés qui sont "une garantie permanente de la présence sacramentelle, dans la diversité des temps et des lieux, du Christ Rédempteur" (Christifideles laici, 55) et qui, en annonçant la Parole et en célébrant l’Eucharistie et les autres sacrements, guident les Communautés chrétiennes sur les chemins de la vie éternelle.

On a besoin d’hommes et de femmes qui, grâce à leur témoignage, maintiennent "vive chez les baptisés la conscience des valeurs fondamentales de l’Evangile" et rendent "présente dans la conscience du peuple de Dieu l’exigence de répondre par la sainteté de la vie à l’amour de Dieu répandu dans les cœurs par l’Esprit Saint, en reflétant dans le comportement la consécration sacramentelle que Dieu opère par le Baptême, par la Confirmation ou par l’Ordre" (Vita consecrata, 33).

Puisse l’Esprit Saint susciter de nombreuses vocations de consécration particulière, afin de favoriser au milieu du peuple chrétien une adhésion toujours plus généreuse à l’Evangile et rendre plus facile pour tous la compréhension du sens de l’existence qui sera transparente de la beauté et de la sainteté de Dieu.

4. Ma pensée se tourne maintenant vers tant de jeunes qui ont soif de valeurs et qui sont souvent incapables de trouver la voie qui les y conduit. Oui, le Christ seul est la Voie, la Vérité et la Vie. C’est pourquoi il est nécessaire de leur faire rencontrer le Seigneur et de les aider à établir une relation profonde avec Lui. Jésus doit entrer dans leur monde, assumer leur histoire et ouvrir leur cœur, afin qu’ils apprennent à Le connaître toujours plus, au fur et à mesure qu’ils suivent les traces de son amour.

Je pense, à cet effet, au rôle important des Pasteurs du Peuple de Dieu. Je leur rappelle les paroles du Concile Vatican II: "Il s’agit d’abord, pour les prêtres, d’avoir à cœur de faire comprendre aux chrétiens combien le sacerdoce est important et nécessaire; ils y arriveront à la fois par leur prédication et par leur propre vie, qui doit être un témoignage rayonnant d’esprit de service et de vraie joie pascale... Une direction spirituelle attentive et réfléchie leur sera très utile... Mais cette voix du Seigneur qui appelle, il ne faut pas s’attendre à ce qu’elle arrive aux oreilles du futur prêtre d’une manière extraordinaire. Il s’agit bien plutôt de la découvrir, de la discerner à travers les signes qui, chaque jour, font connaître la volonté de Dieu aux chrétiens qui savent écouter; c’est à ces signes que les prêtres doivent donner toute leur attention" (Presbyterorum ordinis, 11)

Je pense, ensuite, aux consacré(e)s, appelé(e)s à témoigner que notre seule espérance est dans le Christ; Lui seul nous donne l’énergie pour vivre ses mêmes choix de vie; seul avec Lui il est possible d’aller à la rencontre des besoins profonds de salut de l’humanité. Puissent la présence et le service des personnes consacrées ouvrir le cœur et l’esprit des jeunes à des horizons d’espérance remplis de Dieu et les éduquer à l’humilité et à la gratuité d’aimer et de servir. Que la signification ecclésiale et culturelle de leur vie consacrée se traduise toujours mieux par des propositions pastorales spécifiques, par des actes qui éduquent et forment les jeunes à l’écoute de l’appel du Seigneur et à la liberté de l’esprit pour y répondre avec générosité et enthousiasme.

5. Maintenant je m’adresse à vous, chers parents chrétiens, pour vous exhorter à être proches de vos fils. Ne les laissez pas seuls devant les grands choix de l’adolescence et de la jeunesse. Aidez-les à ne pas se laisser accabler par la recherche effrénée du bien-être et guidez-les vers la joie authentique, celle de l’Esprit. Faites résonner dans leur cœur, parfois saisi par la peur de l’avenir, la joie libératrice de la foi. Eduquez-les, comme l’écrivait mon vénéré prédécesseur, le Serviteur de Dieu, Paul VI, "à goûter simplement les multiples joies humaines que le Créateur met déjà sur leur chemin: joie exaltante de l’existence et de la vie; joie de l’amour chaste et sanctifié; joie pacifiante de la nature et du silence; joie parfois austère du travail soigné; joie et satisfaction du devoir accompli; joie transparente de la pureté, du service, du partage; joie exigeante du sacrifice" (Gaudete in Domino, I)

Que l’action des catéchistes et des enseignants chrétiens, appelés de manière particulière à promouvoir le sens de la vocation chez les jeunes, soutienne l’action de la famille. Leur devoir consiste à guider les nouvelles générations vers la découverte du projet de Dieu sur eux, cultivant en eux la disponibilité à faire de leur propre vie, lorsque Dieu appelle, un don pour la mission. Ceci se réalisera à travers des choix progressifs qui préparent au "oui" final, en vertu duquel l’existence entière est mise au service de l’Evangile. Chers catéchistes et enseignants, afin d’atteindre ce but, vous devez aider les jeunes qui vous sont confiés à regarder en haut, à sortir de la tentation constante du compromis. Eduquez-les à la confiance en ce Dieu qui est Père et qui montre l’extraordinaire grandeur de son amour en confiant à chacun une tâche personnelle au service de la grande mission de "renouveler la face de la terre".

6. Nous lisons dans le livre des Actes des Apôtres que les premiers chrétiens "se montraient assidus à l’enseignement des apôtres, fidèles à la communion fraternelle, à la fraction du pain et aux prières" (2, 42). Chaque rencontre avec la Parole de Dieu est un moment propice à une invitation à la vocation. La fréquentation des Saintes Ecritures aide à comprendre le style et les gestes par lesquels Dieu choisit, appelle, éduque et rend participant à son amour.

La célébration de l’Eucharistie et la prière font mieux comprendre les paroles de Jésus: "La moisson est abondante, mais les ouvriers peu nombreux; priez donc le Maître de la moisson d’envoyer des ouvriers à sa moisson" (Mt 9, 37-38; cf. Lc 10, 2). En priant pour les vocations on apprend à regarder avec la sagesse de l’Evangile, le monde et ce dont chaque être humain a besoin de la vie et de salut; de plus, on vit la charité et la compassion du Christ pour l’humanité et on obtient la grâce de pouvoir dire, selon l’exemple de la Vierge: "Je suis la servante du Seigneur; qu’il m’advienne selon ta parole" (Lc 1, 38).

Je vous invite tous à implorer avec moi le Seigneur afin qu’il ne manque pas d’ouvriers à sa moisson:

Père saint, source intarissable de l’existence et de l’amour,

qui montre dans l’homme vivant la splendeur de ta gloire,

et qui dépose dans son cœur la semence de ton appel,

fais que personne, par notre négligence, ignore ou perd ce don,

mais que tous puissent marcher avec grande générosité

vers la réalisation de ton Amour.

 

Seigneur Jésus, qui durant ton pèlerinage sur les routes de la Palestine,

as choisi et appelé les apôtres et leur as confié la tâche

de prêcher l’Evangile, de paître les fidèles, de célébrer le culte divin,

fais que, aujourd’hui aussi, ton Eglise ne manque pas

de prêtres saints, qui portent à tous

les fruits de ta mort et de ta résurrection.

 

Esprit Saint, toi qui sanctifies l’Eglise

avec la constante effusion de tes dons,

mets dans le cœur des appelé(e)s à la vie consacrée

une intime et forte passion pour le Règne,

afin qu’avec un "oui" généreux et inconditionné

ils mettent leur existence au service de l’Evangile.

Vierge très Sainte, toi qui sans hésiter

t’es offerte toi-même au Tout-Puissant

pour la réalisation de son dessein de salut,

suscite la confiance dans le cœur des jeunes

afin qu’il y ait toujours des pasteurs zélés,

qui guident le peuple chrétien sur la voie de la vie,

et des âmes consacrées capables de témoigner

par la chasteté, la pauvreté et l’obéissance,

la présence libératrice de ton Fils ressuscité.

Amen.

Du Vatican, le 14 septembre 2000.

IOANNES PAULUS II

[02391-03.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Theme: "Life as a vocation".

Venerable Brothers in the Episcopate,

dearest brothers and sisters throughout the whole world!

1. The next "World Day of Prayer for Vocations", which will take place on 6th May 2001 and thus only a few months after the close of the Great Jubilee, will have the theme "Life as a vocation". With my present Message, I wish to pause and reflect with you on a topic that is undeniably important in the Christian life.

The word "vocation" is a very good definition of the relationship that God has with every human being in the freedom of love, because "every life is a vocation" (Paul VI, Enc. Lett. Populorum progressio, 15). God, after completing his work of creation, looked on man and saw that he was "very good" (cf. Gen 1, 31): he made him "in his image and likeness", he put the universe into his operative hands and called him to an intimate relationship of love.

Vocation is the word that leads us to understand the dynamisms of God’s revelation, and thus reveals to man the truth about his existence. "An outstanding cause of human dignity," we read in the Council document Gaudium et spes, "lies in man’s call to communion with God. From the very circumstance of origin, man is already invited to converse with God. For man would not exist were he not created by God’s love and constantly preserved by it. And he cannot live fully according to truth unless he freely acknowledges that love and devotes himself to his Creator" (n. 19). It is in this dialogue of love with God that we find the basis of each person’s possibility to grow along his or her own lines and according to his or her own characteristics, which have been received as a gift and are able to "give meaning" to his or her personal story and to the fundamental relationships of his or her daily existence, as he or she walks along the path that leads to the fullness of life.

 

2. To consider life as a vocation encourages interior freedom, stirring within the person a desire for the future, as well as the rejection of a notion of existence that is passive, boring, and banal. In this way, life takes on the value of a "gift received which, by its nature, tends to become a good given" (Document New Vocations for a New Europe, 1997, 16, b). Man shows that he has been reborn in the Spirit (cf. John 3, 3-5) when he learns to follow the way of the New Commandment: "that you love one another as I have loved you" (John 15, 12). One could say that, in a certain sense, love is the DNA of the children of God; it is the "holy vocation" by which we have been called "in virtue of his own purpose and the grace which he gave us in Christ Jesus ages ago, and now has manifested through the appearance of our Saviour Christ Jesus" (2 Tim 1, 9-10).

At the root of every vocational journey there is the Emmanuel, the God-with-us. He shows us that we are not alone in fashioning our lives, because God walks with us, in the midst of our ups-and-downs, and, if we want him to, he weaves with each of us a marvellous tale of love, unique and irreproducible, and, at the same time, in harmony with all humanity and the entire cosmos. To discover the presence of God in our individual stories, not to feel orphans any longer, but rather to know that we have a Father in whom we can trust completely – this is the great turning-point that transforms our merely human outlook and leads man to understand, as Gaudium et spes affirms, that he "cannot fully find himself except through a sincere gift of himself" (n. 24). These words of the Second Vatican Council contain the secret of Christian existence and of all authentic human self-realisation.

 

3. Today, however, this Christian reading of existence must reckon with some characteristic traits of Western culture where, in everyday life God is, to all intents and purposes, pushed to the sidelines. That is why we need a unified effort of the whole Christian community to "re-evangelise life". For this fundamental pastoral effort, there has to be the witness of men and women who show the fruitfulness of an existence that has its source in God, that has its strength in its docility to the workings of the Spirit, that has its guarantee of the authentic meaning of daily toil in its communion with Christ and the Church. Within the Christian community, each person must discover his or her own personal vocation and respond to it with generosity. Every life is a vocation, and every believer is invited to co-operate in the building up of the Church. On the "World Day of Prayer for Vocations", however, we turn our attention, in a special way, to the need and to the urgent requirement for ordained ministers, and for persons who are ready to follow Christ on the arduous path of consecrated life in the profession of the evangelical counsels.

We need ordained ministers who are "in different times and places the permanent guarantee of the sacramental presence of Christ, the Redeemer" (Christifideles laici, 55) and who, in their preaching of the Word and celebration of the Eucharist and the other Sacraments, guide Christian communities on the paths of eternal life.

We need men and women who, by their witness, "remind the baptized of the fundamental values of the Gospel", and who foster "in the People of God an awareness of the need to respond with holiness of life to the love of God poured into their hearts by the Holy Spirit, by reflecting in their conduct the sacramental consecration which is brought about by God’s power in Baptism, Confirmation or Holy Orders" (Vita consecrata, 33).

May the Holy Spirit stir up an abundant number of vocations to special consecration, so that these, in their turn, can encourage the Christian people to adhere ever more generously to the Gospel, and so that they can help all people to understand more easily the meaning of existence as the manifestation of the beauty and holiness of God.

 

4. My thoughts now go to the many young people who thirst for values and yet who are often unable to find the way that leads to them. Truly, only Christ is the Way, the Truth and the Life. And so we need to lead them to meet the Lord and help them to establish a deep relationship with Him. Jesus must enter their world, take on their history and open their hearts, so that they learn to know him ever more, as they follow the footprints of his love.

In this regard, I think of the important role of the Pastors of the People of God. I remind them of the words of the Second Vatican Council: "In the first place, therefore, by the ministry of the Word and by the personal testimony of a life radiant with the spirit of service and true Pascal joy, priests should have it dearly at heart to demonstrate to the faithful the excellence and necessity of the priesthood … In this effort, careful and prudent spiritual direction is of the greatest value The voice of the Lord in summons, however, is never to be looked for as something which will be heard by the ears of future priests in any extraordinary manner. It is rather to be detected and weighed in the signs by which the will of God is customarily made known to prudent Christians. These indications should be carefully noted by priests" (Presbyterorum ordinis, 11).

 

Then, I think of consecrated persons, men and women, called to witness to the truth that our only hope is in Christ; that only from Him is it possible to draw the energy required to live out their life-choices; that only with Him can people meet the deep needs of the salvation of humanity. May the presence and the service of consecrated persons open the hearts and the minds of young people to horizons of hope filled with God, and may this presence and service teach them humility, and liberality in loving and in serving. May the meaningfulness they bring to the Church and to culture through their consecrated lives, be ever better translated into specific pastoral contributions, suitable for educating and forming young people to hear the call of the Lord and to have the freedom of spirit to be able to respond to it with generosity and enthusiasm.

 

5. Now I address you, dear Christian parents, to exhort you to be close to your children. Do not leave them alone when they are faced with the weighty decisions of adolescence and youth. Help them to prevent themselves from being overwhelmed by an anxious searching after material well-being, and guide them towards that genuine happiness which belongs to the spirit. Make the liberating joy of the faith resound in their hearts, which are at times seized by fears for the future. Teach them, as wrote my venerated predecessor, the Servant of God Paul VI, "how to savour in a simple way the many human joys that the Creator places in our path: the elating joy of existence and of life; the joy of chaste and sanctified love; the peaceful joy of nature and silence; the sometimes austere joy of work well done; the joy and satisfaction of duty performed; the transparent joy of purity, service and sharing; the demanding joy of sacrifice" (Gaudete in Domino, I).

The activity of the family must be supported by that of catechists and Christian teachers, called in a special way to encourage in young people a sense of vocation. Their task is to guide the young generations towards discovering the plan of God for each of them, cultivating in them the readiness, when God calls them, to turn their lives into a gift for that mission. This will happen by means of continual decisions that prepare for the total "yes", by which one’s whole existence is placed at the service of the Gospel. Dear catechists and teachers, in order to reach this goal, help the young people entrusted to your care to look upwards, to overcome the constant temptation to compromise. Teach them to trust in God who is Father, and show them the extraordinary greatness of his love which entrusts to each one a personal task at the service of the great mission of "renewing the face of the earth".

 

6. We read in the book of the Acts of the Apostles that the first Christians "devoted themselves to the apostles’ teaching and fellowship, to the breaking of bread and the prayers" (2, 42). Every encounter with the Word of God is a propitious moment for mentioning vocation. Frequent contact with Sacred Scripture helps us to grasp the manner and the actions that God uses when choosing, teaching, and making us sharers in his love.

The celebration of the Eucharist and prayer make us understand better the words of Jesus: "The harvest is plentiful, but the labourers are few; pray therefore the Lord of the harvest to send out labourers into his harvest" (Mt 9, 37-38; cf. Lk 10, 2). When one prays for vocations, one learns to look with the wisdom of the Gospel at the world and at the needs of life and the salvation of every human being. Moreover, one lives the charity and compassion of Christ towards humanity, and one has the grace to be able to say, following the example of Our Lady: "Behold, I am the handmaid of the Lord; let it be to me according to your word" (Lk 1, 38).

I invite everyone to join me in imploring the Lord, so that there will never be a lack of labourers in his harvest:

 

Holy Father, eternal source of existence and love,

who, in living man, show the splendour of your glory,

and who put in his heart the seed of your call,

let no-one, by reason of our negligence, ignore or lose this gift,

but may everyone walk, with wholehearted generosity,

towards the realisation of your Love.

 

Lord Jesus, who in your pilgrimage along the roads of Palestine,

chose and called the apostles and entrusted to them their task

of preaching the Gospel, feeding the faithful and celebrating divine worship,

ensure that today, too, your Church may not lack

numerous holy priests, who can bring to all

the fruits of your death and resurrection.

 

Holy Spirit, who sanctify the Church

with the constant pouring out of your gifts,

place into the hearts of those called to the consecrated life

a deep-rooted and resolute passion for the Kingdom,

so that with a generous and unconditioned "yes",

they may place their entire existences at the service of the Gospel.

 

Most holy Virgin, who without hesitation

offered yourself to the Almighty

for the carrying out of his plan of salvation,

pour trust into the hearts of young people

so that there may always be zealous pastors

who are able to guide the Christian people on the way of life,

and consecrated souls who may know how to witness,

in chastity, poverty, and obedience,

to the freeing presence of your risen Son.

Amen.

 

From the Vatican, 14th September 2000.

IOANNES PAULUS II

[02391-02.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Thema: "Das Leben als Berufung"

Verehrte Mitbrüder im Bischofsamt,

liebe Brüder und Schwestern der ganzen Welt!

 

1. Der kommende "Weltgebetstag für die geistlichen Berufe", der am 6. Mai 2001 stattfinden wird - wenige Monate nach Abschluß des Großen Heiligen Jahres, wird unter dem Motto stehen: "Das Leben als Berufung". Mit dieser Botschaft möchte ich ein wenig dabei verweilen, mit euch über ein zweifelsohne entscheidendes Thema im christlichen Leben nachzudenken.

Das Wort "Berufung" charakterisiert sehr gut die Beziehung Gottes zu jedem Menschen in der Freiheit der Liebe, insofern jedes Leben Berufung ist, "weil das Leben eines jeden Menschen von Gott zu irgendeiner Aufgabe bestimmt ist" (Paul VI., Enzyklika Populorum progressio, 15). Am Ende der Welterschaffung betrachtet Gott den Menschen und sieht, daß sein Schöpfungswerk "sehr gut" ist (vgl. Gen 1,31): er hat ihn "nach seinem Bild und Gleichnis" erschaffen, seinen tätigen Händen hat er alles anvertraut und hat ihn in eine enge Beziehung der Liebe gerufen.

"Berufung" ist das Wort, das in das Verständnis der Dynamik der Offenbarung Gottes einführt und auf diese Weise dem Menschen die Wahrheit über sein Dasein erschließt. "Ein besonderer Wesenszug der Würde des Menschen" - lesen wir im Konzilsdokument Gaudium et spes - "liegt in seiner Berufung zur Gemeinschaft mit Gott. Zum Dialog mit Gott ist der Mensch schon von seinem Ursprung her aufgerufen: er existiert nämlich nur, weil er, von Gott aus Liebe geschaffen, immer aus Liebe erhalten wird; und er lebt nicht voll gemäß der Wahrheit, wenn er diese Liebe nicht frei anerkennt und sich seinem Schöpfer anheimgibt" (Nr. 19). In diesem Dialog der Liebe mit Gott gründet die Möglichkeit eines jeden, in der eigenen Spur des Lebens und entsprechend seiner Eigenschaften zu wachsen. Sie wurden als Geschenk empfangen und sind so imstande, der Geschichte und dem Beziehungsgeflecht des alltäglichen Lebens einen Sinn zu geben und dabei gleichzeitig auf dem Weg zur Fülle des Lebens zu bleiben.

 

2. Das Leben als Berufung aufzufassen, schenkt innere Freiheit und weckt - zusammen mit der Ablehnung eines passiven, langweiligen und banalen Lebens - im einzelnen die Sehnsucht nach Zukunft. Das Leben erhält so den Wert einer "empfangenen Gabe, die von ihrer Natur her danach strebt, selbst wieder geschenkte Gabe zu werden" (Dokument Neue Berufungen für ein neues Europa, 1998, 16b). Der Mensch zeigt, daß er aus dem Geist wiedergeboren ist (vgl. Joh 3,3-5), wenn er lernt, dem Weg des neuen Gebotes zu folgen: "Liebt einander, so wie ich euch geliebt habe" (Joh 15,12). Man kann gewissermaßen davon sprechen, daß die Liebe die DNS der Kinder Gottes ist; sie ist "der heilige Ruf", mit dem wir von Gott gerufen sind "aus eigenem Entschluß und aus Gnade, die uns schon vor ewigen Zeiten in Christus Jesus geschenkt wurde; jetzt aber wurde sie durch das Erscheinen unseres Retters Christus Jesus offenbart" (2Tm 1,9-10).

Am Beginn einges jeden Berufungswegs steht der Emmanuel, der Gott-mit-uns. Er offenbart uns, daß wir unser Leben nicht allein bauen, weil inmitten der Verwicklungen unseres Lebens Gott da ist und mit uns geht und weil er, wenn wir es auch wollen, mit jedem von uns eine wunderbare, einzigartige und nicht wiederholbare Liebesgeschichte vorhat, die gleichzeitig im Einklang mit der Menschheit und mit Allem steht. Die Anwesenheit Gottes in der eigenen Geschichte zu entdecken, sich nicht mehr als Waisen fühlen, sondern zu wissen, einen Vater zu haben, dem man sich vollends anvertrauen kann: das ist der große Wendepunkt, der den bloß menschlichen Horizont aufreißt und den Menschen verstehen läßt - wie Gaudium et spes es ausdrückt -, daß er sich, "der auf Erden die einzige von Gott um ihrer selbst willen gewollte Kreatur ist, sich selbst nur durch die aufrichtige Hingabe seiner selbst vollkommen finden kann" (Nr. 24). Diese Worte des Zweiten Vatikanischen Konzils enthalten das Geheimnis der christlichen Existenz sowie jeder echten menschlichen Verwirklichung.

 

3. Heute muß sich diese christliche Lesart des Daseins mit einigen besonderen Kennzeichen der westlichen Kultur auseinandersetzen, in denen Gott aus dem täglichen Leben praktisch verdrängt ist. Gerade deshalb braucht es eine gemeinsame Anstrengung der ganzen christlichen Gemeinschaft, um "das Leben wieder zu evangelisieren". Diese grundlegende pastorale Anstrengung erfordert das Zeugnis von Männern und Frauen, die die Fruchtbarkeit eines Lebens sichtbar machen, das in Gott seine Quelle hat, aus der Gelehrsamkeit gegenüber dem Handeln des Geistes seine Kraft schöpft und in der Gemeinschaft mit Christus und seiner Kirche die Gewähr eines authentischen Sinnes für die täglichen Mühen findet. Es ist notwendig, daß jeder in der christlichen Gemeinschaft seine persönliche Berufung entdeckt und darauf rückhaltlos antwortet. Jedes Leben ist Berufung und jeder Gläubige ist eingeladen, am Aufbau der Kirche mitzuwirken. Am "Weltgebetstag für die geistlichen Berufe" ist unsere Aufmerksamkeit jedoch in besonderer Weise auf die dringende Not an geweihten Dienern sowie an Menschen, die bereit sind, Christus auf dem anspruchsvollen Weg des geweihten Lebens im Versprechen der evangelischen Räte zu folgen, gerichtet.

Es braucht geweihte Diener, die "die bleibende Garantie der sakramentalen Präsenz Christi, des Erlösers, zu allen Zeiten und an allen Orten" sein sollen (Christifideles laici, Nr. 55) und durch die Verkündigung des Worts sowie die Feier der Eucharistie und der Sakramente die christlichen Gemeinden auf den Wegen des ewigen Lebens führen.

Es braucht Männer und Frauen, die mit ihrem Zeugnis "in den Getauften das Bewußtsein für die wesentlichen Werte des Evangeliums lebendig" halten und "im Bewußtsein des Gottesvolkes das Bedürfnis aufbrechen" lassen, "mit der Heiligkeit des Lebens auf die durch den Heiligen Geist in die Herzen ausgegossene Liebe Gottes zu antworten, indem sich in der Haltung die sakramentale Weihe widerspiegelt, die durch Gottes Wirken in der Taufe und in der Firmung oder in der Weihe erfolgt ist" (Vita consecrata, Nr. 33).

Möge der Heilige Geist überreich Berufungen der besonderen Weihe wecken, damit sie im christlichen Volk eine immer selbstlosere Hingabe an das Evangelium fördern und allen das Verständnis für den Sinn des Daseins als Wiederschein der Schönheit und Heiligkeit Gottes erleichtern.

 

4. Meine Gedanken wenden sich nun an die vielen jungen Menschen, die nach Werten dürsten und oft nicht in der Lage sind, den Weg zu finden, der dorthin führt. Ja, nur Christus ist der Weg, die Wahrheit und das Leben. Und deshalb ist es notwendig, sie die Erfahrung machen zu lassen, dem Herrn zu begegnen, und ihnen zu helfen, zu ihm eine tiefe Beziehung aufzubauen. Jesus muß in ihre Welt eintreten, ihre Geschichte in die Hand nehmen und ihr Herz öffnen, damit sie ihn immer besser kennenlernen, wenn sie ihm Schritt für Schritt auf den Spuren seiner Liebe folgen.

Ich denke dabei an die wichtige Rolle der Hirten des Gottesvolkes. Ihnen rufe ich die Worte des Zweiten Vatikanischen Konzils ins Gedächtnis: "Als ersten muß es darum den Priestern sehr am Herzen liegen, durch ihren Dienst am Wort und das Zeugnis ihres eigenen Lebens, das den Geist des Dienens und die wahre österliche Freude offenbar macht, den Gläubigen die Erhabenheit und Notwendigkeit des Priestertums vor Augen zu stellen. ... Dafür ist eine sorgfältige und kluge geistliche Führung von größtem Nutzen. ... Doch darf man von diesem Ruf des Herrn durchaus nicht erwarten, daß er auf außerordentliche Weise den zukünftigen Priestern zu Ohren gelangt. Er ist vielmehr aus Zeichen zu ersehen und zu beurteilen, durch die auch sonst der Wille Gottes einsichtigen Christen im täglichen Leben kund wird; diese Zeichen müssen die Priester aufmerksam beachten" (Presbyterorum ordinis, Nr. 11).

Ich denke weiterhin an die Männer und Frauen des geweihten Lebens, die gerufen sind, dafür Zeugnis zu geben, daß unsere einzige Hoffnung in Christus ist. Nur von ihm her ist es möglich, die Kraft zu beziehen, sich im eigenen Leben so zu entscheiden, wie er sich entschieden hat. Nur mit ihm ist es möglich, der tiefen Not der Menschheit nach Heil zu begegnen. Möge Präsenz und Dienst der Ordensleute Herz und Sinn der jungen Menschen auftun für die Horizonte gotterfüllter Hoffnung und sie zur Demut und Selbstlosigkeit des Liebens und Dienens anleiten. Die kirchliche und kulturelle Bedeutsamkeit ihres geweihten Lebens übertrage sich immer besser in spezielle pastorale Angebote, die dazu dienlich sind, die jungen Männer und Frauen vorzubereiten, den Ruf des Herrn zu vernehmen sowie in der Freiheit des Geistes selbstlos und mutig zu antworten.

 

5. Ich wende mich nun an Euch, liebe christliche Eltern, um Euch zu ermuntern, Eueren Kindern beizustehen. Laßt sie angesichts der großen Entscheidungen im Heranwachsen und Jugendalter nicht allein. Helft ihnen, sich nicht von der mühseligen Suche nach Wohlstand überwältigen zu lassen und führt sie zur authentischen Freude, der Freude im Geist. Laßt in ihren Herzen, die so oft von Angst vor der Zukunft heimgesucht sind, die befreiende Freude des Glaubens wiederhallen. Erzieht sie, wie mein verehrter Vorgänger, der Diener Gottes Paul VI. schrieb, "ganz schlicht die vielfachen Anlässe für den Menschen zur Freude zu verkosten, welche der Schöpfer schon auf unseren Weg gelegt hat: überschäumende Freude über das Dasein und das Leben; Freude der lauteren und geheiligten Liebe; Freude, die Frieden schenkt, über die Natur und die Stille; manchmal herbe, aber echte Freude über gut geleistete Arbeit; Freude und Genugtuung über die Erfüllung einer Pflicht; die lichte und klare Freude des Reinen, des Dienenden und dessen, der brüderlich Anteil nimmt; die anfordernde Freude des Opfers" (Gaudete in Domino, Nr. I).

Das Wirken der Familie soll unterstützt werden von dem der Katecheten, Religionslehrer und kirchlichen Mitarbeiter, die in besonderer Weise aufgerufen sind, in den jungen Menschen den Sinn für Berufung zu wecken. Ihre Aufgabe ist es, die jungen Generationen anzuleiten, den Plan Gottes mit ihnen zu entdecken, indem sie in ihnen die Bereitschaft wecken, das eigene Leben, wenn Gott ruft, zu einem Geschenk für seine Sendung werden zu lassen. Dies geschieht durch schrittweise Entscheidungen, die auf das volle "Ja" vorbereiten, kraft dessen das ganze Leben in den Dienst des Evangeliums gestellt wird. Liebe Katecheten, Lehrer und kirchlichen Mitarbeiter, um dies zu erreichen, helft den Euch anvertrauten Kindern, den Blick nach oben zu richten, um von der dauernden Versuchung zu Kompromissen loszukommen. Erzieht sie zum Vertrauen auf den Gott, der ihr Vater ist und die außerordentliche Größe seiner Liebe darin zeigt, daß er jedem eine persönliche Aufgabe im Dienst der großen Sendung anvertraut, "das Angesicht der Erde zu erneuern".

 

6. In der Apostelgeschichte lesen wir von den ersten Christen: "Sie hielten an der Lehre der Apostel fest und an der Gemeinschaft, am Brechen des Brotes und an den Gebeten" (Apg 2,42). Jede brüderliche Begegnung mit dem Wort Gottes ist ein Glücksmoment für die Berufung. Die Beschäftigung mit der Heiligen Schrift hilft, den Stil und die Gesten verstehen zu lernen, mit denen Gott erwählt, beruft, erzieht und an seiner Liebe teilnehmen läßt.

Die Feier der Eucharistie und das Gebet lassen die Worte Jesu besser verstehen: "Die Ernte ist groß, aber es gibt nur wenig Arbeiter. Bittet also den Herrn der Ernte, Arbeiter für seine Ernte auszusenden" (Mt 9,37-38; vgl. Lk. 10,2). Im Gebet um Berufungen lernen wir die Welt, die Nöte des Lebens und die Sehnsucht jedes Menschen nach Heil von der Weisheit des Evangeliums her betrachten. Dadurch erleben wir auch die Liebe und das Mitleid Christi mit der Menschheit. In der Nachahmung des Beispiels der Jungfrau haben wir die Gnade sagen zu können: "Ich bin die Magd des Herrn; mir geschehe, wie du es gesagt hast" (Lk 1,38).

 

Ich lade alle ein, mit mir inständig den Herrn zu bitten, daß es nicht an Arbeitern für seine Ernte fehle:

 

Heiliger Vater, immerwährender Quell des Seins und der Liebe, der du im lebendigen Menschen den Glanz deiner Herrlichkeit offenbarst und der du in sein Herz den Keim deines Rufes legst: laß nicht zu, daß irgend jemand durch unsere Nachlässigkeit dieses Geschenk nicht wahrnimmt oder wieder verliert, sondern daß alle voller Selbstlosigkeit den Weg gehen können, auf dem deine Liebe Wirklichkeit wird.

 

Herr Jesus, der du auf deiner Pilgerschaft auf den Straßen Palästinas die Apostel erwählt und berufen hast, du hast ihnen die Aufgabe anvertraut, das Evangelium zu verkünden, den Gläubigen gute Hirten zu sein und den Gottesdienst zu feiern: laß es in deiner Kirche auch heute nicht an zahlreichen heiligen Priestern fehlen, die allen die Erlösungsgaben deines Todes und deiner Auferstehung bringen.

 

Heiliger Geist, der du die Kirche durch die ständige Ausgießung deiner Gaben heiligst: schenke den Herzen der zum Ordensleben Berufenen eine feste und innige Leidenschaft für dein Reich, damit sie ihr Leben mit einem selbstlosen und unbedingten Ja in den Dienst des Evangeliums stellen.

 

Heiligste Jungfrau, die du dich selbst ohne Zögern dem Allmächtigen für die Verwirklichung seines Heilsplans zur Verfügung gestellt hast: laß die Herzen der jungen Menschen Vertrauen fassen, damit es immer eifrige Hirten gebe, die das christliche Volk auf dem Weg des Lebens führen, und gottgeweihte Seelen, die in Keuschheit, Armut und Gehorsam Zeugnis geben für die befreiende Gegenwart deines auferstandenen Sohnes.

Amen.

 

Aus dem Vatikan, am 14. September 2000.

IOANNES PAULUS II

[02391-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Tema: "La vida como vocación".

Venerables Hermanos en el Episcopado,

queridos Hermanos y Hermanas de todo el mundo!:

1. La próxima "Jornada Mundial de Oración por las Vocaciones" que tendrá lugar el 6 de mayo del 2001, a pocos meses, por tanto, del fin del Gran Jubileo, tendrá como motivo "La vida como vocación". En este mensaje deseo detenerme para reflexionar con vosotros sobre el tema que reviste una indudable importancia en la vida cristiana.

La palabra "vocación" cualifica muy bien las relaciones de Dios con cada ser humano en la libertad del amor, porque "cada vida es vocación" (Pablo VI, carta Enc. Populorum progressio, 15). Dios , al fin de la creación, contempla al hombre y "vió ser bueno!" (Cfr. Gén. 1,31) lo hizo "a su imagen y semejanza", le puso en sus manos laboriosas el universo y lo ha llamado a una íntima relación de amor.

Vocación es la palabra que introduce a la comprensión de los dinamismos de la revelación de Dios y descubre al hombre la verdad sobre su existencia: "La razón más profunda de la dignidad humana, - leemos en el documento conciliar Gaudium et spes,- está en la vocación del hombre a la comunión de Dios. Ya desde su nacimiento es invitado el hombre al diálogo con Dios: pues, si existe, es porque, habiéndole creado Dios por amor, por amor le conserva siempre, y no vivirá plenamente conforme a la verdad, si no reconoce libremente este amor y si no se entrega a su Creador". (N° 19). Es en este diálogo de amor con Dios que se funda la posibilidad para cada uno de crecer según líneas y características propias, recibidas como don y capaces de " dar sentido" a la historia y a las relaciones fundamentales de su existir cotidiano, mientras se está en camino hacia la plenitud de la vida.

 

2. Considerar la vida como vocación favorece la libertad interior, estimulando en la persona el deseo de futuro, conjuntamente con el rechazo de una concepción de la existencia pasiva, aburrida y banal. La vida asume así el valor del "don recibido, que tiende por naturaleza a llegar a ser bien dado" (Doc. Nuevas vocaciones para una nueva Europa, 1997,16, b). El hombre muestra ser renovado en el Espíritu (cfr. Jn. 3, 3.5) cuando aprende a seguir el camino del nuevo mandamiento "que os améis los unos a los otros, como yo os he amado" ( cfr. Jn 15,12). Se puede afirmar que, en cierto sentido, el amor es el DNA de los hijos de Dios; es la " la vocación santa" con la que hemos sido llamados "según su propósito y su gracia, gracia que nos fue dada en Cristo Jesús, antes de los tiempos eternos y manifestada en el presente por la aparición de nuestro Salvador, Jesucristo " (2 Tm 1,9.10).

En el origen de todo camino vocacional, está Emmanuel, el Dios-con-nosotros. Él nos revela que no estamos sólos construyendo nuestra vida, porque Dios camina con nosotros en medio de nuestros quehaceres y si nosotros lo queremos, entreteje con cada cual una maravillosa historia de amor, única e irrepetible. Y al mismo tiempo, en armonía con la humanidad y con el mundo entero. Descubrir la presencia de Dios en la propia historia, no sentirse nunca huérfano sino siendo consciente de tener un Padre del que podemos fiarnos totalmente: este es el gran cambio que transforma el horizonte simplemente humano y lleva al hombre a comprender, como afirma la Gaudium et spes, que no puede " encontrarse plenamente a sí mismo sino en la entrega sincera de sí mismo" (N°24). En estas palabras del Concilio Vaticano II está encerrado el secreto de la existencia cristiana y de toda la auténtica realización humana.

 

3. Hoy, sin embargo, esta lectura cristiana de la existencia debe hacer el balance de algunos comportamientos de la cultura occidental, en la que Dios es prácticamente marginado del vivir cotidiano. He aquí porqué es necesario un compromiso acorde de toda la comunidad cristiana para "reevangelizar la vida". Conviene a esta fundamental obligación pastoral el testimonio de hombres y mujeres que muestren la fecundidad de una existencia que tiene en Dios su fuente, en la docilidad a la acción del Espíritu su fuerza, en la comunión con Cristo y con la Iglesia la garantía del sentido auténtico de la fatiga cotidiana. Conviene que en la Comunidad cristiana, cada uno descubra su personal vocación y responda con generosidad. Cada vida y vocación y todo creyente es invitado a cooperar en la edificación de la Iglesia. En la "Jornada Mundial de Oración por las Vocaciones, sin embargo, nuestra atención va dirigida especialmente a la necesidad y a la urgencia de los ministros ordenados y de las personas dispuestas a seguir a Cristo en su camino exigente de la vida consagrada con la profesión de los consejos evangélicos.

Hay urgencia de ministros ordenados que sean "garantía permanente de la presencia sacramental de Cristo Redentor en los diversos tiempos y lugares" (Christifideles laici, 55) y, con la predicación de la Palabra y la celebración de la Eucaristía y de los otros Sacramentos guíen a las Comunidades cristianas por los senderos de la vida eterna.

Hay necesidad de hombres y mujeres que con su testimonio mantengan "viva en los bautizados la conciencia de los valores fundamentales del Evangelio" y hagan "avivar continuamente en la conciencia del Pueblo de Dios la exigencia de responder con la santidad de la vida al amor de Dios derramado en los corazones por el Espíritu Santo, reflejando en su conducta la consagración sacramental obrada por Dios en el Bautismo, la Confirmación o el Orden (Vita consecrata, 33).

Que el Espíritu Santo pueda suscitar abundantes vocaciones de especial consagración, para que favorezca en el pueblo cristiano una adhesión siempre más generosa al Evangelio y haga más fácil a todos la comprensión del sentido de la existencia como transparencia de la belleza y de la santidad de Dios.

 

4. Mi pensamiento se dirige ahora a tantos jóvenes sedientos de valores y las más de las veces incapaces de encontrar el camino que a ello conduce. Si: sólo Cristo es el Camino, la Verdad y la Vida. Y es por esto necesario hacerles encontrar al Señor y ayudarlos a establecer con Él una relación profunda. Jesús debe entrar en su mundo, asumir su historia y abrirle su corazón, para que se dispongan a conocerlo siempre más, a medida que siguen las huellas de su amor.

Pienso, con respecto a esto, en el papel importante de los Pastores del Pueblo de Dios. Para ellos evoco las palabras del Concilio Vaticano II: "Preocúpense los Presbíteros, en primer lugar, de poner ante los ojos de los fieles, con el ministerio de la Palabra, y con el testimonio de su propia vida, el espíritu de servicio y el verdadero gozo pascual expandidos abiertamente, la excelencia del Sacerdocio y su necesidad…Para este fin es de máxima utilidad la dirección espiritual sabia y prudente…Sin embargo, esta llamada del Señor no debe esperarse que sea en manera alguna como voz extraordinaria que llegue a oídos del futuro presbítero. Sino que más bien debe ser entendida e interpretada a través de signos por medio de los cuales cada día la voluntad de Dios se manifiesta a los cristianos prudentes, signos que deben ser considerados atentamente por los presbíteros". (Presbyterorum ordinis, 11)

Pienso también en los consagrados y consagradas llamados a testimoniar que en Cristo está nuestra única esperanza; sólo de Él es posible sacar la energía para vivir sus mismas calidades de vida; sólo con Él, se puede salir al encuentro de las profundas necesidades de salvación de la humanidad. Pueda la presencia y el servicio de las personas consagradas abrir el corazón y la mente de los jóvenes hacia horizontes de esperanza plenos de Dios y los eduquen en la humildad y la gratuidad del amar y del servir. La significatividad eclesial y cultural de su vida consagrada se traduzca siempre más en propuestas pastorales específicas, adaptadas a la forma de educar y formar a los jóvenes y muchachas para la escucha de la llamada del Señor y a la libertad del espíritu para responderle con generosidad e intrepidez.

 

5. Me dirijo ahora a vosotros, queridos padres cristianos, para exhortaros a estar cerca de vuestros hijos. No los dejéis solos frente a las grandes opciones de la adolescencia y de la juventud. Ayudadlos a no dejarse arrollar por la búsqueda afanosa del bienestar y guiadlos hacia el gozo auténtico, como lo es el del espíritu. Haced resonar en sus corazones, a veces llenos de miedo por el futuro, el gozo liberador de la fe. Educadlos, como escribía mi venerado predecesor, el Siervo de Dios Pablo VI, "apreciando simplemente los múltiples gozos humanos que el Creador pone ya en su camino: alegría entusiasta de la existencia y de la vida; gozo del amor casto y santificado; júbilo pacificante de la naturaleza y del silencio; regocijo, a veces austero, del trabajo esmerado; felicidad y satisfacción del deber cumplido; contento transparente de la pureza, del servicio, de la participación: satisfacción exigente del sacrificio". (Gaudete in Domino, I).

A la acción de la familia sirva de apoyo la de los catequistas y de los docentes cristianos, llamados de forma particular a promover el sentido de la vocación en los jóvenes. Su tarea es guiar a las nuevas generaciones hacia el descubrimiento del proyecto de Dios sobre sí mismo, cultivando en ellos la disponibilidad de hacer de la propia vida, cuando Dios llama, un don para la misión. Esto se verificará a través de ocasiones progresivas que preparen al "sí" pleno, por el que la entera existencia es puesta al servicio del Evangelio. Queridos catequistas y docentes: para obtener esto, ayudad a los jóvenes confiados a vosotros a mirar hacia lo alto, a huir de la tentación constante del compromiso. Educadlos en la confianza en Dios que es Padre y muestra la extraordinaria grandeza de su amor, confiando a cada uno un deber personal al servicio de la gran misión de "renovar la faz de la tierra".

 

6. Leemos en el libro de los Hechos de los Apóstoles que los primeros cristianos "perseveraban en oir la enseñanza de los apóstoles y en la unión, en la fracción del pan y en la oración" (2, 42). Cada encuentro con la Palabra de Dios es un momento feliz para la propuesta vocacional. La frecuentación de la Sagrada Escritura ayuda a comprender el estilo y los gestos con los que Dios elige, llama, educa y hace partícipe de su amor.

La celebración de la Eucaristía y la oración hacen entender mejor las palabras de Jesús: "La mies es mucha y los obreros pocos! Roguemos, pues, al amo, mande obreros a su mies" (Mat.9, 37-38. Cfr. Lc 10, 2). Rogando por las vocaciones se dispone uno a mirar con sabiduría evangélica al mundo y a las necesidades de la vida y salvación de cada ser humano; se vive, además, la caridad y la solidaridad de Cristo hacia la humanidad y se cuenta con la gracia de poder decir, siguiendo el ejemplo de la Virgen: "He aquí la sierva del Señor: hágase en mí según tu palabra" (Lc. 1,38)

Invito a todos a implorar conmigo al Señor, para que no falten obreros en su mies:

 

Padre santo: fuente perenne de la existencia y del amor,

que en el hombre viviente muestras el esplendor de tu gloria,

y pones en su corazón la simiente de tu llamada,

haz que, ninguno, por negligencia nuestra, ignore este don o lo pierda,

sino que todos con plena generosidad, puedan caminar

hacia la realización de tu Amor.

 

Señor Jesús, que en tu peregrinar por los caminos de Palestina,

has elegido y llamado a tus apóstoles y les has confiado la tarea

de predicar el Evangelio, apacentar a los fieles, celebrar el culto divino,

haz que hoy no falten a tu Iglesia

numerosos y santos Sacerdotes, que lleven a todos

los frutos de tu muerte y de tu resurrección.

 

Espíritu Santo: que santificas a la Iglesia

con la constante dádiva de tus dones,

introduce en el corazón de los llamados a la vida consagrada

una íntima y fuerte pasión por el Reino,

para que con un sí generoso e incondicional,

pongan su existencia al servicio del Evangelio.

 

Virgen Santísima, que sin dudar

te has ofrecido al Omnipotente

para la actuación de su designio de salvación,

infunde confianza en el corazón de los jóvenes

para que haya siempre pastores celosos,

que guíen al pueblo cristiano por el camino de la vida,

y almas consagradas que sepan testimoniar

en la castidad, en la pobreza y en la obediencia,

la presencia liberadora de tu Hijo resucitado.

Amén.

 

Del Vaticano, 14 de septiembre del 2000

IOANNES PAULUS II

[02391-04.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Tema: "A vida como vocação".

Venerados Irmãos no Episcopado,

caríssimos Irmãos e Irmãs do mundo inteiro!

1. O próximo «Dia Mundial de Oração pelas Vocações», que será celebrado no dia 06 de maio de 2001, portanto a poucos meses do encerramento do Grande Jubileu, terá como tema «A vida como vocação». Com esta minha Mensagem, desejo refletir convosco sobre um assunto de indiscutível importância na vida cristã.

A palavra «vocação» qualifica muito bem a relação de Deus com cada ser humano, na liberdade do amor, porque «toda vida é vocação» (Paulo VI, Carta enc. Populorum progressio, 15). Terminada a criação, Deus contempla o homem e vê que é «coisa muito boa» (cf Gn 1,31): ele o fez "à sua imagem e semelhança", confiou às suas mãos o universo e chamou-o a uma íntima relação de amor.

Vocação é a palavra que introduz na compreensão dos dinamismos da revelação de Deus, e assim desvela ao homem a verdade sobre a sua existência. No documento conciliar Gaudium et spes lemos que «A razão mais elevada da dignidade do homem consiste na sua vocação para a comunhão com Deus. Desde o seu nascimento, o homem é convidado ao diálogo com Deus: de fato, ele não existe senão porque, criado por Deus, por amor, é por Ele conservado, sempre por amor, nem vive plenamente e conforme a verdade, se não o reconhece livremente e não se entrega ao seu Criador» (n. 19). É nesse diálogo de amor com Deus que se alicerça a possibilidade que cada pessoa tem de crescer segundo linhas e características próprias, que lhe foram dadas, e capazes de «dar sentido» à história e às relações fundamentais de seu existir quotidiano, enquanto está a caminho da plenitude da vida.

2. Considerar a vida como vocação facilita a liberdade interior, estimulando na pessoa o desejo de futuro, juntamente com a rejeição de uma concepção passiva, aborrecida e banal da existência. A vida assume assim o valor de «dom recebido, que tende, por sua natureza, a se tornar bem doado» (Doc. Novas vocações para uma nova Europa, 1998, 16,b). O homem demonstra ter renascido no Espírito (cf Gn 3,3.5), quando aprende a seguir a via do mandamento novo: "que vos ameis uns aos outros, como eu vos amei" (Jo 15,12). Pode-se afirmar que, em certo sentido, o amor é o DNA dos filhos de Deus; é "a vocação santa" com que fomos chamados «em virtude do seu desígnio e graça que nos foi dada em Jesus Cristo desde os tempos eternos, e que agora se manifestou com a aparição do nosso Salvador Jesus Cristo" (2Tm 1,9-10).

Na origem de todo caminho vocacional está o Emanuel, o Deus-conosco. Ele nos revela que não estamos construindo sozinhos a nossa vida, porque Deus caminha conosco em meio às nossas sucessivas vicissitudes e, se nós o quisermos, tece com cada um uma maravilhosa história de amor, única e irrepetível e, ao mesmo tempo, em harmonia com a humanidade e com o cosmo inteiro. Descobrir a presença de Deus na própria história, não mais sentir-se órfão, mas estar certo de ter um Pai ao qual pode entregar-se completamente: essa é a grande virada que transforma o horizonte simplesmente humano e leva o homem a entender - como afirma a Gaudium et spes - que ele não pode «encontrar-se plenamente, a não ser no dom sincero de si» (n. 24). Nessas palavras do Concílio Vaticano II, encerra-se o segredo da existência cristã e de toda autêntica realização humana.

3. Hoje, porém, essa leitura cristã da existência se choca com alguns traços característicos da cultura ocidental, em que Deus é praticamente marginalizado da vida quotidiana. Por isso, é necessário um empenho da inteira comunidade cristã, para «reevangelizar a vida». Para esse fundamental empenho é indispensável o testemunho de homens e de mulheres que mostrem a fecundidade de uma existência que tem em Deus a sua fonte, na docilidade à ação do Espírito a sua força e, na comunhão com Cristo e com a Igreja, a garantia do sentido autêntico da fadiga quotidiana. É preciso que na comunidade cristã cada qual descubra a sua vocação pessoal e responda com generosidade. Toda vida é vocação, e todo crente é convidado a cooperar para a edificação da Igreja. No entanto, no «Dia Mundial de Oração pelas Vocações», a nossa atenção se volta de modo especial para a necessidade e urgência de ministros ordenados e de pessoas dispostas a seguir Cristo na via exigente da vida consagrada na profissão dos conselhos evangélicos.

Precisamos de ministros ordenados que sejam «garantia permanente da presença sacramental de Cristo Redentor, nos diversos tempos e lugares» (Christifideles laici, 55) e, com a pregação da Palavra e a celebração da Eucaristia e dos outros Sacramentos, guiem as Comunidades cristãs pelos caminhos da vida eterna.

Precisamos de homens e mulheres que, com seu testemunho, conservem «viva nos batizados a consciência dos valores fundamentais do Evangelho» e façam «emergir na consciência do Povo de Deus a exigência de responder com a santidade de vida ao amor de Deus derramado em seus corações pelo Espírito Santo, refletindo na própria conduta a consagração sacramental produzida pela ação de Deus no Batismo, na Crisma e na Ordem» (Vita consecrata 33).

Possa o Espírito Santo suscitar numerosas vocações de especial consagração, para que estimulem no povo cristão uma adesão sempre mais generosa ao Evangelho e tornem mais fácil a todos a compreensão do sentido da existência como transparência da beleza e da santidade de Deus.

4. Meu pensamento vai agora aos muitos jovens sedentos de valores e, muitas vezes, incapazes de encontrar o caminho que leva a eles. Sim, somente Cristo é o Caminho, a Verdade e a Vida. E, por isso, é necessário fazer com que os jovens encontrem o Senhor, e ajudá-los a estabelecer com Ele uma relação profunda. Jesus deve entrar no mundo deles, assumir a sua história e abrir-lhes o coração, para que aprendam a conhecê-lo sempre mais, à medida que seguem as pegadas do seu amor.

A respeito disso, eu penso no importante papel dos Pastores do Povo de Deus. A eles eu recordo as palavras do Concílio Vaticano II: «Os presbíteros, em primeiro lugar, se empenhem - com o ministério da Palavra e o próprio testemunho de uma vida em que se reflita claramente o espírito de serviço e a verdadeira alegria pascal - em fazer com que os fiéis conheçam a excelência e a necessidade do sacerdócio... Para isso, é sobremodo útil uma atenta e prudente direção espiritual... Porém, atenção para que essa voz do Senhor não seja absolutamente esperada como se devesse chegar de forma extraordinária aos ouvidos do futuro presbítero. Ela precisa ser reconhecida e examinada através daqueles sinais de que todos os dias o Senhor se serve para fazer com que os cristãos prudentes entendam a sua vontade; e cabe aos presbíteros estudar atentamente esses sinais» (Presbyterorum ordinis, 11).

Penso também nos consagrados e nas consagradas, chamados a testemunhar que em Cristo está a nossa única esperança; somente dele é possível haurir a energia para viver as suas mesmas escolhas de vida; somente com Ele é possível ir ao encontro das profundas necessidades que a humanidade tem de salvação. Que a presença e o serviço das pessoas consagradas possa abrir o coração e a mente dos jovens para horizontes de esperança, cheios de Deus, e os eduque para a humildade e a gratuidade de amar e de servir. A significatividade eclesial e cultural de sua vida consagrada se traduza sempre melhor em propostas pastorais específicas, aptas a educar e formar os jovens e as jovens para a escuta do chamado do Senhor e para a liberdade do espírito, a fim de responder com generosidade e entusiasmo.

5. Dirijo-me agora a vós, queridos pais cristãos, para exortar-vos a estarem junto de vossos filhos. Não os deixeis sozinhos diante das grandes escolhas da adolescência e da juventude. Ajudai-os a não se deixarem dominar pela busca ansiosa do bem-estar, e guiai-os na direção da autêntica alegria, a do espírito. Fazei ressoar no coração deles, às vezes invadidos pelo medo do futuro, a alegria libertadora da fé. Educai-os, como escrevia o meu venerado predecessor, o Servo de Deus Paulo VI, "para saborearem simplesmente as múltiplas alegrias humanas que o Criador já coloca em seu caminho: alegria exaltante da existência e da vida; alegria do amor casto e santificado; alegria pacificadora da natureza e do silêncio; alegria, às vezes austera, do trabalho cuidadoso; alegria e satisfação do dever cumprido; alegria transparente da pureza, do serviço, da participação; alegria exigente do sacrifício» (Gaudete in Domino, I).

Seja de suporte à ação da família, a dos catequistas e dos professores cristãos, chamados de modo especial a promover nos jovens o sentido da vocação. A tarefa deles é orientar as novas gerações para a descoberta do projeto de Deus sobre cada um, cultivando neles a disponibilidade a fazer da própria vida - quando Deus chama - um dom para a missão. Isso acontecerá através de escolhas progressivas que preparam para o «sim» total, em força do qual a existência inteira é colocada a serviço do Evangelho. Queridos catequistas e professores, para conseguir isso, ajudai os adolescentes que vos são confiados a olhar para o alto, a fugir da constante tentação de servir a dois senhores. Educai-os para a confiança naquele Deus que é Pai e mostra a extraordinária grandeza de seu amor, confiando a cada um uma tarefa pessoal a serviço da grande missão de "renovar a face da terra".

6. No livro dos Atos dos Apóstolos lemos que os primeiros cristãos "perseveravam na doutrina dos apóstolos, nas reuniões em comum, na fração do pão e nas orações" (2,42). Todo encontro com a Palavra de Deus é um momento feliz para a proposta vocacional. A intimidade das Sagradas Escrituras ajuda a entender o estilo e os gestos com os quais Deus escolhe, chama, educa e faz participante do seu amor.

A celebração da Eucaristia e a oração fazem entender melhor as palavras de Jesus: "A messe é grande, mas os operários são poucos! Rogai, pois, ao Senhor da messe que envie operários!" (Mt 9,37-38; cf Lc 10,2). Rezando pelas vocações aprende-se a olhar com sabedoria evangélica o mundo e as necessidades de vida e de salvação de todo ser humano; além disso, vive-se a caridade e a compaixão de Cristo para com a humanidade, e se alcança a graça de poder dizer, seguindo o exemplo da Virgem: "Eis-me aqui, sou a serva do Senhor, faça-se em mim segundo a tua palavra" (Lc 1,38).

Convido todos a implorar comigo ao Senhor, que não faltem operários na sua messe:

Pai santo, fonte perene da existência e do amor,

que mostras, no homem vivente, o esplendor da tua glória,

e colocas no seu coração a semente do teu chamado,

faze com que nenhum deles ignore esse dom ou o perca,

por negligência de nossa parte,

mas que todos, com total generosidade, possam caminhar

rumo à realização do teu Amor.

Senhor Jesus, que no teu peregrinar pelas estradas da Palestina,

escolheste e chamaste os apóstolos e confiaste a eles a tarefa

de pregar o Evangelho, cuidar dos fiéis, celebrar o culto divino,

faze que também hoje não faltem na tua Igreja

numerosos e santos sacerdotes, que levem a todos

os frutos da tua morte e da tua ressurreição.

Espírito Santo, que santificas a Igreja

com a constante efusão de teus dons,

insere no coração dos chamados à vida consagrada

uma íntima e forte paixão pelo Reino,

a fim de que, com um «sim» generoso e incondicional,

coloquem a própria existência a serviço do Evangelho.

Virgem Santíssima que, sem hesitar,

ofereceste a ti mesma ao Onipotente,

para a realização do seu projeto de salvação,

infunde confiança no coração dos jovens

para que haja sempre pastores zelosos

que guiem o povo cristão pelo caminho da vida,

e almas consagradas que saibam testemunhar

na castidade, na pobreza e na obediência,

a presença libertadora de teu Filho Ressuscitado.

Amém.

Do Vaticano, 14 de setembro de 2000.

IOANNES PAULUS II

[02391-06.01] [Texto original: Italiano]