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CELEBRAZIONE DEL GIUBILEO DELLA TERZA ETÀ, 17.09.2000


Alle ore 10.00 di oggi, XXIV Domenica del tempo per annum, sul sagrato della Patriarcale Basilica Vaticana, il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede la Celebrazione Eucaristica in occasione del Giubileo della Terza Età.

Nel corso della Santa Messa, introdotto dagli indirizzi di omaggio del Card. James Francis Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e dal Presidente della Vie Montante Internationale Alberto Maxuach, il Papa pronuncia l’Omelia che riportiamo di seguito:

● OMELIA DEL SANTO PADRE

1. "Voi chi dite che io sia?" (Mc 8, 29). E’ la domanda che Cristo pone ai suoi discepoli, dopo averli interrogati sull'opinione comune della gente. Egli approfondisce così il dialogo con i discepoli, quasi obbligandoli ad una risposta più diretta e personale. A nome di tutti Pietro risponde con prontezza e chiarezza di fede: "Tu sei il Cristo" (Mc 8, 29)!

Il dialogo di Gesù con gli apostoli, risuonato oggi in questa piazza in occasione del Giubileo della Terza Età, spinge ad approfondire il significato dell'evento che stiamo celebrando. Nell’Anno giubilare che ricorda i duemila anni dalla nascita di Cristo, la Chiesa intera eleva al Signore in un modo tutto particolare "una grande preghiera di lode e di ringraziamento soprattutto per il dono dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da Lui operata" (cfr Tertio millennio adveniente, 32).

"Voi chi dite che io sia?". Di fronte a questa domanda che continua ad interpellarci, noi siamo qui per far nostra la risposta di Pietro, riconoscendo in Cristo il Verbo fatto carne, il Signore della nostra vita.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle, venuti in pellegrinaggio a Roma per il vostro Giubileo! Vi do il mio più cordiale benvenuto, lieto di celebrare insieme con voi questo singolare momento di grazia e di comunione ecclesiale.

Vi saluto tutti con affetto. Un particolare pensiero va al Signor Cardinale James Francis Stafford ed a tutti i Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio qui presenti. Invio un ricordo affettuoso a tutti i Vescovi e Sacerdoti anziani del mondo intero, come pure a quanti nella vita religiosa o laicale hanno speso le loro energie nell’adempimento dei doveri del proprio stato. Grazie per l'esempio che offrite di amore, di dedizione e di fedeltà alla vocazione ricevuta!

Desidero esprimere il mio apprezzamento a quanti hanno affrontato difficoltà e disagi pur di non mancare a questo appuntamento. Al tempo stesso, tuttavia, il mio pensiero si rivolge anche a tutte quelle persone anziane, sole o ammalate, che non hanno potuto muoversi da casa, ma che sono spiritualmente unite a noi e seguono questa celebrazione attraverso la radio e la televisione. A quanti si trovano in situazioni precarie o di particolare difficoltà, assicuro la mia cordiale vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera.

3. Il Giubileo della Terza Età, che oggi celebriamo, riveste un’importanza particolare, se si considera la crescente presenza delle persone anziane nell'attuale società. Celebrare il Giubileo significa innanzitutto raccogliere il messaggio di Cristo per queste persone, ma al tempo stesso far tesoro del messaggio di esperienza e di saggezza di cui esse stesse sono portatrici in questa particolare stagione della loro vita. Per molte di esse la Terza Età è il tempo per riorganizzare la propria vita, ponendo a frutto l'esperienza e le capacità acquisite.

In realtà - come ebbi occasione di sottolineare nella Lettera agli anziani (cfr n.13) - anche l’età avanzata è un tempo di grazia, che invita ad unirsi con amore più intenso al mistero salvifico di Cristo ed a partecipare più profondamente al suo progetto di salvezza. La Chiesa guarda con amore e con fiducia a voi anziani, impegnandosi per favorire la realizzazione di un contesto umano, sociale e spirituale in seno al quale ogni persona possa vivere pienamente e degnamente questa importante tappa della propria vita.

Proprio in questi giorni, il Pontificio Consiglio per i Laici ha voluto offrire un contributo a questo aspetto della pastorale promuovendo una riflessione sul tema: "Il dono di una lunga vita: responsabilità e speranza". Ho vivamente apprezzato questa iniziativa ed auspico che questo simposio stimoli nelle famiglie, nel personale religioso e laico delle case che ospitano gli anziani ed in tutti gli operatori nei servizi per la Terza Età la volontà di contribuire attivamente al rinnovamento di uno specifico impegno sociale e pastorale. Si può infatti fare ancora molto per prendere maggior consapevolezza delle esigenze degli anziani, per aiutarli ad esprimere al meglio le loro capacità, per facilitare il loro attivo inserimento nella vita della Chiesa, soprattutto per fare in modo che la loro dignità di persone sia sempre e comunque rispettata e valorizzata.

4. Su tutto ciò gettano luce le Letture di questa domenica, che ci invitano ad approfondire il modo in cui si è compiuto il disegno salvifico di Dio. Abbiamo ascoltato dal libro del profeta Isaia la descrizione del Servo sofferente, che è il ritratto di una persona che si mette totalmente a disposizione di Dio. "Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro" (Is 50, 5). Il Servo di Jahvé accetta la missione affidatagli, anche se è ardua e piena di insidie: la fiducia che pone in Dio gli dona la forza e le risorse necessarie per realizzarla, rimanendo saldo anche nelle avversità.

Il mistero di sofferenza e di redenzione annunciato dalla figura del Servo di Jahvé si è pienamente realizzato in Cristo. Come abbiamo ascoltato nell'odierno Vangelo, Gesù cominciò ad insegnare agli Apostoli "che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire" (Mc 8, 31). A prima vista, tale prospettiva appare umanamente difficile da accettare, come si rileva anche dall'immediata reazione di Pietro e degli apostoli (cfr Mc 8, 32-35). E come potrebbe essere diversamente? La sofferenza non può non far paura! Ma proprio nella sofferenza redentrice di Cristo c’è la vera risposta alla sfida del dolore, che tanto pesa sulla nostra condizione umana. Cristo infatti ha preso su di sé le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori, ponendoli, mediante la sua Croce e la sua Risurrezione, in una luce nuova di speranza e di vita.

5. Cari Fratelli e Sorelle, amici anziani! In un mondo come quello attuale, nel quale sono spesso mitizzate la forza e la potenza, voi avete la missione di testimoniare i valori che contano davvero al di là delle apparenze, e che rimangono per sempre perché inscritti nel cuore di ogni essere umano e garantiti dalla Parola di Dio.

Proprio in quanto persone della cosiddetta Terza Età voi avete un contributo specifico da offrire per lo sviluppo di una autentica "cultura della vita" - voi avete, noi abbiamo, perché anche io appartengo alla vostra età - , testimoniando che ogni momento dell’esistenza è un dono di Dio ed ogni stagione della vita umana ha le sue specifiche ricchezze da mettere a disposizione di tutti.

Voi stessi potete sperimentare come il tempo trascorso senza l’assillo di tante occupazioni possa favorire una riflessione più approfondita e un più diffuso dialogo con Dio nella preghiera. La vostra maturità vi spinge inoltre a condividere con i più giovani la saggezza accumulata con l’esperienza, sostenendoli nella fatica di crescere e dedicando loro tempo ed attenzione nel momento in cui si aprono all’avvenire e cercano la propria strada nella vita. Voi potete svolgere per loro un compito davvero prezioso.

Carissimi Fratelli e Sorelle! La Chiesa vi guarda con grande stima e fiducia. La Chiesa ha bisogno di voi! Ma anche la società civile ha bisogno di voi! Così ho detto un mese fa ai giovani e così dico oggi a voi anziani, a noi anziani! La Chiesa ha bisogno di voi! Ma anche la società civile ne ha bisogno! Sappiate impiegare generosamente il tempo che avete a disposizione e i talenti che Dio vi ha concesso aprendovi all’aiuto e al sostegno verso gli altri. Contribuite ad annunciare il Vangelo come catechisti, animatori della liturgia, testimoni di vita cristiana. Dedicate tempo ed energie alla preghiera, alla lettura della Parola di Dio ed alla riflessione su di essa.

6. "Io con le mie opere ti mostrerò la mia fede" (Gc 2, 17). Con queste parole l'apostolo Giacomo ci ha invitati a non temere di esprimere apertamente e con coraggio nella vita quotidiana la fede in Cristo, specialmente attraverso le opere di carità e di solidarietà verso quanti sono nel bisogno (cfr vv. 15-16).

Ringrazio oggi il Signore per i tanti fratelli che testimoniano questa fede operosa nel quotidiano servizio agli anziani, ma anche per i tanti anziani che, nei limiti delle loro possibilità, ancora continuano a prodigarsi per gli altri.

In questa festosa celebrazione del Giubileo della Terza Età voi volete rinnovare la vostra professione di fede in Cristo, unico salvatore dell'uomo, e la vostra adesione alla Chiesa, nell’impegno di una vita vissuta all’insegna dell’amore.

Insieme vogliamo oggi rendere grazie per il dono dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della Redenzione da lui compiuta. Proseguiamo il pellegrinaggio della nostra quotidiana esistenza nella certezza che la storia umana nel suo insieme e la stessa vicenda personale di ciascuno fanno parte di un piano divino, sul quale getta la sua luce il mistero della risurrezione di Cristo.

Preghiamo Maria, Vergine pellegrina nella fede e nostra Madre celeste, di accompagnarci sulla strada della vita e di aiutarci a dire come Lei il nostro "sì" alla volontà di Dio, cantando insieme con Lei il nostro Magnificat nella fiducia e nella gioia perenne del cuore.

[01874-01.01] [Testo originale: Italiano]