Alle ore 18.30 di oggi il Santo Padre Giovanni Paolo II presiede sul sagrato della Basilica Vaticana la Cappella Papale nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Nel corso della Celebrazione eucaristica il Papa benedice e impone i Sacri Palli - presi dalla Confessione di San Pietro - a 24 Arcivescovi Metropoliti, provenienti da diverse parti del mondo.
Come di consueto in occasione della festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Patroni della città di Roma, è presente alla Santa Messa una Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata quest’anno dal Metropolita di Helioupolis e Theira, Sua Eminenza Athanasios e composta da S.E. Vsevolod, Arcivescovo di Skopelos e dal Rev.do Arcidiacono Tarasios, del Fanar.
Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che il Santo Padre pronuncia dopo la lettura del Vangelo:
● OMELIA DEL SANTO PADRE
1. "Voi chi dite che io sia?" (Mt 16,15).
Questa domanda circa la sua identità Gesù la pone ai discepoli, mentre si trova con loro nell'alta Galilea. Era accaduto più volte che fossero loro a porre delle domande a Gesù; ora è Lui che li interpella. La sua è una domanda precisa, che attende una risposta. Per tutti prende la parola Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).
La risposta è straordinariamente lucida. Vi si rispecchia in modo perfetto la fede della Chiesa. In essa ci rispecchiamo anche noi. In modo particolare, si rispecchia nelle parole di Pietro il Vescovo di Roma, per volontà divina suo successore. E intorno a lui e con lui, vi rispecchiate in tali parole voi, cari Arcivescovi Metropoliti, qui convenuti da tante parti del mondo per ricevere il Pallio nella solennità dei santi Pietro e Paolo.
A ciascuno di voi rivolgo il mio più cordiale saluto; saluto che volentieri estendo a quanti vi hanno accompagnato a Roma ed alle vostre Comunità, spiritualmente a noi unite in questa solenne circostanza.
2. "Tu sei il Cristo!". Alla confessione di Pietro Gesù replica: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17).
Beato te, Pietro! Beato, perché questa verità, che è centrale nella fede della Chiesa, non poteva emergere nella tua consapevolezza di uomo, se non per opera di Dio. "Nessuno - ha detto Gesù - conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27).
Noi riflettiamo su questa pagina di Vangelo singolarmente densa: il Verbo incarnato aveva rivelato il Padre ai suoi discepoli; ora è il momento che lo stesso Padre rivela ad essi il Figlio suo unigenito. Pietro accoglie l'illuminazione interiore e proclama con coraggio: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente"!
Queste parole sulle labbra di Pietro provengono dal profondo del mistero di Dio. Rivelano l'intima verità, la vita stessa di Dio. E Pietro, sotto l'azione dello Spirito divino, diventa testimone e confessore di questa sovrumana verità. La sua professione di fede costituisce così la solida base della fede della Chiesa: "Su di te edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18). Sulla fede e sulla fedeltà di Pietro è edificata la Chiesa di Cristo.
Ne era ben consapevole la prima comunità cristiana che, come narrano gli Atti degli Apostoli, quando Pietro si trovò in prigione, si raccolse per elevare a Dio una preghiera accorata per lui (cfr At 12,5). Fu ascoltata, perché la presenza di Pietro era ancora necessaria alla comunità che muoveva i suoi primi passi: il Signore inviò il suo angelo a liberarlo dalle mani dei persecutori (cfr ibid., 12, 7-11). Era scritto nei disegni di Dio che Pietro, dopo aver confermato a lungo nella fede i suoi fratelli, avrebbe ricevuto il martirio qui a Roma, insieme con Paolo, l'Apostolo delle genti, anch'egli più volte scampato alla morte.
3. "Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili" (2 Tm 4,17). Sono parole di Paolo al fedele discepolo Timoteo: le abbiamo ascoltate nella seconda Lettura. Esse rendono testimonianza dell'opera in lui compiuta dal Signore, che lo aveva scelto come ministro del Vangelo, "afferrandolo" sulla via di Damasco (cfr Fil 3,12).
Avvolto in una luce sfolgorante, il Signore gli si era presentato dicendo: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" (At 9,4), mentre una potenza misteriosa lo gettava a terra (cfr At 9,5). "Chi sei, o Signore?", aveva chiesto Saulo. "Io sono Gesù, che tu perseguiti!" (At 9,5). Fu questa la risposta di Cristo. Saulo perseguitava i seguaci di Gesù e Gesù gli faceva sapere che era Lui stesso ad essere perseguitato in loro. Lui, Gesù di Nazareth, il Crocifisso, che i cristiani affermavano essere risorto. Se, ora, Saulo ne sperimentava la potente presenza, era chiaro che Dio l'aveva realmente risuscitato dai morti. Era proprio Lui il Messia atteso da Israele, era Lui il Cristo vivo e presente nella Chiesa e nel mondo!
Avrebbe potuto Saulo con la sola sua ragione comprendere tutto ciò che un simile evento comportava? Certamente no! Era parte infatti dei disegni misteriosi di Dio. Sarà il Padre a dare a Paolo la grazia di conoscere il mistero della redenzione, operata in Cristo. Sarà Dio a permettergli di capire la stupenda realtà della Chiesa, che vive per Cristo, con Cristo e in Cristo. Ed egli, diventato partecipe di questa verità, non cesserà di proclamarla instancabilmente fino agli estremi confini della terra.
Da Damasco Paolo inizierà il suo itinerario apostolico che lo porterà a diffondere il Vangelo in tante parti del mondo allora conosciuto. Il suo slancio missionario contribuirà così alla realizzazione del mandato di Cristo agli Apostoli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni..." (Mt 28,19).
4. Carissimi Fratelli nell'Episcopato venuti per ricevere il Pallio, la vostra presenza pone in eloquente risalto la dimensione universale della Chiesa scaturita dal comando del Signore: "Andate ... e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19).
Voi provenite, infatti, da quindici Paesi di quattro continenti, e siete stati chiamati dal Signore ad essere Pastori di Chiese Metropolitane. L'imposizione del Pallio ben sottolinea il particolare vincolo di comunione che vi lega alla Sede di Pietro e manifesta l'indole cattolica della Chiesa.
Ogni volta che indosserete questi Palli, ricordate, Fratelli carissimi, che come Pastori siamo chiamati a salvaguardare la purezza del Vangelo e l'unità della Chiesa di Cristo, fondata sulla "roccia" della fede di Pietro. A questo ci chiama il Signore; questa è la nostra irrinunciabile missione di guide previdenti del gregge che il Signore ci ha affidato.
5. La piena unità della Chiesa! Sento echeggiare in me la consegna di Cristo. E' una consegna quanto mai urgente in quest'inizio di nuovo millennio. Per questo preghiamo ed operiamo senza mai stancarci di sperare.
Con questi sentimenti, abbraccio e saluto con affetto la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, venuta per celebrare con noi la memoria liturgica di Pietro e di Paolo. Grazie, venerati Fratelli, per la vostra presenza e per la vostra cordiale partecipazione a questa solenne Celebrazione liturgica. Ci conceda Iddio di pervenire quanto prima alla piena unità di tutti i credenti in Cristo.
Ci ottengano questo dono gli Apostoli Pietro e Paolo, che la Chiesa di Roma ricorda in questo giorno, nel quale si fa memoria del loro martirio, e perciò della loro nascita alla vita in Dio. Per il Vangelo essi hanno accettato di soffrire e di morire e sono diventati partecipi della risurrezione del Signore. La loro fede, confermata dal martirio, è la stessa fede di Maria, la Madre dei credenti, degli Apostoli, dei santi e delle sante di tutti i secoli.
Oggi la Chiesa proclama nuovamente la loro fede. E' la nostra fede, l'immutabile fede della Chiesa in Gesù unico Salvatore del mondo; in Cristo, il Figlio del Dio vivente, morto e risorto per noi e per l'intera umanità.
[01496-01.01] [Testo originale: Italiano]