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"STATIO ORBIS" A CONCLUSIONE DEL XLVII CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE, 25.06.2000


Alle ore 18.30 di oggi, XII Domenica del tempo per annun, il Santo Padre presiede sul sagrato della Basilica Vaticana la Statio Orbis per la chiusura del 47° Congresso Eucaristico Internazionale sul tema: "Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, Pane per la nuova vita".

Concelebrano la Santa Messa con il Papa trenta Cardinali, sessanta Vescovi e mille Presbiteri presenti a Roma per il Congresso Eucaristico.

Alla Statio Orbis in Piazza San Pietro partecipano - tra gli altri fedeli - più di diecimila bambini che hanno ricevuto quest’anno la loro Prima Comunione.

Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che Giovanni Paolo II pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

OMELIA DEL SANTO PADRE

1. "Prendete, questo è il mio corpo... questo è il mio sangue" (Mc 14, 22-23).

Le parole pronunciate da Gesù durante l'Ultima Cena risuonano oggi nella nostra assemblea, mentre ci avviamo a concludere il Congresso Eucaristico Internazionale. Risuonano con singolare intensità, come una rinnovata consegna: "Prendete!".

Cristo ci affida il suo Corpo donato e il suo Sangue versato. Ce li affida come fece con gli Apostoli nel Cenacolo, prima del supremo sacrificio del Golgota. Sono parole che Pietro e gli altri commensali accolsero con stupore e profonda emozione. Ma potevano capire allora quanto lontano esse li avrebbero condotti?

Si compiva in quel momento la promessa che Gesù aveva fatto nella sinagoga di Cafarnao: "Io sono il pane della vita... il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Gv 6, 48.51). La promessa si compiva nell'immediata vigilia della Passione, in cui Cristo avrebbe offerto se stesso per la salvezza dell'umanità.

2. "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti" (Mc 14, 24).

Nel Cenacolo Gesù parla di alleanza. È un termine che gli Apostoli non fanno fatica a comprendere, perché appartengono al popolo con il quale Jahvé, come ci narra la prima Lettura, aveva sancito l'antico patto, durante l'esodo dall'Egitto (cfr Es 19-24). Sono ben presenti alla loro memoria il monte Sinai e Mosè, che da quella montagna era disceso portando la Legge divina incisa su due tavole di pietra.

Non hanno dimenticato che Mosè, preso il «libro dell'alleanza», lo aveva letto ad alta voce ed il popolo aveva annuito dichiarando: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo" (ibid., 24,7). Si era stretto, così, un patto tra Dio e il suo popolo, sigillato nel sangue di animali immolati in sacrificio. Per questo Mosè aveva asperso il popolo dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole" (Ibid., 24, 8).

Il riferimento all'Alleanza antica gli Apostoli lo hanno dunque capito. Ma che cosa hanno compreso della Nuova? Sicuramente ben poco. Dovrà scendere lo Spirito Santo ad aprire le loro menti: allora comprenderanno il senso pieno delle parole di Gesù. Comprenderanno e gioiranno.

Abbiamo avvertito una chiara eco di questa gioia nelle parole della Lettera agli Ebrei poc'anzi proclamate: "Se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo!" (9, 13-14). E l'Autore della Lettera conclude: "Per questo Cristo è mediatore di una nuova alleanza, perché... coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa" (9, 15).

3. "Questo è il calice del mio sangue". La sera del Giovedì Santo, gli Apostoli giunsero fin sulla soglia del grande mistero. Quando, terminata la cena, uscirono insieme a lui per recarsi nell'Orto degli Ulivi non potevano ancora sapere che le parole da lui pronunciate sul pane e sul calice si sarebbero drammaticamente realizzate il giorno seguente, nell'ora della Croce. Forse neppure nel giorno tremendo e glorioso, che la Chiesa chiama feria sexta in parasceve - il Venerdì Santo -, essi si resero conto che quanto Gesù aveva loro trasmesso sotto le specie del pane e del vino conteneva la realtà pasquale.

Nel Vangelo di Luca c'è un passo illuminante. Parlando dei due discepoli di Emmaus l'evangelista registra la loro delusione: "Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele" (Lc 24, 21). Questo dev'essere stato il sentimento anche degli altri discepoli, prima dell'incontro con Cristo risorto. Solo dopo la risurrezione essi cominciarono a comprendere che nella pasqua di Cristo era avvenuta la redenzione dell'uomo. Alla piena verità li avrebbe poi condotti lo Spirito Santo, svelando loro che il Crocifisso aveva donato il suo corpo ed aveva versato il suo sangue in sacrificio d'espiazione per i peccati degli uomini, per i peccati di tutto il mondo (cfr 1 Gv 2, 2).

È ancora l'Autore della Lettera agli Ebrei ad offrirci una chiara sintesi del mistero: "Cristo ... entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna" (Eb 9, 11-12).

4. Questa verità noi oggi riaffermiamo nella Statio Orbis di questo Congresso Eucaristico Internazionale, mentre, obbedienti al comando di Cristo, ri-facciamo "in sua memoria" quanto Egli compì nel Cenacolo alla vigilia della sua Passione.

"Prendete, questo è il mio corpo... Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti" (Mc 14,22.24). Da questa Piazza vogliamo ripetere agli uomini e alle donne del terzo millennio l'annuncio straordinario: il Figlio di Dio si è fatto uomo per noi e si è offerto in sacrificio per la nostra salvezza. Egli ci dona il suo corpo ed il suo sangue come alimento di una nuova vita, di una vita divina non più soggetta alla morte.

Con emozione riceviamo nuovamente dalle mani di Cristo questo dono perché, per nostro mezzo, giunga in ogni famiglia ed in ogni città, nei luoghi del dolore e nei laboratori della speranza di questo nostro tempo. L'Eucaristia è dono infinito d'amore: sotto i segni del pane e del vino riconosciamo ed adoriamo l'unico e perfetto sacrificio di Cristo, offerto per la salvezza nostra e dell'intera umanità. L'Eucaristia è realmente "il mistero che riassume tutte le meraviglie operate da Dio per la nostra salvezza" (cfr San Tommaso d'Aquino, De sacr. Euch., cap. I).

Nel Cenacolo è nata e rinasce continuamente la fede eucaristica della Chiesa. Mentre il Congresso Eucaristico si avvia ormai alla sua conclusione, vogliamo spiritualmente ritornare a queste origini, all'ora del Cenacolo e del Golgota, per rendere grazie del dono dell'Eucaristia, dono inestimabile che Cristo ci ha lasciato, dono di cui vive la Chiesa.

5. Si scioglierà tra poco la nostra assemblea liturgica, arricchita dalla presenza di fedeli provenienti da ogni parte del mondo e resa ancor più suggestiva da questa straordinaria infiorata. Tutti saluto con affetto, tutti ringrazio di cuore!

Ripartiamo da quest'incontro rinvigoriti nell'impegno apostolico e missionario. La partecipazione all'Eucaristia renda pazienti nella prova voi, ammalati; fedeli nell'amore voi, sposi; perseveranti nei santi propositi voi, consacrati; forti e generosi voi, cari bambini della Prima Comunione, e soprattutto voi, cari giovani, che vi accingete ad assumere in prima persona la responsabilità del futuro. Da questa Statio Orbis il mio pensiero corre già alla solenne Celebrazione eucaristica, che chiuderà la Giornata Mondiale della Gioventù. Dico a voi, giovani di Roma, d'Italia e del mondo: preparatevi con cura a questo appuntamento internazionale della gioventù, nel quale sarete chiamati a confrontarvi con le sfide del nuovo millennio.

6. E Tu, Cristo nostro Signore, che "in questo grande mistero nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l'umanità diffusa su tutta la terra" (Prefazio della Ss. Eucaristia, II), rendi sempre più salda e compatta la tua Chiesa, che celebra il mistero della tua presenza di salvezza.

Infondi il tuo Spirito in quanti si accostano alla sacra Mensa e rendili più audaci nel testimoniare il comandamento del tuo amore, perché il mondo creda in Te, che un giorno dicesti: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà" (Gv 6,51).

Tu, Signore Gesù Cristo, Figlio della Vergine Maria, sei l'unico Salvatore dell'uomo, "ieri, oggi e sempre"!

[01466-01.01] [Testo originale: Italiano]