GIUBILEO DEI GIORNALISTI (1-4 GIUGNO 2000) Pubblichiamo di seguito l’intervento che il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santità, ha pronunciato sul tema "L’opera della Santa Sede in favore della pace", oggi, venerdì 2 giugno 2000, nell’Aula Paolo VI, quale introduzione alla teleconferenza per i giornalisti, in occasione del loro Giubileo:
● INTERVENTO DEL CARD. ANGELO SODANO
Cari giornalisti d’Italia e del mondo!
Il Grande Giubileo del 2000 segna un’ora importante nella storia della Chiesa. Anche voi, cari amici, avete voluto condividere questo cammino di rinnovamento spirituale, che stanno percorrendo molti cristiani, nostri fratelli e sorelle nella fede. Convenuti numerosi a Roma, cercherete di comprendere sempre più il grande mistero di Cristo e la realtà della Chiesa che da duemila anni ne continua l’opera santificatrice.
Da parte mia, vi saluto cordialmente a nome del Papa Giovanni Paolo II. Vi saluto cordialmente anche a nome dei miei Collaboratori nella Curia Romana ed a nome mio personale.
Tutti noi ci sentiamo molto vicini a voi, che avete un’importante missione per il progresso materiale e spirituale dei popoli, là ove siete chiamati ad operare.
Nel recente documento del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, "L’etica nelle comunicazioni sociali" abbiamo letto: "Il comunicatore cristiano in particolare ha un compito profetico, una vocazione: parlare contro i falsi dei ed idoli di oggi, il materialismo, l’edonismo, il consumismo, il gretto nazionalismo, sostenendo un campo di verità morali, basato sulla dignità e sui diritti umani, sull’opzione preferenziale per i poveri, sulla destinazione universale dei beni, sull’amore per i propri nemici e sul rispetto incondizionato per la vita umana fin dal momento del concepimento al suo termine naturale..." (Ibidem n. 31).
Per il nostro incontro odierno avremmo potuto scegliere di trattare tutta la predetta problematica, ma da parte di alcuni di voi è stato proposto di approfondire uno degli aspetti più attuali dell’opera della Chiesa nel mondo e cioè l’opera della Santa Sede, in favore della pace. Da parte mia lo faccio ben volentieri, offrendovi alcuni spunti di riflessione, anche se già noti a molti di voi.
In questo tragico secolo XX l’opera della Santa Sede in favore della pace è diventata ancor più profonda e sistematica, in considerazione delle catastrofi prodotte da due immani guerre mondiali, come dal pericolo di conflagrazioni atomiche o addirittura di guerre stellari.
È ovvio che parlando di Santa Sede o di Sede Apostolica intendo con tale classica terminologia includere l’opera personale dei Sommi Pontefici come dei loro Collaboratori, nella Curia Romana o nelle Missioni Pontificie all’estero.
La Santa Sede come è noto è l’organo centrale di governo della Chiesa Cattolica diffusa in cinque continenti. Per volontà di Cristo, la Sua Chiesa è anche una società visibile, con una sua struttura gerarchica, al servizio dell’intera comunità dei credenti.
Ebbene questa Sede Apostolica nel secolo XX si è trovata di fronte a tragedie inaudite. Emblematiche sono state le due guerre mondiali, che hanno lasciato dietro a sé milioni di morti e feriti. Il noto "World Almanac and Book of Facts" pubblicato negli Stati Uniti d’America ci dà la cifra esatta di 23.397.595 militari morti nelle due guerre mondiali e di 48.443.602 militari feriti. Ivi si parla solo di militari, non potendo citare esattamente il numero di civili morti in tali conflitti, fra gli Alleati e gli Imperi centrali nella prima guerra mondiale, e fra gli Alleati e le Potenze dell’Asse nella seconda guerra mondiale. E le tragedie in questo secolo sono poi continuate ultimamente nei Balcani, in Medio Oriente ed in varie regioni africane. Un assurdo conflitto è in atto fra Etiopia ed Eritrea.
Era, quindi, logico che in questo secolo i Romani Pontefici e con loro tutti i Collaboratori si impegnassero a fondo nell’annunciare il Vangelo della pace e nell’operare, con i propri mezzi e con il proprio stile, per lenire le ferite delle guerre ed aiutare i popoli a convivere pacificamente fra di loro.
Ogni Romano Pontefice è diventato così come un buon Samaritano sul cammino del mondo, per aiutare, in primo luogo, chi è sofferente per le guerre e per operare al fine di prevenire il sorgere di altri conflitti per il futuro. I Vescovi di Roma, che in questo secolo si sono trovati di fronte a tante tragiche realtà, da Benedetto XV fino a Giovanni Paolo II, hanno sentito imperioso tale impegno in favore della pace,
Certo la loro missione è in primo luogo, di carattere religioso, in esecuzione del mandato ricevuto da Cristo di guidare il popolo di Dio sulle vie della salvezza. Ma tale missione religiosa porta poi ad amare e servire l’uomo nella situazione storica in cui egli si trova. Ed oggi il servizio all’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, non poteva evitare l’impegno per liberarlo dai flagelli della guerra e per aiutarlo a vivere in pace, in armonia con sé, con i vicini, con tutti gli altri popoli della terra. Quest’opera in favore della pace è stata una linea costante dell’azione dei Romani Pontefici di questo secolo.
Ai conflitti fra Nazioni si sono poi aggiunte le persecuzioni religiose che in questo secolo hanno fatto altri milioni di vittime. Si sono aggiunti genocidi immani che hanno insanguinato questo secolo ad opera di uomini che volevano sostituirsi a Dio. Vi sono note tante pubblicazioni uscite ultimamente a tale riguardo. Si è anche cercato di fare una statistica al riguardo, con cifre agghiaccianti. Il loro numero esatto però è noto solo a Dio.
Era, quindi, imperioso per la Santa Sede, a nome di tutta la comunità dei cristiani, impegnarsi perché tali fatti non succedano più. I suoi interventi su singoli problemi nazionali o internazionali possono anche essere talora imperfetti o intempestivi, come ogni azione umana. Una sana critica può anche aiutare a correggerli e migliorarli. L’essenziale è che si tenga ben presente la nobile finalità, a cui l’azione della Santa Sede si ispira.
C’è chi vorrebbe un’azione più battagliera sulla scena mondiale, c’è chi preferisce un’azione discreta e metodica, secondo il metodo classico della diplomazia internazionale. C’è chi vorrebbe delle denunzie pubbliche, c’è chi preferisce che la Santa Sede si dedichi ad un lavoro profondo e silenzioso presso coloro che hanno nelle loro mani le sorti dei popoli.
In ogni caso i metodi possono variare. Una cosa però è certa: posso assicurarvi che l’impegno della Santa Sede in favore della pace non diminuirà mai. È in gioco il destino dell’umanità.
[01290-01.01] [Testo originale: Italiano]