CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA GIORNATA DEDICATA ALLA COMMEMORAZIONE DEI TESTIMONI DELLA FEDE DEL XX SECOLO ● INTERVENTO DEL CARD. ROGER ETCHEGARAY
● INTERVENTO DI S.E. MONS. CRESCENZIO SEPE
● INTERVENTO DI S.E. MONS. PIERO MARINI
● INTERVENTO DI S.E. MONS. MICHEL HRYNCHYSHYN, C.SS.R.
● INTERVENTO DEL PROF. ANDREA RICCARDI
Alle 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione della Giornata dedicata alla Commemorazione dei Testimoni della Fede del XX secolo, a cura del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell’Anno 2000.
Prendono parte alla Conferenza Stampa: l’Em.mo Card. Roger Etchegaray, Presidente del Comitato del Grande Giubileo dell’Anno 2000; S.E. Mons. Crescenzio Sepe, Segretario Generale del medesimo Comitato; S.E. Mons. Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie; S.E. Mons. Michel Hrynchyshyn, C.SS.R., Presidente della Commissione "Testimoni della Fede del XX secolo" del Comitato del Grande Giubileo dell’Anno 2000; il Prof. Andrea Riccardi, storico, il Rev.do Don Marco Gnavi, Direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo, il Dialogo Interreligioso ed i nuovi Culti del Vicariato di Roma, e Mons. Eleuterio F. Fortino, Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Pubblichiamo di seguito gli interventi dell’Em.mo Card. Roger Etchegaray, di S.E. Mons. Crescenzio Sepe, di S.E. Mons. Piero Marini, di S.E. Mons. Michel Hrynchyshyn e del Prof. Andrea Riccardi:
● INTERVENTO DEL CARD. ROGER ETCHEGARAY
"Nel nostro secolo, sono ritornati i martiri"
È cosi, quasi sotto forma di slogan, che Papa Giovanni Paolo II lanciava nella "Tertio millennio adveniente" (n. 37) l’idea di una giornata commemorativa dei Testimoni della Fede nel corso del XX secolo: "spesso sconosciuti, quasi ‘militi ignoti’ della grande causa di Dio". Già, Paolo VI aveva detto nel 1969: "il martirologio dovrebbe diventare un libro alla moda nella Chiesa che rinasce".
Domenica 7 maggio del calendario giubilare sarà la data che permetterà alla Chiesa di prendere meglio coscienza della sua vera identità: Chiesa di testimoni, Chiesa di martiri, ha lo stesso significato. Abbiamo talvolta del martirio un’idea troppo romantica e ridotta a racconti straordinari che aprono il cammino della canonizzazione, mentre deve essere l’orizzonte abituale di ogni vita cristiana. Senza dubbio mai come ai giorni nostri, dopo i tempi primitivi, la Chiesa è stata la Chiesa dei martiri.
Ma dove sono dunque? Non sempre sappiamo reperirli. Vi sono quelli che sono perseguitati da un odio palese contro Cristo e la sua Chiesa. Vi sono quelli che sono vittime di nuovi Cesari sotto copertura di una politica da difendere o di una sicurezza da assumere. Oggi il seme di martire si trova spesso nell’alleanza della Chiesa con i poveri, gli esclusi, gli oppressi.
Una Commissione giubilare, presieduta da un vescovo ucraino, Sua Eccellenza Monsignor Michel Hrynshyshyn, ha effettuato ricerche attraverso tutti i continenti: così migliaia di testimonianze, molto diverse ma tutte marcate dal sigillo della croce redentrice, verranno consegnate al Santo Padre, al di fuori di ogni elencazione pubblica. Sarà compito soprattutto di ogni Chiesa locale di non perdere la memoria di questi testimoni esemplari di una fede professata fino al sacrificio supremo della vita. D’altronde, il Comitato Centrale del Grande Giubileo ha chiesto al Professor Andrea Riccardi di presentarne, sotto la sua propria responsabilità, una sorta di tipologia che ci dia un’immagine palpitante della Chiesa del XX secolo.
Questo 7 maggio deve essere per tutti noi l’occasione di approfondire e manifestare maggiore solidarietà verso quanti hanno patito e patiscono in questo momento, nella loro carne, la fede invincibile in Dio. Tale solidarietà, Giovanni Paolo II ci chiede di elargirla fin alle altre confessioni cristiane, come lo fece Paolo VI quando commemorò in Uganda dei martiri, tra cui degli anglicani. Rappresentanti di tutte le Chiese sono stati invitati domenica al Colosseo. "L’ecumenismo dei santi, dei martiri, non cessa di dire Giovanni Paolo II, è quello che convince di più." Sua Eccellenza, Monsignor Piero Marini ci indicherà le varie fasi di tale Commemorazione ecumenica.
Dobbiamo avanzare ancora nella solidarietà fino a raggiungere tutte le vittime dell’ingiustizia umana che apparenta gli esseri umani, quali essi siano, al Cristo sofferente, il Testimone per eccellenza secondo l’espressione dell’Apocalisse. (cfr. Ap. 2,2).
Una Chiesa che non conserva la memoria dei suoi testimoni, dei suoi martiri di ieri o non riscopre i suoi testimoni, i suoi martiri di oggi, non può rivendicare l’onore di essere la Chiesa di Cristo.
Ben più, il martirio non è solo una grazia suprema offerta da Dio ad alcuni suoi membri, esso appartiene essenzialmente alla natura stessa della Chiesa: tutta la Chiesa, per tutta la sua vita, deve testimoniare di essere come il suo Martire un segno di contraddizione. Così, il 7 maggio, la Chiesa rinnoverà la sua capacità di parlare al mondo in nome della verità.
[00939-01.02] [Testo originale:italiano]
● INTERVENTO DI S.E. MONS. CRESCENZIO SEPE
La «memoria dei martiri» è uno dei nuovi segni introdotti da Giovanni Paolo II per caratterizzare la celebrazione del Grande Giubileo dell'Anno Duemila, insieme ad altri, come la «purificazione della memoria», l'impegno per la riduzione del debito estero, per la pace e per la giustizia. Pertanto, la giornata del 7 maggio, dedicata alla Commemorazione dei Testimoni della Fede del XX secolo, assume un rilievo particolare sia all'interno dell'Anno Santo, sia alla luce dell'intero Magistero di Giovanni Paolo II il quale, alla venerazione di quanti hanno testimoniato con la vita la verità del Vangelo, ha consacrato tutti i ventidue anni del suo Pontificato. Ciò è testimoniato dalle centinaia di sacerdoti, religiosi, religiose e laici martiri che ha beatificato o canonizzato nonché dai ripetuti viaggi apostolici a luoghi, che sono stati teatro di testimoni della fede antichi e moderni.
In diverse occasioni, il Papa ha accomunato questi luoghi a quelli che videro le persecuzioni contro i primi cristiani, come fece al termine della Via Crucis al Colosseo del 1994 quando, contemplando i resti dell'Anfiteatro Flavio, disse: «qui, in questo punto del globo terrestre, nell'antica Roma, io penso specialmente alla "Montagna delle Croci" che si trova in Lituania… quest'altro Colosseo dei tempi nostri, dell'ultimo secolo», aggiungendo di ricordare anche le tante altre "Montagne delle Croci", i «tanti Colossei dei tempi nuovi» che uniscono, grazie al sangue dei martiri, l'Oriente all'Occidente cristiano, i fedeli del nord e del sud del mondo.
Ma il valore della Commemorazione dei Testimoni della Fede, oltre ad avere un grande significato ecumenico, chiama in causa in maniera diretta il "patrimonio di santità" della Chiesa.
La Lettera apostolica "Tertio millennio adveniente", al n. 37, esprime in modo chiaro il senso di questo "patrimonio", lasciato alla Chiesa da coloro che hanno testimoniato Cristo con la propria vita. A tale testimonianza dobbiamo il fatto che, dopo duemila anni, la fede sia arrivata sino a noi; e non è senza significato che all'inizio di un nuovo millennio, «la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri». Sicché, proprio come la Chiesa dei primi secoli, anche quella di oggi è chiamata a «non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio» nel nome di Gesù, a beneficio delle generazioni future.
Il martirio, ha scritto ancora Giovanni Paolo II, «è segno di quell'amore più grande che compendia ogni altro valore» (Incarnationis mysterium, 13), ed ogni credente sa dalla Rivelazione di non poter «escludere questa prospettiva dal proprio orizzonte di vita». Le ideologie totalitarie che hanno segnato il secolo appena concluso, le persistenti lotte razziali o tribali, che ancora devastano tanti Paesi del mondo, sono una prova evidente della realtà di quest'ultima affermazione. Una memoria dei Testimoni della Fede che fosse fine a sé stessa, infatti, resterebbe sterile. Perciò il Giubileo ci ricorda che, in primo luogo, dobbiamo rendere grazie al Padre per l'immenso numero di quanti, come è scritto nell'Apocalisse (7, 14) "hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello", e poi, rinforzarti nella fede «dagli esempi di questi autentici campioni di ogni età, lingua e nazionalità», pregare il Signore per poterne imitare la coraggiosa testimonianza cristiana. Unico modo per «varcare con fiducia la soglia del terzo millennio».
«Il martirio è la prova più eloquente della verità della fede che sa dare un volto umano anche alla più violenta delle morti e manifesta la sua bellezza anche nelle più atroci persecuzioni» (IM, cit.), ha detto Giovanni Paolo II, e il Giubileo, ricordando i Testimoni della Fede del secolo passato, rifletterà tale suprema bellezza del messaggio cristiano, toccando un'altra fondamentale tappa del suo cammino spirituale.
È questo lo spirito e il vero significato della cerimonia del 7 maggio la quale, pertanto, non è una canonizzazione ma un doveroso far memoria di quanti hanno testimoniato il loro amore a Cristo e alla Chiesa.
[00940-01.01] [Testo originale:italiano]
● INTERVENTO DI S.E. MONS. PIERO MARINI
INTERVENTO IN LINGUA ITALIANA
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
INTERVENTO IN LINGUA ITALIANA
I. IMPORTANZA E SIGNIFICATO DELLA COMMEMORAZIONE ECUMENICA
È la sollecitudine primaziale del Santo Padre Giovanni Paolo II che ha voluto nella domenica 7 maggio dell’anno santo 2000 la commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del XX secolo:
- sollecitudine per tutte le chiese e comunità ecclesiali anche se non ancora in piena comunione, perché riconoscano un ecumenismo vissuto nel dare la vita per Cristo;
- sollecitudine per tutti i cristiani, affinché sappiano leggere la presenza efficace di Cristo e dello Spirito santo anche nelle persecuzioni e nelle ostilità;
- sollecitudine per tutte le generazioni attuali e future, perché non dimentichino l’esempio di fratelli e sorelle che hanno testimoniato Cristo e subito la persecuzione perdonando i loro carnefici.
Punto di riferimento della commemorazione sono le parole scritte del Santo Padre nella lettera Tertio millennio adveniente: «Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi "militi ignoti" della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze … Ciò non potrà non avere anche un respiro ed una eloquenza ecumenica. L'ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione» (TMA n. 37).
La commemorazione dei testimoni della fede del secolo XX, nell'Anno santo che celebra il bimillenario della nascita del nostro Salvatore, intende rendere gloria a Cristo, il Testimone fedele del Padre (cfr. Ap 1, 5) che ha donato a tanti fratelli e sorelle cristiani la forza dello Spirito Santo per confessare il suo nome e rendergli la coraggiosa testimonianza della loro fede, della loro speranza e della loro carità.
Questo momento così importante dell'Anno giubilare del 2000, riveste anzitutto secondo il desiderio del Santo Padre, il carattere di una doverosa memoria: si tratta infatti di "una testimonianza da non dimenticare" (Ibid.). "Purificare la memoria" è risoluto desiderio del Santo Padre: anche il ricordare nella preghiera i cristiani vittime delle persecuzioni significa quindi mettere in risalto la loro morte nell’amore e nell’invocazione di perdono per i carnefici. Anch’essi, come Stefano, sono morti dicendo: "Signore, non imputare loro questo peccato!" (Atti 7,60), frantumando così la concatenazione della violenza e impedendo la cattiva memoria, quella del risentimento e della vendetta.
Tale memoria inoltre è stata voluta con uno spiccato carattere ecumenico. Infatti "le persecuzioni nei riguardi dei credenti - sacerdoti, religiosi e laici - hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo. La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti..." (Ibid.). Questo ecumenismo nel dono della vita e nell’effusione del sangue è certamente una novità, un segno dei tempi che deve spingere tutti i cristiani verso la piena comunione visibile. L’unità vissuta nell’essere vittime delle persecuzioni richiede che si cammini verso l’unità della fede professata nella vita e proclamata nella missione tra le genti.
Nella Bolla Incarnationis mysterium si leggono alcune parole che enumerano varie circostanze storiche e sociali nelle quali è fiorita, oltre l'ingiustizia e la crudeltà, la «bella testimonianza» (1 Tim 6, 13) della fede di cristiani e cristiane delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali: «Questo secolo poi, che volge al tramonto, ha conosciuto numerosissimi martiri soprattutto a causa del nazismo, del comunismo, e delle lotte raziali o tribali. Persone di ogni ceto sociale hanno sofferto per la loro fede pagando col sangue la loro adesione a Cristo e alla Chiesa e affrontando con coraggio interminabili anni di prigionia e di privazioni di ogni genere...» (IM n. 13).
L'aspetto ecumenico della commemorazione dei testimoni della fede del secolo XX è reso evidente prima di tutto attraverso la memoria esplicita nella celebrazione di fratelli e sorelle sia della Chiesa cattolica che di altre Chiese e Comunità ecclesiali. Inoltre accanto al Vescovo di Roma prendono parte alla commemorazione autorevoli Rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali, accompagnati da fedeli di diverse nazioni. Tutti prendono parte attiva alla celebrazione nei gesti, nella proclamazione delle letture, nei testi delle testimonianze e nelle preghiere.
Nel corso della celebrazione i testimoni della fede sono commemorati non in modo individuale ma in modo collettivo. I testimoni delle fede sono raggruppati in varie categorie in modo da comprendere tutti i continenti, le varie Chiese e Comunità ecclesiali, e le vittime di tutti i regimi e delle ideologie del secolo.
Pur non facendo i nomi dei testimoni della fede nelle preghiere, alcuni di essi sono esplicitamente menzionati in quanto autori dei testi delle testimonianze o oggetti di narrazione dei medesimi. Le varie testimonianze hanno pertanto carattere geografico comprendendo tutti i Continenti, carattere storico ricordando i regimi e le ideologie del secolo XX che hanno provato i testimoni della fede e carattere ecumenico includendo fedeli di varie Chiese e Comunità ecclesiali.
II. LO SVOLGIMENTO RITUALE
La commemorazione ecumenica avviene nell'ora del Vespro della Terza Domenica di Pasqua, cioè nel tempo pasquale e in particolare nel giorno del Signore Risorto in cui la Chiesa celebra la Sua vittoria sul peccato e sulla morte. Il Risorto apre il cuore dei fedeli alla speranza della vita senza fine, e dona senso alle sofferenze, alle prove e anche alla morte. È l'ora nella quale i fedeli delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali celebrano Cristo «Luce gioiosa della santa gloria del Padre celeste e immortale».
Il luogo prescelto è il Colosseo che, accanto ad altri luoghi vicini come il Circo massimo, evoca nella memoria la testimonianza della fede dei primi martiri della Chiesa di Roma.
La Commemorazione si svolge all’esterno dell’anfiteatro, vicino all’arco di Tito e si compone di vari momenti rituali, preceduti da una opportuna preparazione dell'assemblea a carattere ecumenico ed internazionale.
La Commemorazione è preceduta all’interno del Colosseo da un incontro e un saluto fraterno del Santo Padre con i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.
1) Riti iniziali
I riti iniziali comprendono: una "Statio" all'interno del Colosseo, la processione verso il luogo della celebrazione all’esterno dell’anfiteatro, la monizione e la preghiera iniziale del Santo Padre.
All'interno del Colosseo. Dopo il canto iniziale il Santo Padre saluta l'assemblea. Segue una invocazione di lode alla Trinità da parte dei Rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali con la proclamazione in varie lingue di alcuni testi del libro dell'Apocalisse (Ap 4, 11; 5, 12; 5, 9-10; 5, 13). L’assemblea interviene ad ogni invocazione cantando: Amen. Alleluia.
Terminate le invocazioni prende avvio dall'interno del Colosseo il cammino processionale con la Croce e l'Evangeliario, mentre la Schola canta l'inno a Cristo Signore dei millenni.
Quando la processione giunge al palco della celebrazione, al cui centro si trova una grande icona del Crocifisso, ha luogo l'intronizzazione ed incensazione del Libro dei Vangeli. Il Santo Padre quindi introduce la celebrazione con una monizione e dice una orazione appropriata.
2) Letture
La liturgia della parola è costituita dalle seguenti letture:
Prima lettura: 1Pt 1, 3-9. 13-21: La fede dei battezzati provata col fuoco.
Canto interlezionale: Le nozze dell'Agnello (Ap 19, 1-7)
Seconda lettura: Eb 12, 1-6; 18-19a. 22-24: Circondati da una così grande nube di testimoni
Acclamazione al Vangelo: Alleluia: Gv 12, 24-25: Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore porta molto frutto...
Vangelo: Mt 5, 1-12: Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Il Vangelo viene proclamato in una lingua occidentale ed in una lingua orientale.
Terminata la proclamazione del Vangelo il coro acclama Cristo «Luce gioiosa» con l'antichissimo inno cristiano della sera "Phos ilaron".
Dopo il canto il Santo Padre tiene l'Omelia.
3) Confessione della fede, testimonianze e preghiere
Terminata l'omelia del Papa ha luogo l'abbraccio di pace che precede la confessione della fede. I due diaconi, in lingua greca e in italiano, invitano i presenti a scambiarsi un gesto di comunione fraterna. Nel frattempo la schola e l'assemblea cantano l'Ubi charitas.
Il Santo Padre introduce quindi la professione di fede. Si usa il simbolo apostolico detto in tre lingue diverse da parte di tre Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali. L'assemblea interviene ogni volta cantando: Credimus, Domine, Amen.
Dopo la professione di fede ha luogo la commemorazione vera e propria dei testimoni della fede del secolo XX, raggruppati in otto categorie che abbracciano la memoria di fedeli cristiani di tutti i Continenti e delle varie Chiese e Comunità ecclesiali: cattolici, ortodossi, anglicani, protestanti.
Ogni commemorazione o categoria è composta dai seguenti elementi: lettura di due testimonianze significative (ciascuna testimonianza è introdotta da una breve nota biografica dell’autore del testo); preghiera nello stile della commemorazione: Ricordati Signore...; acclamazione dell'assemblea: Kyrie eleison.
Terminato il ricordo di ogni categoria di testimoni viene accesa una lampada ai piedi del Crocifisso che presiede l'assemblea ed è bruciato l'incenso, segno della preghiera dei giusti.
Le testimonianze e le preghiere intendono fare memoria collettiva di alcune categorie di testimoni, raggruppati secondo i Continenti e i diversi ambiti nei quali cristiani di diverse confessioni hanno testimoniato eroicamente la loro fede.
I gruppi di testimoni della fede del secolo XX dei quali si fa memoria sono i seguenti:
1. Cristiani che hanno testimoniato la fede sotto il totalitarismo sovietico.
Sono lette due significative testimonianze: la prima del Patriarca ortodosso russo Tichon, la seconda di un testimone del gulag delle Isole Solovki. Si tratta dell’ecumenismo della sofferenza di cattolici e ortodossi.
2. Testimoni della fede, vittime del comunismo in altre Nazioni d’Europa.
Sono proposti due testi. Uno di Mons. Joan Suciu, Vescovo Greco cattolico romeno; l'altro di Padre Anton Luli, gesuita albanese per 17 anni in carcere e per altri undici anni ai lavori forzati.
3. Confessori della fede, vittime del nazismo e del fascismo.
Viene evocata la coraggiosa testimonianza del Pastore luterano tedesco Paul Schneider nel campo di concentramento di Buchenwald. La seconda testimonianza di S.E. Mons. Ignacy Jeż, Vescovo emerito di Koszalin-Kołobrzeg, uno delle migliaia di sacerdoti polacchi che furono internati. Ordinato sacerdote il 20 giugno 1937, dopo 4 anni di sacerdozio fu portato al campo di concentramento di Dachau col n. 37196.
4. Seguaci di Cristo che hanno dato la vita per l'annuncio del Vangelo in Asia e in Oceania.
Sono lette le testimonianze di Margherita Chou, nipote del Card. Ignatius Kung Pin-mei, Vescovo di Shanghai, e di un gruppo di anglicani uccisi in un campo di concentramento in Giappone.
5. Fedeli di Cristo perseguitati per odio alla fede cattolica.
Sono ricordati i testimoni della fede della Spagna del Messico. I primi attraverso il testo di un accorato memoriale dell'allora ministro della Repubblica Manuel Irujo. I secondi con le parole del Vescovo di Huejutla Mons. José de Jesús Manríquez y Zárate, pronunciate dall’esilio nella città di Laredo, Texas, il 30 ottobre 1927 nella festa di Cristo Re.
6. Testimoni dell'evangelizzazione in Africa e Madagascar.
La prima testimonianza proposta è di Jolique Rusimbamigera, seminarista scampato al massacro del seminario minore di Buta, in Burundi, il 30 aprile 1997, dove sono morti 44 seminaristi hutu e tutsi. La seconda testimonianza è di un giovane missionario battista canadese, W.G.R. Jotcham, che ha lavorato nel lebbrosario di Kàtsina, in una zona musulmana della Nigeria, ed è stato vittima della carità nel 1938.
7. Cristiani che hanno dato la vita per amore di Cristo e dei fratelli in America.
Sono ricordate le testimonianze del Vescovo missionario cappuccino, Mons. Alejandro Labaka, che spese tutte le sue energie a favore di una popolazione amazzonica e morì in Ecuador il 21 luglio 1987 e di Mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, Vescovo di Arauca, Colombia, Missionario Saveriano di Yarumal sequestrato e assassinato da un gruppo di guerriglieri mentre compiva la visita pastorale in alcune parrocchie rurali della diocesi, il 2 ottobre 1989 all’età di 73 anni.
8. Testimoni della fede in varie parti del mondo.
Viene ricordato in primo luogo il testamento di uno dei monaci di Tibirin, Algeria, il Padre trappista Dom Christian de Chergé, morto nel 1996. Il secondo testo è del Patriarca Armeno apostolico Karekine I, morto nel 1999 ed evoca le sofferenze e il martirio del popolo armeno.
La serie delle commemorazioni si chiude con una memoria collettiva di tutte le vittime di cui solo Dio ha conosciuto la fede.
Le diverse testimonianze sono intervallate da alcuni canti religiosi eseguiti da cori di diverse tradizioni ecclesiali: un coro luterano, un coro dell’Europa orientale, un coro africano, un coro filippino e un coro armeno.
Il canto del Padre nostro in latino, introdotto da una breve monizione e concluso dalla dossologia: Quia tuum est regnum, conclude le diverse testimonianze e preghiere.
4) Benedizione e congedo
L’insieme della commemorazione è conclusa dall'invito del Santo Padre a mantenere viva la memoria dei testimoni della fede del secolo XX in tutte le Chiese e dall'esortazione ad essere coraggiosi testimoni del Vangelo di Cristo in tutte le nazioni e in tutti gli ambiti della società.
Il Santo Padre quindi impartisce la benedizione apostolica, il diacono congeda l’assemblea e la schola esegue il canto finale.
III. ELEMENTI RITUALI CARATTERISTICI E LORO SIGNIFICATO
La commemorazione ecumenica si svolge attraverso una serie di elementi rituali caratteristici.
1) L'incontro preliminare del Santo Padre con i Rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali all'interno del Colosseo esprime il convenire di tutti i cristiani nel giorno del Signore, grati nella memoria di tutti i fratelli e sorelle che hanno confessato la loro fede in Cristo.
La celebrazione si apre nel segno della glorificazione alla SS. Trinità con la proclamazione di appropriati testi tratti dal libro dell'Apocalisse.
La processione con la Croce e il Libro dei Vangeli, è segno del cammino ecumenico delle Chiese sulle orme dei testimoni della fede, guidati dalla Croce gloriosa e dalla Parola dell'unico Vangelo di Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre.
2) Le letture bibliche sono state scelte per dare il vero senso alla commemorazione. La prima lettura tratta dalla prima lettera di San Pietro (1,3-9. 13-21) esprime la gioia di coloro che hanno creduto in Cristo Risorto anche se la loro fede è stata provata nel crogiolo. Segue, dal libro dell'Apocalisse, il canto escatologico della Gerusalemme celeste per le Nozze dell'Agnello immolato (19, 1-7).
La seconda lettura, tratta dalla Lettera agli Ebrei, evoca la grande nube di testimoni che incoraggiano i cristiani nella corsa della fede, con gli occhi rivolti a Cristo, autore e perfezionatore della medesima fede (12, 1-6; 18-19a.22-24).
Il canto dell'Alleluia che accompagna la processione del Vangelo propone la parola di Gesù che parla della fecondità del chicco di frumento caduto in terra che produce molto frutto (Gv 12, 24-25).
Nel Vangelo si proclama la stupenda pagina delle beatitudini secondo Matteo (5, 1-12). I tanti volti dei testimoni della fede sono una espressione evidente della forza della parola di Gesù. In essi si rispecchiano, come in tante icone viventi, i volti delle beatitudini della Buona novella del Regno.
Il Vangelo viene proclamato in una lingua occidentale e in una lingua orientale per sottolineare l'universalità della Chiesa e dei testimoni della fede in oriente e in occidente.
L'assemblea acclama il Cristo Risorto con le parole dell'antico inno della sera: Phos ilaron.
3) Il momento specifico della commemorazione è ricco e suggestivo.
Dopo l'omelia del Santo Padre e prima di confessare insieme la fede, ha luogo l'abbraccio di pace scambiato fra tutti i presenti, in memoria dei testimoni della fede, fratelli e sorelle in Cristo che hanno sigillato con il proprio sangue la fede del Credo che professavano. L'abbraccio di pace è introdotto e accompagnato dal canto della fraternità in Cristo: Ubi charitas.
La professione comune del Credo apostolico è introdotta dal Papa e proposta nella sua triplice divisione trinitaria da tre Rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali in varie lingue, mentre l’assemblea interviene cantando: Credimus Domine. Amen.
La serie di testimonianze e di preghiere vuole in qualche modo abbracciare la moltitudine immensa dei testimoni che nessuno può contare. Si tratta di cristiani cattolici, ortodossi, anglicani, protestanti, appartenenti a diverse Chiese e Comunità ecclesiali. Sono rappresentati tutti i continenti e tutte le vocazioni.
La lettura delle testimonianze e le preghiere di commemorazione sono proposte in diverse lingue con la partecipazione di fedeli di varie nazioni e di varie Chiese e Comunità ecclesiali, come segno di universalità e di partecipazione ecumenica.
Come è stato ricordato, questo momento caratteristico comprende la memoria di alcuni avvenimenti con la lettura di testimonianze scelte. La Chiesa di oggi vuole imitare quanto avveniva nell'antica tradizione delle Chiese primitive, quando si leggevano nelle assemblee liturgiche gli acta e passa, cioè le azioni e le sofferenze dei fratelli e delle sorelle che avevano testimoniato la loro fede, comunicate spesso attraverso le lettere delle diverse comunità.
Un gesto rituale accompagna e sottolinea il significato delle testimonianze: ad ogni intenzione, come è stato ricordato, si accende una lampada ai piedi del Crocifisso che presiede la commemorazione e si brucia l'incenso simbolo della preghiera dei giusti che sale al cospetto di Dio.
Dopo una serie di interventi alcuni cori, appartenenti a varie Chiese e Comunità ecclesiali, eseguono canti della loro tradizione religiosa.
La serie delle commemorazioni si conclude con la preghiera a Dio, Padre di tutti, per tutte le vittime della violenza e con il canto della Preghiera del Signore.
La celebrazione si chiude con una significativa consegna del Santo Padre a mantenere viva la memoria dei coraggiosi testimoni della fede.
IV. UNA TESTIMONIANZA ECUMENICA PER LE CHIESE E PER IL MONDO
La commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del secolo XX vuole essere una lode a Dio che è, mirabile nei suoi eletti, una doverosa memoria dei fratelli che sono rimasti fedeli alla fede in Cristo Signore della storia e un esempio per tutti i cristiani chiamati a testimoniare oggi la fedeltà al Vangelo nel nostro mondo.
Tutte le Chiese particolari sono state invitate ad unirsi al Santo Padre mediante una commemorazione ecumenica che si ispiri ai testi e alle preghiere dell'atto che si realizza presso il Colosseo.
In questo modo, secondo lo spirito di quanto ha scritto Giovanni Paolo II nella Bolla Incarnationis mysterium, la memoria dei testimoni della fede risuona in tutto l'orbe : "Sì, è questo l'esercito di coloro che hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. La Chiesa in ogni parte della terra dovrà restare ancorata alla loro testimonianza e difendere gelosamente la loro memoria. Possa il Popolo di Dio, rinforzato nella fede dagli esempi di questi autentici campioni di ogni età, lingua e nazionalità, varcare con fiducia la soglia del terzo millennio" (n. 13).
[00933-01.05] [Testo originale:italiano]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
I. THE IMPORTANCE AND SIGNIFICANCE OF THE ECUMENICAL COMMEMORATION
The Ecumenical Commemoration of Witnesses to the Faith in the Twentieth Century, to be held on Sunday 7 May of the Holy Year 2000, originated in the primatial concern of His Holiness Pope John Paul II:
- a concern for all the Churches and Ecclesial Communities, including those not yet in full communion, that they may acknowledge an ecumenism lived in giving one’s life in sacrifice for Christ;
- a concern for all Christians, that they may discern the effective presence of Christ and of the Holy Spirit even in the midst of persecutions and violence;
- a concern for the present and for future generations, that they may not forget the example of their brothers and sisters who bore witness to Christ and suffered persecution even while forgiving their persecutors.
The Commemoration is linked to the Holy Father’s statement in the Apostolic Letter Tertio Millennio Adveniente: «In our own century the martyrs have returned, many of them nameless, ‘unknown soldiers’, as it were, of God’s great cause. As far as possible, their witness should not be lost to the Church... This gesture cannot fail to have an ecumenical character and expression. Perhaps the most convincing form of ecumenism is the ecumenism of the saints and of the martyrs. The communio sanctorum speaks louder than the things that divide us» (TMA, No. 37).
The Commemoration of Witnesses to the Faith in the Twentieth Century, occurring during this Holy Year which celebrates the two thousandth anniversary of the birth of our Savior, is meant to give glory to Christ, the faithful witness of the Father (cf. Rev 1:5). It was he who bestowed the power of the Holy Spirit upon so many of our Christian brothers and sisters, enabling them to confess his name and offer him the courageous witness of their faith, their hope and their love.
This most significant moment of the Jubilee Year 2000 is marked, according to the Holy Father’s wishes, by the dutiful remembrance of «a witness which must not be forgotten» (ibid.). His Holiness has urgently called for a «purification of memory»: the remembrance in prayer of those Christians who were victims of persecution also calls for a public commemoration of their death, which was inspired by love and accompanied by a plea for the forgiveness of their executioners. Like Stephen, they too died saying the words: «Lord, do not hold this sin against them» (Acts 7:60); and thus they shattered the chain of violence and prevented their memory from becoming a source of resentment and vengeance.
The Commemoration also clearly seeks to be ecumenical in character. For «the persecutions of believers – priests, religious and laity – has caused a great sowing of martyrdom in different parts of the world. The witness to Christ borne even to the shedding of blood has become a common inheritance of Catholics, Orthodox, Anglicans and Protestants...» (ibid.). This ecumenism in the giving of one’s life and in the shedding of one’s blood is surely something new, a sign of the times which ought to draw all Christians closer to full visible communion. Unity lived in the endurance of persecution is a call to make further progress towards the unity of a faith professed in life and proclaimed in the mission to all nations.
The Bull Incarnationis Mysterium lists a number of historical and social situations which led to a flowering, even in the midst of injustice and cruelty, of a «noble profession» (cf. 1 Tim 6:13) of faith on the part of Christian men and women from various Churches and Ecclesial Communities: «This century now drawing to a close has known very many martyrs, especially because of Nazism, Communism and racial or tribal conflicts. People from every sector of society have suffered for their faith, paying with their blood for their fidelity to Christ and the Church, or courageously facing interminable years of imprisonment and privations of every kind...» (IM, No. 13).
The ecumenical aspect of the Commemoration of Witnesses to the Faith in the Twentieth Century is particularly brought out by the explicit mention not only of members of the Catholic Church but also of Christians from other Churches and Ecclesial Communities. In addition, distinguished representatives of other Churches and Ecclesial Communities, accompanied by faithful from different nations, will join the Bishop of Rome in celebrating the Commemoration. All will take active part in the celebration through ritual gestures, by proclaiming the readings and the texts of the testimonies, and in prayer.
At this celebration the witnesses to the faith are commemorated not individually but rather collectively. They are grouped in various categories in such a way as to include the different continents, the various Churches and Ecclesial Communities, and the victims of all the regimes and ideologies of the twentieth century.
Without naming the witnesses to the faith in the prayers, some of them are explicitly mentioned either as the authors of the testimonies to be read or as subjects of the accounts narrated therein. The various testimonies have a geographic character, since they include all continents, an historical character, since they evoke the regimes and the ideologies of the twentieth century which persecuted the witnesses to the faith, and an ecumenical character, since they include members of various Churches and Ecclesial Communities.
II. THE UNFOLDING OF THE RITE
The Ecumenical Commemoration takes place at Evening Prayer of the Third Week of Easter; it thus falls in the Easter Season and in particular on the Lord’s Day, when the Church celebrates the victory of the Risen Christ over sin and death. The Risen Lord opens the hearts of the faithful to the hope of everlasting life and gives meaning to suffering, tribulations and death itself. Evening Prayer is a time when the faithful of different Churches and Ecclesial Communities celebrate Christ as the «Joyful Light of the Holy Glory of the Heavenly and Immortal Father» (Hymn Phos hilaron).
The site chosen for the Commemoration is the Colosseum which, together with other places nearby, like the Circus Maximus, calls to mind the witness of faith given by the early martyrs of the Church of Rome.
The Commemoration takes place outside the amphitheatre, near the Arch of Titus. It is made up of various ritual moments and is preceded by a preparation which respects the ecumenical and international character of the assembly.
Inside the Colosseum, prior to the start of the Commemoration, the Holy Father will offer a fraternal greeting to the Representatives of the other Churches and Ecclesial Communities.
1) Initial Rites
The initial rites include: a «statio» inside the Colosseum, the procession to the area of the celebration outside the amphitheatre, the Holy Father’s introduction and the opening prayer.
Inside the Colosseum. After the opening hymn, the Holy Father greets the assembly. An invocation of praise to the Holy Trinity follows, recited by the Representatives of the Churches and Ecclesial Communities; it consists of a proclamation in different languages of texts drawn from the Book of Revelation (Rev 4:11; 5:12; 5:9-10; 5:13). The assembly responds to each acclamation by singing: Amen . Alleluia.
At the end of the invocations, the procession with the Cross and the Gospel Book sets out from the inside of the Colosseum, while the choir sings the Hymn to Christ, the Lord of the Millennia.
A large icon of the Crucified Christ dominates the platform where the celebration will take place. When the procession arrives at the platform, the Gospel Book is enthroned and incensed. The Holy Father then begins the celebration with an introduction and the opening prayer.
2) The Readings
The Liturgy of the Word is made up of the following readings:
First Reading: 1 Pet 1:3-9, 13-21: The faith of the baptized tried by fire
Song between the Readings: The wedding feast of the Lamb: Rev 19:1-7
Second Reading: Heb 12:1-6, 18-19a, 22-24: Surrounded by this great cloud of witnesses
Gospel Acclamation: Alleluia Jn 12:24-25: Unless a grain of wheat falls into the earth and dies, it remains alone; but if it dies, it bears much fruit...
Gospel: Mt 5:1-12: Blessed are those who are persecuted for righteousness’ sake, for theirs is the kingdom of heaven
The Gospel is proclaimed in both a Western and an Eastern language.
After the Gospel, the choir acclaims Christ, the «Joyful Light», by singing the ancient Christian hymn «Phos hilaron».
The Holy Father then gives the homily.
3) The Profession of Faith, Testimonies and Prayers
The sign of peace follows the Holy Father’s homily and precedes the profession of faith. The two deacons, in Greek and in Italian, invite all present to exchange a sign of fraternal fellowship. Meanwhile the choir and the assembly sing the hymn Ubi caritas.
The Holy Father then introduces the profession of faith. The Apostles’ Creed is recited, using three different languages, by three representatives of the other Churches and Ecclesial Communities. The assembly joins in each time by singing: Credimus, Domine, Amen.
After the profession of faith comes the specific commemoration of the witnesses to the faith in the twentieth century. The witnesses are grouped in eight categories honoring the memory of Christians from all Continents and from the different Churches and Ecclesial Communities: Catholics, Orthodox, Anglicans and Protestants.
Each commemoration or grouping is made up of the following elements: the reading of one or two significant testimonies (each testimony is introduced by a brief biographical note about its author); a prayer in the style of the Commemoration: Remember Lord...; and an acclamation by the assembly: Kyrie eleison.
At the end of the commemoration of each group of witnesses, a lamp is lit at the foot of the Crucifix which dominates the assembly and incense is burnt as a sign of the prayer of the just.
The testimonies and the prayers are meant to be a collective remembrance of specific groups of witnesses, evoking the different continents and the various situations in which Christians of various denominations have borne heroic witness to their faith.
The following groups of witnesses to the faith in the twentieth century will be commemorated:
1. Christians who bore witness to their faith under Soviet totalitarianism
Two significant testimonies will be read: the first is from the Russian Orthodox Patriarch Tichon, while the second is from an anonymous witness from the gulag in the Solovki Islands. Both relate the ecumenism of suffering uniting Catholics and Orthodox.
2. Witnesses to the faith who were victims of Communism in other nations of Europe
Two texts are read, one by the Romanian Greek Catholic Bishop Joan Suciu, the other by Father Anton Luli, an Albanian Jesuit imprisoned for seventeen years and then condemned to another eleven years of forced labor.
3. Confessors of the faith who were victims of Nazism and Fascism
Tribute is paid to the courageous witness of the German Lutheran Pastor Paul Schneider in the Buchenwald concentration camp. The second testimony is that of Bishop Ignacy Jego, Bishop Emeritus of Koszalin-Ko_obrzeg, one of the thousands of Polish priests interned in concentration camps. Ordained a priest on 20 June 1937, he was sent after four years of priestly ministry to Dachau as No. 37196.
4. Followers of Christ who gave their lives for the proclamation of the Gospel in Asia and Oceania
Testimonies are read from Margherita Chou, the niece of the late Cardinal Ignatius Kung Pin-mei, Bishop of Shanghai, and from a group of Anglicans killed in a concentration camp in Japan.
5. Christian faithful persecuted out of hatred for the Catholic faith
Witnesses to the faith in Spain and Mexico are commemorated: the former in the text of a moving document by the then Minister of the Republic Manuel Irujo and the latter in a sermon of the Bishop of Huejutla, José de Jesús Manríquez y Zárate, delivered in exile in Laredo, Texas, on the Feast of Christ the King, 27 October 1927.
6. Witnesses of evangelization in Africa and Madagascar
The first testimony is that of Jolique Rusimbamigera, a seminarian who escaped the massacre at the minor seminary of Buta, Burundi, on 30 April 1997, in which forty-four Hutu and Tutsi seminarians were killed. The second testimony is that of a young Canadian Baptist missionary, W.G.R. Jotcham, who worked in the leprosarium of Katsina, in a Muslim area in Nigeria, and died a victim of charity in 1938.
7. Christians who gave their lives for love of Christ and of their brothers and sisters in America
The testimonies remembered are those of the Capuchin missionary Bishop Alejandro Labaka, who worked tirelessly on behalf of the Amazonian people and died in Ecuador on 21 July 1987, and of Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, Bishop of Arauca, Colombia, a Xavierian Missionary of Yarumal, kidnapped and killed at the age of 73 by a group of guerillas during a pastoral visit to rural parishes of his Diocese on 2 October 1989.
8. Witnesses to the faith in different parts of the world
The first testimony is that of a monk of Tibirin, Algeria, Trappist Father Dom Christian de Chergé, killed in 1996. The second text is by the Armenian Apostolic Patriarch Karekin I, who died in 1999; it evokes the sufferings and martyrdom of the Armenian people.
The series of commemorations ends with a collective remembrance of all those victims whose faith was known to God alone.
Between the various testimonies religious hymns will be sung by choirs from different ecclesial traditions: a Lutheran choir, an Eastern Christian choir, an African choir, a Filipino choir and an Armenian choir.
The singing of the Our Father in Latin, preceded by a brief introduction and followed by the doxology Quia tuum est regnum, concludes the various testimonies and prayers.
4) Blessing and Dismissal
The entire Commemoration ends with an exhortation by the Holy Father to keep alive the memory of the witnesses to the faith in the twentieth century in all the Churches and to bear courageous witness to the Gospel of Christ in every nation and in every sector of society.
The Holy Father then imparts the Apostolic Blessing. The deacon dismisses the assembly and the choir sings the recessional hymn.
III. CHARACTERISTIC RITUAL ELEMENTS AND THEIR SIGNIFICANCE
The Ecumenical Commemoration unfolds through a series of characteristic ritual elements.
1) The initial meeting of the Holy Father with the Representatives of the different Churches and Ecclesial Communities inside the Colosseum expresses the coming together of all Christians on the Lord’s Day and in grateful memory of all our brothers and sisters who have professed their faith in Christ.
The celebration opens with the glorification of the Most Holy Trinity through the proclamation of texts drawn from the Book of Revelation.
The procession with the Cross and the Gospel Book is a sign of the ecumenical journey undertaken by the Churches in the footsteps of the witnesses to the faith, guided by the glorious Cross and by the one Gospel of Jesus Christ, who is the same yesterday, and today, and for ever.
2) The Biblical readings have been chosen to reflect the real meaning of the celebration. The first reading, taken from the First Letter of Saint Peter (1:3-9, 13-21), expresses the joy of those who have believed in Christ despite the testing of their faith in the crucible of suffering. The reading is followed by a text of the Book of Revelation: the eschatological canticle of the Heavenly Jerusalem for the wedding feast of the Lamb who was slain (19:1-7).
The second reading, taken from the Letter to the Hebrews, evokes the great cloud of witnesses who urge Christians on as they run the race of faith with their gazes fixed on Christ, the pioneer and perfecter of that faith (12:1-6; 18-19a; 22-24).
The Alleluia verse accompanying the Gospel procession repeats Jesus’ words about the grain of wheat which must fall to the ground and die if it is to bear much fruit (Jn 12:24-25).
The Gospel takes up the magnificent words of the Beatitudes as recorded by Saint Matthew (5:1-12). The faces of the many witnesses to the faith are a clear expression of the power of Jesus’ words. They reflect, as in so many living icons, the different aspects of the Beatitudes of the Good News of the Kingdom.
The Gospel is proclaimed in both Western and Eastern languages, as a way of emphasizing the universality of the Church and of the witnesses to the faith in East and West.
The assembly acclaims the Risen Christ in the words of the ancient evening hymn: Phos hilaron.
3) The moment of the Commemoration itself is richly evocative:
After the Holy Father’s homily and before the joint profession of faith, the sign of peace is exchanged between all present, in memory of the witnesses to the faith, our brothers and sisters in Christ who sealed by their own blood the faith of the Creed which they professed. The sign of peace is introduced and accompanied by the hymn of our brotherhood in Christ: Ubi caritas.
The common profession of the Apostles’ Creed is introduced by the Pope and proposed in its triple, trinitarian, division by three Representatives of the Churches and Ecclesial Communities in three different languages, while the assembly responds by singing: Credimus, Domine, Amen.
The series of testimonies and prayers seeks in some way to include the immense multitude of witnesses whom no one can count. These are Catholic, Orthodox, Anglican and Protestant Christians belonging to different Churches and Ecclesial Communities. Every continent and all vocations are represented.
The reading of the testimonies and the prayers of commemoration are done in various languages with the participation of faithful from different nations and from different Churches and Ecclesial Communities, as a sign of universality and of ecumenical sharing.
As mentioned above, this characteristic moment includes the commemoration of specific events through the reading of select testimonies. The Church of our time seeks to imitate an element of the ancient tradition of the early Church; the reading within the liturgical assembly of the acta et passa, the deeds and sufferings of Christians who had borne witness to their faith. These accounts were often in the form of letters from the different communities.
A ritual gesture accompanies and brings out the significance of the testimonies: for each intention a lamp is lighted at the foot of the Crucifix dominating the Commemoration and incense is burned as a symbol of the prayer of the just which rises before God.
A number of choirs from various Churches and Ecclesial Communities, then sing hymns from their respective religious traditions.
The series of commemorations concludes with a prayer to God, the Father of all, for all the victims of violence, and with the singing of the Lord’s Prayer.
The celebration concludes with a powerful exhortation by the Holy Father to keep alive the memory of these courageous witnesses to the faith.
IV. AN ECUMENICAL WITNESS BEFORE THE CHURCH AND BEFORE THE WORLD
The Ecumenical Commemoration of Witnesses to the Faith in the Twentieth Century is meant to be an act of praise to God who is exalted in his saints, a dutiful remembrance of our brothers and sisters who maintained fidelity to their faith in Christ the Lord of history, and an example for all Christians who are called in our day to bear faithful witness to the Gospel before the world.
All the Particular Churches have been asked to join the Holy Father by holding an ecumenical commemoration inspired by the texts and the prayers of the celebration to be held at the Colosseum.
In this way, in the spirit of Pope John Paul II’s words in the Bull Incarnationis Mysterium, the memory of the witnesses to the faith will resound throughout the world: «Yes, this is the host of those who ‘have washed their robes and made them white in the blood of the Lamb’. For this reason the Church in every corner of the earth must remain anchored in the testimony of the martyrs and jealously guard their memory. May the People of God, confirmed in faith by the example of these true champions of every, age, language and nation, cross with full confidence the threshold of the Third Millennium» (No. 13).
[00934-02.02] [Original text:Italian]
● INTERVENTO DI S.E. MONS. MICHEL HRYNCHYSHYN, C.SS.R.
Durante gli anni ’20, il Primate del Belgio, il Cardinale Desiré Mercier presiedette una serie di incontri ecumenici, conosciuti come "Conferenze di Maligne". In occasione dell’incontro tenutosi nel 1925, il Metropolita Andrea Sheptytsky, tenne una relazione dal titolo: "La psicologia dell’Unione". Gli venne chiesto anche di tenere il discorso di chiusura.
Nelle sue riflessioni conclusive, fra l’altro, disse: "l’opera dell’Unione delle Chiese, è un’opera di amore. È unicamente attraverso l’amore che si può giungere all’unione. Ora, un’opera di amore troverà sempre cuori sensibili all’amore, che senza saperlo, collaboreranno a tale opera…" Quindi compendiò il suo pensiero con questa riflessione: "Ci sono molti infatti che desiderano lavorare anche per questa causa, ma lavorare solamente non è sufficiente; per realizzare la grande opera sono necessari anche i sacrifici. E vi sono anime preparate a compiere sacrifici. Sono ancora necessari, per la causa dell’unione, dei sacrifici, ed esse non si rifiuteranno a Cristo e alla sua Chiesa. L’unione della Chiesa non è ancora vicina. Forse quest’opera richiederà l’immolazione di molte vite; forse torrenti di sangue dei martiri coleranno ancora prima che Dio compia ciò che ha cominciato. Ebbene sì, questo sangue non sarà rifiutato. Si troveranno anime generose che si sacrificheranno fino alla morte per Gesù Cristo e la sua Chiesa Universale".
Parole profetiche pronunciate all’inizio del Ventesimo secolo e che si sono pienamente realizzate. "È necessario che torrenti di sangue colino prima che Dio realizzi ciò che ha cominciato. Ebbene, sì, questo sangue non sarà rifiutato".
La dichiarazione di Giovanni Paolo II conferma la realizzazione della profezia. "Alla fine del secondo Millennio, la Chiesa è divenuta nuovamente una Chiesa di martiri… Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi "militi ignoti" della causa di Dio" (TMA 37). E nella Bolla di Indizione: "Questo secolo che volge verso la conclusione ha conosciuto molti martiri".
Il Santo Padre ha incaricato la commissione "Nuovi Martiri" del nobile compito di preparare liste, o piuttosto cataloghi dei testimoni della fede del Ventesimo secolo. Essendo i cristiani perseguitati e uccisi per la loro fede "sino ai confini della terra", la Commissione Nuovi Martiri ha approntato il proprio lavoro su una base geografica e continentale.
I cataloghi dei testimoni della fede di differenti parti del globo, sono corredati di introduzioni che accompagnano ciascuna sezione. Uno sforzo di ricerca storica è stato fatto per collocare le persecuzioni dei cristiani nel proprio contesto sociale, religioso e politico. I Cataloghi costituiscono un’unità, e tuttavia ciascun continente è di fatto una sezione distinta.
Le stime del fenomeno del martirio variano molto, sino alle affermazioni di David Barrett, uno studioso indipendente: nella sua Enciclopedia del mondo cristiano ,ha ipotizzato che il XX secolo abbia prodotto il doppio delle vittime cristiane, rispetto a quanti sono stati uccisi nei diciannove secoli precedenti. Al di là della attendibilità, essa mostra comunque una tendenza del fenomeno.
In risposta alle nostre reiterate richieste, conferenze episcopali, singoli vescovi e comunità religiose hanno inviato alla Commissione materiale documentario e informazioni riguardanti oltre dodicimila casi, che sono stati oggetto del nostro lavoro e inseriti nei cataloghi. Questi saranno consegnati al Papa verso la fine dell’Anno Santo.
Le persecuzioni e il successivo martirio dei cristiani, sono emblematici del Ventesimo secolo. Noi speriamo che il progetto realizzato dalla Commissione abbia sostenuto la volontà del Papa quando raccomandava nella Tertio millennio adveniente: "occorre che le Chiese locali facciano di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio, raccogliendo la necessaria documentazione"
[00941-01.01] [Testo originale:italiano]
● INTERVENTO DEL PROF. ANDREA RICCARDI
La storia di questo libro, Il secolo del martirio, I cristiani nel Novecento, edito da Mondadori, è per me particolare rispetto ad altre ricerche che ho intrapreso lungo la mia vita di studioso. Infatti non posso dire di ignorare che la storia del cristianesimo novecentesco fosse anche una vicenda di grandi sofferenze, di persecuzione e di stragi. Ma il contatto con la documentazione, che negli ultimi anni è stata raccolta a Roma dalla commissione nuovi martiri nel quadro del lavoro della commissione per il Grande Giubileo, mi ha rivelato l'esistenza, i sentimenti, le motivazione di una realtà importante del vissuto cristiano del XX secolo. Un mondo in larga parte inesplorato che si apriva sotto i miei occhi, quando scorrevole testimonianze su tante vicende, dalle religiose uccise in Congo, ai caduti per la fede nel sistema concentrazionario sovietico o nazista, ai testimoni della fede in Asia durante l'occupazione giapponese, solo per fare qualche esempio.
Giovanni Paolo II ha iniziato un processo che non è ancora finito con l'invito a recuperare la memoria dei testimoni della fede. Il Papa ha vissuto da vicino le vicende della seconda guerra mondiale, quando l'ordine nuovo nazista impose al popolo polacco il ruolo di una nazione di schiavi. Ha conosciuto gli anni della persecuzione comunista. La sua esperienza della sofferenza dei confessori e dei testimoni della fede è stata personale è diretta. In questa esperienza -mi pare- è maturato l'invito rivolto alle Chiese locali perché non cadesse il ricordo di questo mondo di sofferenze. Le Chiese locali e le congregazioni religiose hanno risposto, seppure non in maniera uniforme, all'invito a non dimenticare.
Dopo una serie di conversazioni con il card. Etchegaray e mons. Sepe, rispettivamente presidente e segretario della commissione per il Giubileo, mi sono progressivamente aperto alla conoscenza e allo studio di questo materiale, naturalmente integrandolo con altre ricerche. Sono stati il presidente e il segretario della commissione per il Grande Giubileo che mi hanno invitato a vedere questo materiale, chiedendomi se non fosse possibile far emergere un quadro complessivo di ricostruzione del martirio nel Novecento. Debbo anzi ringraziarli per questa loro iniziativa, che mi ha consentito un viaggio, o meglio, un pellegrinaggio nel mondo cristiano del XX secolo. La ricostruzione che presento in Il secolo del martirio è tutta sotto la mia responsabilità, ma si inserisce in questa loro iniziativa e in quella di lungo periodo di Giovanni Paolo II per un recupero della memoria.
Perché ho detto che si tratta di un pellegrinaggio? La ricerca mi ha messo in contatto con tante microstorie di sofferenza e di persecuzione: è emerso un vissuto cristiano difficile, ma anche forte nelle convinzioni, mite e tenace nella resistenza. Tanti cristiani, in condizioni di debolezza hanno manifestato una forza peculiare di carattere spirituale e morale: non hanno rinunciato alle proprie convinzioni, al servizio agli altri, a quello alla Chiesa, per salvaguardare la propria vita. Non ho studiato qualche caso di eroismo. Infatti il martirio nel Novecento è una realtà di massa e di popolo. Abbraccia decine di migliaia di cristiani, cattolici, ortodossi, evangelici. Il massacro di tanti cristiani, dalla Russia alla Spagna, dall'Africa all'Europa, è uno dei volti del Novecento inumano, del secolo terribile della Shoah, di guerre sanguinose, di vari genocidi.
Il mio studio si è soffermato in particolare sulla testimonianza dei cattolici, ma non ho potuto fare a meno di considerare anche -per quanto mi era possibile- la testimonianza degli altri cristiani. Infatti tutte le Chiese nel Novecento tornano ad essere Chiese di martiri. Cristiani di diverse confessioni soffrono insieme negli stessi luoghi di dolore, come a Dachau: "in mezzo a preti cattolici di ogni paese, -scrive un prete italiano internato- a pastori protestanti, pope ortodossi, tutti sacerdoti allo stato puro -senza poteri, né orpelli, né privilegi- rosi dalla fame e dal freddo, torturati dai pidocchi e dalla paura, senza più nessuna dignità oltre quella invisibile del sacerdozio, imparammo a scoprire l'essenza della vita e della fede". Tanto dell'ecumenismo della seconda metà del Novecento e forse del nostro secolo stesso deve a questa scuola di dolore che è anche scuola di unità. Del resto tanti capi di Chiesa sono perseguitati nel Novecento: alle Solovski, l'alma mater dei gulag sovietici, c'è il catholicos georgiano, quello armeno viene ucciso nella sua terra dai sovietici, il patriarca serbo è prigioniero a Dachau, quello etiopico trova la morte durante il regime di Mengistu, così un arcivescovo anglicano con Amin Dada in Uganda e via dicendo. Tanti vescovi cattolici vanno in prigione, muoiono, sono perseguitati.
Il mio viaggio nel continente del martirio non ha la pretesa di dire tutto, ma vuole indagare sui contesti storici e insieme fare memoria di alcune storie personali, che sono vicende di caduti e di persecutori. Sì, perche la storia del martirio è anche storia dei disegni, delle politiche, degli istinti che sono all'origine dell'azione dei persecutori. Si ripercorrono alcune grandi ferite del Novecento. Il mondo sovietico rappresenta una ferita che dura quasi tutto il secolo, quella di un universo dove l'eliminazione del cristianesimo è passata spesso attraverso l'eliminazione fisica dei credenti. C'è poi la storia dei regimi comunisti dell'Est europeo, la cui politica antireligiosa riguarda più da vicino la Chiesa cattolica, proprio per il gran numero di cattolici di questi paesi. Diversa e, allo stesso tempo, simile è la persecuzione messa in atto dal comunismo asiatico, dove nella lotta anticristiana si riprendono i temi dell'impegno contro una religione straniera e dello scontro con un'altra civiltà, l'Occidente.
Accanto a queste vicende c'è il nazismo che, nel cuore del Novecento, realizza un progetto di ordine nuovo: non è una storia solo tedesca ma, con la guerra mondiale, polacca, francese, italiana, insomma europea. Un capitolo, Lo Stato contro la Chiesa, è dedicato alla lotta antireligiosa in Messico e in Spagna. Ci sono poi le vicende della missione cristiana in tutto il Novecento, che si accompagnano spesso alla morte: si manifesta qui un atteggiamento tipico, quello del missionario che non vuole abbandonare la propria gente, nonostante le minacce di morte. Segue un capitolo sui conflitti nell'Africa indipendente, che sono quel travaglio da cui esce la Chiesa africana del XXI secolo. Un capitolo segue i drammi di un cristianesimo minoritario nei paesi di altra religione, dalle vicende della prima guerra mondiale nell'impero ottomano, alle difficoltà in Asia con le varie forme di intolleranza religiosa, sino ai martiri di Algeria. La Chiesa, che al Vaticano II ha proclamato il valore della libertà religiosa, è anche una Chiesa che ha sofferto persecuzione e intolleranza. Il volume si conclude con un capitolo sui martiri della carità, quelli della giustizia, delle mafie e del terrorismo, sulle donne vittime della violenza fisica.
Ho fatto un lavoro di ricerca storica e di memoria. Non è una nuova apologetica, ma la narrazione di vicende che, trattate con rigore storico e sobrietà espositiva, hanno una grande eloquenza. Non ho alcuna autorità per dichiarare l'uno o l'altro martirio, per canonizzare o per respingere. Ma ho visto -sotto i miei occhi di studioso- un aspetto inedito del vissuto cristiano del XX secolo: quello di una folla di testimoni, che hanno vissuto in modo da non preservare la propria vita a tutti i costi e sono caduti per la fede, per l'amore, per la giustizia, per la propria gente. È una realtà di cui lo storico deve tener conto, quando descrive il cristianesimo contemporaneo. Forse è anche una storia su cui i cristiani del XXI secolo sono chiamati a riflettere per comprendere meglio l'essenza del cristianesimo, che è rappresentata in tanta parte dall'esistenza e dalla morte di questi testimoni.
[00942-01.02] [Testo originale:italiano]