Alle 8.00 di questa mattina, dopo aver lasciato la Delegazione Apostolica di Gerusalemme, il Santo Padre si reca nella località di Al-Maghtas, nella Valle del Giordano, vicino a Gerico, dove sorge un monastero greco-ortodosso dedicato a San Giovanni Battista. Presso il monastero c’è un luogo che ricorda il Battesimo di Gesù. Qui il Papa si trattiene per un breve momento di preghiera personale.
[00656-01.01]
● CERIMONIA DI BENVENUTO NEI TERRITORI AUTONOMI PALESTINESI, ALL’ELIPORTO DI BETHLEHEM
DISCORSO DEL SANTO PADRE
TRADUZIONE ITALIANA
All’arrivo nei Territori Autonomi Palestinesi, all’eliporto di Bethlehem, previsto per le 9.00, il Santo Padre è accolto dal Presidente dell’Autorità Palestinese, Sig. Yasser Arafat, dalle Autorità civili, politiche e religiose. Presenti tra gli altri S.B. Michel Sabbah, Patriarca di Gerusalemme dei Latini e Presidente dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici in Terra Santa, Padre Giovanni Battistelli, O.F.M., Custode di Terra Santa e numerosi Patriarchi e Vescovi.
Dopo la presentazione delle Autorità e il saluto del Presidente dell’Autorità Palestinese Yasser Arafat, Giovanni Paolo II pronuncia il seguente discorso:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Dear Chairman Arafat,
Your Excellencies,
Dear Palestinian Friends,
1. "Here Christ was born of the Virgin Mary": these words, inscribed over the place where, according to tradition, Jesus was born, are the reason for the Great Jubilee of the Year 2000. They are the reason for my coming to Bethlehem today. They are the source of the joy, the hope, the goodwill, which, for two millennia, have filled countless human hearts at the very sound of the name "Bethlehem".
People everywhere turn to this unique corner of the earth with a hope that transcends all conflicts and all difficulties. Bethlehem – where the choir of Angels sang: "Glory to God in the highest, and on earth peace among men" (Lk 2:14) – stands out, in every place and in every age, as the promise of God’s gift of peace. The message of Bethlehem is the Good News of reconciliation among men, of peace at every level of relations between individuals and nations. Bethlehem is a universal crossroads where all peoples can meet to build together a world worthy of our human dignity and destiny. The recently inaugurated Museum of the Nativity shows how the celebration of Christ’s Birth has become a part of the culture and art of peoples in all parts of the world.
2. Mr Arafat, as I thank you for the warm welcome you have given me in the name of the Palestinian Authority and People, I express all my happiness at being here today. How can I fail to pray that the divine gift of peace will become more and more a reality for all who live in this land, uniquely marked by God’s interventions? Peace for the Palestinian people! Peace for all the peoples of the region! No one can ignore how much the Palestinian people have had to suffer in recent decades. Your torment is before the eyes of the world. And it has gone on too long.
The Holy See has always recognized that the Palestinian people have the natural right to a homeland, and the right to be able to live in peace and tranquillity with the other peoples of this area (cf. Apostolic Letter Redemptionis Anno, 20 April 1984). In the international forum, my predecessors and I have repeatedly proclaimed that there would be no end to the sad conflict in the Holy Land without stable guarantees for the rights of all the peoples involved, on the basis of international law and the relevant United Nations resolutions and declarations.
We must all continue to work and pray for the success of every genuine effort to bring peace to this Land. Only with a just and lasting peace – not imposed but secured through negotiation – will legitimate Palestinian aspirations be fulfilled. Only then will the Holy Land see the possibility of a bright new future, no longer dissipated by rivalry and conflict, but firmly based on understanding and cooperation for the good of all. The outcome depends greatly on the courageous readiness of those responsible for the destiny of this part of the world to move to new attitudes of compromise and compliance with the demands of justice.
3. Dear Friends, I am fully aware of the great challenges facing the Palestinian Authority and Palestinian People in every field of economic and cultural development. In a particular way my prayers are with those Palestinians - Muslim and Christian - who are still without a home of their own, their proper place in society and the possibility of a normal working life. My hope is that my visit today to the Dheisheh Refugee Camp will serve to remind the international community that decisive action is needed to improve the situation of the Palestinian people. I was particularly pleased at the unanimous acceptance by the United Nations of the Resolution on Bethlehem 2000, which commits the international community to help in developing this area and in improving conditions of peace and reconciliation in one of the most cherished and significant places on earth.
The promise of peace made at Bethlehem will become a reality for the world only when the dignity and rights of all human beings made in the image of God (cf. Gen 1:26) are acknowledged and respected.
Today and always the Palestinian people are in my prayers to the One who holds the destiny of the world in his hands. May the Most High God enlighten, sustain and guide in the path of peace the whole Palestinian people!
[00632-02.01] [Original text:English]
TRADUZIONE ITALIANA
Caro Presidente Arafat,
Eccellenze,
Cari Amici Palestinesi,
1. "Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo": queste parole, inscritte nel luogo in cui, secondo la tradizione, Gesù è nato, sono la ragione del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Sono la ragione della mia visita odierna a Betlemme. Sono la fonte della gioia, della speranza e della buona volontà che, per due millenni, hanno riempito infiniti cuori umani al solo sentire il nome "Betlemme".
Persone da ogni dove si volgono verso questo angolo unico della terra con una speranza che trascende tutti i conflitti e tutte le difficoltà. Betlemme - dove il coro degli Angeli cantava: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini" (Lc 2, 14) - si presenta, in ogni luogo e in ogni epoca, come la promessa del dono della pace da parte di Dio. Il messaggio di Betlemme è la Buona Novella della riconciliazione fra gli uomini, della pace ad ogni livello della relazioni fra individui e nazioni. Betlemme è il crocevia universale dove tutti i popoli possono incontrarsi per edificare insieme un mondo che sia all’altezza della nostra dignità umana e del nostro destino. Il Museo della Natività, inaugurato di recente, mostra come la celebrazione della nascita di Cristo sia divenuta parte della cultura e dell'arte dei popoli ovunque nel mondo.
2. Signor Arafat, nel ringraziarla per la cordiale accoglienza che mi ha riservato a nome dell'Autorità e del Popolo palestinesi, esprimo tutta la mia felicità per essere oggi qui. Come posso non pregare affinché il dono divino della pace diventi sempre più una realtà per tutti coloro che vivono in questa terra, segnata in modo unico dagli interventi di Dio? Pace per il popolo palestinese! Pace per tutti i popoli della regione! Nessuno può ignorare quanto il popolo palestinese ha dovuto soffrire negli ultimi decenni. Il vostro tormento è dinanzi agli occhi del mondo. Ed è andato avanti troppo a lungo.
La Santa Sede ha sempre riconosciuto che il popolo palestinese ha il diritto naturale ad avere una patria e il diritto a poter vivere in pace e tranquillità con gli altri popoli di quest'area (cfr Lettera Apostolica Redemptionis anno, 20 aprile 1984). A livello internazionale, i miei Predecessori ed io abbiamo ripetutamente proclamato che non si sarebbe potuto porre fine al triste conflitto in Terra Santa senza salde garanzie per i diritti di tutti i popoli coinvolti, sulla base della legge internazionale e delle importanti risoluzioni e dichiarazioni delle Nazioni Unite.
Dobbiamo tutti continuare ad adoperarci e a pregare per il successo di ogni sforzo autentico volto a portare la pace in questa Terra. Solo con una pace giusta e duratura - non imposta ma garantita mediante negoziato - le legittime aspirazioni palestinesi saranno soddisfatte. Solo allora la Terra Santa vedrà la possibilità di un nuovo futuro luminoso, non più sprecato in rivalità e conflitti, ma saldamente basato sulla comprensione e sulla cooperazione per il bene di tutti. L'esito dipende in larga misura dalla coraggiosa disponibilità dei responsabili del destino di questa parte del mondo ad assumere nuovi atteggiamenti di compromesso e di accettazione delle esigenze di giustizia.
3. Cari Amici, sono pienamente consapevole delle grandi sfide che le Autorità palestinesi e il Popolo palestinese hanno di fronte in ogni campo dello sviluppo economico e culturale. In modo particolare, rivolgo le mie preghiere a quei palestinesi - musulmani e cristiani - che sono ancora privi di una casa propria, del posto che corrisponde loro nella società e della possibilità di una normale vita lavorativa. Auspico che questa mia visita odierna al Campo Profughi Dheisheh serva a ricordare alla comunità internazionale la necessità di un'azione decisiva per migliorare la situazione del popolo palestinese. Mi ha fatto particolarmente piacere l'unanime accettazione da parte delle Nazioni Unite della Risoluzione su Betlemme 2000, che impegna la Comunità internazionale a contribuire al progresso di quest'area e al miglioramento delle condizioni di pace e di riconciliazione in uno dei luoghi più amati e significativi della terra.
La promessa di pace fatta a Betlemme diventerà una realtà per il mondo solo quando la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani creati a immagine di Dio (cfr Gn 1, 26) verranno riconosciuti e rispettati.
Oggi e sempre il popolo palestinese è presente nelle mie preghiere a Colui nelle cui mani è riposto il destino del mondo. Possa l'Altissimo illuminare, sostenere e guidare tutto il popolo palestinese lungo il cammino della pace!
[00632-01.02] [Testo originale:inglese]
● SANTA MESSA NELLA "MANGER SQUARE" DI BETHLEHEM
OMELIA DEL SANTO PADRE
TRADUZIONE ITALIANA
Al termine della Cerimonia di Benvenuto, il Papa raggiunge la "Manger Square" - la Piazza della Mangiatoia - di Bethlehem, antistante alla Basilica della Natività, ove ha luogo la Celebrazione Eucaristica.
Nel corso della Santa Messa, dopo l’indirizzo di saluto del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, S.B. Michel Sabbah e dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:
OMELIA DEL SANTO PADRE
"To us a Child is born, to us a Son is given... and his name will be called ‘Wonderful Counsellor, Mighty God... Prince of Peace" (Is 9:6)
Your Beatitude, Brother Bishops and Priests,
Dear Brothers and Sisters,
1. The words of the Prophet Isaiah foreshadow the Saviour’s coming into the world. And it was here in Bethlehem that the great promise was fulfilled. For two thousand years, generation after generation of Christians have pronounced the name of Bethlehem with deep emotion and joyful gratitude. Like the shepherds and the wise men, we too have come to find the Child, "wrapped in swaddling clothes and lying in a manger" (Lk 2:12). Like so many pilgrims before us, we kneel in wonder and adoration before the ineffable mystery which was accomplished here.
On the first Christmas of my ministry as Successor of the Apostle Peter I mentioned publicly the great desire I had to celebrate the beginning of my Pontificate in Bethlehem at the cave of the Nativity (cf. Homily at Midnight Mass, 24 December 1978, No. 3). That was not possible then; and has not been possible until now. But today, how can I fail to praise the God of all mercies, whose ways are mysterious and whose love knows no end, for bringing me, in this year of the Great Jubilee, to the place of the Saviour’s birth? Bethlehem is the heart of my Jubilee Pilgrimage. The paths that I have taken lead me to this place and to the mystery that it proclaims.
I thank Patriarch Michel Sabbah for his kind words of welcome and I cordially embrace all the members of the Assembly of the Catholic Ordinaries of the Holy Land. Significant is the presence, in the place which saw the birth of the Son of God in the flesh, of many of the Eastern Catholic Communities which form the rich mosaic of our catholicity. With affection in the Lord, I greet the Representatives of the Orthodox Churches and of the Ecclesial Communities present in the Holy Land.
I am grateful to the officials of the Palestinian Authority who are taking part in our celebration and joining us in praying for the well-being of the Palestinian people.
2. "Do not be afraid! Listen, I bring you news of great joy, a joy to be shared by the whole people. Today in the town of David a Saviour has been born to you: he is Christ the Lord" (Lk 2:10-11).
The joy announced by the angel is not a thing of the past. It is a joy of today – the eternal today of God’s salvation which embraces all time, past, present and future. At the dawn of the new millennium, we are called to see more clearly that time has meaning because here Eternity entered history and remains with us for ever. The words of the Venerable Bede express the idea clearly: "Still today, and every day until the end of the ages, the Lord will be continually conceived in Nazareth and born in Bethlehem" (In Ev. S. Lucae, 2: PL 92, 330). Because it is always Christmas in Bethlehem, every day is Christmas in the hearts of Christians. And every day we are called to proclaim the message of Bethlehem to the world – "good news of great joy": the Eternal Word, "God from God, Light from Light", has become flesh and has made his dwelling among us (cf. Jn 1:14).
The newborn Child, defenceless and totally dependent on the care of Mary and Joseph, entrusted to their love, is the world’s entire wealth. He is our all!
In this Child – the Son who is given to us – we find rest for our souls and the true bread that never fails – the Eucharistic Bread foreshadowed even in the name of this town: Beth-lehem, the house of bread. God lies hidden in the Child; divinity lies hidden in the Bread of Life. Adoro te devote latens Deitas! Quae sub his figuris vere latitas!
3. The great mystery of divine self-emptying, the work of our redemption unfolding in weakness: this is no easy truth. The Saviour was born in the night – in the darkness, in the silence and poverty of the cave of Bethlehem. "The people who walked in darkness has seen a great light: on those who live in a land of deep shadow a light has shone", declares the Prophet Isaiah (9:2). This is a place that has known "the yoke" and "the rod" of oppression. How often has the cry of innocents been heard in these streets? Even the great church built over the Saviour’s birth-place stands like a fortress battered by the strife of the ages. The Crib of Jesus lies always in the shadow of the Cross. The silence and poverty of the birth in Bethlehem are one with the darkness and pain of the death on Calvary. The Crib and the Cross are the same mystery of redemptive love; the body which Mary laid in the manger is the same body offered up on the Cross.
4. Where then is the dominion of the "Wonderful Counsellor, Mighty God and Prince of Peace" of which the Prophet Isaiah speaks? What is the power to which Jesus himself refers when he says: "All power has been given to me in heaven and on earth" (Mt 28:18)? Christ’s kingdom is "not of this world" (Jn 18:36). His kingdom is not the play of force and wealth and conquest which appears to shape our human history. It is rather the power to vanquish the Evil One, the ultimate victory over sin and death. It is the power to heal the wounds which disfigure the image of the Creator in his creatures. Christ’s is the power to transform our weak nature and make us capable, through the grace of the Holy Spirit, of peace with one another and communion with God himself. "To all who received him, who believed in his name, he gave power to become children of God" (Jn 1:12). This is the message of Bethlehem today and for ever. This is the extraordinary gift which the Prince of Peace brought into the world two thousand years ago.
5. In that peace, I greet all the Palestinian people, aware as I am that this is an especially important time in your history. I pray that the recently concluded Pastoral Synod in which all the Catholic Churches took part will encourage you and strengthen among you the bonds of unity and peace. In this way you will bear ever more effective witness to the faith, building up the Church and serving the common good. I offer the holy kiss to the Christians of the other Churches and Ecclesial Communities. I greet the Muslim Community of Bethlehem and pray for a new era of understanding and cooperation among all the peoples of the Holy Land.
Today we look back to one moment two thousand years ago, but in spirit we embrace all time. We gather in one place, but we encompass the whole earth. We celebrate one newborn Child, but we embrace all men and women everywhere. Today from Manger Square, we cry out to every time and place, and to every person, "Peace be with you! Do not be afraid!" These words resound through the pages of Scripture. They are divine words, spoken by Jesus himself after he rose from the dead: "Do not be afraid!" (Mt 28:10). They are the words of the Church to you today. Do not be afraid to preserve your Christian presence and heritage in the very place where the Saviour was born.
In the cave of Bethlehem, to use the words of Saint Paul in today’s Second Reading, "God’s grace has been revealed" (Titus 2:11). In the Child who is born, the world has received "the mercy promised to our fathers, to Abraham and his descendants for ever" (cf. Lk 1:54-55). Dazzled by the mystery of the Eternal Word made flesh, we leave all fear behind and we become like the angels, glorifying God who gives the world such gifts. With the heavenly choir, we "sing a new song" (Ps 96:1):
"Glory to God in the highest heaven,
and peace on earth to those whom he loves" (Lk 2:14).
O Child of Bethlehem, Son of Mary and Son of God, Lord of all time and Prince of Peace, "the same yesterday, today and for ever" (Heb 13:8): as we set forth into the new millennium, heal all our wounds, strengthen our steps, open our hearts and minds to "the loving kindness of the heart of our God who visits us like the dawn from on high" (Lk 1:78). Amen.
[00633-02.01] [Original text:English]
TRADUZIONE ITALIANA
"Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio ... ed è chiamato "Consigliere ammirabile, Dio potente, ... Principe della pace" (Is 9, 5).
Beatitudine, Venerati Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio,
Carissimi Fratelli e Sorelle,
1. Le parole del profeta Isaia annunciano la venuta del Salvatore nel mondo. Quella grande promessa si è compiuta qui, a Betlemme. Per duemila anni, generazione dopo generazione, i cristiani hanno pronunciato il nome di Betlemme con profonda emozione e gioiosa gratitudine. Come i pastori e i Magi, siamo venuti anche noi a trovare il Bambino "avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" (Lc 2, 12). Come molti pellegrini prima di noi, ci inginocchiamo pieni di stupore e in adorazione di fronte al mistero ineffabile che qui si è compiuto.
Nel primo Natale del mio ministero di Successore dell'Apostolo Pietro espressi pubblicamente il mio grande desiderio di celebrare l'inizio del mio Pontificato a Betlemme, nella grotta della Natività (cfr Omelia della Messa di Mezzanotte, 24 dicembre 1978, n. 3). Allora ciò non fu possibile; e non è stato possibile fino a questo momento. Oggi, però, come posso non lodare il Dio di ogni misericordia, le cui vie sono misteriose e il cui amore è senza fine, per avermi condotto qui, nell'anno del Grande Giubileo, nel luogo in cui è nato il Salvatore? Betlemme è al centro del mio pellegrinaggio giubilare. I sentieri che ho seguito mi hanno condotto a questo luogo e al mistero che esso proclama.
Ringrazio il Patriarca Michel Sabbah per le sue gentili espressioni di benvenuto e abbraccio cordialmente tutti i membri dell'Assemblea degli Ordinari Cattolici della Terra Santa. È significativa la presenza, nel luogo che ha visto la nascita nella carne del Figlio di Dio, di molte comunità cattoliche di rito orientale, che compongono il ricco mosaico della nostra cattolicità. Con affetto nel Signore saluto i Rappresentanti delle Chiese ortodosse e delle Comunità ecclesiali presenti in Terra Santa.
Sono grato ai Responsabili dell'Autorità Palestinese che partecipano alla nostra celebrazione e si uniscono a noi nella preghiera per il benessere del popolo palestinese.
2. "Non temete, ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore" (Lc 2, 10-11).
La gioia annunciata dall'angelo non è qualcosa che appartiene al passato. È una gioia di oggi, dell'oggi eterno della salvezza di Dio, che comprende tutti i tempi, passato, presente e futuro. All'alba del nuovo millennio siamo chiamati a comprendere più chiaramente che il tempo ha un senso perché qui l'Eterno è entrato nella storia e rimane con noi per sempre. Le parole di Beda il Venerabile esprimono chiaramente questo concetto: "Ancora oggi, e ogni giorno sino alla fine dei tempi, il Signore sarà continuamente concepito a Nazareth e partorito a Betlemme" (In Ev. S. Lucae, 2; PL 92, 330). Poiché in questa città è sempre Natale, ogni giorno è Natale nel cuore dei cristiani. Ogni giorno siamo chiamati a proclamare il messaggio di Betlemme al mondo - "la buona novella di una grande gioia": il Verbo Eterno, "Dio da Dio, Luce da Luce", si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1, 14).
Il bambino appena nato, indifeso e totalmente dipendente dalle cure di Maria e di Giuseppe, affidato al loro amore, è l’intera ricchezza del mondo. Egli è il nostro tutto!
In questo bambino, il Figlio che ci è stato dato, noi troviamo riposo per le nostre anime e il vero pane che non viene mai meno, il Pane Eucaristico annunciato anche dal nome stesso di questa città: Beth-lehem, la casa del pane. Dio è nascosto nel Bambino; la divinità è celata nel Pane della Vita. Adoro te devote latens Deitas! Quae sub his figuris vere latitas!
3. Il grande mistero della Kenosi divina, l'opera della nostra redenzione che si dispiega nella debolezza: non è una verità facile. Il Salvatore è nato di notte, al buio, nel silenzio e nella povertà della grotta di Betlemme. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse", dichiara il profeta Isaia (9, 1). Questo è un luogo che ha conosciuto il "giogo" e il "bastone" dell'oppressione. Quante volte si è udito in queste strade il grido degli innocenti! Anche la grande chiesa edificata sul luogo in cui è nato il Salvatore appare come una fortezza percossa dalle contese del tempo. La culla di Gesù sta sempre all'ombra della Croce. Il silenzio e la povertà della nascita a Betlemme sono una cosa sola con il buio e il dolore della morte sul Calvario. La culla e la Croce sono lo stesso mistero dell’amore che redime; il corpo che Maria ha posto nella mangiatoia è lo stesso corpo sacrificato sulla Croce.
4. Dov'è dunque il dominio del "Consigliere ammirabile, Dio potente e Principe della pace" di cui parla il profeta Isaia? Qual è il potere al quale si riferisce Gesù stesso quando afferma: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28, 18)? Il Regno di Cristo "non è di questo mondo" (Gv 18, 36). Il suo Regno non è il dispiegamento di forza, di ricchezza e di conquista, che sembra forgiare la storia umana. Al contrario si tratta del potere di vincere il Maligno, della vittoria definitiva sul peccato e sulla morte. È il potere di guarire le ferite che deturpano l'immagine del Creatore nelle sue creature. Quello di Cristo è il potere che trasforma la nostra debole natura e ci rende capaci, mediante la grazia dello Spirito Santo, di vivere in pace gli uni con gli altri e in comunione con Dio. "A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (Gv 1, 12). È questo il messaggio di Betlemme, oggi e sempre. È questo il dono straordinario che il Principe della Pace ha portato nel mondo duemila anni fa.
5. In questa pace saluto tutto il popolo palestinese, consapevole come sono dell'importanza di questo momento nella vostra storia. Prego affinché il Sinodo Pastorale appena conclusosi, al quale hanno partecipato tutte le Chiese cattoliche, vi infonda coraggio e rafforzi tra voi i vincoli dell’unità e della pace. In tal modo sarete testimoni sempre più efficaci della fede, edificando la Chiesa e servendo il bene comune. Offro il bacio santo ai cristiani delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali. Saluto la comunità musulmana di Betlemme e prego per una nuova era di comprensione e di cooperazione tra tutti i popoli della Terra Santa.
Oggi guardiamo ad un momento di duemila anni fa, ma nello spirito abbracciamo tutti i tempi. Siamo riuniti in un solo luogo, ma includiamo il mondo intero. Celebriamo un Bambino appena nato, ma ci stringiamo a tutti gli uomini e le donne di ogni luogo. Oggi, dalla Piazza della Mangiatoia, proclamiamo con forza in ogni tempo, luogo e ad ogni persona: "La pace sia con voi! Non temete!". Queste parole riecheggiano in tutte le pagine della Scrittura. Sono parole divine pronunciate da Gesù stesso dopo essere risorto dai morti: "Non temete"! (Mt 28, 10). Sono le medesime parole che la Chiesa oggi rivolge a voi. Non temete di preservare la vostra presenza e il vostro patrimonio cristiani nel luogo stesso in cui il Salvatore è nato.
Nella grotta di Betlemme, per usare le parole di san Paolo della Seconda Lettura di oggi, è " apparsa infatti la grazia di Dio" (Tt 2, 11). Nel Bambino che è nato, il mondo ha ricevuto "la misericordia promessa ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre" (cfr Lc 1, 54-55). Abbagliati dal mistero del Verbo Eterno fattosi carne, lasciamo da parte ogni timore e diventiamo come gli angeli, glorificando Dio che offre al mondo tali doni. Con il coro celeste cantiamo "un canto nuovo" (Sal 96, 1).
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" (Lc 2, 14).
O Bambino di Betlemme, Figlio di Maria e Figlio di Dio, Signore di tutti i tempi e Principe della Pace, "lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13, 8): mentre avanziamo verso il nuovo millennio, guarisci le nostre ferite, rafforza i nostri passi, apri il nostro cuore e la nostra mente alla "bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge" (Lc 1, 78). Amen.
[00633-01.02[Testo originale:inglese]