All’arrivo all’aeroporto "Ben Gurion" di Tel Aviv in Israele, previsto per 17.30 (ora locale), il Papa è accolto dal Presidente dello Stato d’Israele, Sig. Ezer Weizman, dalle Autorità, dal Corpo Diplomatico, dal Nunzio Apostolico S.E. Mons. Pietro Sambi e dall’Arcivescovo Greco-Melkita di Haifa, S.E. Mons. Boutros Mouallem, Vicepresidente dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici in Terra Santa insieme ai Patriarchi e ai Vescovi di Terra Santa e dei Paesi limitrofi.
Dopo la presentazione delle Autorità e il saluto del Presidente dello Stato d’Israele Ezer Weizman, Giovanni Paolo II pronuncia il seguente discorso:
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Dear President Weizman,
Dear Israeli Friends,
Your Excellencies, Ladies and Gentlemen,
1. Yesterday, from the heights of Mount Nebo I looked across the Jordan Valley to this blessed land. Today, it is with profound emotion that I set foot in the Land where God chose to "pitch his tent" (Jn 1:14; cf. Ex 40:34-35; 1 Kgs 8:10-13), and made it possible for man to encounter him more directly.
In this year of the two thousandth anniversary of the Birth of Jesus Christ, it has been my strong personal desire to come here and to pray in the most important places which, from ancient times, have seen God’s interventions, the wonders he has done. "You are the God who works wonders. You showed your power among the peoples" (Ps 77:15).
Mr President, I thank you for your warm welcome, and in your person I greet all the people of the State of Israel.
2. My visit is both a personal pilgrimage and the spiritual journey of the Bishop of Rome to the origins of our faith in "the God of Abraham, of Isaac and of Jacob" (Ex 3:15). It is part of a larger pilgrimage of prayer and thanksgiving which led me first to Sinai, the Mountain of the Covenant, the place of the decisive revelation which shaped the subsequent history of salvation. Now I shall have the privilege of visiting some of the places more closely connected with the Life, Death and Resurrection of Jesus Christ. Along every step of the way I am moved by a vivid sense of God who has gone before us and leads us on, who wants us to honour him in spirit and in truth, to acknowledge the differences between us, but also to recognize in every human being the image and likeness of the One Creator of heaven and earth.
3. Mr President, you are known as a man of peace and a peacemaker. We all know how urgent is the need for peace and justice, not for Israel alone but for the entire region. Many things have changed in relations between the Holy See and the State of Israel since my predecessor Pope Paul VI came here in 1964. The establishment of diplomatic relations between us in 1994 set a seal on efforts to open an era of dialogue on questions of common interest concerning religious freedom, relations between Church and State and, more generally, relations between Christians and Jews. On another level, world opinion follows with close attention the peace process which finds all the peoples of the region involved in the difficult search for a lasting peace with justice for all. With new-found openness towards one another, Christians and Jews together must make courageous efforts to remove all forms of prejudice. We must strive always and everywhere to present the true face of the Jews and of Judaism, as likewise of Christians and of Christianity, and this at every level of attitude, teaching and communication (cf. Address to the Jewish Community of Rome, 13 April 1986, 5).
4. My journey therefore is a pilgrimage, in a spirit of humble gratitude and hope, to the origins of our religious history. It is a tribute to the three religious traditions which co-exist in this land. For a long time I have looked forward to meeting the faithful of the Catholic communities in their rich variety, and the members of the various Christian Churches and Communities present in the Holy Land. I pray that my visit will serve to encourage an increase of interreligious dialogue that will lead Jews, Christians and Muslims to seek in their respective beliefs, and in the universal brotherhood that unites all the members of the human family, the motivation and the perseverance to work for the peace and justice which the peoples of the Holy Land do not yet have, and for which they yearn so deeply. The Psalmist reminds us that peace is God’s gift: "I will hear what the Lord God has to say, a voice that speaks of peace, peace for his people and his friends, and those who turn to him in their hearts" (Ps 85:8). May peace be God’s gift to the Land he chose as his own!
[00631-02.01] [Original text:English]
TRADUZIONE ITALIANA
Caro Presidente Weizman,
Cari fratelli Israeliani,
Eccellenze, Signore e Signori,
1. Ieri, dalle alture del Monte Nebo ho visto attraverso la Valle del Giordano questa terra benedetta. Oggi, è con profonda emozione che calpesto il suolo della Terra sulla quale Dio scelse di "piantare la sua tenda" (Gv 1, 14; cfr Es 40, 34-35; 1 Re 8, 10-13) e permise all'uomo di incontrarlo in modo più diretto.
In quest'anno in cui si celebra il bimillenario della nascita di Gesù Cristo, ho provato il forte desiderio di venire qui e di pregare nei luoghi più importanti che, fin dai tempi antichi, hanno assistito agli interventi di Dio e ai miracoli che ha compiuto. "Tu sei il Dio che opera meraviglie, manifesti la tua forza fra le genti" (Sal 77, 15).
Signor Presidente, La ringrazio per la calorosa accoglienza e attraverso di Lei saluto tutte le persone dello Stato di Israele.
2. La mia visita è sia un pellegrinaggio personale sia un viaggio spirituale del Vescovo di Roma alle origini della nostra fede nel "Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" (Es 3, 15). È parte di un pellegrinaggio più ampio di preghiera e di rendimento di grazie che mi ha già portato al Sinai, il Monte dell'Alleanza, il luogo della rivelazione decisiva che ha plasmato la storia successiva della salvezza. Ora, avrò il privilegio di visitare alcuni luoghi strettamente legati alla Vita, alla Morte e alla Resurrezione di Gesù Cristo. A ogni passo del cammino sono mosso da un vivo senso di Dio che ci ha preceduti e ci guida, che desidera che Lo onoriamo in spirito e verità, che riconosciamo le nostre differenze e il fatto che ogni essere umano è creato a immagine e somiglianza dell'Unico Creatore del cielo e della terra.
3. Signor Presidente, Lei è noto come uomo di pace e artefice di pace. Tutti noi sappiamo quanto sia urgente la necessità di pace e di giustizia, non solo per Israele, ma anche per tutta la regione. Sono cambiate molte cose fra la Santa Sede e lo Stato di Israele da quando il mio Predecessore Papa Paolo VI venne qui nel 1964. L'instaurarsi di relazioni diplomatiche fra noi nel 1994 ha suggellato gli sforzi volti ad aprire una nuova era di dialogo su questioni di interesse comune come la libertà religiosa, i rapporti fra Chiesa e Stato, e più in generale, fra Cristiani ed Ebrei. Ad un altro livello, l'opinione mondiale segue con molta attenzione il processo di pace che coinvolge tutti i popoli della regione nella difficile ricerca di una pace duratura, con giustizia per tutti. Con la nuova apertura reciproca, i Cristiani e gli Ebrei devono compiere sforzi coraggiosi per rimuovere tutte le forme di pregiudizio. Dobbiamo lottare per presentare sempre e ovunque il vero volto degli Ebrei e dell'Ebraismo, come anche dei Cristiani e del Cristianesimo, e ciò a ogni livello di mentalità, di insegnamento e di comunicazione (cfr Incontro con la comunità ebraica della città di Roma, 13 aprile 1986, n. 5).
4. Il mio viaggio è dunque un pellegrinaggio, in spirito di umile gratitudine e speranza, alle origini della nostra storia religiosa. È un tributo alle tre tradizioni religiose che coesistono in questa terra. Attendevo da lungo tempo di incontrare i fedeli delle comunità cattoliche nella loro ricca varietà e i membri delle varie Chiese e comunità cristiane presenti in Terra Santa. Prego affinché la mia visita contribuisca ad accrescere il dialogo interreligioso che porterà gli Ebrei, i Cristiani e i Musulmani a individuare nelle rispettive credenze e nella fraternità universale che unisce tutti i membri della famiglia umana, la motivazione e la perseveranza per operare a favore di quella pace e di quella giustizia che i popoli della Terra Santa non possiedono ancora e alle quali anelano tanto profondamente. Il salmista ci ricorda che la pace è un dono di Dio: "Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore" (Sal 85, 8). Che la pace sia il dono di Dio alla terra che Egli scelse come propria!
[00631-01.02] [Testo originale:inglese]
● ARRIVO A GERUSALEMME
Conclusa la Cerimonia di Benvenuto in Israele, il Santo Padre lascia l’aeroporto "Ben Gurion" di Tel Aviv alla volta di Gerusalemme.
L’arrivo all’eliporto di Gerusalemme è previsto per le ore 18.45. Successivamente il Papa si trasferisce alla Delegazione Apostolica.
[00653-01.01]