COMUNICATO ● GIUBILEO DELLA CHIESA DI RITO CALDEO E DELLA CHIESA DI RITO SIRO-MALABARESE (18 e 19 MARZO 2000)
NOTE SULLA CHIESA DI RITO CALDEO E SULLA CHIESA DI RITO SIRO-MALABARESE
PROGRAMMA
Nei giorni 18 e 19 marzo 2000, si svolgerà il Giubileo della Chiesa di rito Caldeo e di rito Siro-Malabarese.
Pubblichiamo di seguito le note informative sulla Chiesa caldea e sulla Chiesa Siro-Malabarese e il programma giubilare:
NOTE SULLA CHIESA DI RITO CALDEO E SULLA CHIESA DI RITO SIRO-MALABARESE
○ INTRODUZIONE
○ LA CHIESA CALDEA
○ LA CHIESA SIRO-MALABARESE
○ INTRODUZIONE
La tradizione rituale della Chiesa caldea affonda le proprie radici nell’ "Antico Impero Persiano dei Sassanidi" (226-651 d.C, Mesopotamia). La denominazione di "Caldeo" iniziò a prevalere nella Roma del XVII secolo, in contrapposizione a quella di "siro-orientale", denominazione tradizionalmente utilizzata nelle regioni abitate dai caldei.
Alcuni missionari della Mesopotamia portarono questo patrimonio rituale in Asia centrale, in Cina ed in India.
Nella liturgia, si conservò unicamente l’uso del siriaco, scritto e pronunciato in maniera diversa da quello usato in Siria. L’abitudine di leggere le pericopi scritturali e poche altre formule in arabo, si diffuse soprattutto in Mesopotamia.
Il ramo più numeroso dell’originario rito siro-orientale è rappresentato dalla Chiesa Siro-Malabarese, che risale, secondo la tradizione, all’evangelizzazione di San Tommaso Apostolo. La lingua liturgica di questa Chiesa oggi usata è prevalentemente il malayalâm, la lingua dello Stato indiano del Kerala.
○ LA CHIESA CALDEA
Le origini:
Le origini della Chiesa Cattolica Caldea possono essere fatte risalire al XIII secolo, quando alcuni missionari cattolici, fondamentalmente domenicani e francescani, si impegnarono attivamente tra i fedeli della Chiesa Orientale Assira.
La Chiesa Assira fu caratterizzata a partire dalla metà del XV secolo da una tradizione di successione patriarcale ereditaria, da zio a nipote.
Fu proprio il rifiuto di accettare uno di questi patriarchi nel 1552, che spinse un gruppo di vescovi Assiri a ricercare una unione con Roma. L’abate Yuhannan Sulaka venne a tale scopo nominato patriarca, con l’incarico specifico di promuovere questa volontà di unione presso la Chiesa Cattolica. Il riavvicinamento diede i suoi frutti nel 1553, quando Papa Giulio III lo proclamò Patriarca con il nome di Simone VIII "dei Caldei" e lo ordinò vescovo nella Basilica di San Pietro il 9 aprile di quello stesso anno.
Di ritorno in Patria, Simone VIII non ebbe tuttavia vita facile. Egli fu prontamente osteggiato dal Patriarca rivale assiro, il quale non tardò ad farlo arrestare, torturare e a deciderne l’esecuzione nel gennaio del 1555. Questa controversia tra i favorevoli ed i contrari al cattolicesimo proseguì per circa due secoli.
Fu solo nel 1830 che la situazione si stabilizzò, in seguito alla conferma di Papa Pio VIII del Metropolita Giovanni Hormizda quale capo di tutti i Cattolici Caldei, con il titolo di Patriarca di Babilonia dei Caldei, con sede a Mossul. Pesantemente decimati nel corso della prima guerra mondiale, i Cattolici Caldei sono stati costretti a spostare continuamente la loro sede fino al 1950, anno in cui il Patriarcato si stabilì a Baghdad, dove tuttora risiede.
Caratteristiche:
I cattolici di rito caldeo sono prevalentemente presenti in Iraq (10 diocesi), Iran (3 diocesi), Siria (1 diocesi), Libano (1 diocesi), Turchia (1 diocesi), Israele (un territorio patriarcale proprio), Egitto (1 diocesi), Stati Uniti (1 diocesi).
A capo della Chiesa Caldea si trova il Patriarca Raphael I Bidawid, eletto nel 1989, che al pari dei predecessori più recenti, assume il titolo di Patriarca di Babilonia dei Caldei e risiede a Baghdad, in Irak.
I fedeli sono circa 500.000.
○ LA CHIESA SIRO-MALABARESE
Le origini:
I membri di questa Chiesa sono discendenti diretti dei Cristiani di San Tommaso che i portoghesi incontrarono nel 1498, durante la loro esplorazione delle coste indiane del Malabar. Sebbene fossero in piena comunione con la Chiesa Assira di Persia, i siro-malabaresi accolsero i portoghesi come rappresentanti della Chiesa di Roma.
I portoghesi tuttavia, non accettarono la legittimità delle tradizioni malabaresi e tentarono di imporre gli usi latini. Tale processo provocò un forte disagio che culminò nella rottura tra Roma ed i Cristiani di San Tommaso. Per far fronte a tale situazione, Papa Alessandro VII inviò nel Malabar dei carmelitani. Già verso il 1662, la maggioranza dei dissidenti era tornata alla comunione con la Chiesa Cattolica.
Nel 1896, la Santa Sede stabilì tre Vicariati Apostolici per i Cristiani di San Tommaso, sotto la guida di vescovi indigeni siro-malabaresi. Nel 1923, poi, Papa Pio XI creò una gerarchia siro-malabarese cattolica propria.
Lo stesso Pontefice iniziò nel 1934 un processo di riforme liturgiche con lo scopo di restaurare la natura orientale del rito siro-malabarese, fortemente latinizzato. Una liturgia eucaristica rinnovata fu infatti approvata da Pio XII nel 1957 e successivamente introdotta nel 1962.
Nel gennaio del 1996, Giovanni Paolo II ha presieduto all’inaugurazione di un Sinodo Speciale dei Vescovi della Chiesa siro-malabarese, istituito al fine di derimere le dispute riguardanti le riforme liturgiche.
Caratteristiche:
Presenti prevalentemente nello Stato indiano del Kerala, i fedeli siro-malabaresi hanno denotato negli anni uno sviluppo importante. Se nel 1876 il loro numero si aggirava intorno alle 200.000 unità, i cattolici siro-malabaresi raddoppiarono nel volgere di un cinquantennio. Essi infatti, erano circa mezzo milione all’alba degli anni ‘30. Nel 1960 erano un milione e mezzo, mentre oggi essi sono 3,3 milioni, divisi in 14 diocesi nel Kerala e 10 diocesi fuori dal Kerala.
Inoltre si incontrano nuclei di siro-malabaresi nelle maggiori città indiane fuori del Kerala (ca. 150.000). Mentre sono emigrati in Europa (Italia, Austria e Germania) circa 10.000. Negli Stati Uniti e nel Canada sarebbero complessivamente circa 60.000. Altri 25.000 siro-malabaresi si sono diretti verso l’Arabia Saudita e gli Stati del Golfo Persico e circa 1.000 si sono stabiliti in Sud Africa.
Le vocazioni al sacerdozio ed alla vita religiosa sono sempre state molto forti. Nel novembre del 1999 vi erano nella Chiesa Siro-Malabarese complessivamente 28.348 fra religiosi (2.336 sacerdoti e 573 fratelli laici) e religiose (25.439), appartenenti a 16 congregazioni religiose femminili, e 8 maschili, in aggiunta ai 20.022 religiosi della medesima Chiesa appartenenti ad istituti religiosi di rito latino. Vi sono inoltre 5 Seminari Maggiori.
Dal 1977, la Chiesa Siro-Malabarese è anche impegnata nelle missioni in India. Attualmente esistono 9 diocesi missionarie siro-malabaresi fuori del Kerala nonché una diocesi con sede a Kalyan, nei pressi di Bombay.
Nel dicembre del 1992, Giovanni Paolo II ha elevato la Chiesa Siro-Malabarese a sede Arcivescovile Maggiore ed ha nominato il Cardinale Antony Padiyara di Ernakulam-Angamaly primo Arcivescovo Maggiore. Quest’ultimo si è ritirato nel 1996, e nello stesso anno gli succedette l’Arcivescovo Varkey Vithayathil, nominato Amministratore Apostolico della Chiesa Ernakulam-Angamaly, sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis, il quale, nel dicembre del 1999, è diventato Arcivescovo Maggiore.
PROGRAMMA
SABATO 18 MARZO 2000 |
12.00 | Il Santo Padre riceve in Udienza nell’Aula Paolo VI in Vaticano: un pellegrinaggio della Chiesa Caldea, guidato dal Patriarca di Babilonia dei Caldei, Raphael I Bidawid; - un gruppo di Fedeli di rito siro-malabarese, guidati dall’Arcivescovo Maggiore di Ernakulam-Angamaly. |
16.00 | Nella Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, Solenne Liturgia in rito Caldeo presieduta da Sua Beatitudine Raphael I Bidawid, Patriarca di Babilonia dei Caldei. Assiste ed interviene al termine della Celebrazione con un messaggio giubilare S.Em.za Card. Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. |
15.30 | Nella Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, Solenne Liturgia Divina, presieduta dall’Arcivescovo Maggiore della Chiesa Siro-Malabarese, S.E. Mons. Varkey Vithayathil. Partecipano: l’Em.mo Card. Achille Silvestrini; l’Em.mo Card. Simon Lourdusamy; Sua Beatitudine Patriarca Raphael I Bidawid; S.E. Mons. Crescenzio Sepe; S.E. il Sig. K.P. Fabian, Ambasciatore d’India in Italia. |
[00596-01.05]