Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


VI ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA (11-14 FEBBRAIO 2000), 13.02.2000


VI ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA (11-14 FEBBRAIO 2000)

COMUNICATO N.1  

COMUNICATO N.2  

COMUNICATO N.1

E’ stata inaugurata venerdì 11 febbraio, presso la Casa Generalizia delle Suore Rosminiane a Roma, la VI assemblea generale della Pontificia Academia Pro Vita. Il convegno, che si chiuderà lunedì 14 febbraio, ha come titolo "Evangelium Vitae: 5 anni di confronto con la società".

Dopo un breve saluto del Presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, S.E. Mons. Javier Lozano Barragán, e del Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Prof. Juan de Dios Vial Correa, S.E. Mons. Elio Sgreccia, Vice Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha introdotto i lavori.

Il primo intervento è stato quello di S.E. Mons. Jean-Louis Tauran, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato del Vaticano. La difesa della vita nel contesto delle politiche e delle normative internazionali è stato l’argomento trattato ed ha messo in luce in maniera chiara ed esaustiva gli sviluppi del dibattito internazionale sui momenti fondamentali della vita umana negli anni successivi alla pubblicazione dell’Evangelium Vitae. Sono state citate espressamente alcune tra le assemblee mondiali come la Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo (Cairo, settembre 1994) e la Quarta Conferenza Mondiale sulla Donna (Pechino, settembre 1995) illustrando come i principi espressi in queste occasioni abbiano poi costituito la base per un approccio giuridico e culturale a temi quali l’aborto, la contraccezione, la pianificazione familiare negli organi legislativi sovranazionali e nazionali. Mons. Tauran non ha mancato di analizzare anche le posizioni dei Comitati e delle Agenzie facenti capo alle Nazioni Unite. Le conclusioni tratte sono state che la vita delle persone nate è adeguatamente protetta a differenza della vita "non ancora nata" che in molti casi non è riconosciuta come vita umana e quindi come titolare di diritti.

La parola è passata quindi al Prof. Gonzalo Herranz, direttore del Dipartimento di Bioetica dell’Università di Navarra (Spagna), che ha esposto le recenti esperienze spagnole in tema di regolamentazione giuridica dell’aborto. Recentemente infatti, e a più riprese, è stato proposto in sede politica l’ampliamento dell’attuale legge sull’aborto in Spagna. In tutti i casi comunque non si è raggiunto lo scopo. Il Prof. Herranz ha denunciato la profonda crisi morale di buona parte della società spagnola come causa di queste proposte legislative mascherate da progresso socio-politico e il pericolo che corrono continuamente nel suo Paese i diritti della vita umana "non ancora nata".

L’intervento del Prof. Hugo Obiglio, direttore del Centro di Bioetica Medica dell’Università Cattolica di Buenos Aires, ha proposto come argomento "L’evoluzione delle leggi relative al diritto alla vita, alla pianificazione familiare e alla procreazione artificiale in America Latina". L’analisi del Prof. Obiglio sembra mostrare, in America Latina, un maggiore rispetto della vita a confronto con altri stati: la legge ha una tendenza garantista nei confronti della vita prenatale a meno che non sorga un conflitto tra salute del nascituro e salute della madre. L’argomento eutanasia è ancora poco conosciuto e considerato nonostante la crescente pressione dei mass media. Per quel che riguarda la pianificazione famigliare permane, in America Latina, un vuoto normativo che lascia purtroppo ampio spazio alle campagne anticoncezionali. Per motivi invece economici la procreazione artificiale è ancora poco praticata. La popolazione dell’America Latina sembra quindi rispondere bene alle esortazioni dell’Evangelium Vitae.

L’intervento del Dr. Farag Mounir, direttore del Centro "San Giuseppe" per la Famiglia (Egitto), ha avuto come tema "L’evoluzione del pensiero e delle leggi nell’Africa di cultura araba e musulmana". Egli ha esposto i punti fondamentali dell’Evangelium Vitae che accomunano la religione Cattolica con la religione e la cultura arabe e musulmane: la sacralità della vita e il rispetto dovuto ai "non ancora nati", l’importanza sociale ed educativa della famiglia, il matrimonio, ecc. Il Dr. Mounir ha arricchito la sua presentazione con la citazione di brani del corano che confermavano, per gli aspetti in questione, l’identità di vedute delle due culture. Tuttavia "la cultura della morte" purtroppo sta cominciando ad affermarsi anche in quei Paesi e le cause risiederebbero nella "invasione" in queste aree di molte organizzazioni mediatiche internazionali che propagandano la cultura dell’edonismo e l’assenza di un sostegno nazionale, e non solo, a chi opera in favore della vita e della famiglia.

La prima parte della giornata si è conclusa con l’esposizione del Dr. Lawrence Adedejj Adekoya, coordinatore nazionale della "Human Life Protection League" (Nigeria) che ha illustrato gli "Orientamenti delle legislazioni in Africa Centrale e Meridionale in tema di diritto alla vita, la procreazione e la natalità" per i Paesi di lingua inglese. Dopo aver esaminato i documenti relativi alla protezione della vita umana nei sei Paesi africani di lingua inglese, il Dr. Adekoya ha concluso che in questo senso non ci sono stati cambiamenti significativi nelle leggi in questione negli ultimi anni. In questo si distingue purtroppo il Sudafrica che possiede una delle leggi più liberali al mondo sull’aborto e si sta preparando all’approvazione di una nuova legge che legalizzi l’eutanasia. Il relatore ha offerto anche dei dati statistici sulla piaga del finanziamento privato a programmi di pianificazione familiare attraverso la contraccezione. Infine ha toccato anche argomenti quali l’atteggiamento verso la pena di morte e il diritto alla cosiddetta "salute riproduttiva". Anche per i Paesi africani di lingua inglese purtroppo la cultura della morte sta velocemente soppiantando quella della vita per cause esterne ("occidentalizzazione") ma anche interne (politiche, ordine pubblico, ecc.).

La seconda parte della giornata ha avuto inizio con l’intervento di Mons. Jean-Marie Mpendawatu, Officiale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute che ha discusso dello stesso argomento per i Paesi di lingua francese. I capi di stato di questi Paesi, ha denunciato Mons. Mpendawatu, si trovano a dover legiferare in senso "antinatalista" per avere la possibilità di entrare a far parte dei beneficiari del benessere economico: "la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto vengono imposti come condizione sine qua non dell’accesso ai benefici dello sviluppo e del progresso". L’intervento si è concluso con l’affermazione che tale politica imposta, difficile da contrastare costituisce il motivo principale per cui il messaggio della Evangelium Vitae circa il rispetto assoluto della vita non ha avuto, in Africa, i frutti che meritava.

L’Onorevole Carlo Casini, presidente del Movimento Italiano per la Vita, ha preso quindi la parola per parlare della "Evoluzione delle legislazioni nelle istituzioni europee nell’ambito del diritto alla vita e della biomedicina". La tesi principale dell’intervento dell’On. Casini è stata che la coscienza giuridica europea di fronte al valore della vita umana nelle fasi della sua maggior debolezza è "inquieta". Di fronte alla forte pressione pratica che, per consentire il dominio completo sulla generazione e sulla sofferenza e per sviluppare le più inedite possibilità della scienza vorrebbe negare umanità e dignità all’essere umano nelle fasi più povere della sua esistenza, la cultura giuridica europea non riesce a rendere esplicita la sola condizione che giustificherebbe tali pratiche : la negazione della qualità di essere umano e perciò di titolare di diritto alla vita a chi comincia a vivere o è prossimo alla morte. Il relatore ha quindi supportato le proprie affermazioni illustrando le leggi contro la vita di alcuni stati europei e soffermandosi sugli aspetti più rilevanti.

"L’esperienza portoghese in tema di legislazione sull’aborto" è stato invece l’argomento trattato dal Prof. Daniel Serrao, professore di Etica Medica nella Facoltà di Medicina a Porto (Portogallo). Del 1984 è la prima legge sull’aborto approvata dal Parlamento portoghese. La legge tuttavia è molto restrittiva: l’aborto non è consentito per decisione della donna gravida e non sono accettate motivazioni economiche o sociali. Solo in tre casi l’aborto è depenalizzato: quando esistono pericoli per la salute della madre, quando la gravidanza sia il risultato di crimini contro la libertà e l’autodeterminazione sessuale della donna e quando esistono fondati motivi di previsione che il nascituro soffrirà di gravi malattie incurabili o malformazioni. Nel 1996 ci fu un tentativo vano di introdurre la depenalizzazione dell’aborto praticato a richiesta della donna in gravidanza. Il relatore ha proseguito con l’esporre i dati di un referendum popolare del 1998 sulla liberalizzazione dell’aborto che, nonostante non sia stato approvato, ha fornito lo spunto per analizzare la situazione portoghese sull’appoggio ad una eventuale legge più liberale e sulla necessità di un impegno costante della parte cattolica nell’appoggio alle donne in gravidanza e nella divulgazione degli argomenti dottrinari in favore del rispetto della vita sin dal concepimento.

La relazione del Prof. Christian Starck, professore di Diritto Costituzionale all’Università di Göttingen (Germania), ha concluso gli interventi programmati di questa prima giornata. Durante la sua esposizione, intitolata "I problemi connessi con la nuova legislazione sull’aborto in Germania", il Prof. Starck dopo aver mostrato alcuni dati statistici sull’impressionante numero di aborti in Germania ha illustrato i punti salienti della legge tedesca sull’aborto spiegando i motivi per i quali la legislazione su questo tema è incostituzionale e debba perciò essere emendata al fine di garantire adeguatamente la protezione dei bambini non ancora nati.

La prima giornata si è conclusa quindi con una interessante e proficua discussione che ha portato i relatori a confrontarsi tra loro e a chiarire ulteriori punti.

[00353-01.02]

COMUNICATO N.2

Si è svolta sabato 12 febbraio la seconda giornata dei lavori della Pontificia Accademia per la Vita sul tema: "Evangelium Vitae: cinque anni di confronto con la società".

La sessione antimeridiana, focalizzata sull’argomento delle legge positiva e del suo rapporto con quella morale, tema fondamentale nell’Enciclica, è stata inaugurata da S.E. Mons. Tarcisio Bertone, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il nucleo centrale dell’intervento di Mons. Bertone è stata un’analisi dell’antropologia e della morale in particolare. Ciò ha portato alla conclusione che oggi in nome del pluralismo non si esita a sacrificare, da parte delle autorità, certi valori morali superiori. L’unica forma accettabile di "legge imperfetta" potrà essere allora solo quella basata sulla dignità e i diritti dell’uomo che garantiscono la normatività dell’ordine sociale come realtà relazionale. L’esposizione si è poi soffermata sugli atteggiamenti possibili dei laici cristiani nel confrontarsi con le "leggi imperfette" delle attuali democrazie.

La parola è passata, quindi, al Prof. Wolfgang Waldstein, Professore Emerito di Diritto all’Università di Salisburgo e di Diritto Comune alla Pontificia Università Lateranense, che ha messo in luce i rapporti tra democrazia e leggi inique. La prima insieme alle seconde diventa solo formale e determina un "tragico oscuramento della coscienza collettiva". Questa è a sua volta determinata dall’indifferenza verso la legge morale naturale che sola esprime la liceità intrinseca degli atti umani. Tutto ciò rende chiaro che la legge naturale è la base fondamentale reale dell’insegnamento della Evangelium Vitae. Gli ostacoli del relativismo, scientismo e scetticismo hanno reso ai nostri tempi questa base pressoché inaccessibile. Uno degli obiettivi più importanti per il futuro sarà, allora, proprio la liberazione da questi ostacoli e la riscoperta di queste basi in tutta la loro rilevanza.

L’esperienza polacca in tema di legislazione sul diritto alla vita è stato invece l’argomento dell’intervento dell’On. Alicja Grzeskowiak, Presidente del Senato polacco. La relazione è stato un interessante excursus storico attraverso l’evoluzione delle leggi polacche in materia di difesa della vita "non ancora nata". L’esperienza polacca ha dimostrato come in un sistema a favore della vita sin dal concepimento è necessario avere una protezione legale : ciò in ampia misura aiuta a prevenire l’aborto insieme ovviamente ad altre azioni a favore della famiglia. Non ha mancato, l’onorevole Grzeskowiak, di sottolineare la necessità di costruire nella società una coscienza che stia dalla parte della vita. Questo in Polonia si sta facendo. Molto è stato fatto ma molto rimane ancora da fare e sarà l’obbiettivo del nuovo secolo.

Mons. Damiao Franklin, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale della Diocesi di Luanda e Rettore dell’Università Cattolica di Luanda (Angola), ha intrattenuto l’assemblea parlando di "Orientamenti delle legislazioni in Africa Centrale e Meridionale in tema di diritto alla vita, la procreazione e la natalità" per i Paesi di lingua portoghese. Ha quindi analizzato alcuni punti delle Costituzioni dei cinque Paesi africani di lingua portoghese: Angola, Mozambico, Capo Verde, Guinea Bissau e Sao Tome e Principe. Tutte le Costituzioni hanno come leit-motiv la dignità della persona umana. Partendo da alcune premesse storiche Mons. Franklin è arrivato a fornire un quadro completo della situazione attuale in questi Paesi per quel che riguarda l’atteggiamento culturale verso l’eutanasia, la riproduzione assistita e l’aborto. Purtroppo in questi Paesi è ancora molto forte l’influenza del marxismo che favorisce una mentalità materialista e l’affermazione del relativismo etico. Questo porta naturalmente gravi conseguenze nell’ottica dell’educazione della popolazione che tende fortemente verso una "cultura della morte", una visione secolarizzata della libertà. Per contrastare tutto ciò la Conferenza Episcopale dell’Angola di Sao Tome e di Capo Verde stanno lottando a favore di una "cultura della vita" insistendo particolarmente sull’educazione dei giovani per contribuire a formare una solida coscienza etico-sociale fondata sui valori Cattolici e sull’insegnamento del Magistero.

La sessione pomeridiana della conferenza è stata dedicata all’analisi delle legislazioni nazionali.

Il primo a prendere la parola per il continente asiatico è stato S.E. Mons Thumma Bala, Vescovo di Warangal (India). Il suo intervento ha fatto conoscere alcuni dati statistici sulla popolazione, la cultura, la povertà e i maggiori problemi sanitari che riguardano la zona più popolosa del mondo. Proprio l’entità della popolazione, infatti, è la maggiore responsabile delle difficoltà che incontrano strategie e programmi sanitari.

Per il Giappone è invece intervenuto il Prof. Kiyoshi Aoki, Professore di Scienze Biologiche e di Neurologia all’Università di Tokyo. Anch’egli ha sottolineato l’eterogeneità culturale e religiosa del suo Paese ed è passato subito dopo ad analizzare due leggi giapponesi rilevanti per la discussione: la legge sul trapianto degli organi e la legge sulla protezione della maternità, mettendone in risalto gli aspetti più problematici.

Per spiegare la legislazione e la cultura cinese di fronte al rispetto della vita umana sono intervenuti il Rev. Stephen Lee Bun Sang, Difensore del Vincolo presso il Tribunale Diocesano di Hong Kong, per la Cina continentale e il Rev. Louis Aldrich, Professore di Teologia Morale all’Università "Fu Jen" (Taipei), per Taipei. Il primo ha messo in risalto la difficoltà di conciliare nel suo Paese la cultura, la religione cattolica e la politica per la costruzione di una mentalità che guardi innanzitutto al benessere della persona singola, dal grembo materno fino all’ultimo respiro. Il Rev. Aldrich, invece, ha esposto la situazione giuridica e culturale a Taiwan con particolare attenzione al rispetto della vita. E’ emersa l’importanza crescente del "colonialismo ideologico" dell’Occidente a Taiwan che, insieme all’enorme sviluppo economico degli ultimi anni, sta mettendo in crisi i valori e la cultura tradizionali.

Per l’Ucraina è intervenuto il Prof. Luts, Professore e Preside del "Medical College" di Lviv (Ucraina). Sono state messe in luce le difficoltà della legislazione dell’Ucraina nell’epoca post-comunista riguardo ai temi del rispetto della vita e della dignità umana. In particolare sono stati affrontati argomenti quali la crisi demografica, la politica sanitaria, la spiritualità, l’inquinamento nucleare, la mortalità infantile e la difficoltà di vivere una costituzione troppo teorica e poco attenta alle reali condizioni ed esigenze della popolazione.

L’argomento della legislazione negli Stati Uniti e in Canada è stato, invece, trattato dal Prof. Carl Anderson, vice presidente e Professore presso il "Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su Matrimonio e Famiglia" in Washington D.C. (USA). Il Prof. Anderson ha illustrato l’evoluzione della legislazione dei due Paesi attraverso l’analisi di due casi giudiziari, nel 1973 e nel 1992, relativi alla decisione di abortire della donna. Ciò gli ha permesso di spiegare come si sta evolvendo lo spirito delle leggi su questo tema, ma anche di illustrare il modo in cui viene affrontato il problema connesso dell’eutanasia e quali sono le speranze per il futuro negli USA e in Canada.

La relazione che ha concluso questa seconda giornata di lavori è stata quella del Dr. John Fleming, Direttore dell’Istituto di Bioetica "Southern Cross" in Plympton (Australia). Il Dr. Fleming ha fornito una dettagliata relazione sulla battaglia culturale e politica svolta in Australia sul tema della legalizzazione dell’eutanasia e sulle difficoltà incontrate nel rapportarsi ad una "cultura della morte" sempre più forte. Il relatore ha insistito inoltre sulla precarietà del divieto legale di praticare l’eutanasia specialmente nei territori del Nord del Paese. In questa battaglia tuttavia grande è stata l’importanza della Evangelium Vitae che ha dato un impulso positivo e una guida dottrinaria fondamentale per i fedeli e i politici cattolici.

Anche questa giornata, quindi, si è conclusa con un’attenta discussione dei temi trattati dai vari relatori.

[00356-01.05]