SALUTO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA GIORNATA DI STUDIO SUI FRATELLI CON DISABILITÀ
È con grande piacere che saluto questa bella iniziativa: una giornata di studi dedicata al tema dei “siblings”; confesso che non conoscevo questa parola, ma ho ben presente il fenomeno che essa intende. Una realtà che ci ricorda che, nel bene e nel male, nessun uomo è solo, ma vive sempre all’interno di una rete di relazioni. Nel bene, giovando della vicinanza, aiuto e conforto da parte degli altri; nel male perché il problema di uno si riverbera sugli altri diventando causa di preoccupazione e afflizione. La disabilità sviluppa i suoi effetti innanzitutto nell’ambito domestico, in famiglia. Il fratello o sorella sano di un fratello o sorella disabile si trova ad essere come quel Simone che veniva da Cirene e fu costretto dalle guardie a portare la croce di Gesù per un lungo tratto della via dolorosa. Il sibling è una persona che la vita ha costretto a essere Cireneo. Può essere più o meno lungo il tratto di strada compiuto da questo “fratello Cireneo” ma in partenza lo schema è già predisposto: egli dovrà condividere e portare la croce dell’altro, del proprio fratello/sorella in cui è nascosto Gesù.
Ho visto dal programma che ci sarà una relazione che, sin dal titolo, cita il brano della Lettera agli Ebrei (2, 11) riferito proprio a Gesù che «Non si vergogna di chiamarci fratelli»; sono contento di questo riferimento perché è proprio così: Gesù non si vergogna, non si fa problemi, i nostri problemi diventano i suoi; Gesù ci ama così come siamo, con i nostri talenti e con le nostre fragilità e disabilità. Gesù è felice perché noi siamo, non perché siamo in un modo anziché un altro, in piena o pessima forma. Anche noi, quando amiamo non lo facciamo per quello che l’altro ha o sa o sa fare, ma per quello che l’altro è. L’amore è questo: volere che l’altro sia; sia come egli è, non come pensiamo che debba essere, secondo fin troppo precisati standard. L’amore non produce scarti.
È una situazione diffusa e dura, drammatica, quella che vive sotto questa parola, siblings, la disabilità domestica, familiare, ed è giusto e urgente che venga messa al centro dell’attenzione di giornate di studi come questa di oggi, che vede diverse persone con differenti culture e approcci che si confronteranno, oltre alla partecipazione attiva di alcuni siblings che porteranno la loro esperienza diretta, concreta, sotto forma di testimonianza.
Complimentandomi quindi con gli ideatori e gli organizzatori, rivolgo il mio augurio di un buono e fecondo lavoro, sperando che questo evento di oggi sia un seme capace di produrre molto frutto.
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L'Osservatore Romano, Anno CLXIII n. 41, sabato 18 febbraio 2023, p. 2.
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