DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL CAPITOLO GENERALE DELL'ORDINE
DELLA BEATA MARIA VERGINE DELLA MERCEDE (MERCEDARI)
Sala del Concistoro
Sabato, 7 maggio 2022
Cari fratelli e sorelle, ce n’è qualcuna? Maschilismo puro, alla messicana.
Ringrazio per le parole che il Padre Maestro Generale mi ha rivolto a nome di tutti voi, e sono lieto di potervi ricevere qui in occasione del capitolo generale dell’Ordine della Beata Vergine Maria della Mercede. Il tema dell’assemblea, in piena consonanza con l’origine mariana della sua vocazione, è il versetto del Vangelo di san Giovanni: «Fate quello che vi dirà» (2, 5). È una scelta significativa, presuppone di considerare il progetto che vi disponete a mettere in atto da un’ottica di servizio. Il fatto è che noi religiosi non possiamo mai dimenticare che non c’è sequela senza servizio e senza croce (cfr. Gv 12, 26).
In tal modo, la prima richiesta che la Vergine vi fa oggi, come membri del capitolo generale, è di mettervi all’ascolto. La situazione attuale si potrebbe paragonare a quella che si presenta nel vangelo delle nozze di Cana: «Non hanno più vino». Molte realtà che possiamo vedere oggi nel mondo, nella Chiesa, nell’Ordine, ci parlano di questa carenza, ci parlano della mancanza di speranza, della mancanza di motivazione, della mancanza di soluzioni. Dinanzi a questo, la Vergine vi interpella: mettetevi all’ascolto! E mi potrete domandare, che cosa dobbiamo ascoltare? Le voci che ci parlano di tutte le cose negative? le voci che ci vendono soluzioni facili, o programmi lambiccati pieni di erudizione, o forse le voci che ci propongono soluzioni di compromesso? Queste sono tutte le tentazioni di un capitolo generale, State attenti, eh!
Credo che oggi Maria vi dica un’altra cosa, vi chieda che sia Gesù a interpellare il vostro cuore in modo nuovo, in modo originale, in modo inatteso. Forse anche i servi di Cana si riunirono in capitolo e pensarono a che cosa poter fare. Probabilmente ci furono voci che presentarono i problemi, altre che apportarono soluzioni fattibili, sebbene rischiose, e forse altre che consigliarono di congedare gli invitati in modo onesto, riconoscendo la propria incapacità ad affrontare la situazione, che stavano finendo il vino. E concludere una festa nuziale con mate cocido non era di certo la cosa più appropriata, no? È possibile che voi abbiate già percorso il cammino, in tutto l’iter che vi ha portati fin qui con domande, progetti, convinzioni e interrogativi.
Gesù non risponde a questi interrogativi, propone una cosa che di sicuro a nessun servo sarebbe venuta in mente, riempire le giare per la purificazione e perdipiù riempirle di acqua. Prima ancora di esaminare il senso di tale gesto, ciò che a me sembra interessante e propongo alla vostra considerazione è il fatto che Gesù non dice loro quello che si aspettano, ma qualcosa che non avrebbero mai immaginato di sentire. Al capitolo non si va per mettersi in luce, si va per ascoltare con semplicità, con gratitudine, con abbandono. In primo luogo, ascoltare Dio, per quanto possa parlarci per mezzo del fratello o delle circostanze.
D’altro canto le giare per la purificazione, che certamente servirono all’inizio del banchetto, ci invitano a tornare al primo amore, alla fonte, a recuperare l’atteggiamento innocente e pieno di speranza dei nostri primi anni di vita consacrata. Ci chiedono anche di mantenere lo sguardo limpido di chi vede il bisogno e non il frutto che spera di ottenere attraverso lo sforzo compiuto. Le giare che si vedono vuote devono tornare a riempirsi con la stessa aspettativa con cui si sono riempite prima che il banchetto iniziasse. Se guardate bene, è un lavoro che occorre fare, ma che non intraprendiamo perché crediamo che non abbia più senso. E questa è un’altra grande tentazione. Ha senso tutto ciò? Ha senso che siate venuti da tanti luoghi per riunirvi? O è solo una formalità? È questa la tentazione.
Il Signore ci chiede questo. “ricominciate, cominciare ogni giorno, in ogni progetto, non vi stancate, non vi scoraggiate”.
È qualcosa che Gesù ripete nel suo Vangelo, quando chiede a Pietro di gettare nuovamente le reti e lui gli risponde: «Maestro, non abbiamo preso nulla» (Lc 5, 5).
La realtà a cui abbiamo fatto riferimento prima ci può sembrare una lunga notte, il nostro lavoro non può sembrare uno stancarsi senza senso, se non si percepisce come risposta generosa alla chiamata di Gesù, unendoci alla Chiesa nell’opera di evangelizzare, perché la vocazione della Chiesa è evangelizzare, la gioia della Chiesa è evangelizzare, e vedendo una cosa interessante, che nonostante tutto, contraddizioni, problemi, la rete non si rompe (cfr. Gv 21, 3).
Apriamo il nostro cuore per accogliere la sorpresa che Gesù ci porta. Non so quale sarà e neppure voi lo sapete. Nel corso del capitolo, siete a metà, nel corso del capitolo, affioreranno perciò cose, che alcune pensavano, e altre saranno una realtà, le porta il Signore.
Giovanni afferma nel suo vangelo che questa verità non la conosce il maestro di tavola, meravigliato che a quel punto del banchetto si tiri fuori il vino nuovo, la possono conoscere solo «i servi». Perciò ascoltate Maria, non temete di lasciarvi sorprendere da questa voce che vi invita a riempire di nuovo le giare, a consumarvi nel servizio concreto, servizio semplice, nel servizio inutile nei piani del maestro di tavola, ma fondamentale per riconoscere un’opera che non è nostra, bensì di Dio. E in tutto ciò saper “stare”, stare con Maria, accanto a Cristo ai piedi della croce, nella carne sofferente del povero e del prigioniero che Egli fece sua, sua propria. E anche oggi esistono i prigionieri, come sempre, cambiano geografia, cambiano modalità, cambiano colore, ma la schiavitù è una realtà che si sta conformando sempre più. Sempre più e con più varietà. Forse, senza sbagliarci, possiamo dire che ci sono più schiavi ora che ai tempi in cui siete stati fondati, è certo. E questa deve essere una sfida, certo, alla vostra risposta. Le nuove schiavitù, quelle che si dissimulano, quelle che non si sanno, quelle nascoste, poiché sono tante. Anche nelle megalopoli come Roma, Londra, Parigi, ovunque, ci sono schiavitù che vanno avanti. Cercatele e chiedete al Signore: che faccio?
E grazie per ciò che fate, cercate gli schiavi di oggi, e non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
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