DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI MEMBRI DEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO
Sala Clementina
Sabato, 11 maggio 2019
Cari amici del Centro Sportivo Italiano!
Sono lieto di vedervi quest’oggi, anzi di rivedervi, dopo il nostro incontro di cinque anni fa, del quale conservo un bel ricordo. Saluto il vostro Presidente, che ringrazio per le sue parole, e i Dirigenti. E saluto tutti voi, ragazzi e ragazze, e i vostri allenatori, gli arbitri e gli educatori. State festeggiando il settantacinquesimo compleanno della vostra Associazione, la quale conta più di un milione e duecentomila tesserati, e raccoglie numerosissime società e associazioni sportive, oltre agli iscritti e ai gruppi sportivi parrocchiali e oratoriani affiliati, presenti in ogni parte d’Italia.
Le competizioni e le attività che organizzate, rivolte in particolare ai più giovani, ma aperte a tutte le fasce di età, abbracciano un gran numero di discipline, più di cento! Non sarei neanche capace di individuare una quantità così grande di discipline diverse, e questo mi lascia immaginare la varietà delle vostre proposte e l’immensa fantasia del mondo dello sport, dove ognuno può trovare la specialità per la quale si sente più portato.
È attraverso questo grande impegno di animazione sportiva che il Centro Sportivo Italiano porta avanti la sua missione, quella di offrire ai giovani, attraverso lo sport, uno stile di vita sano e positivo, che abbia alla base la visione cristiana della persona e della società. Lo sport, infatti, è una grande scuola, a condizione che lo si viva nel controllo di sé e nel rispetto dell’altro, in un impegno per migliorarsi che insegni la dedizione e la costanza, e in un agonismo che non faccia perdere il sorriso e alleni anche ad accettare le sconfitte.
Una grande lezione dello sport, che ci aiuta ad affrontare anche la fatica quotidiana dello studio e del lavoro come pure le relazioni con gli altri, è che ci si può divertire solo in un quadro di regole ben precise. Infatti, se in una gara qualcuno si rifiutasse di rispettare la regola del fuorigioco, o partisse prima del “via”, o in uno slalom saltasse qualche bandierina, non ci sarebbe più competizione, ma solo prestazioni individuali e disordinate. Al contrario, quando affrontate una gara, voi imparate che le regole sono essenziali per vivere insieme; che la felicità non la si trova nella sregolatezza, ma nel perseguire con fedeltà i propri obiettivi; e imparate anche che non ci si sente più liberi quando non si hanno limiti, ma quando, coi propri limiti, si dà il massimo. Dobbiamo essere padroni dei nostri limiti e non schiavi dei nostri limiti.
Ecco quali orizzonti ci apre il mondo dello sport, e quante sono le conseguenze benefiche, per voi stessi e per tutta la società, di una pratica sportiva vissuta come occasione di aggregazione, di crescita e di fraternità. Ecco perché nel vostro Statuto si dice che il Centro Sportivo Italiano intende testimoniare il valore dello sport come strumento per promuovere l’accoglienza, la salute, l’occupazione, le pari opportunità, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, la coesione e l’integrazione sociale (cfr Premessa).
Vi potrebbero chiedere come possiate sperare che lo sport sia lo strumento per risolvere tanti e tali problemi, e per realizzare una trasformazione così profonda della nostra società. Possiamo rispondere che lo sport può farlo perché migliora le persone, e può favorire una cultura del dialogo e dell’incontro rispettoso. La lotta con gli avversari, nelle competizioni sportive, è sempre definita “incontro”, e mai “scontro”, perché alla fine, sebbene sia meglio vincere, in un certo senso si vince entrambi. Ecco il mondo che sogniamo, e che con determinazione vogliamo costruire, sulla base di un agonismo sano, che veda sempre nell’avversario anche un amico e un fratello.
È questo il cuore della visione cristiana dell’uomo, che per voi è la base anche dell’attività sportiva. Con questo atteggiamento, con questo cuore così allargato, ogni attività sportiva può essere chiamata gioco, giocare. Giocano i bambini; il gioco è l’attività della gioia, sempre. Solo a partire da questa base potremo conseguire degli ideali così alti e belli. Forse, voi ragazzi, mi chiederete: “Padre, cosa sarebbe questa visione cristiana della vita che ci propone? È forse un principio astratto, o un concetto che si può capire dopo avere studiato molto?”. No! Questo non si studia! La visione cristiana significa imparare a guardare gli altri e le cose con gli occhi stessi di Gesù: con gli occhi di Dio, con gli stessi occhi con i quali Dio guarda me; vedere come vedeva Gesù, vedere come vede Dio. Vuol dire ascoltare le sue parole per capire i suoi sentimenti e cercare di imitare i suoi gesti. Siatene certi: dal Vangelo viene fuori un mondo più bello e più giusto, nel quale la diversità degli altri non è motivo di divisione, ma di crescita e di aiuto vicendevole.
Vi incoraggio a vivere con questo spirito negli oratori e nelle parrocchie dove operate, e a custodire la fede che vi viene donata, che è il bene più prezioso per la vostra vita. Possiate essere sempre grati a chi vi educa e vi accompagna, agli allenatori, agli educatori, ai genitori e alle vostre famiglie. Possiate essere portatori di speranza in tutti gli ambienti nei quali vi trovate a vivere; e stare sempre vicino a chi tra voi è più debole a causa di una disabilità, in modo che partecipi alle varie attività insieme agli altri e non si senta mai escluso. Possiate anche accompagnare, con la vostra amicizia e il sostegno fattivo, quanti fra voi si dedicano ai progetti di volontariato sportivo internazionale, che state realizzando in diversi Paesi e rappresentano un segno prezioso per il nostro tempo. Questa è gratuità. La vostra attività deve essere ispirata alla gratuità: dare! E per questo è importante nello sport custodire la dimensione amatoriale. È molto importante, perché custodisce la gratuità, la gratuità dell’essere, del darsi.
Vi auguro di vivere sempre con gioia la vostra vita associativa e di diventare anche voi missionari negli ambienti che frequentate, trasmettendo la gioia di migliorarsi ogni giorno e tendendo sempre a chi vi circonda la vostra mano amica. Il Signore benedica il vostro cammino, e anche benedica il mio. E voi pregate per me e io prego per voi. Grazie!
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana