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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL IV CONGRESSO LATINOAMERICANO

“INTELLIGENZA ARTIFICIALE E ABUSI SESSUALI:
UNA NUOVA SFIDA PER LA PREVENZIONE”

[Lima, 25-27 febbraio 2025]

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Stimati fratelli,

Per mezzo di questo messaggio desidero unirmi a tutti voi che partecipate al IV Congresso Latinoamericano promosso dal CEPROME e dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, con il titolo «Intelligenza artificiale e abusi sessuali: una nuova sfida per la prevenzione», chiedendo a Dio di sostenere tutti gli sforzi volti a estirpare dalla società questo cancro e, in particolare, di benedire l’iniziativa che promuovete e i frutti che è chiamata a dare.

Il tema che avete scelto è quello dell’Intelligenza Artificiale che, come uno tsunami, ha rivoluzionato le già di per sé sempre innovative realtà di internet. Per un sacerdote anziano, gli aspetti tecnici di questi temi possono risultare ardui da capire ed è difficile restare aggiornati concretamente su ognuno dei progressi in questo universo parallelo che abbiamo deciso di chiamare la rete. Tuttavia, la verità, la Verità con la “V” maiuscola, che è Gesù Cristo, sarà sempre attuale, e quindi valida per la riflessione su qualsiasi argomento che ci si presenta come nuovo.

Tra le molte questioni che potrebbero sorgere sull’Intelligenza Artificiale, e che certamente durante i vostri lavori affronterete in modo più sistematico, me ne viene in mente una che mi permetto di sottoporvi: quella della responsabilità. Voi sapete che l’uso di internet crea una sensazione d’impunità, come se una grande distanza ci separasse da ciò che accade, mentre lo osserviamo da una finestra lontana. Per quanto le circostanze siano molto diverse, questa fragilità umana ci ha cambiato molto. Già Adamo ed Eva tentarono di scaricare la propria colpa su chi li aveva tentati e, in modo ancora più grave, il re Davide cercò di far sparire le tracce del suo delitto, al punto da commettere un crimine ancora più orribile. L’allontanarci dalla nostra responsabilità non è quindi una novità.

Nel caso dell’Intelligenza Artificiale, questa pretesa impunità sale di grado, poiché dalla mera visione, trasmissione o raccolta di materiali inappropriati si passa alla creazione di materiale “nuovo”, sintetico. Il fatto che non sia stata la nostra mano a produrre questi materiali potrebbe creare la falsa illusione che non siamo noi a “fare” qualcosa di vergognoso: ad aggredire una persona, a rubare un’immagine, a usare un concetto o un’idea altrui, a esporre qualcosa di intimo che doveva rimanere nella sfera privata della persona. Ma, non è vero, la macchina segue i nostri ordini, esegue, non prende le decisioni, ma viene programmata per farlo. E, come noi conosciamo il rischio che corriamo nel salire su una macchina molto potente se spingiamo sull’acceleratore o invadiamo la carreggiata opposta, così l’uso di queste tecnologie può causare danni. Danno per quelli che, vedendo ciò che abbiamo prodotto, vogliono emularlo; danno per l’enorme flusso di materiali inadeguati che contaminano l’ambiente; danno per la difficoltà che incontrano le autorità nel discernere tra materiale reale e materiale sintetico al fine di vegliare sulla sicurezza delle possibili vittime, e così via. Di tali danni deve rispondere, nel quadro della propria responsabilità, sia chi utilizza la macchina sia chi l’ha ideata affinché fosse sicura.

La Scrittura ci può illuminare su come rispondere a queste sfide, proprio nell’episodio sopracitato di Davide, quando il profeta Natan rimprovera al re il suo peccato (cfr. 2 Sam 12, 9). In primo luogo, dando voce a Dio e alle vittime che Lo implorano, di modo che si prenda coscienza del danno che si sta causando. In secondo luogo, smascherando la menzogna che consiste nel farci scudo della tecnologia per alleggerire la nostra coscienza, chiedendo alle persone, agli ideatori di queste tecnologie e alle autorità competenti d’imporre limiti e norme chiare, concretamente valutabili, che consentano di perseguire il loro uso nocivo o delittuoso.

Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa vi custodisca. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

Roma, San Giovanni in Laterano, 13 gennaio 2025

FRANCESCO

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L'Osservatore Romano, Edizione Quotidiana, Anno CLXV n. 47, mercoledì 26 febbraio 2025, p. 3.



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