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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

La luce non va in frigo

Lunedì, 19 settembre 2016

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVI, n.215, 20/09/2016)

Se non si vuole essere cristiani solo «di nome», bisogna far proprio l’impegno quotidiano a «custodire e non nascondere» quella luce che ci è stata data nel battesimo. Un impegno che si realizza nella vita «di tutti giorni», facendo attenzione a non cedere ad alcune tentazioni nelle quali si è invece portati a cadere. E alcuni consigli in merito li ha dati Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata lunedì 19 settembre, a Casa Santa Marta.

Punto di partenza, come di consueto, la liturgia del giorno che, nel Vangelo di Luca (8, 16-18) parla proprio del tema della luce, «del consiglio di Gesù di non coprire la lampada» e di «lasciare che la luce venga fuori, illumini, perché chi entra veda la luce». Un consiglio, ha fatto notare il Pontefice, ribadito anche nel canto al Vangelo che, citando l’evangelista Matteo (5, 16), invita: «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro».

Per prima cosa, ha spiegato il Papa, non bisogna cadere in un equivoco, perché di solito «noi, nel parlato quotidiano, diciamo: “Ma, questa è una persona luminosa; questa non è luminosa”». In realtà nel Vangelo «non si parla di questa luminosità umana. La luce del Signore non è simpatia, soltanto. C’è un’altra cosa». Infatti «custodire la luce è custodire qualcosa che ci è stata data come dono e se noi siamo luminosi, siamo luminosi» nel senso «di aver ricevuto il dono della luce nel giorno del Battesimo». Proprio per questo, ha aggiunto, «all’inizio, nei primi secoli della Chiesa, anche in alcune Chiese orientali ancora il battesimo si chiama “l’illuminazione”»; e ancora oggi, «quando noi battezziamo un bambino, diamo una candela, con la luce, come segno: perché è la luce che è il dono di Dio».

Ora, ha continuato Francesco, questa luce che dà Gesù nel battesimo «è una luce vera», una luce «che viene da dentro, perché è una luce dello Spirito Santo. Non è una luce artificiale, una luce truccata. È una luce mite, serena che non si spegne più». Per questo «non va coperta». E «se tu copri questa luce, divieni tiepido o semplicemente cristiano di nome».

Per meglio comprendere la natura di questa luce che «Gesù ci dice di custodire» e «che ci è stata data in dono a tutti», il Pontefice ha richiamato anche il brano evangelico della trasfigurazione: «pensiamo al Tabor, quando lui fa vedere tutta la luce che lui ha». E citando il salmo in cui si legge: «Il giusto abiterà sulla Tua santa montagna, o Signore», ha invitato: «Pensiamo a quella montagna, dove il Signore è trasfigurato, con tutta la sua luce». Proprio quella è la luce «che noi dobbiamo custodire e non nascondere.

Ma questo impegno deve confrontarsi con la vita quotidiana. E allora, ha proseguito il Papa, qualcuno potrebbe chiedere: «Padre, e come questa luce può essere nascosta? Come si può nascondere la luce perché non illumini, e perché gli uomini non vedano la luce che si fa nelle opere buone?». Ancora una volta, è la liturgia stessa a venirci in aiuto. Stavolta con la prima lettura, tratta dal libro dei Proverbi (3, 27-34), nella quale ci sono alcuni «consigli: sono consigli di un padre saggio ai figli». Innanzitutto, si legge: «Figlio mio, non negare un bene a chi ne ha il diritto, se hai la possibilità di farlo». È molto semplice: «Se tu puoi fare un bene, fai il bene. E — ha aggiunto Francesco — tutti hanno diritto a ricevere il bene, perché tutti siamo figli del Padre che ci dà il bene». Al contrario, «quella persona che non fa il bene, potendo farlo, copre la luce» che «diventa oscura».

Il Pontefice si è soffermato su questo concetto, analizzando alcuni atteggiamenti che si ritrovano facilmente nella vita quotidiana: «Non dire al tuo prossimo: “Sì, va, va, va... ripassa e te lo darò domani”. Se tu possiedi adesso ciò che ti chiede — e questo è un argomento tanto forte, nella Bibbia — non fare aspettare quello che ha bisogno; non pagare lo stipendio il giorno dopo». Francesco ha anche fatto un esempio citando un passo del libro dell’Esodo: «Se tu hai in pegno il suo mantello, perché gli hai fatto un prestito, daglielo alla sera, perché possa dormire». Tutto questo per raccomandare: «Mai rimandare il bene». In tal senso il Papa ha utilizzato un’immagine molto concreta: «Il bene non tollera il frigo», cioè non va conservato; «il bene è oggi, e se tu non lo fai oggi, domani non ci sarà. Non nascondere il bene per domani». E chi ragiona con la logica del «“va, ripassa, te lo darò domani”, copre fortemente la luce».

Il libro dei Proverbi aggiunge un altro consiglio: «Non tramare il male contro il tuo prossimo mentre egli dimora fiducioso presso di te». Anche questa è una realtà sotto gli occhi ogni giorno: «Quante volte — ha detto il Papa — la gente ha fiducia in una persona o in un’altra, e questo trama il male per distruggerlo, per sporcarlo, per farlo venire a meno». È, ha spiegato, «il piccolo pezzetto di mafia che tutti noi abbiamo alla mano: quello che si approfitta della fiducia del prossimo per tramare il male, è un mafioso», anche se non appartiene di fatto a un’organizzazione malavitosa: «Questa è mafia, approfittare della fiducia... E questo copre la luce. Ti fa oscuro. Ogni mafia è oscura».

La Scrittura continua: «Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male». Anche qui si riaffaccia la vita quotidiana. Ha sottolineato Francesco: «Come ci piace litigare, eh? Sempre. Sempre cerchiamo qualcosina per litigare. Ma alla fine stanca litigare: non si può vivere» così. «È meglio — ha aggiunto — lasciar passare, perdonare...», al limite «far finta di non vedere le cose» pur di «non litigare continuamente».

Il padre saggio della Scrittura continua con i suoi consigli e invita: «Non invidiare l’uomo violento e non irritarti per tutti i suoi successi, perché il Signore ha in orrore il perverso, mentre la sua amicizia è per i giusti». Succede infatti a volte che noi «abbiamo gelosie, invidie per quelli che hanno cose, che hanno successo, o che sono violenti». Eppure, ha commentato il Pontefice, se considerassimo «la storia dei violenti, dei potenti» ci renderemmo conto che «gli stessi vermi che mangeranno noi, mangiano loro; gli stessi! Alla fine saremo tutti uguali». Resta il fatto che «invidiare il potere, avere gelosie... questo copre la luce». E nella Scrittura si va oltre: «Figlio mio, la maledizione del Signore è sulla casa del malvagio, mentre egli benedice la dimora dei giusti». E si aggiunge che invece il Signore «concede la sua benevolenza agli umili».

Perciò il Papa ha esortato nuovamente ad ascoltare questi consigli che riguardano la vita «di tutti i giorni» — «non sono cose strane» — e ad accogliere l’invito: «Siate figli della luce, e non figli delle tenebre; custodite la luce che vi è stata data in dono il giorno del battesimo». E, concludendo, ha invitato «tutti noi che abbiamo ricevuto il battesimo» a pregare lo Spirito Santo affinché «ci aiuti a non cadere in queste abitudini brutte che coprono la luce, e ci aiuti a portare avanti la luce ricevuta gratuitamente, quella luce di Dio che fa tanto bene: la luce dell’amicizia, la luce della mitezza, la luce della fede, la luce della speranza, la luce della pazienza, la luce della bontà».

 



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