PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Come si custodisce il cuore
Lunedì, 15 giugno 2015
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.134, 16/06/2015)
Capire i tempi di Dio, avere il cuore libero dalle passioni negative, per accogliere il dono della grazia e non essere invece travolti dal “rumore” della mondanità. È un invito a custodire il proprio cuore per accorgersi del passaggio di Dio, quello rivolto da Papa Francesco nella messa celebrata lunedì mattina, 15 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta.
«La settimana scorsa — ha ricordato all’inizio dell’omelia — abbiamo riflettuto sul consiglio di Paolo e il nostro atteggiamento cristiano. E anche su quello che Gesù consiglia ai suoi discepoli: dare gratuitamente quello che gratuitamente hanno ricevuto». Si tratta, ha spiegato, della «gratuità del dono di Dio, la gratuità della salvezza, la gratuità della rivelazione di Gesù Cristo come salvatore». E «questo è un dono che Dio ci ha dato e ci dà, ogni giorno».
Oggi, ha fatto notare il Papa, «Paolo torna su questo argomento e nella seconda lettera ai Corinzi (6, 1-10) scrive: «Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio». Ecco «la gratuità di Dio». Dunque, ha insistito Francesco, non bisogna «accoglierla invano» ma «accoglierla bene, col cuore aperto». Aggiunge Paolo: «Dio dice infatti: al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!».
«Il Signore ci ha ascoltato e ci ha dato il dono, gratuitamente», ha affermato il Pontefice ripetendo le parole dell’apostolo: «Ecco ora il momento favorevole». Dunque, ha proseguito, «Paolo ci consiglia di non far passare il momento favorevole, cioè il momento in cui il Signore ci dà questa grazia, ci dà la gratuità, di non dimenticare questo: che ce l’ha data e ce la dà adesso».
Difatti, ha spiegato Francesco, «in ogni tempo il Signore ci ridà la grazia, ci ridà questo gesto, questo dono: il dono che è gratuito». Così Paolo esorta a «non accogliere invano» la grazia di Dio, «perché se noi la accogliamo invano, daremo motivo di scandalo». Scrive infatti l’apostolo: «Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno». È proprio «lo scandalo del cristiano che si dice cristiano, va anche in chiesa, va le domeniche a messa, ma vive non come cristiano: vive come mondano o come pagano». E «quando una persona è così, scandalizza».
Del resto, ha detto il Papa, «quante volte abbiamo sentito nei nostri quartieri, nei negozi: “Guarda quello o quella, tutte le domeniche a messa e poi fa questo, questo, questo, questo…”». E così che «la gente si scandalizza». Proprio a questo si riferisce Paolo quando esorta a «non accogliere invano» la grazia di Dio.
Ma allora, «come dobbiamo accogliere» la grazia?. Prima di tutto, ha spiegato Francesco citando ancora Paolo, con la consapevolezza che «è il momento favorevole». In pratica «noi dobbiamo essere attenti per capire il tempo di Dio, quando Dio passa per il nostro cuore».
In proposito, «sant’Agostino diceva una bella parola: “Io ho paura quando passa il Signore” — “Ma perché hai paura se il Signore è buono?” — “No. Ho paura di non accoglierlo, di non capire che sta passando il Signore in questa prova, in questa parola che ho sentito, che mi ha commosso il cuore, in questo esempio di santità, tante cose, in questa tragedia”». Dunque, ha ribadito il Papa, «il Signore passa e ci dà il dono». Ma è importante «custodire il cuore per essere attenti a questo dono di Dio».
E «come si custodisce il cuore?» si è chiesto ancora Francesco. «Si custodisce — ha spiegato — allontanando ogni rumore che non viene dal Signore, allontanando tante cose che ci tolgono la pace». E «quando si allontanano queste cose, queste nostre passioni, il cuore è preparato a capire che passa il Signore e a ricevere lui e la grazia».
Dunque è importante «custodire il cuore, custodire il cuore dalle nostre passioni». E «le nostre passioni sono tante». Ma «anche Gesù nel Vangelo ci parla delle nostre passioni». Francesco, in particolare, ha ripetuto le parole di Matteo nel passo evangelico proposto dalla liturgia (5, 38-42): «Avete inteso che fu detto: occhio per occhio dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra; a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica tu lasciagli anche il mantello e se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due».
Si tratta, ha rilanciato il Papa, di «essere libero dalle passioni e avere un cuore umile, un cuore mite». E «il cuore viene custodito dall’umiltà, dalla mitezza, mai dalle lotte, dalle guerre». Invece, ha proseguito, «questo è il rumore: rumore mondano, rumore pagano o rumore del diavolo». Ma il cuore deve essere «in pace».
Per questo, ha proseguito Francesco riprendendo le parole di Paolo ai Corinzi, è importante «non dare motivo di scandalo a nessuno perché non venga criticato il nostro ministero». E ha aggiunto: «Paolo parla del ministero ma anche della testimonianza cristiana, perché non venga criticato; e questo in pace e umiltà “nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni”».
«Sono cose brutte» ha commentato Francesco. E proprio da tutto questo «io devo custodire il mio cuore per accogliere la gratuità e il dono di Dio». Ma «come lo faccio?» si è domandato. La risposta sta ancora nelle parole di Paolo: «Con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità». Insomma, spazio a «umiltà, benevolenza, pazienza che soltanto guarda Dio e ha il cuore aperto al Signore che passa».
Prima di continuare la celebrazione della messa, il Pontefice ha chiesto al Signore di «non accogliere invano la grazia di Dio, non accogliere invano la gratuità di Dio e, per questo, imparare a custodire il cuore». E ha invitato soprattutto a «chiedere alla Madonna la grazia della mitezza, dell’umiltà, della bontà che custodiscono tanto il nostro cuore, per non lasciar passare il Signore, per non accogliere invano il dono, la grazia, che il Signore ci dà».
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