PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
La gioia della memoria cristiana
Giovedì, 3 ottobre 2013
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 227, Ven. 04/10/2013)
Quando il cristiano trasforma la memoria della storia della salvezza operata da Gesù in semplice ricordo, perde di vista il valore di uno dei principi fondamentali della fede cristiana: la memoria che si fa gioia. E così vive l’Eucaristia, cioè la memoria che fa la Chiesa, come un evento sociale che annoia. Lo ha detto Papa Francesco commentando la prima lettura della messa celebrata questa mattina, giovedì 3 ottobre, nella cappella di Santa Marta.
Nella lettura, tratta dal libro di Neemìa (8, 1-4, 5-6, 7-12), viene descritto l’episodio del ritrovamento del libro della legge che era andato smarrito e che Esdra legge davanti al popolo di Dio. Il quale — ha notato il Pontefice — «per questo era commosso e piangeva. Piangeva di gioia, piangeva d’amore», perché quel libro andato perduto era stato ritrovato. Ciò significa che «il popolo di Dio aveva la memoria della Legge» ha spiegato il Papa. Ma «era una memoria lontana».
La lettura del libro fa tornare la memoria al popolo. E così, mentre Esdra leggeva e i leviti spiegavano le parole della legge «il popolo diceva: amen, amen». Il loro era un pianto «di gioia — ha precisato il Santo Padre — non di dolore. Di gioia, perché avevano l’esperienza della vicinanza della memoria, della memoria di salvezza. E questo è importante non solamente nei grandi momenti storici, ma anche nei momenti della nostra vita».
Tutti abbiamo la memoria della salvezza, ha assicurato il Papa. Ma, si è chiesto, «questa memoria è vicina a noi? O è una memoria un po’ lontana, un po’ diffusa, un po’ arcaica, un po’ da museo?». Quando la memoria non è vicina, quando non facciamo più esperienza della memoria, piano piano essa si trasforma in «un semplice ricordo. Perciò Mosè diceva al popolo: ogni anno andate al tempio, ogni anno presentate i frutti della terra, ma ogni anno ricordatevi da dove siete usciti, come siete stati salvati». Sentire vicina la memoria della nostra salvezza accende in noi la gioia. «E questa — ha specificato il Vescovo di Roma — è la gioia del popolo. È un principio della vita cristiana. I leviti calmavano tutto il popolo che piangeva di emozione e ripetevano: non vi rattristate, non vi rattristate, perché la gioia, quel che voi sentite adesso, è la gioia del Signore ed è la vostra forza».
Quando la memoria si avvicina, ha ripetuto il Pontefice, «fa due cose: riscalda il cuore e ci dà gioia». Invece «la memoria addomesticata, che si allontana e diventa un semplice ricordo, non riscalda il cuore, non ci dà gioia e non ci dà forza». L’incontro con la memoria «è un evento di salvezza, un incontro con l’amore di Dio che ha fatto la storia con noi e ci ha salvati. È tanto bello essere salvato che bisogna fare festa». Del resto, «quando Dio viene, si avvicina — ha aggiunto — sempre c’è festa».
Eppure tante volte «noi cristiani abbiamo paura della festa» e spesso la vita ci porta ad allontanarci dalla nostra memoria; «ci porta soltanto a mantenere il ricordo della salvezza, non la memoria che è viva. La Chiesa — ha sottolineato Papa Francesco — fa la sua memoria, quella che faremo adesso, la memoria della passione del Signore. Lo stesso Signore ci ha detto: fate questo in mia memoria. Ma anche a noi accade di allontanare questa memoria e trasformarla in un ricordo, un evento abituale. Ogni settimana andiamo in Chiesa, o se è morto un conoscente andiamo al funerale. E questa memoria tante volte ci annoia, perché non è vicina. È triste: la messa tante volte si trasforma in un evento sociale».
Ciò significa che non siamo vicini alla memoria della Chiesa, che è la presenza del Signore davanti a noi. «Immaginiamo — ha proseguito il Pontefice — questa bella scena nel libro di Neemia: Esdra che porta il libro della memoria di Israele e il popolo che si avvicina alla sua memoria e piange. Il cuore è riscaldato, è gioioso, sente che la gioia del Signore è la sua forza e fa festa, senza paura, semplicemente».
«Chiediamo al Signore — ha concluso il Santo Padre — la grazia di avere sempre la sua memoria vicina a noi. Una memoria vicina e non addomesticata per l’abitudine, per tante cose, e allontanata come un semplice ricordo».
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