PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Ascolto, rinuncia e missione
Giovedì, 5 settembre 2013
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 203, Ven. 6/09/2013)
Quando il Signore passa nella nostra vita, ci dice sempre una parola e ci fa una promessa. Ma ci chiede anche di spogliarci di qualcosa e ci affida una missione. Lo ha ricordato Papa Francesco durante la messa celebrata questa mattina, giovedì 5 settembre, nella cappella della Domus Sanctae Marthae.
Commentando l’episodio della «pesca miracolosa» narrato da Luca (5, 1-11) nel brano evangelico proclamato durante la liturgia, il Pontefice ha ricordato sant’Agostino, il quale «ripete una frase che mi ha sempre colpito. Dice: “Ho paura quando passa il Signore”. Perché? “Perché ho paura che passi e io non me ne accorga”. E il Signore passa nella nostra vita come è accaduto qui, nella vita di Pietro, di Giacomo, di Giovanni».
In questo caso il Signore è passato nella vita dei suoi discepoli con un miracolo. Ma, ha puntualizzato il Papa, «non sempre Gesù passa nella nostra vita con un miracolo». Anche se, ha aggiunto, «si fa sempre sentire. Sempre. E quando il Signore passa, sempre succede quello che è accaduto qui: ci dice qualcosa, ci fa sentire qualcosa, poi ci dice una parola, che è una promessa; ci chiede qualcosa nel nostro modo di vivere, di lasciare qualcosa, di spogliarci di qualcosa. E poi ci dà una missione».
Questi tre aspetti del passaggio di Gesù nella nostra vita — ci dice «una parola che è una promessa», ci chiede «di spogliarci di qualcosa», ci affida «una missione» — sono ben rappresentati dal brano di Luca. Il Santo Padre ha richiamato in particolare la reazione di Pietro al miracolo di Gesù: «Simone, che era così tanto sanguigno, è andato da lui: “Ma Signore allontanati da me che sono peccatore”. Lo sentiva davvero, perché lui era così. E Gesù cosa gli dice? “Non temere”».
«Bella questa parola, tante volte ripetuta: “Non avere paura, non temere”» ha commentato il Pontefice, aggiungendo: «E poi, e qui è la promessa, gli dice: “Ti farò pescatore di uomini”. Sempre il Signore, quando viene nella nostra vita, quando passa nel nostro cuore, ci dice una parola e ci fa una promessa: “Vai avanti, coraggio, non temere: tu farai questo!”». È «un invito a seguirlo». E «quando sentiamo questo invito e vediamo che nella nostra vita c’è qualcosa che non va, dobbiamo correggerlo» e dobbiamo essere pronti a lasciare qualsiasi cosa, con generosità. Anche se «nella nostra vita — ha precisato il Papa — c’è qualcosa di buono, Gesù ci invita a lasciarla per seguirlo più da vicino. È come è accaduto agli apostoli che hanno lasciato tutto, come dice il Vangelo: “E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono”».
La vita cristiana, dunque, «è sempre un seguire il Signore». Ma per seguirlo bisogna prima «sentire cosa ci dice»; e poi bisogna «lasciare quello che in quel momento dobbiamo lasciare e seguirlo».
Infine, c’è la missione che Gesù ci affida. Egli infatti «non dice mai: “Segui me!” senza poi dire la missione. Dice sempre: “Lascia e seguimi per questo”». Dunque se «andiamo sulla strada di Gesù — ha puntualizzato il Pontefice — è per fare qualcosa. Questa è la missione».
È «una sequenza che si ripete anche quando andiamo a pregare». Infatti «la nostra preghiera — ha sottolineato il Santo Padre — deve sempre avere questi tre momenti». Prima di tutto, l’ascolto della parola di Gesù, una parola attraverso la quale egli ci dà la pace e ci assicura la sua vicinanza. Poi il momento della nostra rinuncia: dobbiamo essere pronti a «lasciare qualcosa: “Signore, cosa vuoi che lasci per esserti più vicino?”. Forse in quel momento non lo dice. Ma noi facciamo la domanda, generosamente». Infine, il momento della missione: la preghiera ci aiuta sempre a capire quello che «dobbiamo fare».
Ecco allora la sintesi del nostro pregare: «Sentire il Signore, avere il coraggio di spogliarci di qualcosa che ci impedisce di andare di fretta per seguirlo e infine prendere la missione». Ciò non vuol dire che non si debbano affrontare delle tentazioni. Pietro, ha ricordato Papa Francesco, ha peccato gravemente rinnegando Gesù. Ma poi il Signore lo ha perdonato, Giacomo e Giovanni hanno peccato di carrierismo. Ma anche a loro il Signore ha concesso il perdono. Dunque è importante pregare tenendo ben presenti questi tre momenti. «Possiamo chiedere — ha concluso — agli apostoli, che hanno vissuto da tanto vicino queste cose, di darci la grazia di fare sempre una preghiera cercando di ascoltare la parola e la promessa di Gesù; di avere la voglia di lasciare quello che ci impedisce di seguire da vicino Gesù; e di aprire il cuore per ricevere la missione».
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