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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

La libertà dei figli di Dio

Giovedì, 4 luglio 2013

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 152, Ven. 05/07/2013)

 

Se esistesse una «carta d’identità» per i cristiani, certamente la libertà figurerebbe fra i tratti caratteristici. La libertà dei figli di Dio — ha spiegato in proposito Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata questa mattina giovedì 4 luglio nella cappella della Domus Sanctae Marthae — è il frutto della riconciliazione con il Padre operata da Gesù, il quale ha assunto su di sé i peccati di tutti gli uomini e ha redento il mondo con la sua morte sulla croce. Nessuno, ha puntualizzato il Pontefice, ci può privare di questa identità.

Con il Papa hanno concelebrato tra gli altri il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, India, e l’arcivescovo Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, il quale accompagnava alcuni dipendenti del dicastero.

La riflessione del Santo Padre si è basata sul brano del vangelo di Matteo (9, 1-8) nel quale si narra il miracolo della guarigione del paralitico. Il Papa si è soffermato sui sentimenti che devono aver scosso l’anima dell’uomo invalido quando, portato su una lettiga, sente Gesù dirgli: «coraggio figlio, ti sono perdonati i peccati».

Quelli che erano vicini a Gesù in quel momento e hanno udito le sue parole «hanno detto: “Questo bestemmia, soltanto Dio può perdonare i peccati”. E Gesù per fargli capire bene ha chiesto loro: “Cosa è più facile: perdonare i peccati o guarire? E ha guarito. Gesù, dice san Pietro, passò facendo il bene, sanando tutti, guarì, guarendo tutti».

«Ma Gesù — ha proseguito il vescovo di Roma — quando guariva un malato non era soltanto un guaritore. Quando insegnava alla gente, pensiamo nelle beatitudini, non era soltanto un catechista, un predicatore di morale. Quando bastonava l’ipocrisia dei farisei e dei sadducei non era un rivoluzionario che voleva cacciare via i romani. No, queste cose che Gesù faceva — la guarigione, l’insegnamento, le parole forti contro l’ipocrisia — erano soltanto un segno, un segno di qualcosa di più che Gesù stava facendo: perdonare i peccati».

Riconciliare il mondo in Cristo in nome del Padre: «questa è la missione di Gesù. Tutte le altre, le guarigioni, l’insegnamento, i rimproveri sono soltanto segni di quel miracolo più profondo che è la ri-creazione del mondo. Una bella preghiera della Chiesa dice: “O Signore, tu che hai creato meravigliosamente il mondo, più meravigliosamente lo hai redento, lo hai ricreato”». La riconciliazione è dunque la ri-creazione del mondo e la missione più profonda di Gesù è la redenzione di tutti noi peccatori. E «Gesù — ha aggiunto il Papa — questo lo fa non con parole, non con gesti, non camminando sulla strada, no! Lo fa con la sua carne. È proprio lui, Dio, che diventa uno di noi, uomo, per guarirci da dentro». Ma, si è chiesto il Pontefice, «si può dire che Gesù si è fatto un peccatore? Non è proprio così, perché lui non poteva peccare. San Paolo dice la parola giusta: non si è fatto peccatore si è fatto peccato (cfr. 2 Corinzi 5, 21). Lui ha preso su di sé tutto il peccato. E questo è bello, questa è la nuova creazione», è «Gesù che scende dalla gloria e si abbassa fino alla morte e morte di croce. Quella è la sua gloria e questa è la nostra salvezza. E la croce alla fine, si fa peccato (cfr. 2 Corinzi 5, 21)».

Riferendosi alla prima lettura della messa, tratta dal libro della Genesi (22, 1-19) il Papa ha ricordato poi che mentre Abramo aveva risposto immediatamente al figlio Isacco che lo invocava davanti al fuoco del sacrificio «a Gesù che diceva “Padre mio” il Padre non risponderà. E lui soltanto dirà: “Padre perché mi hai abbandonato?”». Gesù «era diventato peccato per liberarci (cfr. 2 Corinzi 5, 21)», questo «è il miracolo più grande» attraverso il quale Gesù ci ha resi figli di Dio e ci ha dato la libertà dei figli. E proprio per questo «noi possiamo dire: “Padre”. Altrimenti non avremmo mai potuto dirlo».

«Questo — ha aggiunto il Papa — è il grande miracolo di Gesù. Noi schiavi del peccato, ci ha resi liberi» ci ha guarito. «Ci farà bene pensare a questo — ha aggiunto — e pensare che è tanto bello essere figli. È tanto bella questa libertà dei figli, perché il Figlio è a casa. Gesù ci ha aperto le porte di casa, noi adesso siamo a casa. Adesso si capisce questa parola di Gesù: “coraggio figlio ti sono perdonati i peccati”. Quella è la radice del nostro coraggio: sono libero, sono figlio, mi ama il Padre e io amo il Padre. Chiediamo al Signore la grazia di capire bene questa opera sua».

Dio «ha riconciliato a sé il mondo in Cristo — ha concluso — affidando a noi la parola della riconciliazione. E la grazia di portare avanti con forza, con la libertà dei figli, questa parola di riconciliazione. Noi siamo salvati in Gesù Cristo» e nessuno potrà mai privarci di questa grazia.

 



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