PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Bisogna avere il coraggio di pregare il Signore
Lunedì, 1° luglio 2013
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 149, Lun. 01- Mart. 02/07/2013)
Se si vuole ottenere qualcosa da Dio bisogna avere il coraggio di «negoziare» con lui attraverso una preghiera insistente e convinta, fatta di poche parole. Papa Francesco è tornato così a parlare del coraggio che deve sostenere la preghiera rivolta al Padre, con «tutta la familiarità possibile». E ha portato come esempio la preghiera di Abramo, il suo modo di parlare con Dio proprio come se si trovasse a negoziare, appunto, con un altro uomo.
È su questo che il Pontefice ha invitato a riflettere quanti hanno partecipato questa mattina, lunedì 1° luglio, alla messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae. Tra gli altri erano officiali e collaboratori del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, accompagnati dal cardinale presidente Kurt Koch, il quale ha concelebrato con il Papa.
L’episodio al quale il Papa si è riferito è narrato nel libro della Genesi (18, 16-33) dove è riportata la coraggiosa intercessione di Abramo per evitare la morte dei giusti nella distruzione di Sodoma e Gomorra, esempio proprio di familiarità e di rispetto verso Dio. Abramo si rivolge a Dio come farebbe con qualunque uomo e pone il problema, insistendo: «E se ci fossero cinquanta giusti? Se ce ne fossero quaranta... trenta... venti... dieci?».
Abramo, ha ricordato il Pontefice, aveva oltrepassato cento anni. Da circa venticinque parlava con il Signore e di lui aveva maturato una profonda conoscenza. E dunque al Signore si rivolge per chiedergli «cosa farà con quella città peccatrice. Abramo sente la forza di parlare faccia a faccia col Signore e cerca di difendere quella città. È insistente». Egli sente, ha spiegato ancora il Pontefice, che quella terra gli appartiene e dunque cerca di salvare ciò che è suo. Ma, avverte, sente anche di dover difendere quello che appartiene al Signore.
«Abramo — ha puntualizzato Papa Francesco — è un coraggioso e prega con coraggio». Del resto nella Bibbia, ha aggiunto, la prima cosa che si nota è proprio l’affermazione che «la preghiera deve essere coraggiosa». Quando parliamo di coraggio «noi pensiamo sempre al coraggio apostolico», a quello che ci porta «ad andare a predicare il Vangelo».
Tuttavia esiste «anche il coraggio davanti al Signore, la parresia davanti al Signore: andare dal Signore coraggiosi per chiedere delle cose». E «Abramo parla con il Signore in una maniera speciale, con questo coraggio».
Il Papa paragona la preghiera di Abramo a un «negozio fenicio» nel quale si contratta sul prezzo e chi chiede cerca di tirare il più possibile per abbassare il prezzo. Abramo insiste e «da 50 è riuscito ad abbassare il prezzo a 10» nonostante sapesse che non era possibile evitare il castigo per le città peccatrici. Ma lui doveva intercedere per salvare «un giusto, suo cugino». Con coraggio, con insistenza, però andava avanti.
Quante volte, ha ricordato il Papa, sarà capitato a ciascuno di noi di ritrovarsi a pregare per qualcuno dicendo: «Signore ti chiedo per quello, per quello...». Ma «se uno vuole che il Signore conceda una grazia — ha sottolineato il Vescovo di Roma — deve andare con coraggio e fare quello che ha fatto Abramo, con insistenza. Gesù stesso ci dice che dobbiamo pregare così». E per far meglio capire il concetto il Papa ha riproposto alcuni episodi evangelici mostrando come, insistendo, si possa ottenere dal Signore ciò che si chiede. Questo, ha ripetuto, è «un atteggiamento della preghiera. Santa Teresa parla della preghiera come di un negoziare con il Signore. E questo è possibile quando c’è la familiarità con il Signore. Abramo da 25 anni era con il Signore, aveva familiarità. E per questo ha osato andare su questa strada di preghiera. Insistere, coraggio. È stancante, è vero, ma questa è la preghiera. Questo è ricevere da Dio una grazia».
Il Pontefice si è poi soffermato anche su come Abramo si rivolge al Signore: «Non dice “ma poveretti saranno bruciati... ma perdonali. Tu vuoi far quello? Tu che sei tanto buono vuoi fare lo stesso all’empio che al giusto? Ma no, tu non puoi far quello”. Prende gli argomenti, le motivazioni del cuore stesso di Dio. Lo stesso farà Mosè quando il Signore vuole distruggere il popolo: “ma, no, Signore, non fare così, perché diranno: li ha fatti uscire dall’Egitto nel deserto per ucciderli! no tu non puoi fare così”. Convincere il Signore con le virtù del Signore, e questo è bello».
Il suggerimento dunque è andare al cuore del Signore. «Gesù — ha detto il Papa — ci insegna: il Padre sa le cose. Non preoccupatevi, il Padre manda la pioggia sui giusti e sui peccatori, il sole per i giusti e i peccatori. Io vorrei — ha concluso rivolgendosi ai presenti — che da oggi tutti noi cinque minuti durante la giornata prendessimo la Bibbia e lentamente recitassimo il salmo 102 che è quello che abbiamo recitato fra le due letture. “Benedici il Signore anima mia, quanto è in me benedica il suo nome, non dimenticare tutti i suoi benefici. Egli perdona tutte le colpe, guarisce tutte le infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia”. Pregarlo tutto. E con questo impareremo le cose che dobbiamo dire al Signore, quando chiediamo una grazia».
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