Catechesi sulla Vecchiaia - 6. “Onora il padre e la madre”: l’amore per la vita vissuta.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, con l’aiuto della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, apriamo un passaggio attraverso la fragilità dell’età anziana, segnata in modo speciale dalle esperienze dello smarrimento e dell’avvilimento, della perdita e dell’abbandono, della disillusione e del dubbio. Naturalmente, le esperienze della nostra fragilità, di fronte alle situazioni drammatiche – talora tragiche – della vita, possono accadere in ogni tempo dell’esistenza. Tuttavia, nell’età anziana esse possono suscitare meno impressione e indurre negli altri una sorta di assuefazione, persino di fastidio. Quante volte abbiamo sentito o abbiamo pensato: “I vecchi danno fastidio”; L’abbiamo detto, l’abbiamo pensato… Le ferite più gravi dell’infanzia e della giovinezza provocano, giustamente, un senso di ingiustizia e di ribellione, una forza di reazione e di lotta. Invece le ferite, anche gravi, dell’età anziana sono accompagnate, inevitabilmente, dalla sensazione che, comunque, la vita non contraddice sé stessa, perché è già stata vissuta. E così i vecchi sono un po’ allontanati anche dalla nostra esperienza: vogliamo allontanarli.
Nella comune esperienza umana, l’amore – come si dice – è discendente: non ritorna sulla vita che sta dietro le spalle con la stessa forza con la quale si riversa sulla vita che ci sta ancora davanti. La gratuità dell’amore appare anche in questo: i genitori lo sanno da sempre, i vecchi lo imparano presto. Nonostante ciò, la rivelazione apre una strada per una diversa restituzione dell’amore: è la via dell’onorare chi ci ha preceduto. La via dell’onorare le persone che ci hanno preceduto comincia da qui: onorare gli anziani.
Questo amore speciale che si apre la strada nella forma dell’onore – cioè, tenerezza e rispetto allo stesso tempo – destinato all’età anziana è sigillato dal comandamento di Dio. «Onora il padre e la madre» è un impegno solenne, il primo della “seconda tavola” dei dieci comandamenti. Non si tratta soltanto del proprio padre e della propria madre. Si tratta della generazione e delle generazioni che precedono, il cui congedo può anche essere lento e prolungato, creando un tempo e uno spazio di convivenza di lunga durata con le altre età della vita. In altre parole, si tratta della vecchiaia della vita.
Onore è una buona parola per inquadrare questo ambito di restituzione dell’amore che riguarda l’età anziana. Cioè, noi abbiamo ricevuto l’amore dei genitori, dei nonni e adesso noi restituiamo questo amore a loro, agli anziani, ai nonni. Noi oggi abbiamo riscoperto il termine “dignità”, per indicare il valore del rispetto e della cura della vita di chiunque. Dignità, qui, equivale sostanzialmente all’onore: onorare padre e madre, onorare gli anziani è riconoscere la dignità che hanno.
Pensiamo bene a questa bella declinazione dell’amore che è l’onore. La cura stessa del malato, il sostegno di chi non è autosufficiente, la garanzia del sostentamento, possono mancare di onore. L’onore viene a mancare quando l’eccesso di confidenza, invece di declinarsi come delicatezza e affetto, tenerezza e rispetto, si trasforma in ruvidezza e prevaricazione. Quando la debolezza è rimproverata, e addirittura punita, come fosse una colpa. Quando lo smarrimento e la confusione diventano un varco per l’irrisione e l’aggressività. Può accadere persino fra le pareti domestiche, nelle case di cura, come anche negli uffici o negli spazi aperti della città. Incoraggiare nei giovani, anche indirettamente, un atteggiamento di sufficienza – e persino di disprezzo – nei confronti dell’età anziana, delle sue debolezze e della sua precarietà, produce cose orribili. Apre la strada a eccessi inimmaginabili. I ragazzi che danno fuoco alla coperta di un “barbone” – lo abbiamo visto –, perché lo vedono come uno scarto umano, sono la punta di un iceberg, cioè del disprezzo per una vita che, lontana dalle attrazioni e dalle pulsioni della giovinezza, appare già come una vita di scarto. Tante volte pensiamo che i vecchi sono lo scarto o li mettiamo noi allo scarto; si disprezzano i vecchi e si scartano dalla vita, mettendoli da parte.
Questo disprezzo, che disonora l’anziano, in realtà disonora tutti noi. Se io disonoro l’anziano disonoro me stesso. Il brano del Libro del Siracide, ascoltato all’inizio, è giustamente duro nei confronti di questo disonore, che grida vendetta al cospetto di Dio. Esiste un passo, nella storia di Noè, molto espressivo a questo riguardo. Il vecchio Noè, eroe del diluvio e ancora gran lavoratore, giace scomposto dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo. È già anziano, ma ha bevuto troppo. I figli, per non farlo svegliare nell’imbarazzo, lo coprono delicatamente, con lo sguardo abbassato, con grande rispetto. Questo testo è molto bello e dice tutto dell’onore dovuto all’anziano; coprire le debolezze dell’anziano, per non farlo vergognare, è un testo che ci aiuta tanto.
Nonostante tutte le provvidenze materiali che le società più ricche e organizzate mettono a disposizione della vecchiaia – delle quali possiamo certamente essere orgogliosi –, la lotta per la restituzione di quella speciale forma dell’amore che è l’onore, mi pare ancora fragile e acerba. Dobbiamo fare di tutto, sostenerla e incoraggiarla, offrendo migliore sostegno sociale e culturale a coloro che sono sensibili a questa decisiva forma di “civiltà dell’amore”. E su questo, io mi permetto di consigliare ai genitori: per favore, avvicinare i figli, i bambini, i figli giovani agli anziani, avvicinarli sempre. E quando l’anziano è ammalato, un po’ fuori testa, avvicinarli sempre: che sappiano che questa è la nostra carne, che questo è quello che ha fatto sì che noi stessimo adesso qui. Per favore, non allontanare gli anziani. E se non c’è altra possibilità che inviarli in una casa di riposo, per favore, andarli a trovare e portare i bambini a trovarli: sono l’onore della nostra civiltà, i vecchi che hanno aperto le porte. E tante volte, i figli si dimenticano di questo. Vi dico una cosa personale: a me piaceva, a Buenos Aires, visitare le case di riposo. Andavo spesso e visitavo ognuno. Ricordo una volta che domandai a una signora: “Quanti figli ha, lei?” – “Ne ho quattro, tutti sposati, con nipotini”. E incominciò a parlarmi della famiglia. “E loro vengono?” – “Sì, vengono sempre!”. Quando sono uscito dalla camera l’infermiera, che aveva sentito, mi disse: “Padre, ha detto una bugia per coprire i figli. Da sei mesi non viene nessuno!”. Questo è scartare i vecchi, è pensare che i vecchi sono materiale di scarto. Per favore: è un peccato grave. Questo è il primo grande comandamento, e l’unico che dice il premio: “Onora il padre e la madre e avrai vita lunga sulla terra”. Questo comandamento di onorare i vecchi ci dà una benedizione, che si manifesta in questo modo: “Avrai lunga vita”. Per favore, custodire i vecchi. E se perdono la testa, custodirli comunque perché sono la presenza della storia, la presenza della mia famiglia, e grazie a loro io sono qui, possiamo dire tutti noi: grazie a te, nonno e nonna, io sono vivo. Per favore, non lasciarli da soli. E questo, di custodire i vecchi, non è una questione di cosmetici e di chirurgia plastica: no. Piuttosto, è una questione di onore, che deve trasformare l’educazione dei giovani riguardo alla vita e alle sue fasi. L’amore per l’umano che ci è comune, inclusivo dell’onore per la vita vissuta, non è una faccenda per vecchi. Piuttosto è un’ambizione che renderà splendente la giovinezza che ne eredita le qualità migliori. La sapienza dello Spirito di Dio ci conceda di aprire l’orizzonte di questa vera e propria rivoluzione culturale con l’energia necessaria.
Saluti
Je salue cordialement les personnes de langue française présentes aujourd’hui, particulièrement les jeunes du diocèse de Fréjus-Toulon, les lycéens de Paris et les pèlerins de Monaco, accompagnés par leur évêque, Mgr David. En ces jours de l’Octave, marqués par la joie de Pâques, prions particulièrement pour les personnes âgées afin que, grâce au soutien de leurs familles et des communautés chrétiennes, elles collaborent par leur sagesse et par leur expérience à la transmission de la foi et à l’éducation des nouvelles générations. Que le Christ ressuscité vous bénisse !
[Saluto cordialmente le persone di lingua francese presenti oggi, in modo particolare i giovani di Frejus-Toulon e di Parigi, e i pellegrini di Monaco accompagnati del loro vescovo, Mons. David. In questi giorni dell'Ottava, segnati dalla gioia della Pasqua, preghiamo soprattutto per gli anziani, perché, con il sostegno delle loro famiglie e delle comunità cristiane, collaborino con la loro saggezza ed esperienza alla trasmissione della fede e all'educazione delle nuove generazioni. Cristo Risorto vi benedica!]
I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially those from England, Myanmar and the United States of America. In the joy of the Risen Christ, I invoke upon you and your families the loving mercy of God our Father. May the Lord bless you all!
[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’udienza odierna, in particolare quelli provenienti dall’Inghilterra, dal Myanmar e dagli Stati Uniti d’America. Nella gioia del Cristo Risorto, invoco su di voi e sulle vostre famiglie l’amore misericordioso di Dio nostro Padre. Il Signore vi benedica!]
Herzlich grüße ich die Gläubigen deutscher Sprache. Eine gute Osterzeit, erfüllt von der Gnade des auferstandenen Herrn, wünsche ich Euch allen und Euren Familien. Beten wir zugleich für den Frieden und um Trost für die Familie, die wegen der Kriege in der Welt viel Leid erfahren.
[Saluto cordialmente i fedeli di lingua tedesca. Auguro un buon Tempo di Pasqua, colmo di grazia del Signore Risorto, a voi e alle vostre famiglie. Preghiamo, allo stesso tempo, per la pace e per il conforto di tutte le famiglie che soffrono a causa delle guerre nel mondo.]
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. En estos días de Pascua, pidamos a Cristo resucitado que nos conceda delicadeza y paciencia para tratar con las personas que nos rodean, especialmente con quienes están atravesando la etapa de la ancianidad. ¡Felices Pascuas de Resurrección! Que Dios los bendiga. Muchas gracias.
Dirijo uma cordial saudação aos fiéis de língua portuguesa, a todos desejando santos dias de Páscoa! Perante as dolorosas derrotas da vida, Cristo, vencedor do pecado, do medo e da morte, exorta a não se render ao mal e à violência. Deixemo-nos vencer pela paz de Cristo! Em seu Nome vos abençoo, a vós e aos vossos entes queridos!
[Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lingua portoghese, augurando a tutti santi giorni di Pasqua! Davanti alle dolorose sconfitte della vita, Cristo, vincitore del peccato, della paura e della morte, esorta a non arrendersi al male e alla violenza. Lasciamoci vincere dalla pace di Cristo! Nel suo Nome, benedico voi e i vostri cari!]
أُحَيِّي المؤمِنينَ الناطِقينَ باللغَةِ العربِيَّة. وصيّة "أَكرِمْ أَباكَ وأُمَّك" هي الوصية الرابعة من وصايا الله العشر. ولا تقوم فقط بإكرام والدَينا، بل أيضًا بإكرام جميع كبار السّن ومن سبقونا منهم إلى الدار الأبدية. ومن أكرم أباه وأمّه أطال الله عمره (راجع خروج 20، 12). باركَكُم الرّبُّ جَميعًا وحَماكُم دائِمًا مِن كُلِّ شَرّ!
[Saluto i fedeli di lingua araba. Il comandamento "Onora il padre e la madre" è il quarto dei Dieci Comandamenti di Dio. Non si tratta solo di onorare i nostri genitori, ma anche di onorare tutti gli anziani e coloro che ci hanno preceduto alla dimora eterna. Chi onora suo padre e sua madre, Dio gli prolunghi i suoi giorni (Cfr. Es 20,12). Il Signore vi benedica tutti e vi protegga sempre da ogni male!]
Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. Drodzy bracia i siostry, w niedzielę będziemy obchodzili Święto Miłosierdzia Bożego. Chrystus uczy nas, że człowiek nie tylko doświadcza Bożego miłosierdzia, ale także jest powołany, aby okazywał je swoim bliźnim. Szczególnie dziękuję wam za miłosierdzie wobec tak licznych uchodźców z Ukrainy, którzy w Polsce zastali otwarte drzwi i hojne serca. Niech Bóg wynagrodzi was za waszą dobroć. Z ufnością módlmy się do Chrystusa Miłosiernego także za osoby starsze, chore i doświadczone cierpieniem. Niech Zmartwychwstały ożywi w nas nadzieję i ducha wiary. Z serca wam błogosławię.
[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Domenica celebreremo la festa della Divina Misericordia. Cristo ci insegna che l'uomo non solo sperimenta la misericordia di Dio, ma è anche chiamato a mostrarla al suo prossimo. Vi sono particolarmente grato per la vostra misericordia verso tanti rifugiati dall'Ucraina, che hanno trovato in Polonia porte aperte e cuori generosi. Che Dio vi ricompensi per la vostra bontà. Preghiamo anche con fiducia il Cristo Misericordioso per gli anziani, i malati e gli afflitti. Che il Cristo risorto ravvivi in noi la speranza e lo spirito di fede. Vi benedico di cuore.]
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti della diocesi di Milano che ricordano il 40° di Ordinazione, i diaconi del Collegio Internazionale del Gesù, le Suore Serve del Signore e della Vergine di Matarà, le Novizie e Juniores di varie Congregazioni religiose: queste giovani si muovono... Assicuro la mia preghiera a ciascuno perché il Signore accompagni e sostenga il vostro cammino di fedeltà e di consacrazione a Lui.
Con speciale affetto saluto i preadolescenti della Diocesi di Milano: cari ragazzi, guardate a Gesù Risorto per ritrovare in Lui, il modello e la forza per vivere pienamente le ricchezze della vostra età.
Il mio pensiero va infine, come di consueto, agli anziani, agli ammalati, ai giovani e agli sposi novelli. Il messaggio che scaturisce dal mistero della Risurrezione sia per tutti un impegno a riconoscere che nell’evento di Cristo è annunciata la più profonda verità sull’uomo ed è tracciato il suo destino.
A tutti voi la mia benedizione!
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