Pubblichiamo di seguito il Messaggio inviato dal Santo Padre Francesco al Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, Em.mo Card. Stanislaw Rylko, in occasione della Giornata di studio organizzata dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con la Pontificia Università della Santa Croce, sul tema: Vocazione e missione dei laici. A cinquant’anni dal Decreto “Apostolicam actuositatem”.
Messaggio del Santo Padre
Al Venerato Fratello
Cardinale Stanisław Ryłko
Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici
Rivolgo il mio cordiale saluto a Lei, Signor Cardinale, e a tutti i partecipanti alla Giornata di studio organizzata dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con la Pontificia Università della Santa Croce, sul tema Vocazione e missione dei laici. A cinquant’anni dal Decreto “Apostolicam actuositatem”.
Il vostro convegno si colloca nel quadro del 50° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, evento straordinario di grazia, che, come affermò il beato Paolo VI, ha avuto «il carattere d’un atto d’amore; d’un grande e triplice atto d’amore: verso Dio, verso la Chiesa, verso l’umanità» (Allocuzione all’inizio della Quarta Sessione, 14 settembre 1965: Insegnamenti, III [1965], 475). Questo rinnovato atteggiamento di amore che ispirava i Padri conciliari ha portato anche, tra i suoi molteplici frutti, ad un modo nuovo di guardare alla vocazione e alla missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, che ha trovato magnifica espressione anzitutto nelle due grandi Costituzioni conciliari Lumen gentium e Gaudium et spes. Questi documenti basilari del Concilio considerano i fedeli laici entro una visione d’insieme del Popolo di Dio, a cui essi appartengono assieme ai membri dell’ordine sacro e ai religiosi, e nel quale partecipano, nel modo loro proprio, della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo stesso. Il Concilio, dunque, non guarda ai laici come se fossero membri di “second’ordine”, al servizio della gerarchia e semplici esecutori di ordini dall’alto, ma come discepoli di Cristo che, in forza del loro Battesimo e del loro naturale inserimento “nel mondo”, sono chiamati ad animare ogni ambiente, ogni attività, ogni relazione umana secondo lo spirito del Vangelo (cfr LG, 31), portando la luce, la speranza, la carità ricevuta da Cristo in quei luoghi che, altrimenti, resterebbero estranei all’azione di Dio e abbandonati alla miseria della condizione umana (cfr GS, 37). Nessuno meglio di loro può svolgere il compito essenziale di «iscrivere la legge divina nella vita della città terrena» (ibid., 43).
Sull’ampio sfondo di questa dottrina conciliare, si inserisce il Decreto Apostolicam actuositatem, che tratta più da vicino della natura e degli ambiti dell’apostolato dei laici. Questo documento ha ricordato con forza che «la vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all’apostolato» (n. 2), per cui l’annuncio del Vangelo non è riservato ad alcuni “professionisti della missione”, ma dovrebbe essere l’anelito profondo di tutti i fedeli laici, chiamati, in virtù del loro Battesimo, non solo all’animazione cristiana delle realtà temporali, ma anche alle opere di esplicita evangelizzazione, di annuncio e di santificazione degli uomini (cfr ibid.).
Si può dire che tutto questo insegnamento conciliare ha fatto crescere nella Chiesa la formazione dei laici, che tanti frutti ha già portato fino ad ora. Ma il Concilio Vaticano II, come ogni Concilio, interpella ogni generazione di pastori e di laici, perché è un dono inestimabile dello Spirito Santo che va accolto con gratitudine e senso di responsabilità: tutto ciò che ci è stato donato dallo Spirito e trasmesso dalla santa Madre Chiesa va sempre di nuovo capito, assimilato e calato nella realtà! Applicare il Concilio, portarlo nella vita quotidiana di ogni comunità cristiana: era questa l’ansia pastorale che ha sempre animato san Giovanni Paolo II, da vescovo e da Papa. Durante il Grande Giubileo del 2000, egli disse: «Una nuova stagione si apre dinanzi ai nostri occhi: è il tempo dell’approfondimento degli insegnamenti conciliari, il tempo della raccolta di quanti i Padri conciliari seminarono e la generazione di questi anni ha accudito e atteso. Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato una vera profezia per la vita della Chiesa; continuerà ad esserlo per molti anni del terzo millennio appena iniziato» (Discorso al Convegno internazionale sull’attuazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, 27 febbraio 2000: Insegnamenti, XXIII, 1 [2000], 278).
Prego il Signore, per intercessione della Vergine Santa, perché il vostro convegno sia di stimolo a tutti – pastori e fedeli laici – ad avere nel cuore la stessa ansia di vivere e attuare il Concilio e portare al mondo la luce di Cristo. Vi chiedo per favore di pregare per me e con affetto vi benedico.
Dal Vaticano, 22 ottobre 2015
Memoria di san Giovanni Paolo II
FRANCISCUS
[01964-IT.01] [Testo originale: Italiano]