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PENITENZIERIA APOSTOLICA

DISCORSO DI S.Em. IL CARD. JAMES FRANCIS STAFFORD
ALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO
IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DEI VESPRI

Venerdì, 21 luglio 2006

 

Il mio cuore si strugge di dolore per Efraim 

Lettura: Geremia 31:20-21

“Il mio cuore si strugge di dolore per Efraim; sicuramente avrò misericordia per lui, dice il Signore” (Geremia 31:20-21).

Queste parole del Signore Dio al profeta Geremia si applicano sia all’Apostolo Pietro che ad ognuno di  noi, Chiesa di Roma, di cui lui è il buon pastore. I nostri pensieri iniziano, come quelli di Dio, con il fatto che il mondo è pieno di dolore, mondo che in quanto umano è pieno di peccato.

Per oltre 1600 anni la Basilica Romana dedicata al pescatore di Galilea, Pietro di Cafarnao, ha dominato il paesaggio religioso di Roma. Già durante i primi 300 anni, la sua tomba in Vaticano era conosciuta come il trophaeum del martire, il primo segno del trionfo della fede cristiana. Considerate le origine ed il carattere di Pietro, potrebbe sembrare al quanto impossibile comprendere l’onore che successivamente acquistò. Pietro è nato in uno sconosciuto villaggio di Betsaida a nord del lago di Galilea, ha poi seguito un falegname di Nazareth, la cui giovane vita si concluse improvvisamente con una esecuzione, ucciso come un criminale. La tradizione concepisce la successiva violenta morte di Pietro come una conseguenza del fatto che lui era stato un seguace di quel falegname. La famiglia di Pietro aveva probabilmente rapporti con il movimento del pentimento e della conversione connesso con Giovanni il Battista. Pietro e suo fratello, Andrea, erano stati disegnati come i discepoli del circolo del Battista (Giovanni 1: 35-42). Gesù, il falegname, era stato battezzato da Giovanni.

Sottolineo l’importanza dell’innovazione del circolo di Giovanni il Battista, che ha enfatizzato il pentimento e la conversione. Il tradimento di Pietro è davvero difficile da leggere. Ancora oggi risulta incomprensibile che Pietro non solo ha rinnegato Gesù ma ha anche imprecato contro di lui. Ma lo ha fatto. L’apparente disciplina ‘fallimentare’ di Pietro mentre Gesù era in vita, risulta piuttosto ironica se connessa con il suo successivo pentimento che però ha aperto un nuovo spazio ad una teologia della riconciliazione. Alla fine, Pietro non era tra quelli corrotti che complottarono l’esecuzione di Gesù. Il suo più grande rammarico fu quando nella casa di Caifa, Gesù  “si rivolse” verso di lui e ciò dimostra che Pietro era consapevole che la sua amicizia con Gesù non era destinata ad essere come quella di coloro che cercano di salvare, ad ogni costo, le proprie vite terrene (Marco 8:34-38). Con l’ammissione del suo peccato è sorto un doppio movimento tra Pietro ed il suo peccato. Il riconoscimento e l’ammissione di esso, lo ha portato ad identificarsi con la sua colpa e ad affermare che lui stesso era un peccatore. La presa di coscienza che il peccato gli appartiene e non solo a lui, lo conduce a prendere una distanza da esso e a “rivolgersi al Signore”.  I Romani di oggi devono fare come Pietro e ‘rivolgersi’ a Cristo attraverso nuove manifestazioni di conversione e di pentimento. Essi, quindi comprendono che è arrivato il momento del  testimone  cristiano. Ciò richiede una continua conversione e rinnovamento.

La conversione di Pietro è stata oggetto di profonde riflessioni per diversi secoli. Si ricorda, tra i vari artisti che hanno trattato questo tema, Anselmo, El Greco e Michelangelo. Sant’Anselmo prega, “San Pietro, principe degli Apostoli, per la  misericordia da te mostrata ed il potere dato a te, sciogli le mie catene, guarisci le mie ferite”. El Greco ritrae Pietro che “piange lacrime amare” e come precedentemente a Manresa, la Basilica viene raffigurata come una caverna dei suoi peccati. Durante il Medioevo, le lagrime sono state associate al Sacramento del Pentimento. Michelangelo, è stato un altro artista, che si è imbattuto con le amare lacrime di Pietro. Sono convinto che gli uomini e le donne che hanno vissuto nella metà del XVI sec. a Roma e che hanno dipinto e costruito la nuova Basilica di S. Pietro, non hanno mai potuto dimenticare, durante la loro esistenza, il terrore del 1527. Molti associarono il sacco di Roma compiuto dalle truppe dell’Imperatore Carlo V con la profezia di Isaia contro un non-penitente Giuda. Assiria divenne “il bastone dello sdegno di Dio e la verga del suo furore” contro Gerusalemme (Isaia 10:5). Nel XVI sec. i Romani, incluso i membri della curia, hanno associato Carlo V a Sennacherib, di Assiria. Alcuni cristiani oggi sollevano la questione, “nel mezzo di una razionalità liberale e strumentale chi diventerà il bastone dello sdegno di Dio contro di noi?”

La Basilica di San Pietro rimane il primo segno della resistenza della conversione cristiana in agape non solo dopo la finale ’repressione’ dell’antica Roma da parte delle armate di Alarico nel 410 ma anche dopo la ‘repressione’ del sedicesimo secolo. Sul terreno e nelle pietre che danno vita alla martoriata forma della Basilica – specialmente evidente nelle parti situate a nord, ad est e a sud-ovest -, i Romani testimoniano sia l’epoca antica, che profetica, la lotta di Pietro contro la proprio paura ed il tradimento di Gesù. La forma della nuova Basilica riproduce proprio sia la fede che la ragione che hanno guidato le intense emozioni di Pietro ed il suo duro lavoro. Secondo quanto riportato nel tardo secondo secolo negli apocrifi Atti di Pietro, lui continuò a manifestare questa paura fino alla fine della sua vita. Informati, sulla cospirazione contro Pietro, i Cristiani di Roma lo convinsero a scappare dalla città. Mentre stava scappando, Pietro vide il Signore che entrava a Roma e comprese che era giunto il momento della sua crocifissione.

Cari fratelli e sorelle, siamo a conoscenza di quanto sia pericolosa la situazione di ogni disciplina del Cristiano romano, che vive e lavora in una società laica che si evolve in una religione politicamente democratica. La vostra situazione era stata profetizzata dalle drammatiche parole che Gesù rivolse a Pietro ed ai suoi apostoli (Luca 22, 31). “Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano”. I romani che desiderano seguire Gesù oggi, devono esporsi tanto quanto è stato pericoloso per Pietro. Gesù ha assicurato ai suoi discepoli e assicura anche a noi la sua preghiera costante “ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede” (Luca 22, 32). Poiché viviamo in una realtà orribile: la vita duratura di una disciplina è sempre sospesa tra la rivendicazione di Satana e la preghiera di Cristo. Ad esempio l’inaspettata eruzione di violenza con cui si è concluso il recente Mondiale di calcio ha rappresentato un’ulteriore conferma di ciò. Ma anche noi rappresentiamo una parte di quella comunità duratura che ha iniziato con l’esortazione di Gesù alla conversione e al pentimento, “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Matteo 1:15). Dio conforterà quelli che proclameranno il messaggio di Gesù alla conversione e al pentimento. Il cuore di Dio si strugge di dolore per ognuno di noi (Geremia 31:20).

 

James Francis Cardinal STAFFORD
Penitenziere Maggiore

 

    

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