Saluto di SER Mons. Nikola Eterović Harissa, 14 settembre 2012
“Signore, vogliamo vedere Gesù” (Gv 12, 21). Con queste parole alcuni Greci, timorati di Dio, si rivolsero a Filippo per essere introdotti presso il Maestro che era già entrato solennemente a Gerusalemme (cfr Gv 12, 12ss), ultima tappa del suo itinerario terreno. Vedere Gesù significava conoscerlo, credere in lui per avere parte al Regno di Dio che egli annunciava, anzi, che stava portando a compimento. Infatti, alla richiesta dei Greci, probabilmente da immaginare come persone pie e simpatizzanti del giudaismo, Gesù risponde in modo indiretto, annunciando: “è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato” (Gv 12, 23). Secondo la volontà di Dio Padre, Gesù sarà glorificato per mezzo della morte in croce. La sua estrema umiliazione sarà al contempo la sua elevazione (cfr Gv 3, 14; 8, 28). “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32). Con la sorte di Gesù è connessa anche la nostra umiliazione e glorificazione. Le sue mani inchiodate sulla croce si allargano a quanti, sia Giudei che Greci, riconoscono in Lui la potenza e la sapienza di Dio (cfr 1 Cor 1, 24). Il Signore crocifisso e risorto trasforma anche la nostra morte nella gloria della risurrezione. Beatissimo Padre, secondo la promessa del Signore: “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 20), anche noi membri dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi abbiamo potuto vedere Gesù durante l’indimenticabile esperienza di preghiera, di riflessione e di scambio di pareri nel corso dell’Assise sinodale dal 10 al 24 ottobre 2010. Attento alle necessità dei confratelli nell’episcopato, per la prima volta nella storia quasi bimillenaria della Chiesa, Vostra Santità ha convocato a Roma tutti i Vescovi del Medio Oriente, diocesani e titolari, inclusi alcuni emeriti. Essi hanno preso parte ai lavori sinodali sul tema La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4, 32). Nello scambio dei doni abbiamo conosciuto di nuovo Gesù Cristo sotto il segno della croce, riconoscendolo in tante esperienze di marginalizzazione, di disuguaglianza, di dolore, di sofferenza, di violenza e persino di guerra. Nella grazia dello Spirito Santo abbiamo però tenuto sempre presente che la croce è la via della glorificazione non solamente del Signore bensì di tutti coloro che lo seguono portando con lui ogni giorno la propria croce (cfr Lc 9, 23). In questa occasione solenne, riuniti nella storica basilica Greco-melkita di St Paul, compio ben volentieri il dovere di ringraziare tutti i Padri sinodali per il competente e valido contributo nella riflessione sulla situazione ecclesiale e sociale in Medio Oriente. Dalla comunione e dal lavoro dell’Assemblea sinodale si è potuto mostrare con evidenza, in mezzo a non poche difficoltà, lo spuntare di un’alba nuova, carica di speranza anche per i cristiani. In modo particolare ringrazio i Membri del Consiglio Speciale per il Medio Oriente per la preziosa collaborazione nella raccolta e nella sistemazione dell’abbondante materiale delle riflessioni sinodali, confluite nell’Esortazione Apostolica Postsinodale che Vostra Santità ha voluto redigere, accogliendo il voto dei Padri sinodali. Beatissimo Padre, a nome di tutti i membri dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente e in qualità di Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ho l’onore di invitare Vostra Santità a firmare l’Esortazione Apostolica Postsinodale, affidandola alle Chiese che sono pellegrine nella regione mediorientale, così cara ad ogni cuore cristiano.
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