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Esortazione Apostolica Postsinodale Africae munus
Presentazione di Sua Eccellenza Mons. Nikola Eterović,
Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi,

Ouidah, 19 novembre 2011

 

1) Introduzione

Il Santo Padre Benedetto XVI ha firmato l’Esortazione Apostolica Postisnodale Africae munus a Ouidah, Benin, il 19 novembre 2011. Con tale gesto, Sua Santità ha offerto alla Chiesa universale e, in particolare, alla Chiesa in Africa e nelle isole adiacenti, i risultati e gli incoraggiamenti della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Essa ha avuto luogo a Roma dal 4 al 25 ottobre 2009 sul tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. ‘Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo’ (Mt 5, 13.14)”. Il Sommo Pontefice, Presidente del Sinodo, ha dato un apporto personale al Documento, proprio del carisma petrino, come si percepisce da numerose citazioni di suoi interventi non solamente durante l’Assise sinodale, bensì nel corso dei sette anni del Pontificato. Inoltre, con l’odierna celebrazione, svoltasi in Benin, Sua Santità ha voluto sottolineare il suo amore e la sua vicinanza spirituale alla Chiesa che pellegrina nel continente africano. È la sua seconda Visita Apostolica in Africa connessa con i lavori dell’Assemblea sinodale. La prima era nel 2009 in Camerun ed Angola per la consegna all’episcopato africano dell’Instrumentum laboris, Ordine del giorno della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa.

L’Africae munus si situa in continuazione con l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Africa, pubblicata nel 1995, in seguito alla Prima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Secondo l’Africae munus, l’Ecclesia in Africa ha dato un grande impulso alla crescita della Chiesa in Africa. Inoltre, ha sviluppato l’idea di Chiesa Famiglia di Dio che è stata benefica alla Chiesa universale. L’Africae munus intende rafforzare tale dinamismo ecclesiale, indicare il programma dell’attività pastorale, dell’evangelizzazione, anzi della nuova evangelizzazione del grande continente africano nei prossimi decenni, sottolineando la necessità della riconciliazione, della giustizia e della pace.

Il tema sinodale riguarda l’attività evangelizzatrice della Chiesa, ma anche la ragion d’essere della comunità politica al servizio del bene comune. Per restare ancorati sul saldo terreno del Vangelo, che ispira la Dottrina sociale della Chiesa, la Parola di Dio ha guidato la riflessione del Santo Padre Benedetto XVI e dei Padri sinodali. L’Africae munus riconosce l’influsso benefico della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, celebrata nell’anno 2008. Pertanto, oltre all’invito ai cristiani ad essere il sale della terra e la luce del mondo (cfr Mt 5, 13. 14), che anima tutto il testo, il Documento abbonda di richiami alla Sacra Scrittura. In particolare, l’argomento di ognuna delle due parti dell’Esortazione è associato ad una citazione biblica: la prima “Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21, 5) e la seconda: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1 Cor 12, 7).

2) Struttura e scopo dell’Africae munus

L’Esortazione Apostolica Postsinodale Africae munus è composta di due Parti, preceduta da una Introduzione e seguita da una Conclusione. La prima parte ha due capitoli: 1) “Al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace” e 2) “I cantieri per la riconciliazione, la giustizia e la pace”. La seconda ne ha tre: 1) “I membri della Chiesa”; 2) “Principali campi di apostolato” e 3) “‘Àlzati, prendi la tua barella e cammina!’ (Gv 5, 8)”.

Nell’Introduzione, il Santo Padre Benedetto XVI ripercorre brevemente l’iter della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa, per offrirne poi gli abbondanti frutti con la presente Esortazione Apostolica Postsinodale. Inoltre, egli indica lo scopo dell’Africae munus: affidare a tutti i membri del Popolo di Dio: vescovi, sacerdoti, diaconi permanenti, persone di vita consacrata, catechisti e laici, il prezioso tesoro dell’“impegno dell’Africa per il Signore Gesù Cristo” (AM 1). Dare “un nuovo impulso carico di speranza e di carità evangelica” (AM 3) alla Chiesa in Africa affinché sia veramente sale della terra e luce del mondo. La finalità di tale missione è portare “l’Africa ad approfondire la vocazione cristiana” vivendo “nel nome di Gesù, la riconciliazione tra le persone e le comunità, e a promuovere per tutti la pace e la giustizia nella verità” (AM 1). Ravvivando la fede e la speranza, la Chiesa è chiamata a “contribuire a costruire un’Africa riconciliata, attraverso le vie della verità e della giustizia, dell’amore e della pace (cfr Sal 85, 11)” (AM 2).

Facendo tesoro delle considerazioni dei Padri sinodali, l’Africae munus è ben contestualizzata nell’oggi dell’Africa, caratterizzato da numerosi aspetti positivi e da gravi problemi. Di fronte alle sfide d’indole sociale, politica, etnica, economica ed ecologica, come pure di fronte alle pandemie, quali la malaria, l’Aids, la tubercolosi, l’Africa “mantiene la sua gioia di vivere, di celebrare la vita che proviene dal Creatore nell’accoglienza delle nascite perché crescano la famiglia e la comunità umana” (AM 9). Essa ha pure un ricco patrimonio intellettuale, culturale e religioso. Pertanto, l’Africae munus invita gli Africani al coraggio della fede e della speranza cristiane. Il Papa Benedetto XVI scorge nell’Africa “‘un immenso polmone spirituale per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza’, grazie alle straordinarie ricchezze umane e spirituali dei suoi figli, delle sue culture multicolori, del suo suolo e del suo sottosuolo dalle immense risorse”. Tuttavia, per stare in piedi con dignità, “l’Africa ha bisogno di sentire la voce di Cristo che proclama oggi l’amore per l’altro, anche per il nemico” (AM 13). L’Esortazione si sforza di tradurre la teologia in pastorale, fornendo indicazioni chiare e pratiche per l’attività della Chiesa nel futuro prossimo.

3) PRIMA PARTE: “Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21, 5)

La Seconda Assemblea Speciale per l’Africa ha permesso di discernere le strutture portanti della missione ecclesiale nel continente che aspira alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace, le quali devono essere tradotte dai Pastori in linee operative nelle Chiese particolari. Esse sono descritte nella prima parte dell’Africae munus che è divisa in due capitoli.

Il primo capitolo, “Al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”, è composto dai seguenti due paragrafi:

1) “Autentici servitori della Parola di Dio”. I cristiani sono invitati ad ascoltare Gesù Cristo, che li chiama attraverso la sua Parola, per lasciarsi riconciliare con Dio e con il prossimo, via necessaria per la costruzione di una comunità e Nazione riconciliate.

2) “Cristo al cuore delle realtà africane: sorgente di riconciliazione, di giustizia e di pace”. In questo capitolo sono trattati i temi: “‘Lasciatevi riconciliare con Dio’ (2 Cor 5, 20b)”; “Diventare giusti e costruire un ordine sociale giusto” che, a sua volta, contiene riflessioni sugli argomenti: “Vivere della giustizia di Cristo” e “Creare un ordine giusto nella logica delle beatitudini”; “L’amore nella verità: sorgente di pace” che include due punti: “Servizio fraterno concreto” e “La Chiesa come una sentinella”.

Per fornire all’impegno per la pace il necessario presupposto interiore, occorre creare nei cuori la forza della riconciliazione. La Chiesa invita alla purificazione interiore dell’uomo, condizione preliminare ed essenziale per l’edificazione della giustizia e della pace. Solamente una riconciliazione autentica genera una pace duratura nella società. “È offrendo e accogliendo il perdono che le memorie ferite delle persone o delle comunità hanno potuto guarire e le famiglie prima divise hanno ritrovato l’armonia” (AM 21). Ovviamente, i responsabili dei crimini devono essere ricercati e messi davanti alla loro responsabilità, anche perché simili tragedie non si ripetano più.

La costruzione di un ordine sociale giusto compete alla sfera politica. La Chiesa, però, ha il dovere di formare le coscienze degli uomini e delle donne impegnati nella costruzione di una società riconciliata nella giustizia e nella pace. La sua funzione è di educare il mondo al senso religioso annunciato da Gesù Cristo. Anzi, “il modello per eccellenza a partire dal quale la Chiesa pensa e ragiona, e che essa propone a tutti, è Cristo” (AM 22). La Chiesa si impegna nella formazione civica dei cittadini anche tramite le Commissioni Giustizia e Pace. Vivere della giustizia di Cristo significa anche adoperarsi per rendere giustizia ai popoli - “dare a ciascuno il suo”, di fronte a gravi ingiustizie, quali, per esempio, “la confisca dei beni della terra da parte di una minoranza a scapito di popoli interi” (AM 24), che è inaccettabile e immorale. La giustizia deve essere sostenuta dalla sussidiarietà e dalla solidarietà ed animata dalla carità. “La carità, che assicura il legame con Dio, va oltre la giustizia distributiva” (AM 24). La giustizia umana è sempre limitata e imperfetta; la giustizia divina le offre l’orizzonte verso il quale deve tendere per realizzarsi pienamente. Gesù Cristo propone non una rivoluzione di tipo sociale o politico, bensì quella dell’amore, sulla quale si fondano le Beatitudini. Esse forniscono un nuovo orizzonte di giustizia, inaugurato nel mistero pasquale, in grado di rendere le persone giuste, per costruire un mondo migliore. Secondo la logica del Vangelo delle Beatitudini, “un’attenzione preferenziale dev’essere riservata al povero, all’affamato, al malato, [...] allo straniero, all’umiliato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato” (AM 27).

La giustizia divina fondata sull’amore, trascende il minimo che la giustizia umana esige, arrivando fino al dono di sé per i fratelli. Ogni società avrà sempre bisogno dell’amore “che placa i cuori feriti, soli, abbandonati. È l’amore che genera la pace o la ristabilisce nel cuore umano e la instaura tra gli uomini” (AM 29). La Chiesa è chiamata a far sentire la voce di Cristo nella situazione attuale in Africa, invitando tutti “a nascere dall’alto” (Gv 3, 7). Fedele al mandato del suo Signore, essa “si sente spinta ad essere presente là dove l’umanità conosce la sofferenza e a farsi eco del grido silenzioso degli innocenti perseguitati, o dei popoli i cui governanti ipotecano il presente e il futuro in nome di interessi personali” (AM 30). Anche se lentamente, la Chiesa contribuisce a forgiare la nuova Africa.

Il secondo capitolo, “I cantieri per la riconciliazione, la giustizia e la pace”, indica alcuni campi di azione che secondo i Padri sinodali dovrebbero aiutare l’Africa ad emanciparsi dalle forze che la paralizzano. Questa parte è divisa in quattro paragrafi:

1) “L’attenzione alla persona umana” tratta cinque punti: “La metanoia: un’autentica conversione”; “Vivere la verità del Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione”; “Una spiritualità di comunione”; “L’inculturazione del Vangelo e l’evangelizzazione della cultura”; “Il dono di Cristo: l’Eucaristia e la Parola di Dio”.

Al riguardo, l’Africae munus sottolinea l’importanza del legame vitale tra il catechismo imparato a memoria e la catechesi vissuta che conduca ad una conversione profonda e durevole e, pertanto, ad un impegno effettivo a vivere il Vangelo a livello personale, familiare e sociale. Il sacramento della Riconciliazione, l’incontro con Gesù Cristo, l’unico grande Mediatore, è sufficiente a riconciliarci con Dio e con il prossimo. Esso include la dimensione personale e comunitaria. I riti tradizionali di riconciliazione, che hanno aspetti positivi ma anche dei limiti, possono unicamente aiutare i fedeli ad accostarsi con maggiore profondità e verità a Cristo in cui Dio ci riconcilia con Sé e con il prossimo. La Chiesa, in primo luogo i Vescovi, devono fare un discernimento approfondito sui valori delle singole culture, allo scopo di identificarne gli aspetti che promuovono o ostacolano l’incarnazione dei valori del Vangelo. L’autentico protagonista dell’inculturazione è lo Spirito Santo che “fa sì che il Vangelo sia capace di impregnare tutte le culture, senza lasciarsi asservire da nessuna” (AM 37). Gesù Cristo che nutre i fedeli con l’Eucaristia e la Parola di Dio, stabilisce, nella grazia dello Spirito, una nuova fraternità, opposta alla divisione, al tribalismo, al razzismo e all’etnocentrismo.

2) “Vivere insieme”, poi, sviluppa i seguenti argomenti: “La famiglia”; “Le persone anziane”; “Gli uomini”, “Le donne”; “I giovani”, “I bambini”.

L’Africae munus dedica ampio spazio alla famiglia, santuario della vita e cellula vitale della società e della Chiesa. Essa è pure il luogo propizio per l’educazione e la pratica della cultura del perdono, della pace e della riconciliazione. Di fronte a numerose minacce, la famiglia deve essere protetta e difesa. La famiglia cristiana è chiamata a diventare essa stessa “chiesa domestica”, luogo ove “tutti i membri evangelizzano e sono evangelizzati” (AM 46), danno debito spazio alla preghiera, celebrano la domenica e i giorni di precetto, leggono ogni giorno la Sacra Scrittura. Le persone anziane sono circondate in Africa di una venerazione particolare. Esse sono stimate per la saggezza e l’esperienza e svolgono un ruolo assai positivo per tutte le componenti della famiglia, soprattutto per i bambini e le giovani coppie. La società ha bisogno di loro in quanto la stabilità e l’ordine sociale sono spesso affidate in Africa ad un consiglio di anziani o a Capi tradizionali. Anche la Chiesa ha bisogno di loro, soprattutto per annunciare il Vangelo. In tale campo, l’Africa può ispirare le società occidentali.

Dopo aver sottolineato l’importante ruolo degli uomini, che vivono “sulla terra la paternità stessa di Dio” (AM 53), l’Esortazione mostra una particolare sensibilità verso la donna africana, che ha un compito insostituibile nella società e nella Chiesa. Invita i cristiani “a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo” (AM 56). I giovani, che formano la maggioranza della popolazione africana, meritano una considerazione del tutto particolare. I bambini hanno una attenzione privilegiata nella Chiesa perché sono dono di Dio, fonte di speranza e di rinnovamento. Essi devono essere oggetto di particolare cura da parte delle famiglie e della società, soprattutto di fronte a vari trattamenti intollerabili e deplorevoli che il documento menziona al N. 67.

3) La visione africana della vita” prende in considerazione “La protezione della vita” e “Il rispetto della creazione e l’ecosistema”; “Il buon governo degli Stati”; “I migranti, i profughi e i rifugiati”; “La globalizzazione e l’aiuto internazionale”.

La concezione africana del mondo include il mondo visibile ed invisibile, “gli antenati, i vivi e i bambini che devono nascere, tutta la creazione ed ogni essere” (AM 69), e predispone l’apertura del cuore e dello spirito ad accogliere il messaggio del Cristo e comprendere il mistero della Chiesa. Impegnata nella promozione della vita e nello sviluppo integrale “di ogni uomo e di tutto l’uomo”, la Chiesa si oppone all’aborto e, tra l’altro, “apprezza il coraggio dei governi che hanno legiferato contro la cultura della morte” (AM 70). La Chiesa poi deplora i disastri della droga, gli abusi dell’alcolismo. Tramite le sue istituzioni sanitarie, essa è in prima linea nell’affrontare le pandemie della malaria, della tubercolosi e dell’AIDS, che esige una risposta medica e farmaceutica e soprattutto etica (cfr AM 72-73). A tali pandemie si può paragonare anche l’analfabetismo. La Chiesa offre il suo contributo per sradicare tale flagello – una forma di morte sociale –, attraverso un’ampia rete di scuole cattoliche a tutti i livelli.

L’Africa ha bisogno del buon governo degli Stati, che si esprime nel rispetto delle Costituzioni, delle elezioni libere, di sistemi giudiziari e carcerari indipendenti, come pure nell’amministrazione trasparente, priva della tentazione di corruzione. Il Documento, mentre invita a “fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale” (AM 83), esorta la Chiesa a organizzare la pastorale del mondo carcerario e a promuovere la giustizia restitutiva. Il buon governo si esprime anche nel rispetto della creazione, scrutando la ricchezza delle materie prime per il bene comune, e non per gli interessi di pochi, come pure nel rispetto dell’ecosistema, proteggendo i beni essenziali, quali la terra e l’acqua. La migrazione di milioni di persone all’interno e all’esterno dell’Africa diventa un dramma pluridimensionale che interpella non solamente la Chiesa bensì l’intera comunità internazionale. La Chiesa auspica la globalizzazione della solidarietà che include “il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità” (AM 86).

4) “Il dialogo e la comunione fra i credenti” comprende “Il dialogo ecumenico e la sfida dei nuovi movimenti religiosi”; “Il dialogo interreligioso”: che a sua volta si riferisce a Le religioni tradizionali africane e a L’Islam”; “Diventare ‘sale della terra’ e ‘luce del mondo’”.

Dato che le relazioni interreligiose condizionano la pace, la Chiesa promuove il dialogo come atteggiamento spirituale per favorire le iniziative orientate alla pace e alla giustizia. La riconciliazione anche in Africa passa attraverso la comunione dei discepoli di Gesù Cristo. Alla necessità del dialogo ecumenico, bisogna aggiungere l’urgenza di una evangelizzazione in profondità dell’anima africana, affinché i fedeli possano acquisire capacità di discernimento di fronte all’espandersi delle cosiddette chiese autoctone africane, dei movimenti sincretisti e delle sette. La maggior parte dei cristiani africani proviene dalle religioni tradizionali con cui mantengono un contatto quotidiano. Occorre darne un discernimento serio, accettare elementi delle culture tradizionali conformi all’insegnamento di Gesù Cristo e individuare i punti di rottura, come gli elementi magici, la stregoneria, che hanno aspetti assai negativi per le famiglie e per le società. Nel considerare i rapporti con l’Islam, l’Africae munus ribadisce la disponibilità al dialogo nel rispetto della libertà religiosa, inclusa la libertà di coscienza. Anche nel dialogo interreligioso, il cristiano si alimenta alla sorgente autentica Gesù Cristo e si lascia trasformare da Lui per diventare “sale della terra” e “luce del mondo”.

4) SECONDA PARTE: “A ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per il bene comune
” (1 Cor 12, 7)

In un’Africa segnata da contrasti, la Chiesa indica la via verso Cristo che, offrendo il suo Spirito, assicura la sua unità nella diversità dei doni ricevuti per il bene comune. Pertanto, tutti i membri del Popolo di Dio devono contribuire alla comunione e alla pace nella Chiesa e nella società. Di tale realtà si tratta nella seconda parte dell’Africae munus che ha tre capitoli.

Il primo capitolo, “I membri della Chiesa”, sottolinea che la pace e la giustizia nascono anzitutto dalla riconciliazione dell’uomo con Dio e con se stesso. Tale dono di Dio invita tutti a convertirsi, a diventare giusti. In particolare, sono elencati: “I Vescovi”; “I sacerdoti”; “I missionari”; “I diaconi permanenti”; “Le persone consacrate”; “I seminaristi”; “I catechisti” e “I laici”.

Il Vescovo, innamorato di Dio, si distingue per la santità della vita da cui gli proviene l’autorità morale e l’autorevolezza nella guida di una Chiesa particolare. L’unità con il Successore di Pietro, come pure la comunione con il presbiterio, servono d’antidoto ai germi di divisione, alla tentazione di un nazionalismo che possa accecare, all’assolutizzazione della cultura africana. Come buoni Pastori, i Vescovi hanno il compito di portare la Buona Notizia ai fedeli attraverso una appropriata catechesi, impegnandosi nell’educazione dei laici, anche nel campo politico ed economico. Le diocesi dovrebbero diventare “dei modelli quanto al comportamento delle persone, alla trasparenza e alla buona gestione finanziaria” (AM 104). Per consolidare la comunione ecclesiale e promuovere la solidarietà pastorale, i Vescovi sono chiamati a collaborare con le Conferenze Episcopali nazionali, regionali e continentale e cioè con il Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (S.C.E.A.M.). I sacerdoti, indispensabili collaboratori del Vescovo, per portare avanti l’opera dell’evangelizzazione, sono chiamati ad una vita santa e pacifica, che supera le frontiere tribali e razziali, toccando i cuori di tutti. Obbedienti al Vescovo diocesano, offrano la testimonianza di una vita esemplare nel celibato e nel distacco dai beni materiali. Rimangano fedeli alla loro propria missione di pastori secondo il cuore di Dio, senza cadere nella tentazione di diventare guide politiche o operatori sociali.

L’Africae munus fa un grande elogio dello zelo apostolico di tanti santi e generosi missionari che hanno portato in Africa la luce di Cristo e che hanno favorito la nascita di numerosi santi africani, modelli a cui bisogna ispirarsi. “Sarebbe auspicabile che il loro culto fosse ravvivato e promosso” (AM 113). Inoltre, si incoraggiano i Pastori delle Chiese particolari “a riconoscere fra i servitori africani del Vangelo coloro che potrebbero essere canonizzati, secondo le norme della Chiesa, non solo per aumentare il numero dei Santi africani, ma anche per ottenere nuovi intercessori in cielo” (AM 114).

L’Esortazione mette in risalto l’importanza del servizio ecclesiale dei diaconi permanenti in quanto padri di famiglia e dei fedeli presso i quali svolgono il servizio pastorale. Le persone consacrate meritano una particolare attenzione per la testimonianza di una vita radicalmente affidata a Dio e dedita al servizio del prossimo, soprattutto nel vasto campo pastorale come pure in tante istituzioni d’educazione, di sanità, di promozione umana. I seminaristi sono chiamati a prepararsi al sacerdozio dal punto di vista teologico e spirituale, in ambienti propizi anche per una loro crescita psicologica e umana. Essi pure sono chiamati ad essere apostoli dei giovani. L’Esortazione mette in risalto il grande contributo dei catechisti nell’opera dell’evangelizzazione ed esorta i responsabili a prendersi cura della loro formazione permanente affinché possano contribuire sempre meglio a diffondere il Vangelo di Gesù presso coloro che tuttora non lo conoscono. Come i diaconi permanenti, anche i catechisti sono invitati ad essere con le loro famiglie modelli di vita cristiana. I laici, testimoni di Cristo, rendono poi presente la Chiesa nella vita del mondo. Ben formati, “i laici, uomini e donne, sono chiamati anzitutto alla santità e a vivere questa santità nel mondo” (AM 129), mostrando che il lavoro, prima di essere un mezzo di profitto, è il luogo della realizzazione personale e del servizio al prossimo. Coloro che sono impegnati nel campo politico, economico, culturale e sociale dovrebbero conoscere bene anche la Dottrina sociale della Chiesa.

Il secondo capitolo, “Principali campi di apostolato”, è organizzato in 4 punti: La Chiesa come presenza di Cristo”; “Il mondo dell’educazione”; “Il mondo della salute”; “Il mondo dell’informazione e della comunicazione”.

La Chiesa, mistero e società visibile, si esprime in varie realtà: diocesi, parrocchie, comunità di base, movimenti e associazioni, famiglie cristiane. Sono tutti luoghi propizi “per accogliere e vivere il dono della riconciliazione offerta da Cristo, nostra pace” (AM 133). L’Africae munus si intrattiene poi sui singoli campi dell’attività pastorale della Chiesa, sottolineando il prezioso strumento delle scuole cattoliche “per imparare a tessere nella società, sin dall’infanzia, legami di pace e di armonia mediante l’educazione ai valori africani assunti da quelli del Vangelo” (AM 134). Le università cattoliche e le istituzioni accademiche cattoliche hanno un importante ruolo nella ricerca della Verità che trascende la misura umana, pacifica le persone e riconcilia le società tra loro, aiutando la società africana non solamente a comprendere meglio le sfide attuali, bensì ad affrontarle con la luce del Vangelo. Mantenendo l’identità cattolica e in conformità alla Dottrina sociale della Chiesa, contribuiscono a sviluppare la teologia africana, a promuovere l’inculturazione, ad offrire alla Chiesa la possibilità di presenza e di azioni nel campo dei mutamenti culturali.

Seguendo l’esempio di Gesù Cristo, attraverso le sue istituzioni sanitarie, la Chiesa continua a guarire i malati in ognuno dei quali vede un membro sofferente del Corpo di Cristo. Si impegna nella lotta contro le infermità, le malattie e le grandi pandemie, in fedeltà al suo insegnamento etico e a favore della vita. La gestione trasparente dei fondi deve servire soprattutto al bene del malato. Conviene moltiplicare, per quanto possibile, “i piccoli dispensari che assicurano cure sul territorio e di primo soccorso” (AM 141). Bisogna ringraziare tutte le persone e le istituzioni, soprattutto della vita consacrata, per il loro impegno nel campo educativo e della salute, incoraggiandoli a intensificarvi i loro sforzi, nonostante le non poche difficoltà e sfide.

I mezzi di comunicazione sono importanti strumenti di evangelizzazione e di “formazione dei popoli africani alla riconciliazione nella verità, alla promozione della giustizia e alla pace” (AM 145). La Chiesa deve essere maggiormente presente nei mezzi di comunicazione, cosciente che “le nuove tecnologie d’informazione possono diventare potenti strumenti di coesione e di pace o anche fattori efficaci di distruzione e di divisione” (AM 143). Si auspica di migliorare l’utilizzo dei mass media cattolici, anche con un maggiore coordinamento delle strutture esistenti, per una più capillare promozione della pace, della giustizia e della riconciliazione in Africa.

Il terzo capitolo, “‘Àlzati, prendi la tua barella e cammina!’ (Gv 5, 8)”, è diviso in tre punti: “L’insegnamento di Gesù alla piscina di Betzatà”; “La Parola di Dio e i Sacramenti”, che a sua volta tratta: “Le Sacre Scritture”, “L’Eucaristia”, “La Riconciliazione”; “La Nuova Evangelizzazione” che riflette su: “Portatori di Cristo ‘luce del mondo’”, “Testimoni di Cristo Risorto”, “Missionari alla sequela di Cristo”. L’Esortazione si conclude con l’appello pieno di fiducia: “‘Coraggio! Alzati, ti chiama’ (Mc 10, 49)”.

Il Santo Padre Benedetto XVI ritorna su alcuni punti già accennati precedentemente, fornendo indicazioni operative per la loro messa in pratica. Facendo riferimento alla guarigione del malato presso la piscina di Betzatà l’Africae munus indica che “l’accoglienza di Gesù offre all’Africa una guarigione più efficace e più profonda di tutte le altre” (AM 149). In primo luogo, la Chiesa offre ai cuori lacerati e feriti l’annuncio della Parola di Dio che guarisce, libera e riconcilia. Pertanto l’Esortazione raccomanda ad ogni fedele, ad ogni famiglia e comunità di leggere ogni giorno la Bibbia, di diventare familiari con la lectio divina, di promuovere l’apostolato biblico, permettendo alla Parola divina di rigenerare la comunione fraterna. L’Eucaristia è il mezzo più efficace per l’edificazione di una vita intima di comunione con Dio e con il prossimo. Attraverso Cristo-Eucaristia, i fedeli diventano consanguinei e dunque autenticamente fratelli e sorelle. “Tale legame di fraternità è più forte di quello delle nostre famiglie umane, di quello delle nostre tribù” (AM 152). La celebrazione eucaristica deve essere prolungata nella vita personale, familiare e sociale. Si tratta della “coerenza eucaristica” che interpella ogni coscienza cristiana. L’Africae munus esorta la Chiesa in Africa ad avere cura in modo particolare della celebrazione dell’Eucaristia, facendo propria la proposta dei Padri sinodali di celebrare un Congresso eucaristico continentale.

Il Sacramento della Riconciliazione sana le ferite e guarisce i cuori feriti, rinnova i legami infranti tra l’uomo e Dio e restaura i legami nella società. Pertanto si incoraggiano tutti i fedeli “a ridare il suo vero posto al Sacramento della Riconciliazione nella sua duplice dimensione personale e comunitaria” (AM 156). Per incoraggiare la celebrazione di tale sacramento, il Papa Benedetto XVI fa proprio l’auspicio dei Padri sinodali “di celebrare ogni anno in ogni Paese africano ‘un giorno o una settimana di riconciliazione, particolarmente durante l’Avvento o la Quaresima’”. In accordo con la Santa Sede, il S.C.E.A.M potrà “promuovere un Anno della riconciliazione a livello continentale per chiedere a Dio un perdono speciale per tutti i mali e le ferite che gli esseri umani si sono inflitti gli uni gli altri in Africa, e affinché si riconcilino le persone e i gruppi che sono stati offesi nella Chiesa e nell’insieme della società” (AM 157).

La Chiesa in Africa deve impegnarsi sempre di più nell’evangelizzazione – che riguarda l’aspetto ordinario della pastorale –, nella missio ad gentes – portando la Buona Notizia di Gesù Cristo alle persone che non lo conoscono – come pure nella nuova evangelizzazione – verso coloro che non seguono più la prassi cristiana. La nuova evangelizzazione in Africa “concerne, in particolare, il servizio della Chiesa in vista della riconciliazione, della giustizia e della pace” (AM 169). Dio benedirà un cuore riconciliato con il dono della pace. Il fedele riconciliato diventerà artefice di pace e promotore della giustizia.

Solamente l’evangelizzazione animata dallo Spirito Santo porta dei frutti spirituali e diviene la legge nuova del Vangelo. “Il cuore di ogni attività evangelizzatrice è l’annuncio della Persona di Gesù, il Verbo di Dio incarnato (cfr Gv 1, 14), morto e risorto, presente per sempre nella comunità dei fedeli, nella sua Chiesa (cfr Mt 28, 20)” (AM 160). Essa deve ritrovare un nuovo ardore, proprio dei numerosi santi e martiri, confessori e vergini del Continente africano. La nuova evangelizzazione, poi, deve impiegare i nuovi metodi che oggi sono a disposizione.

In vari Paesi dell’Africa la Chiesa ha commemorato il centenario dell’evangelizzazione, impegnandosi a diffondere il Vangelo tra coloro che ancora non conoscono Gesù Cristo. Guidati dalla grazia dello Spirito Santo, i cristiani sono chiamati ad intraprendere “il cammino della santità per diventare ogni giorno di più apostoli della riconciliazione, della giustizia e della pace” (AM 171). Pertanto, la missio ad gentes va di pari passo con la nuova evangelizzazione che “deve integrare la dimensione intellettuale della fede nell’esperienza viva dell’incontro con Gesù Cristo presente e operante nella comunità ecclesiale” (AM 165). Con l’invio di sacerdoti e di persone della vita consacrata la Chiesa in Africa è chiamata a contribuire alla nuova evangelizzazione anche nei Paesi secolarizzati, di antica tradizione cristiana, da cui provenivano in passato numerosi missionari.

Nella Conclusione l’Esortazione Apostolica Postsinodale invita i cristiani e tutto il continente alla speranza “‘Coraggio! Alzati, ti chiama’ (Mc 10, 49)”. Alla parola del Signore Gesù fa eco l’esortazione del Santo Padre Benedetto XVI: “Alzati, Chiesa in Africa” (AM 173). Tale speranza si radica nell’amore di Dio Uno e Trino: Padre, Figlio e Spirito Santo, fonte della riconciliazione, della giustizia e della pace. Assicurando la vicinanza di tutta la Chiesa Cattolica, il Sommo Pontefice affida il cammino dell’evangelizzazione del continente africano all’intercessione della Beata Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, a San Giuseppe e a tutti i santi e sante venerati in Africa. Formulando voti che “il miracolo della Pentecoste prosegua nel Continente africano, e ciascuno diventi sempre più un apostolo della riconciliazione, della giustizia e della pace” (AM 176), auspica che la Chiesa cattolica in Africa possa “essere sempre uno dei polmoni spirituali dell’umanità, e diventare ogni giorno di più una benedizione per il nobile Continente africano e per il mondo intero” (AM 177).

5) Idee portanti ed operative dell’Africae munus

Al termine di questa breve esposizione del contenuto dell’Esortazione Apostolica Postsinodale, può essere utile indicare in sintesi alcune idee portanti ed operative dell’Africae munus. Essa è composta da due parti. Nella Prima parte (NN. 14-96) si fa il discernimento delle strutture portanti della missione ecclesiale nel continente che aspira alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace e che ha, quale sorgente, la Persona di Gesù Cristo. Ascoltando Lui, i cristiani sono invitati a lasciarsi riconciliare con Dio (cfr. 2 Cor 5, 20b), a diventare giusti per costruire un ordine sociale giusto, secondo la logica delle Beatitudini, impegnandosi nel servizio fraterno per l’amore della verità, fonte della pace. Pertanto si indicano anche i cantieri per la riconciliazione, la giustizia e la pace, quali un’autentica conversione, la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, una spiritualità di comunione, l’inculturazione del Vangelo, la protezione della vita, i migranti, i profughi e i rifugiati, il buon governo degli Stati, il dialogo ecumenico ed interreligioso, soprattutto con le religioni tradizionali e l’Islam. Nella Seconda parte (NN. 97-177) tutti i membri della Chiesa sono invitati a contribuire alla comunione e alla pace nella Chiesa e nella società. Inoltre, sono indicati i campi di apostolato: la Chiesa come presenza attiva e efficace di Gesù Cristo; il mondo dell’educazione, della salute e dei mezzi di comunicazione sociale. L’Esortazione apre gli orizzonti della speranza all’Africa che accogliendo Gesù Cristo deve emanciparsi dalle forze che la paralizzano.

L’Africae munus si situa in continuità con l’Ecclesia in Africa, frutto della Prima Assemblea Speciale per l’Africa, che ha dato un grande impulso alla crescita della Chiesa in Africa, sviluppando, tra l’altro, l’idea di Chiesa Famiglia di Dio, a beneficio della Chiesa universale. L’Africae munus intende rafforzare tale dinamismo ecclesiale, indicare il programma dell’attività pastorale nei prossimi decenni dell’evangelizzazione del grande continente africano, sottolineando l’urgente necessità della riconciliazione, della giustizia e della pace.

La Chiesa, sacramento dell’unione con Dio e con gli uomini, deve essere il luogo della riconciliazione, dono di Dio, per essere strumento efficace della giustizia e della pace dell’intera società. La riconciliazione proviene dal mistero di Gesù Cristo risorto, presente nella sua Chiesa attraverso la Parola di Dio e i Sacramenti, soprattutto quelli della Riconciliazione e dell’Eucaristia. Nella grazia dello Spirito, l’Eucaristia stabilisce una nuova fraternità che supera le lingue, le culture, le etnie, le divisioni, il tribalismo, il razzismo e l’etnocentrismo. Nella sua opera di evangelizzazione e di educazione alla fede cristiana, la Chiesa deve mettere l’accento su una catechesi vissuta che conduca ad una conversione profonda e ad un impegno effettivo a vivere il Vangelo a livello personale, familiare e sociale. Per sostenere la promozione umana, di grande aiuto è la Dottrina sociale della Chiesa.

L’Africae munus offre alla Chiesa in Africa guide pratiche per l’attività pastorale nei prossimi decenni.

- Rimane impellente l’evangelizzazione ad gentes in Africa, l’annuncio del Vangelo a coloro che tuttora non conoscono Gesù Cristo. È la priorità pastorale che coinvolge tutti i cristiani africani.

- Occorre, inoltre, animare sempre meglio l’evangelizzazione ordinaria nelle rispettive Chiese particolari, impegnandosi nella promozione della riconciliazione, della giustizia e della pace.

- È urgente, poi, adoperarsi nella nuova evangelizzazione in Africa, in particolare in favore di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa o non seguono la condotta cristiana. I cristiani africani, in particolare il clero e i membri della vita consacrata, sono chiamati ad appoggiare la nuova evangelizzazione anche nei Paesi secolarizzati. Si tratta di uno scambio di doni, dato che missionari africani già operano nei Paesi dai quali un tempo sono venuti i missionari ad annunciare la Buona Notizia in Africa.

Tra varie proposte operative dell’Africae munus, occorre segnalare:

- I Santi, persone riconciliate con Dio e con il prossimo, sono gli esemplari fautori della giustizia e gli apostoli della pace. La Chiesa – di cui tutti i membri sono chiamati alla santità –, deve ritrovare un nuovo ardore, proprio dei numerosi santi e martiri, confessori e vergini del Continente africano, il cui culto bisogna ravvivare e promuovere (cfr. AM 113).

- Per avere ulteriori esempi attuali, ottenendo anche nuovi intercessori in cielo, si incoraggiano i Pastori delle Chiese particolari “a riconoscere fra i servitori africani del Vangelo coloro che potrebbero essere canonizzati, secondo le norme della Chiesa” (AM 114).

- Bisogna rafforzare ulteriormente i legami di comunione tra il Santo Padre e i Vescovi dell’Africa, come pure tra i Vescovi del continente a livello nazionale, regionale e continentale.

- Si auspica che “i Vescovi si impegnino anzitutto a promuovere e sostenere effettivamente ed affettivamente il Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (S.C.E.A.M.) come struttura continentale di solidarietà e di comunione ecclesiale” (AM 107).

- Per approfondire maggiormente il mistero dell’Eucaristia e per accrescere la devozione eucaristica, si fa propria la proposta dei Padri sinodali di celebrare un Congresso eucaristico continentale (cfr AM 153).

- Si incoraggia la celebrazione annuale nei singoli Paesi africani di “un giorno o una settimana di riconciliazione, particolarmente durante l’Avvento o la Quaresima” (AM 157).

- In accordo con la Santa Sede, il S.C.E.A.M. potrà contribuire alla realizzazione di “un Anno della riconciliazione a livello continentale per chiedere a Dio un perdono speciale per tutti i mali e le ferite che gli esseri umani si sono inflitti gli uni gli altri in Africa, e affinché si riconcilino le persone e i gruppi che sono stati offesi nella Chiesa e nell’insieme della società” (AM 157).

Grata per il dono della fede in Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, la Chiesa in Africa si impegna con rinnovato slancio nell’evangelizzazione e nella promozione umana, affinché tutto il continente diventi un vasto campo di riconciliazione, di giustizia e di pace. In tale modo, la Chiesa contribuisce a forgiare la nuova Africa, chiamata a diventare sempre di più “polmone spirituale” dell’umanità.

 

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