BRIEFING DI PRESENTAZIONE DEI Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede
INTERVENTO DI S.E. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ Osservazioni preliminari "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4, 4). Con queste parole Gesù Cristo respinse la prima tentazione del diavolo che, dopo quaranta giorni di digiuno, voleva indurre il Signore a cambiare i sassi in pane. Il Maestro vinse la tentazione riferendosi all’esperienza del Popolo ebraico e alla sua memoria dell’efficace sostegno di Dio durante la traversata del deserto: "Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 8, 3). Le parole richiamate si situano nella continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento e al contempo indicano la specificità propria dell’agire di Gesù Cristo e il profondo senso che egli dà alla Scrittura. Tali parole, inoltre, sono sempre attuali. Esse invitano anche l’uomo contemporaneo, spesso attratto dal fascino dei beni materiali, a considerare come prioritario Dio e la parola che Egli rivolge all’uomo, opera delle sue mani (cf. Gb 10, 3). Tali parole vengono spontaneamente in mente nel momento di presentare i Lineamenta della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che avrà luogo dal 5 al 26 ottobre 2008 sul tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Lineamenta, Come è noto, i Lineamenta sono un documento importante nella preparazione dell’assise sinodale. Esso ha per scopo di suscitare una riflessione a livello di Chiesa universale sul tema del Sinodo. Nella Prefazione è stata indicata brevemente la genesi della scelta del tema e dell’elaborazione dei Lineamenta. Secondo le indicazioni del Santo Padre Benedetto XVI, e in conformità a quanto previsto dall’Ordo Synodi Episcoporum, la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha raccolto il parere delle Conferenze Episcopali, delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dei Dicasteri della Curia Romana e dell’Unione dei Superiori Generali, circa le proposte dei temi maggiormente attuali per la riflessione sinodale. La preferenza riguardava la Parola di Dio, tema che spesso veniva proposto per l’approfondimento sinodale però mai con così grande consenso. In un certo senso, esso si collega al tema dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che ha avuto luogo dal 2 al 23 ottobre 2005 sul tema L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Infatti, nella celebrazione della Santa Messa spesso si parla delle due parti essenziali: Liturgia della Parola e Liturgia eucaristica, talvolta denominate le due mense che, in realtà, "sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto" (Ordinamento generale del Messale Romano, p. 19). Ovviamente, il tema della prossima assise sinodale prenderà in considerazione la Parola di Dio in tutta la sua ampiezza, senza però dimenticare la sua connessione vitale con la celebrazione dell’Eucaristia. Il Santo Padre Benedetto XVI ha ben volentieri accolto la proposta maggioritaria dell’episcopato universale che è stata annunciata pubblicamente il 6 ottobre 2006. In seguito, il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi si è riunito due volte, nel mese di ottobre 2006 e, poi, nel gennaio 2007 per elaborare, con l’aiuto di alcuni esperti, lo schema e il contenuto dei Lineamenta. Il risultato dei loro sforzi viene oggi presentato. Occorre tenere presente la dimensione rappresentativa del Consiglio Ordinario che è composto da 12 membri, eletti nel corso dell’ultima assise sinodale dai loro confratelli e da 3 ecclesiastici nominati dal Santo Padre, secondo le norme dell’ordinamento del Sinodo dei Vescovi. La struttura dei Lineamenta riflette il tema dell’assise sinodale. Pertanto, essa è divisa in tre capitoli. Il primo tratta Rivelazione, Parola di Dio, Chiesa, il secondo La Parola di Dio nella vita della Chiesa e il terzo La Parola di Dio nella missione della Chiesa. Ovviamente, il testo è preceduto da una Introduzione e si chiude con una breve Conclusione. Introduzione: Nell’Introduzione si indicano le principali motivazioni della scelta della Parola di Dio per l’approfondimento sinodale. In particolare, si sottolinea l’importanza di situarsi nella Tradizione viva della Chiesa. Al riguardo, i Lineamenta si riferiscono alla Costituzione dommatica Dei Verbum, approvata dai padri del Concilio Vaticano II nel 1965 dopo una approfondita e viva discussione. A più di 40 anni da tale grande documento conciliare, è opportuno individuare al livello della Chiesa universale i risultati positivi suscitati nel Popolo di Dio, in particolare, per quanto riguarda il rinnovamento biblico in ambito liturgico, teologico e catechistico. Secondo i Lineamenta, però, altri aspetti rimangono ancora aperti e problematici come, per esempio, fenomeni di ignoranza sulla dottrina della Rivelazione e della Parola di Dio, notevole distacco di molti cristiani dalla Bibbia, permanente rischio di un uso non corretto della Scrittura, ecc. L’Assemblea sinodale avrà uno scopo prevalentemente pastorale. Approfondendo le ragioni dottrinali, "si intende estendere e rafforzare la pratica di incontro con la Parola come fonte di vita nei diversi ambiti dell’esperienza, proponendo per questo ai cristiani e ad ogni persona di buona volontà, vie giuste e agevoli per poter ascoltare Dio e parlare con lui" (N 5). Per facilitare la riflessione, dopo ogni parte dei Lineamenta sono riportate alcune domande concernenti l’argomento trattato. Il Questionario, presentato in modo completo alla fine del Documento, è uno strumento indispensabile della metodologia sinodale. Facilitando la discussione, esso aiuta a focalizzare i punti principali in vista delle risposte che gli organismi collegiali, sopra menzionati, sono chiamati a fornire alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Come è noto, tali risposte vengono poi studiate dal Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e, con l’aiuto degli esperti, elaborate nel documento di lavoro dell’Assemblea sinodale denominato l’Instrumentum laboris. Capitolo I Nel primo capitolo, il più esteso, è ripresentata la ricca realtà della Parola di Dio. I Lineamenta la descrivono seguendo l’economia della rivelazione, indicata dalla Dei Verbum e cioè sottolineando il primato dell’iniziativa divina: "Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà" (DV 2). Si tratta di una comunicazione gratuita che suppone una profonda comunione da parte dell’uomo, destinatario della rivelazione di Dio. L’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gn 1, 26), ha la capacità di conoscere Dio con le risorse da Lui ricevute nel mondo della creazione. Tuttavia, dopo il peccato, tale conoscenza è diventata oscura ed incerta in modo da invocare la verità della Rivelazione, opera di Dio buono e misericordioso in favore degli uomini. La Parola di Dio accompagna l’uomo attraverso il suo percorso terrestre. Essa acquista il suo apice nella persona di Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne, pienezza della rivelazione. Per rendere evidente la ricchezza del termine Parola di Dio, i Lineamenta presentano ben 6 significati complementari di tale espressione (cf. N 10). È importante tenerne conto, per evitare possibili confusioni o riduzioni. In concreto, con la Parola di Dio si indica: 1) il Verbo eterno di Dio, la seconda persona della Santissima Trinità, il Figlio del Padre, fondamento della comunicazione sia all’interno della Trinità sia all’esterno, dato che tutto è stato fatto per mezzo del Verbo (cf. Gv 1, 1-3; Col 1, 16). 2) Ne risulta come conseguenza logica che il mondo creato "narra la gloria di Dio" (Sal 19, 1). Con la sua Parola Dio ha creato il mondo all’inizio del tempo, dando all’uomo il dono di scoprire nella creazione il sigillo della sua sapienza. "Dalla Parola, infatti, l’uomo riceve la parola per entrare in dialogo con Dio e con la creazione" (N. 10 b). 3) La Parola di Dio nella sua pienezza è Gesù Cristo. Verbo incarnato, la Parola per eccellenza, l’ultima e definitiva Parola di Dio, il Vangelo di Dio all’uomo e all’universo. 4) In vista dell’evento della Parola Gesù Cristo, Dio Padre ha parlato nello Spirito Santo nei tempi antichi per mezzo dei profeti (cf Eb 1, 1). Egli continua a parlare per mezzo degli Apostoli che annunciano il Vangelo di Gesù Cristo. "Così al servizio dell’unica Parola di Dio, le parole dell’uomo sono assunte come parole di Dio, che risuonano nell’annuncio dei profeti e degli Apostoli" (N 10 d). 5) La Parola di Dio dei profeti e di Gesù Cristo è fissata, per divina ispirazione, nei libri della Sacra Scrittura. Il Canone delle Scritture contiene 73 libri, 46 dell’Antico e 27 del Nuovo Testamento (cf. Il Catechismo della Chiesa Cattolica 120). 6) Essa, però, non resta bloccata nello scritto ma continua ad essere annunciata ed ascoltata nella storia della Chiesa. La Parola di Dio continua la sua via e il suo dinamismo nella predicazione viva della Chiesa e nelle molteplici forme dell’evangelizzazione. A Dio che parla, l’uomo risponde con l’obbedienza della fede che si manifesta in modo particolare nel deferente ascolto della Parola come comunicazione della verità, invito permanente alla conversione, fonte perpetua di consolazione e di speranza. La Beata Vergine Maria, Madonna dell’Ascolto, è il modello di accoglienza della Parola da parte del credente, che la medita e adempie le sue potenzialità facendone servizio di carità. La Parola di Dio è affidata alla Chiesa che la trasmette fedelmente a tutte le generazioni, favorendone la grande vitalità e fecondità. In tale recezione e trasmissione dell’autentica Parola di Dio, è importante capire in modo retto il rapporto tra Tradizione e Scrittura che formano un solo sacro deposito della Parola che Dio ha rivelato. Al Magistero della Chiesa, che non è superiore alla Parola, spetta il compito di interpretare in modo autentico la Parola di Dio scritta o trasmessa. Entrambe, Scrittura e Tradizione, comunicano la Parola di Dio ispirata dallo Spirito Santo. Tale ispirazione costituisce i libri biblici come Parola di Dio affidata alla Chiesa che il fedele accoglie nell’obbedienza della fede. L’ispirazione dello Spirito Santo garantisce pure l’unità del Canone come criterio dell’interpretazione della Sacra Scrittura, Parola di Dio trasmessa in linguaggio umano. Alla Chiesa spetta il compito d’interpretare la Parola di Dio, attenta ad un confronto sempre nuovo con il contributo delle scienze dell’uomo, in particolare con le regole ermeneutiche, e cercando di evitare i rischi dell’interpretazione arbitraria e riduttiva, come possono essere: il fondamentalismo; le letture ideologiche o semplicemente umane, senza il sopporto della fede; la contrapposizione o la separazione tra la Parola scritta, la forma del suo annuncio e l’esperienza della vita dei credenti. La lettura della Bibbia, libro di Dio e dell’uomo, deve essere letta integrando correttamente il senso storico-critico e quello teologico-spirituale. Pertanto, il metodo storico-critico, assai valido, deve essere arricchito con altre forme d’approccio per raggiungere il senso autentico della Sacra Scrittura. Al riguardo, il Catechismo della Chiesa Cattolica ripresenta i quattro sensi della Sacra Scrittura (cf. NN 115-119). Il primo capitolo, infine, sottolinea l’unità tra l’Antico e il Nuovo Testamento, che formano una sola economia della salvezza. L’Antico Testamento fa parte dell’unica Bibbia dei cristiani che sono coscienti del rapporto inscindibile tra il Nuovo Testamento che, nell’interpretazione cristiana, è nascosto nell’Antico, e dell’Antico che è rivelato nel Nuovo. Secondo la nota espressione di Sant’Agostino: Novum in Vetere latet et in Novo Vetus patet. La prassi liturgica, soprattutto nella Liturgia della Parola, aiuta i fedeli a riscoprire costantemente l’unità tra i due Testamenti. Difatti, la prima Lettura viene in genere presa dall’Antico Testamento, mentre viene sottolineato il valore centrale del Vangelo, senza dimenticare l’insegnamento degli Apostoli nelle rispettive Lettere o negli Atti, regolarmente proposti nella seconda Lettura. Capitolo II Seguendo la logica del tema sinodale, il Secondo capitolo è dedicato al rapporto tra la Chiesa e la Parola di Dio. La Chiesa che è continuamente rigenerata dalla Parola di Dio (cf. 1 Pt 1, 23), si mette per prima "in religioso ascolto" (DV 1), con stupore ne riscopre la verità ed attualità e con fede umile e fiduciosa l’accoglie per proclamarla con fedeltà e vigore. In essa scopre il piano di Dio su di sé, sugli uomini e sul mondo. Durante tutta la sua storia il Popolo veniva sorretto dalla Parola di Dio. La Parola di Dio dava quella forza che i profeti trasmettevano agli Ebrei, Popolo eletto. Il Signore Gesù si rivolgeva ai Discepoli e alla folla che si meravigliavano "delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca" (Lc 4, 22) e dell’insegnamento fatto con autorità (cf. Mt 7, 29). Fedeli all’insegnamento del Maestro di ammaestrare tutte le nazioni (cf. Mt 28, 19), i Discepoli hanno continuato tale opera nella prima comunità, adoperandosi perché la trasmissione della Parola fosse fatta fino alla fine della storia. Ovviamente, durante la storia della Chiesa vi sono stati vari aspetti predominanti nella lettura e trasmissione della Parola. Dopo il Concilio Vaticano II si assiste ad un promettente rinnovamento basato sulla centralità della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Aperta alla grazia dello Spirito Santo, la Chiesa si lascia permeare ed animare dalla Parola di Dio. Lo Spirito Santo, anima ed esegeta della Sacra Scrittura, guida la Chiesa verso la verità intera (cf. Gv 16, 13), permettendole di raggiungere un’intelligenza sempre più profonda della Parola di Dio. La comunità ecclesiale si edifica nell’ascolto della Parola di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo che dona ai fedeli il dono dell’illuminazione, della conversione e della consolazione. La Chiesa si alimenta della Parola di Dio in vari modi. Nei Lineamenta sono messi in risalto i seguenti quattro: 1) La liturgia e la preghiera. Dio parla in modo particolare nell’azione liturgica oltre che nella preghiera personale e comunitaria. La Sacra Scrittura, infatti, più che un libro, è una realtà liturgica e profetica, una proclamazione e una testimonianza dello Spirito Santo sull’evento di Cristo che è presente nella sua parola quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. Pertanto, è importante porre grande attenzione ad ogni forma di incontro con la Parola di Dio nell’azione liturgica, nell’Eucaristia, nei sacramenti, nella predicazione, nella liturgia delle ore, nella catechesi mistagogica, nei sacramentali e nelle varie forme di pietà popolare. Ovviamente, il primo posto spetta all’Eucaristia, soprattutto nella parte che riguarda Liturgia della Parola. 2) L’evangelizzazione e la catechesi. La Parola di Dio rivitalizza l’opera dell’evangelizzazione e della catechesi. Accogliendo la Parola di Dio come suo più prezioso tesoro, la Chiesa è cosciente del suo massimo dovere: trasmetterla a tutti. Si tratta di vari aspetti del mistero della Parola, dal primo annuncio e catechesi al cammino di iniziazione cristiana, dal percorso dell’anno liturgico alla formazione permanente. Occorre valorizzare tutte le mediazioni della Parola di Dio: Lezionari, Liturgia delle Ore, Catechismi, celebrazioni della Parola. Bisogna, poi, favorire l’incontro diretto con la Sacra Scrittura e un’autentica introduzione alla lectio divina, promuovendo una catechesi biblica integrata nella vita ecclesiale. Assai importante è l’insegnamento della Bibbia nella scuola e nell’insegnamento della religione. Al riguardo, è necessario tenere conto dei cambiamenti sociali e culturali, adoperandosi per una catechesi che spieghi in modo particolare pagine della Bibbia "difficili" da comprendere alla mentalità contemporanea. 3) L’esegesi e la teologia. È nota l’affermazione della Dei Verbum 24: "Sia dunque lo studio delle Sacre Pagine come l’anima della Sacra Teologia". Dopo il Concilio Vaticano II è stato fatto molto in questo campo. Tuttavia, lo Spirito Santo spinge la Chiesa ad ulteriori sforzi, nel raccogliere attese e sfide degli uomini di oggi. Occorre, pertanto, continuare a interpretare le Sacre Scritture secondo il senso della Chiesa, nel contesto della viva Tradizione, valorizzando il prezioso contributo dei Padri, in attenta considerazione delle indicazioni del Magistero. Secondo il Decreto del Concilio Vaticano II, Optatam totius, il risultato auspicato di uno studio biblico e teologico dovrebbe essere una sintesi adeguata sia nei presbiteri, sia di riflesso nel Popolo di Dio. Particolare attenzione merita il rapporto tra la Rivelazione di Dio e il pensiero degli uomini contemporanei, per riflettere sulle attuali tendenze antropologiche, sul rapporto tra fede e ragione, sulla costruzione di un mondo più giusto e pacifico. Si tratta di un grande contributo che la comunità cristiana aspetta dagli studiosi della Parola di Dio. 4) La vita del credente. Conoscere, pregare, vivere la Parola di Dio è la suprema vocazione del cristiano. I fedeli sono invitati a conoscere sempre meglio la Bibbia e, dunque, il Signore Gesù secondo la nota espressione di San Girolamo "l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Gesù Cristo". Per essere fruttuoso, tale sforzo deve essere accompagnato dalla preghiera, affinché si stabilisca un fecondo colloquio dell’uomo con Dio che gli parla. La condizione per un efficace incontro con la Parola di Dio è, soprattutto, lo spirito delle beatitudini e cioè, l’attitudine di povertà, di distacco dalle cose e beni terrestri per fare posto alla Parola di Dio. Per penetrare nel pieno significato della Parola che Dio Padre ci rivolge nella grazia dello Spirito Santo, è necessario potenziare la Lectio Divina, con i suoi vari momenti: lectio, meditatio, oratio, contemplatio. Tale lettura richiede una preparazione adeguata dei presbiteri, delle persone di vita consacrata e dei laici che trovano nella Parola di Dio la prima fonte di ispirazione per la vita spirituale nelle comunità in cui vivono. Essa guida ad un discernimento sapienziale della vita di ogni giorno, illuminando il cammino del cristiano attraverso le vie spesso tortuose della storia verso il traguardo della santità. Capitolo III La Chiesa ha la missione di proclamare Cristo, la Parola di Dio fatta carne. Secondo l’affermazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, la priorità della Chiesa all’inizio del Terzo millennio è "Nutrirci della Parola, per essere ‘servi della Parola’ nell’impegno della evangelizzazione" (Novo Millennio ineunte 40). Occorre superare le difficoltà che si interpongono all’annuncio della Buona Notizia, tra cui la mancanza materiale di Bibbie in numerose lingue. Al riguardo, secondo la fonte dell’Alleanza Biblica Universale del 2004, la Bibbia sarebbe stata tradotta per intero o parzialmente in 2.355 lingue, mentre le lingue nel mondo sarebbero fino a 6.700, di cui 3.000 quelle principali. Occorre, poi, assicurare un’autentica interpretazione delle Sacre Scritture. I requisiti necessari per un’efficace evangelizzazione, poi, sono: la fiducia nella forza trasformatrice della Parola nel cuore di chi l’ascolta; l’annuncio accompagnato dalla testimonianza come sorgente di conversione. Essa, poi, deve essere fatta con l’attitudine appropriata: lo spirito di povertà, l’umiltà, la coerenza, la franchezza, il coraggio, la cordialità di chi serve la Parola. Tuttora rimane valida la pedagogia dell’annuncio dell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi del Servo di Dio Paolo VI. Nella sua prima enciclica Deus caritas est, il Santo Padre Benedetto XVI sottolinea la stretta connessione della carità con l’annuncio della Parola di Dio e la celebrazione dei sacramenti (cf NN 20-25). Ricevendo la Parola di Dio, che è amore, non si può annunciare tale Parola senza una pratica di amore, nell’esercizio della giustizia e della carità. Ribadendo il principio che la Parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo, in particolare con un’appropriata pastorale Biblica a livello diocesano e nazionale, occorre ammettere che la maggioranza dei cristiani non ha contatto effettivo e personale con la Scrittura. Alcuni, poi, hanno incertezze teologiche e metodologiche per una retta comprensione e comunicazione. Esiste il rischio, inoltre, di interpretazioni soggettiviste ed arbitrarie, che non favoriscono la comunione all’interno della Chiesa. È urgente, pertanto, promuovere una pastorale robusta e credibile della Parola di Dio. Di grande aiuto è l’apostolato biblico inteso a diffondere la pratica biblica con opportuni sussidi. Dal 1968 opera la Federazione Biblica Cattolica Mondiale, istituita dal Papa Paolo VI, di cui sono membri quasi tutte le Conferenze Episcopali. Essa ha l’obiettivo di diffondere il testo della Bibbia nelle diverse lingue ed introdurre il Popolo a conoscere e vivere i suoi insegnamenti attraverso accurate traduzioni, accettabili anche per l’uso liturgico. Al riguardo, è importante sfruttare le nuove forme di linguaggio e comunicazione nella trasmissione della Parola di Dio tramite i mezzi di comunicazione sociale, con appropriati metodi catechetici. La Parola di Dio ha una valenza ecumenica eccezionale. Essa unisce i cristiani che, purtroppo, tuttora conoscono divisioni d’indole dottrinale e disciplinare, in varie Chiese e comunità cristiane. Un’unità piena sarà possibile solamente con un ritorno alle sorgenti della Parola, interpretata alla luce della Tradizione ecclesiale. La Bibbia ha, poi, grande importanza nel dialogo con le religioni non cristiane. Particolarmente è importante nei rapporti dei cristiani con il Popolo ebraico, con il quale condividono tanta parte del canone biblico, che i cristiani chiamano Antico Testamento, espressione dell’Alleanza che rimane sempre valida, giacché Dio rimane fedele alle sue promesse (cf. Rm 9-11). Pur sottolineando che il cristianesimo non è religione del libro, ma della Parola di Dio fatta carne nel Signore Gesù Cristo, la Bibbia ha notevole importanza nel dialogo con le religioni non cristiane che hanno i propri libri sacri. Evitando ogni relativismo e sincretismo, il dialogo interreligioso dovrebbe, in senso positivo, avere cura di conoscere le religioni non cristiane e le rispettive culture che esse formano, per discernere i semi del Verbo ivi presenti. Non bisogna stancarsi nel sottolineare che la fede in Dio deve superare ogni forma di violenza, diventando cuore della promozione della giustizia e della pace nel mondo intero. Non pochi uomini che non si riconoscono in una determinata appartenenza confessionale, riconoscono la Bibbia come ‘grande codice‘ che, specialmente nell’Occidente, ha influenzato profondamente le varie culture e modi di pensare ed agire dei popoli. Pertanto, anche in questo caso, la Bibbia diventa un valido strumento di unione, base di un dialogo aperto orientato infine alla scoperta del Vangelo, Buona Notizia per ogni uomo di ogni tempo. Nella Conclusione, l’ascolto della Parola di Dio è indicato come caratteristica della vita del credente. Seguendo l’esempio di Maria di Nazaret, maestra e madre della Chiesa, il fedele deve fare spazio alla Parola di Dio affinché, per la grazia dello Spirito Santo, conquisti il suo cuore e lo converta, gli faccia scoprire le sue ricche potenzialità e gli apra orizzonti di senso, proposte di libertà, guidandolo alla piena maturazione umana. Lasciandosi penetrare dalla Parola di Dio, il fedele è chiamato a viverla nella comunità ecclesiale, e ad annunciarla a voce e, soprattutto, con l’esempio della vita. Contributo del Santo Padre Benedetto XVI Nei Lineamenta sono spesso citati gli interventi del Santo Padre Benedetto XVI circa la Parola di Dio e la sua importanza per la vita e la missione della Chiesa. Si tratta di un tema assai caro al Sommo Pontefice che partecipò, come giovane teologo esperto, alle discussioni del Concilio Vaticano II connesse con l’elaborazione della Costituzione Dommatica Dei Verbum, adoperandosi successivamente a diffonderne un’autentica interpretazione. Nei Lineamenta è, tra l’altro, citata la sua opera in collaborazione con Karl Rahner, Rivelazione e Tradizione, Brescia 2006, da cui si percepisce il ricco contenuto del concetto di Tradizione nel pensiero ecclesiale. Numerosi interventi sull’argomento, nel corso di due anni di Pontificato, indicano la grande considerazione del Santo Padre per il tema della Parola di Dio. Occorre rilevare al riguardo l’importanza, recepita del resto nei Lineamenta, di un’esegesi cattolica che scopra il pieno significato della Parola di Dio tramite i quattro sensi della Scrittura, accogliendo i risultati positivi del metodo storico-critico ma al contempo superandone i limiti. Su tale argomento Sua Santità si è soffermato anche nel suo libro recentemente pubblicato Gesù di Nazaret. Si tratta di temi da approfondire ulteriormente nella XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dopo un’adeguata preparazione. Del resto, il Santo Padre Benedetto XVI in merito ha auspicato che i Lineamenta, una volta pubblicati possano servire "come strumento prezioso affinché tutta la Chiesa possa approfondire la tematica della prossima Assemblea sinodale". Inoltre, egli ha formulato "l’auspicio che ciò aiuti a riscoprire l’importanza della Parola di Dio nella vita di ogni cristiano, di ogni comunità ecclesiale ed anche civile" (Discorso ai Membri del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, L’Osservatore Romano 26 gennaio 2007, p. 5). Non c’è dubbio che i pronunciamenti del Santo Padre Benedetto XVI saranno di grande aiuto nella preparazione e nella riflessione sinodale su un tema di tale importanza ecclesiale e sociale come è la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Sottolinearne l’importanza rappresenta un costante invito all’uomo contemporaneo di elevare lo sguardo concentrato troppo sulle cose materiali per scoprire quelle spirituali, affinché la Parola di Dio diventi il suo cibo ed egli possa conoscere e fare, come il Signore Gesù, la volontà di Dio Padre (cf. Gv 4, 34). In tale senso, la Parola di Dio diventerà lampada per i suoi passi e luce sul suo cammino (cf. Sal 119, 105) nel corso del suo pellegrinaggio per le vie tortuose della storia verso la Patria celeste.
INTERVENTO DI MONS. FORTUNATO FREZZA 1. Il documento dei Lineamenta per un’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha lo scopo istituzionale di avviare una consultazione in tutta la Chiesa circa l’argomento stabilito dal Santo Padre. Nel caso presente, per la XII Assemblea Generale Ordinaria, da celebrarsi dal 5 al 26 ottobre 2008, l’argomento che Sua Santità Benedetto XVI ha assegnato ai futuri lavori sinodali è così definito: La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. La lista delle materie contenute nel documento, che viene oggi presentato, è ampia fino alla completezza e, se volessimo soffermarci solo su alcune questioni ritenute le più suscettibili di approfondimento, non faremmo altro che metterci in sintonia con il lavoro che gli organismi chiamati alla consultazione svolgeranno appena ricevuto il documento. Potremmo quindi chiederci quali siano i punti di maggiore interesse nel vasto campo della Chiesa universale a proposito della Parola di Dio. E questo non per voler anticipare le risposte degli interpellati, ma per sentirci coinvolti nella grande corrente di riflessione che presto investirà la Chiesa intera in preparazione al Sinodo del 2008. 2. Dio ha voluto rivelarsi all’umanità e ha affidato a uomini la sua Parola perché essa manifestasse le profondità misteriose di Dio (cf. 1Cor, 2, 7.10). L’uomo per non perdere così prezioso dono ha dato alla Rivelazione, inevitabilmente, una voce umana e una veste umana: la voce di una Parola trasmessa e la veste di una Parola scritta. La trasmissione e la scrittura sono il luogo di origine di ciò che noi chiamiamo Sacra Tradizione e Sacra Scrittura. La Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II Dei Verbum le chiama unico sacro deposito dal quale la Chiesa attinge la Rivelazione di Dio. Questa dichiarazione, che sembra soltanto un enunciato dottrinale, è in realtà il nodo cruciale della fede nell’origine divina delle verità rivelate. E anche oggi è necessario un rinnovato riferimento a questa oggettiva realtà perché sia la vita che la missione della Chiesa si dispieghino e si affermino nel loro originario realismo. I Lineamenta al n. 14 spiegano: "è fondamentale ricordare che la Parola di Dio divenuta in Cristo, Evangelo o ‘lieta notizia’ (Rm 1,16), e come tale, consegnata alla predicazione apostolica, continua la sua corsa tramite due punti di riferimento, riconoscibili, strettamente interconnessi: il flusso vitale della Tradizione vivente … e la Sacra Scrittura, che di questa Tradizione vivente, per ispirazione dello Spirito Santo, conserva appunto nella immutabilità dello scritto gli elementi costitutivi e originari". 3. Da queste affermazioni scaturisce direttamente la realtà del Magistero della Chiesa, che oggi più che mai ha bisogno di essere considerato per quello che veramente è sia all’interno della Chiesa che di fronte a quanti domandino ragione del suo esistere e del suo credere, della sua vita e della sua missione. Il Magistero odierno della Chiesa è autentico erede del magistero apostolico degli inizi, quando dalla predicazione degli apostoli e dalla prassi da loro attestata la Chiesa ha preso e il Vangelo del Signore e le stesse Scritture di Mosè e dei Profeti, oltre al mandato di annunciare, insegnare, spiegare, interpretare con autorità. Non è facile impresa oggi accreditare questa dottrina e la testimonianza conseguente, mentre si dice che tanti secoli sono passati da allora e il prurito di nuove dottrine e di occasionali maestri (cf. 2Tim 4, 3) agita tanti nostri contemporanei. Ma gli stessi figli della Chiesa hanno bisogno di alimentare costantemente la fiducia verso il Magistero odierno della Chiesa, perché in esso trovano la continuità della loro identità nella fede e nell’obbedienza della fede. Quanto al Magistero nei Lineamenta si trovano dichiarazioni come: "Il Padre, donando lo Spirito di Gesù alla Chiesa, affida ad essa il tesoro della Rivelazione, la rende destinataria prima e testimone della Parola amorosa e salvifica di Dio" (n. 13); oppure "Non può esistere una sola Scriptura a sé stante: la Scrittura è legata alla Chiesa, cioè al soggetto che accoglie e comprende sia la Tradizione sia la Scrittura" (n. 14) e ancora "lo Spirito Santo costituisce i libri biblici come Parola di Dio e li affida alla Chiesa" (n. 15). Le Chiese particolari sparse nel mondo sperimentano quotidianamente quanto questa perenne dedizione della Chiesa alla missione dell’insegnamento esprima la tenerezza di una madre nell’attitudine innata del nutrire e del pascere, anche in situazioni di ignoranza dottrinale o di distacco pratico o di un uso scorretto della Bibbia stessa, come può capitare anche oggi. 4. Un giorno, a Gerusalemme, in prossimità della festa di Pasqua, alcuni Greci si avvicinarono a Filippo, dicendo: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12, 21). Quest’ansia di contatto non è mai venuta meno di fronte alla Parola stessa di Dio fatta carne, visibile, tangibile, udibile, sensibile. Anche ai nostri giorni "l’uomo contemporaneo mostra in tante maniere di avere bisogno grande di ascoltare Dio e di parlare con Lui. Oggi fra i cristiani si avverte un appassionato cammino verso la Parola di Dio come sorgente di vita e grazia di incontro dell’uomo con il Signore" (Lineamenta, n. 2). E questa stessa Parola è il Signore, Gesù di Nazaret, Figlio di Maria di Nazaret, Figlio di Dio. E in questi stessi nostri giorni è urgente per la fede, la vita e la missione della Chiesa nel mondo e nelle culture di oggi proclamare questa cristologia della Parola di Dio, perché quella Parola è quella Persona, non un’altra, non un’altra estraniata da sé, non un’altra espropriata delle sue assolutamente uniche prerogative, cosicché la stessa Parola di Dio venga a perdere visibilità, fondamento e credibilità. La "centralità della Persona di Gesù nella Rivelazione di Dio" (Lineamenta, n. 9) è la metafora della fede biblica da custodire e annunciare oggi con continuità e costanza, sia nella Chiesa che nella missione, tutti i giorni, fino ai confini della terra, non per curiosità transitoria e improbabile, ma per sincero servizio alla verità rivelata fisicamente in quella Persona. 5. Sua Santità Benedetto XVI, parlando ai Vescovi della Svizzera il 7 novembre 2006, affermava: "Mi sta molto a cuore che i teologi imparino a leggere e ad amare la Scrittura così come, secondo la Dei Verbum, il Concilio lo ha voluto: che vedano l’unità interiore della Scrittura – una cosa aiutata oggi dall’‘esegesi canonica’ (che senz’altro si trova ancora in un timido stadio iniziale) – e che poi di essa facciano una lettura spirituale, che non è una cosa esterna di carattere edificante, ma invece un immergersi interiormente nella presenza della Parola. Mi sembra un compito molto importante fare qualcosa in questo senso, contribuire affinché accanto, con e nell’esegesi storico-critica sia data veramente un’introduzione alla Scrittura viva come attuale Parola di Dio" (Lineamenta, n. 16). Non deve sembrare che qui ci stiamo scostando dall’ambito pastorale generale, ma il fatto dell’esegesi non deve essere considerato né come un campo minato né un hortus conclusus. Esclusivo e avulso dalla vita e dalla missione della Chiesa. L’unità interiore della Scrittura e i metodi di studio, come l’esegesi storico- critica o l’esegesi canonica, come dice il Santo Padre qui, senza inoltrarci nelle diverse sue altre affermazioni in merito fino al suo ultimo Gesù di Nazaret, sono strumenti adeguati alla ragionevolezza della ricerca da una parte, ma anche dichiaratamente intesi all’adesione a lettera e spirito della Rivelazione scritta. La Bibbia, Libro di libri, nella sua veste umana non può essere né esposta ad un superficiale volontarismo, che offenderebbe e la ragione e la fede, né defraudata della sua interiore consistenza. Il metodo storico-critico non è stato e non è un caso fallito o un buco nero nella storia degli studi biblici. Il Santo Padre lo raccomanda, poiché nella sua sostanza corrisponde all’antica ricerca del senso letterale, la littera dei medievali, che permetterà poi di entrare nei sensi più profondi e nello spirito, che attraverso la lettera, correttamente intesa, si svelano. L’esegesi canonica, talvolta esegesi interna, quantunque ancora agli albori, si fonda su una tra le più sorprendenti verità bibliche, quella della "unità interiore" diversamente definita analogia biblica, analogia della fede biblica: la Rivelazione misericordiosa di Dio, attraverso tanti secoli e riflessa in tutta la Scrittura e la Tradizione, dalla Genesi all’Apocalisse al Magistero, conserva una monumentale coerenza unitaria. Tale qualità della Rivelazione, descritta "Parola di Dio come una sinfonia" dai Lineamenta al n. 10, che consente di enunciare la legge spiegare la Bibbia con la Bibbia, rappresenta un insospettato patrimonio didattico e spirituale, oltre che norma esegetica di prima grandezza. In essa la lectio divina, oggi provvidenzialmente diffusa, lo studio e la meditazione personali trovano una miniera inesauribile, la corrente permanente dello Spirito di Dio attraverso i tempi, le vicende, le persone, la storia. L’apostolato biblico, la pastorale ordinaria e specifica, hanno in essa un accesso privilegiato alla verità tutta intera rivelata in permanenza nel tempo. 6. Infine si impone un accenno alla conciliarità dell’argomento scelto dal Santo Padre per la XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Non è un tentativo di superfluo storicismo. Il Concilio Vaticano II è pienamente vivo nella storia contemporanea della Chiesa e l’argomento sinodale ne è una prova insigne. Il documento Dei Verbum è una delle quattro Costituzioni Dogmatiche conciliari e ha segnato la vita della Chiesa da allora fino ad oggi, promuovendo una rinnovata adesione alla fede biblica, agli studi biblici, all’apostolato biblico, come anche alla predicazione e alla testimonianza di amore alla Parola di Dio. Un’ulteriore conferma di questo consolante sviluppo è rappresentata proprio dal documento che oggi si pubblica. I Lineamenta ripropongono in modo fedele e convinto la dottrina esposta nella Dei Verbum, quasi come un saggio esplicativo e divulgativo di quel testo conciliare. Così questi Lineamenta possono considerarsi come un gesto attivo ed efficace in vista della "ricezione del Concilio, per la quale tutto dipende dalla giusta interpretazione o dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione", come esercizio di quella "ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino" (Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, giovedì, 22 dicembre 2005). In questa aderenza alla dottrina conciliare, a sostegno di una sua riproposta attualità, oltre a confermare la nostra fede ecclesiale, troviamo un fertile criterio di appropriazione e di amore alla Parola di Dio e alla sua contemporaneità.
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