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DISCORSO DI S.EM. CARD. PIETRO PAROLIN, SEGRETARIO DI STATO

CERIMONIA DI PIANTUMAZIONE DI UN MELO
IN OCCASIONE DELL’80° ANNIVERSARIO DELLA MORTE
DELLA FAMIGLIA ULMA

Giardini Vaticani
Mercoledì, 6 marzo 2024

Signore e Signori,
Cari amici,

Sono molto grato dell’invito a presiedere la cerimonia di piantumazione di un melo nei Giardini Vaticani in occasione dell’80° anniversario della morte della famiglia Ulma.

Ringrazio l’Ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, S.E. Adam Kwiatkowski, il Personale della medesima Ambasciata, il Governatorato dello SCV e l’Ufficio del Protocollo della Segreteria di Stato per averla organizzata. E saluto tutti voi qui presenti senza citarvi di nuovo visto che l’ho già fatto il nostro consigliere ecclesiastico. Autorità civili, autorità religiose.

Con questo gesto intendiamo commemorare la famiglia di Józef e Wiktoria Ulma, e dei loro sette figli, detti i Samaritani di Markowa, tutti martiri. Sono l’esempio dell’amore evangelico vissuto fino in fondo, fino al dono della vita.

Ed è questa una logica molto difficile da capire. Quando il famoso scrittore ebreo polacco, Roman Brandstaetter, grande conoscitore della Bibbia, e poi convertitosi al cristianesimo, da bambino chiese al suo insegnante perché doveva imparare a memoria i vari passi della Bibbia, quando essa è così difficile da capire, in risposta, si senti dire: “Non si tratta di capire. Si tratta di ricordare”.

Il saggio insegnante sapeva molto bene che tutte le cose importanti e difficili devono essere ricordate, e solo più tardi arriverà il momento in cui saranno anche comprese.

Ricorda, ricorderai: sono tra le parole chiave della Bibbia, e perciò noi cristiani non possiamo dimenticare. Oggi, siamo qui per ricordare e per piantare un melo a ricordo perenne di quanto avvenne quasi il 24 marzo 1944 a Markowa, nella Polonia occupata dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

Józef Ulma, insieme a sua moglie Wiktoria, decisero di dare rifugio a otto ebrei, appartenenti alle famiglie da loro conosciute. Secondo la testimonianza dei loro vicini, per loro era normale aiutare chi ne aveva bisogno. E quella di ospitare gli ebrei fu una decisione ponderata. Molte volte si sentirono dire: “Non nascondete gli ebrei, perché vi mettete nei guai”. E Józef rispondeva con fermezza: “Sono persone, non le caccerò mai via”.

Gli Ulma furono denunciati, una pattuglia di gendarmi nazisti giunse alla loro casa. Furono tutti uccisi, prima gli otto ebrei, quindi Wiktoria e suo marito, in modo che gli abitanti del villaggio vedessero la punizione che attendeva chi nascondeva gli ebrei. I 6 bambini cominciarono a urlare, ma anche loro vennero assassinati. In pochi minuti morirono 17 persone, incluso il settimo figlio degli Ulma, ancora nel grembo materno nella fase finale della gravidanza. Anche a questo piccolo mai nato, il cui nome è noto solo al Cielo è stata riconosciuta la palma del martirio.

Questa morte venne riconosciuta da Papa Francesco come martirio e, per Sua decisione, il 10 settembre 2023, a Markowa, la Famiglia Ulma è stata elevata agli onori degli altari.

Nel 1995, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme aveva dato a Józef e Wiktoria il titolo di Giusti tra le Nazioni, attribuito a numerosi polacchi che rischiarono la vita per aiutare gli ebrei e costituiscono il gruppo più numeroso dei Giusti tra le Nazioni.

Spesso si parla degli Ulma come di una “semplice” famiglia contadina. Ciò è vero nel senso che si distinguevano per la semplicità evangelica. Ma Józef era un personaggio perché era allo stesso tempo un grande attivista sociale e un grande innovatore.

Era specializzato nella coltivazione di ortaggi e frutta, nell’apicoltura e nell’allevamento di bachi da seta. La sua passione era la fotografia, cosa eccezionale per quei tempi, soprattutto negli ambienti rurali. Egli ha costruito perfino una fotocamera e un laboratorio fotografico. Creò pure una piccola centrale elettrica per l’uso domestico, costruendo un mulino a vento.

Il melo che viene piantato oggi proviene direttamente da un albero innestato dal Beato Józef Ulma.

La nostra commemorazione consiste nel collocare un monumento, ma un monumento vivo, che produce frutti autentici, simbolo dei frutti portati dal sangue di questi martiri.

Ci sentiamo davvero ammirati di fronte alla testimonianza di questa famiglia!

E vogliamo anche rendere omaggio a tutti coloro che, nei momenti tragici della storia, hanno messo a rischio la propria vita per aiutare i perseguitati, e durante la Seconda guerra mondiale spoprattutto gli ebrei. E nel chiedere il dono della riconciliazione e della pace nel mondo, vogliamo sottolineare come tutte le ideologie totalitarie recano ovunque e sempre odio, sofferenza e morte e causano tragedie devastanti.

È mia speranza che questa iniziativa, grazie all’esempio e all’intercessione dei Beati Martiri Ulma, qui perpetuato da questo albero di melo, ci aiuterà ricordare e vivere le parole di nostro Signore: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,12-13). Ed è questa l’unica strada, ne siamo profondamente convinti, l’unica strada per costruire un mondo più giusto, un mondo più solidale, e un mondo più fraterno!

Beata Famiglia Ulma, Józef, Wiktoria e figli, pregate per noi!