CONFERENZA INTERNAZIONALE DELLA FONDAZIONE CENTESIMUS ANNUS PRO PONTIFICE «LE PIETRE MILIARI DELL’ECOLOGIA INTEGRALE PER UN’ECONOMIA UMANA» INTERVENTO DEL CARDINALE PIETRO PAROLIN Venerdì, 23 ottobre 2020 Signora Presidente, cari amici, È un piacere essere qui riuniti nuovamente con voi dopo che ci siamo incontrati lo scorso anno, l’8 giugno 2019, in occasione della vostra precedente Conferenza internazionale sul tema “Laudato si’: la conversione di un ideale in realtà. Il difficile percorso verso l’ecologia integrale”. Mi dispiace, tuttavia, non poter essere presente fisicamente e dovermi limitare a inviarvi questo Video-messaggio. D’altronde, rispetto a quella data di quasi un anno e mezzo fa, molte cose sono cambiate: il mondo è scosso dalla crisi provocata dalla pandemia da Covid-19, «che ha messo in luce le nostre false sicurezze»[1] e ci ha posto di fronte alla nostra fragilità di creature finite. Causando centinaia di migliaia di vittime, essa sta cambiando i nostri stili di vita e sta suscitando numerosi dubbi e perplessità sui sistemi economici delle nostre società. In tale prospettiva, credo sia opportuno riprendere le significative parole di Papa Francesco durante il momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia, celebrato in Piazza San Pietro il 27 marzo 2020, quando egli ci ha invitati «a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta». E continua: «Non è il tempo del Tuo giudizio [Signore], ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita […] Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda […] Ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme […] La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli»[2]. Questa è la sfida che abbiamo di fronte: cogliere l’opportunità di questo tempo di prova come tempo di scelta per reimpostare la rotta della nostra barca verso il Signore e verso gli altri, collaborando, costruendo, impegnandoci insieme, riscoprendo la nostra appartenenza comune come fratelli e sorelle.[3] Il titolo scelto da voi per l’incontro odierno, “The milestones of the Integral Ecology for a Human Economy”, vuole essere un contributo in questa direzione. All’inizio di questo vostro viaggio, volto ad approfondire queste “pietre miliari”, vorrei soffermarmi su questi due importanti concetti: “ecologia integrale” ed “economia umana”. Lo vorrei fare mettendo in luce tre aspetti per ciascuno di questi concetti. Aspetti che, come si vedrà, sono fortemente correlati tra di loro. Partiamo dal concetto di “ecologia integrale”, che è centrale nell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Attraverso la proposta dell’ecologia integrale, il Papa intende indicare una nuova visione del mondo, ancorata allo stesso significato etimologico della parola “ecologia”. Essa deriva dalle parole greche “oικος” e “λογος”, studio, riflessione sulla casa, sulla nostra casa comune, che deve essere considerata in senso integrale: questa riflessione, infatti, va oltre la sola dimensione ambientale e richiede una «visione integrale della vita per costruire al meglio politiche, indicatori, processi di ricerca e di investimento, criteri di valutazione, evitando qualsiasi concezione fuorviante di sviluppo o crescita»[4]. In questa prospettiva, l’ecologia integrale rappresenta un concetto complesso e multidimensionale, che si dispiega sul lungo periodo; è molto efficace riprendere qui l’immagine usata spesso da Papa Francesco del «poliedro che ha molte facce, moltissimi lati, ma tutti compongono un’unità ricca di sfumature, perché “il tutto è superiore alla parte”»[5]. Ecco il primo aspetto che vorrei sottolineare: l’ecologia integrale va intesa come un poliedro attraverso il quale adottare una nuova visione del mondo e analizzare le differenti questioni che interrogano l’umanità. Il secondo aspetto che vorrei, poi, mettere in rilievo è il fatto che questa nuova visione poliedrica dell’ecologia integrale si sviluppa in maniera specifica intorno a un punto cardine, quello della centralità della persona umana e della conseguente necessità di promuovere la cultura della cura.[6] Essa si trova all’antitesi di quella cultura dello scarto, il cui oggetto «non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani»[7]. Uno scarto, che «si manifesta in molti modi, come nell’ossessione di ridurre i costi del lavoro»[8], perdendo in tal modo il senso del “valore” del diritto/dovere al lavoro, il quale rappresenta un elemento essenziale per la realizzazione sia della personalità di ogni persona sia di quel dovere di solidarietà all’interno della nostra comunità sociale, che si estende anche alle generazioni future. Certo, un’attenta attuazione dell’ecologia integrale richiede una serie di strumenti tecnici, economici e scientifici capaci realmente di contribuire a un cambio di rotta della nostra società. Tuttavia, limitarci alla sola dimensione tecnico-economica sarebbe a dir poco riduttivo e sicuramente insufficiente; questo cambio di rotta deve essere condotto facendo leva sulla dimensione etico-sociale implicata nel concetto di ecologia integrale. Riprendendo ancora una volta le parole di Papa Francesco, «il cambio di rotta di cui abbiamo bisogno non è possibile realizzarlo senza un impegno sostanziale nell’istruzione e nella formazione. Nulla sarà possibile se le soluzioni politiche e tecniche non vengono accompagnate da un processo educativo che promuova nuovi stili di vita. Un nuovo stile culturale. Ciò richiede una formazione destinata a far crescere nei bambini e nelle bambine, nelle donne e negli uomini, nei giovani e negli adulti, l’assunzione di una cultura della cura: cura di sé, cura degli altri, cura dell’ambiente, al posto della cultura del degrado e dello scarto: scarto di sé, dell’altro, dell’ambiente»[9]. Pertanto, il terzo aspetto sul quale vorrei attirare la vostra attenzione è la necessità di un’educazione a un’ecologia integrale, che rappresenta una grande sfida culturale, spirituale e educativa, anche perché essa non può che comportare una vera e propria conversione a un cambiamento nella mentalità e nello sguardo. Mettendo insieme questi tre aspetti, possiamo ribadire che la visione poliedrica dell’ecologia integrale, la quale deve avere come punto cardine la centralità della persona umana e la promozione della cultura della cura, va alimentata attraverso una pedagogia che si rivolge alla mente, al cuore e alle mani di ciascuna persona. È attraverso questo tipo di educazione e di pedagogia che è possibile orientare sia la politica che l’economia verso uno sviluppo umano e sostenibile autenticamente integrale, a favore di tutti i popoli della Terra e soprattutto dei più poveri. Chiamare in causa un necessario orientamento della politica e dell’economia ci riporta al secondo concetto del vostro incontro: l’“economia umana”. Anche per tale concetto vorrei focalizzarmi su tre aspetti. Partiamo dall’etimologia della parola “economia”, che si avvicina molto a quella di “ecologia”. Essa, infatti deriva dalle parole greche “oικος” e “νομος”: leggi, regole per la casa. Pure queste regole devono tenere conto di una visione e qualificare il termine “economia” con l’aggettivo “umana” proietta questa visione verso l’approccio poliedrico dell’ecologia integrale che, come ho già detto, ha come punto cardine la centralità della persona umana e la promozione della cultura della cura. Ciò richiede ovviamente un discernimento morale a favore di «una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini, nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni. Lo esige, in realtà, lo stato di salute ecologica del pianeta; soprattutto lo richiede la crisi culturale e morale dell’uomo, i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo»[10]. Abbiamo, infatti, bisogno di una «economia ecologica, capace di indurre a considerare la realtà in maniera più ampia»[11]. Ed ecco il primo aspetto che vorrei sottolineare circa l’economia umana: l’ecologia integrale esige una concezione economica più “umana”, basata sui precetti di “custodire e coltivare”,[12] nella quale il sistema economico possa migliorare – non distruggere – il nostro mondo.[13] Penso ad esempio ai vari modelli circolari di produzione e di consumo,[14] in grado di contrastare e invertire le dinamiche perverse messe in moto della cultura dello scarto. In questa direzione, l’economia umana ci riporta all’importante consapevolezza che l’attività imprenditoriale «“è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti”. Dio ci promuove, si aspetta da noi che sviluppiamo le capacità che ci ha dato e ha riempito l’universo di potenzialità. Nei suoi disegni ogni persona è chiamata a promuovere il proprio sviluppo, e questo comprende l’attuazione delle capacità economiche e tecnologiche per far crescere i beni e aumentare la ricchezza. Tuttavia, in ogni caso, queste capacità degli imprenditori, che sono un dono di Dio, dovrebbero essere orientate chiaramente al progresso delle altre persone e al superamento della miseria, specialmente attraverso la creazione di opportunità di lavoro diversificate»[15]. Il secondo aspetto che vorrei qui riprendere è, infatti, l’importanza che l’economia umana faccia leva sul fondamentale ruolo del lavoro, elemento essenziale, come ho già detto, per un’esistenza dignitosa. «Assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze […] La politica non può rinunciare all’obiettivo di ottenere che l’organizzazione di una società assicuri ad ogni persona un modo di contribuire con le proprie capacità e il proprio impegno […] In una società realmente progredita, il lavoro è una dimensione irrinunciabile della vita sociale, perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere sé stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo»[16]. Un’economia umana deve essere orientata a promuovere uno sviluppo che favorisca la creatività imprenditoriale, perché sia possibile aumentare i posti di lavoro invece di ridurli. Ciò assume ancora più importanza di fronte ai rapidi progressi della robotica e delle varie forme di automatizzazione, che sicuramente portano importanti vantaggi e benefici per l’umanità, ma danno luogo a quel grave fenomeno della disoccupazione tecnologica, al quale bisogna rispondere con creatività e ingegno. È bene ripeterlo: «l’attività imprenditoriale, che è una nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliorare il mondo per tutti, può essere un modo molto fecondo per promuovere la regione in cui colloca le sue attività, soprattutto se comprende che la creazione di posti di lavoro è parte imprescindibile del suo servizio al bene comune».[17] Un’economia umana improntata alla visione poliedrica dell’ecologia integrale deve, quindi, essere volta all’attuazione dei precetti di “custodire e coltivare” così come alla valorizzazione del lavoro umano. Un ultimo aspetto dell’economia umana che vorrei evidenziare è quello che, entrando nelle logiche di responsabilità, gratuità e giustizia, chiama in causa la solidarietà all’interno di una generazione e fra le generazioni. Le varie problematiche globali che dobbiamo fronteggiare nel XXI secolo, delle quali la pandemia da Covid-19 è solo l’ultima chiara espressione, sollecitano l’esigenza di una nuova etica e una nuova dinamica nelle relazioni internazionali, che sappia rispondere al fatto che «la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli»[18].«In questo momento critico, il nostro dovere è di ripensare il futuro della nostra casa comune e del nostro progetto comune. È un compito complesso, che richiede onestà e coerenza nel dialogo, al fine di migliorare il multilateralismo e la cooperazione tra gli Stati»[19]. In tale prospettiva, «abbiamo bisogno che un ordinamento mondiale giuridico, politico ed economico incrementi e orienti la collaborazione internazionale verso lo sviluppo solidale di tutti i popoli»[20], nella consapevolezza che solo con un impegno congiunto si potrà dare risposte efficaci a problematiche che trascendono i confini nazionali. «Oggi, nessuno Stato nazionale isolato è in grado di assicurare il bene comune della propria popolazione»[21]. Costruire insieme presuppone impegnarsi nel perseguire un dialogo costruttivo che sia sinceramente orientato verso il bene comune universale. Alla luce delle suddette considerazioni, un’economia realmente “umana” è quella che può adottare una visione poliedrica dell’ecologia integrale. Avere come punto cardine la centralità della persona umana e la promozione della cultura della cura. Essere alimentata dall’educazione all’ecologia integrale. Essere guidata dai precetti di “custodire e coltivare”. Essere impegnata alla valorizzazione del lavoro umano. Essere orientata da uno sguardo attento alla promozione del bene comune universale e alla solidarietà intra-generazionale e inter-generazionale. In questa prospettiva, essa potrà offrire un importante contributo a quel cambio di rotta di cui tanto necessita la nostra umanità e che viene messo ben in evidenza da fenomeni globali come la diffusione della pandemia da Covid-19 e il riscaldamento globale. Fenomeni che non fanno che chiamarci continuamente ai sentimenti di appartenenza alla medesima famiglia umana, come fratelli e sorelle, ognuno con il proprio ruolo unico ed essenziale all’interno di questa stessa famiglia. Vi sono grato per l’opportunità di condividere con voi queste riflessioni e Vi trasmetto i miei migliori auspici per un fruttuoso lavoro della Fondazione che si interroga sulle modalità per reimpostare, orientare e implementare questo necessario cambio di rotta.
[1] Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale, 3 ottobre 2020, n. 7.
[2] Francesco, Meditazione durante il momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia, 27 marzo 2020.
[3] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, nn. 203-205.
[4] Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale, In cammino per la cura della casa comune. A cinque anni dalla Laudato si’, LEV, 31 maggio 2020, pag. 9.
[5] Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, 3 ottobre 2020, n. 215.
[6] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, 24 maggio 2015, n. 231; Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, nn. 17, 79, 96, 117, 143, 188.
[7] Francesco, Discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 13 gennaio 2014.
[8] Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, 3 ottobre 2020, n. 20.
[9] Francesco, Discorso all’Ufficio delle Nazioni Unite (UNON) a Nairobi, 26 novembre 2015.
[10] Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità, 29 giugno 2009, n. 32.
[11] Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, citato, n. 141.
[12] Cfr. Genesi 2, 15.
[13] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, citato, n. 129.
[14] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, citato, n. 22.
[15] Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, n. 123.
[16] Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, n. 162.
[17] Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, citato, n. 129.
[18] Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, citato, n. 19.
[19] Francesco, Video-Messaggio in occasione della 75a sessione dell’Assemblea generale dell’ONU, 25 settembre 2020.
[20] Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, n. 138.
[21] Cfr. Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, citato, n. 153.
*L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLX, 25/10/2020.
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