NONA SESSIONE PLENARIA DELL'ASSEMBLEA PARLAMENTARE DEL MEDITERRANEO
[MONACO, 2-4 FEBBRAIO 2015]
MESSAGGIO DEL CARDINALE PIETRO PAROLIN, SEGRETARIO DI STATO
Onorevole Senatore Francesco Maria Amoruso, Presidente dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo, Distinti Delegati, Signore e Signori,
Ho l’onore, a nome di Sua Santità Papa Francesco, di rivolgere queste parole alla nona Sessione plenaria dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo. Sono lieto di esprimere la gratitudine della Santa Sede per il gentile invito a partecipare all’incontro in qualità di Osservatore, come è già avvenuto in precedenti occasioni. La Santa Sede, da parte sua, apprezza l’opportunità di dare il proprio sostegno all’obiettivo primario di questa assemblea di rappresentanti parlamentari della regione mediterranea, ovvero la promozione di un dialogo politico basato su principi comuni a tutte le tradizioni e culture.
Negli ultimi anni la regione del Mediterraneo ha affrontato molte sfide sia interne che esterne. Queste sfide non sono confinate entro l’una o l’altra frontiera nazionale, ma sono, di fatto, di natura transnazionale e transregionale. Nessun Paese può rimanere estraneo alle situazioni degli altri Paesi e, allo stesso modo, la regione mediterranea, colpita da crisi interne, non è immune dagli effetti delle crisi nelle regioni confinanti, come l’Africa subsahariana e il Medio Oriente. È una realtà che tutti voi già conoscete, tuttavia è fondamentale riaffermarla per ricordare a noi stessi l’importante obiettivo dell’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo e il perché della sua istituzione.
L’instabilità politica nell’Africa settentrionale, specialmente in Libia, e la guerra e il terrorismo in Iraq e in Siria, continuano a porre grandissime sfide alla regione del Mediterraneo e tutti abbiamo tristemente constatato l’immenso costo della sofferenza umana, specialmente delle innumerevoli vite perse per via della guerra e del terrorismo. Ha anche spinto altri a rischiare la propria vita di fronte alle azioni spietate e senza scrupoli di trafficanti di esseri umani e della migrazione clandestina. Sin dall’inizio del suo pontificato, in numerose occasioni Papa Francesco ha espresso la sua preoccupazione riguardo a questa particolare piaga. Per esempio, nel suo recente discorso al Parlamento Europeo a Strasburgo, lo scorso 25 novembre, facendo riferimento ai «barconi che giungono quotidianamente sulle coste europee [...] pieni di uomini e donne che necessitano di accoglienza e di aiuto», ha esortato ad «affrontare insieme la questione migratoria», affinché il Mediterraneo non «diventi un grande cimitero!». Questa risposta comune comporta necessariamente la cooperazione dei Paesi di entrambe le sponde del Mediterraneo per affrontare le cause fondamentali della migrazione, e quindi il Santo Padre ha esortato ad adottare «politiche corrette, coraggiose e concrete che aiutino i loro Paesi di origine nello sviluppo socio-politico e nel superamento dei conflitti interni — causa principale di tale fenomeno» (Papa Francesco, Discorso al Parlamento Europeo, Strasburgo, 25 novembre 2014).
Nel suo recente discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Papa Francesco è ritornato con forza sulla tragedia umana delle persone costrette a fuggire dalla loro patria a causa della guerra e dei conflitti politici: «La conseguenza delle situazioni di conflitto [...] è spesso la fuga di migliaia di persone dalla propria terra d’origine. A volte non si va tanto in cerca di un futuro migliore, ma semplicemente di un futuro, poiché rimanere nella propria patria può significare una morte certa. Quante persone perdono la vita in viaggi disumani, sottoposte alle angherie di veri e propri aguzzini avidi di denaro?» (Discorso del Santo Padre Francesco in occasione degli auguri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 12 gennaio 2015).
La guerra e la violenza in Siria, membro di questa Assemblea, che hanno coinvolto anche i Paesi limitrofi, continuano a lasciare il segno sulla regione del Mediterraneo, non ultimo attraverso l’arrivo di rifugiati in fuga da tali conflitti, ma anche in modi che toccano i valori e i principi sui quali sono fondate le società che condividono la regione mediterranea. Purtroppo l’anno 2014 ha visto il brutto e malvagio fenomeno dell’estremismo islamico e del terrorismo colpire diritti umani fondamentali: il diritto alla vita, alla libertà di religione e alla libertà di espressione. Questo tipo di fondamentalismo ideologico non conosce confini e rende tutti vittime, a prescindere dall’etnicità o dall’affiliazione religiosa. La Santa Sede è particolarmente preoccupata per la sopravvivenza delle minoranze cristiane in Medio Oriente poiché, insieme con altri gruppi religiosi, esse subiscono in maniera spropositata gli effetti dell’estremismo islamico. Come ci ricorda Papa Francesco, «un Medio Oriente senza cristiani sarebbe un Medio Oriente sfigurato e mutilato!» (ibid.). Allo stesso tempo, la Santa Sede riconosce che anche i musulmani continuano a soffrire per mano di coloro che giustificano la violenza e la carneficina nel nome di Dio.
È deplorevole che sia necessario constatare che la violenza in nome di Dio non può mai essere giustificata. Ognuno di questi atti deve quindi essere condannato in maniera inequivocabile, e per questo motivo Papa Francesco ha espresso l’auspicio che «i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza» (ibid.).
Per millenni il Mediterraneo è stato luogo d’incontro di culture e di popoli; in epoche più antiche i popoli del Mediterraneo si consideravano al centro del mondo. Resta la sfida per il Mediterraneo di rinnovarsi come luogo d’incontro, di rispetto reciproco e di pacifica convivenza. Malgrado «i difetti e le mancanze di questo nostro tempo» (cfr. ibid.), un futuro più luminoso è sempre possibile attraverso l’apertura verso gli altri, il dialogo e il lavoro per il bene comune. In questa luce, permettetemi di concludere le mie osservazioni con la descrizione fatta da Papa Francesco della sua visita in Albania lo scorso settembre: «Una eloquente testimonianza che la cultura dell’incontro è possibile, l’ho sperimentata nel corso della mia visita in Albania, una Nazione piena di giovani, che sono speranza per il futuro. Nonostante le ferite sofferte nella storia recente, il Paese è caratterizzato dalla “pacifica convivenza e collaborazione tra gli appartenenti a diverse religioni” in un clima di rispetto e fiducia reciproca tra cattolici, ortodossi e musulmani. È un segno importante che una fede in Dio sincera apre all’altro, genera dialogo e opera per il bene, mentre la violenza nasce sempre da una mistificazione della religione stessa, assunta a pretesto di progetti ideologici che hanno come unico scopo il dominio dell’uomo sull’uomo» (ibid.).
Con sentimenti di stima e di rispetto, vi trasmetto i migliori auguri di Sua Santità Papa Francesco e il suo augurio che i dibattiti e le riflessioni di questa Assemblea possano contribuire a una nuova cultura d’incontro tra tutti i popoli della regione mediterranea.
Cardinale Pietro Parolin
Segretario di Stato di Sua Santità