Venerdì, 18 Febbraio 2000
1. È con grande gioia che partecipo all'inaugurazione di questa "Casa di Accoglienza" per disabili. Sono tornato volentieri a questo Centro "Don Orione" di Monte Mario, del quale ho sempre apprezzato la meritoria attività sociale che svolge. Esso si presenta ora totalmente rinnovato e con strutture moderne, dopo intensi lavori. Vi saluto con viva cordialità, cari Figli di Don Orione, dal Direttore Generale, don Roberto Simionato, al Direttore Provinciale, don Achille Morabito, ai Confratelli che qui lavorano coordinati da don Angelo Cordischi, che conosco ed apprezzo dagli anni del suo servizio alle Poste Vaticane. Saluto voi, cari operatori, volontari, amici, ex-allievi e voi, cari ospiti.
Porto a ciascuno il saluto cordiale e la benedizione del Santo Padre, il quale mi ha incaricato di dirvi che è con voi, spiritualmente presente questa sera e vi incoraggia a seguire i passi del vostro Fondatore, don Orione.
2. Mi rallegro con voi, perché siete riusciti a fare di questo grande complesso, capace di ospitare oltre 200 disabili anche con gravi handicap fisici e psichici, un "segno permanente del Giubileo". È veramente un'opera senza pari nel suo genere, come è stato già ricordato da chi ha parlato prima di me, per la capienza, la molteplicità e la qualità dei servizi offerti, realizzata grazie ai fondi straordinari della legge 651/96 inerente all'accoglienza per il Grande Giubileo 2000. A questo proposito, ritengo doveroso ringraziare, a nome anche della Santa Sede, quanti hanno fattivamente cooperato alla riuscita di questo progetto. Credo che si debba dare atto della proficua cooperazione che si è instaurata, in questo caso come altrove, tra le autorità italiane e la Chiesa in occasione del Giubileo. Ringrazio e saluto i rappresentanti del Governo e delle Amministrazioni regionali, provinciali e comunali intervenuti all'odierna cerimonia d'inaugurazione. Un saluto speciale all'On. Antonio Bargone, Sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici, all'On. Sindaco di Roma e Commissario straordinario del Giubileo, Francesco Rutelli.
Mi è stato detto che Roma, con questa casa d'accoglienza totalmente rinnovata, si presenta come l'unica metropoli europea fornita di un'adeguata struttura per pellegrini e visitatori disabili. Mi compiaccio con quanti hanno lavorato per trasformare questo Centro, nel quale i Figli spirituali di Don Orione sono presenti da oltre cinquant'anni. Anzi, con profetica lungimiranza ed evangelico coraggio, essi potranno farsi carico, anche dopo il Giubileo, di nuovi interventi a favore di fratelli disabili gravi e lungodegenti, usufruendo di strutture ed attrezzature d'avanguardia.
Viene spontaneo notare come questo si colloca nella tradizione caritativa degli Anni Santi. È, infatti, proprio in occasione dei Giubilei che Roma ha visto sorgere e fiorire ospedali ed opere di servizio sociale e di accoglienza per poveri e sofferenti. A tale riguardo, mi limito a citare le opere assistenziali e caritative sorte nel Cinquecento quali l'ospitalità data ai pellegrini da san Filippo Neri e l'attenzione al mondo della sofferenza che si manifestava anche nella visita alle Sette Chiese, con una significativa sosta presso gli ammalati dell'Ospedale Santo Spirito.
3. La moderna e funzionale casa, che oggi viene inaugurata, si colloca su questa scia e pone in luce un aspetto qualificante dell'evento giubilare, quello appunto della carità e dell'attenzione ai poveri.
Accanto alle necessarie opere logistiche, che mirano a snellire il traffico e la mobilità, sono state promosse altre iniziative e approntate case di accoglienza per i pellegrini. Tra queste, certamente una delle più significative è proprio il "Centro Don Orione", che non è però soltanto una casa sia pur moderna e dotata d'ogni possibile confort per ospitare disabili gravi. Il "Don Orione" di Via della Camilluccia vuole essere soprattutto una famiglia che apre a tutti braccia fraterne e comprensive nel nome e secondo lo stile d'un gigante dell'amore cristiano, il beato Luigi Orione. Ecco l'aspetto peculiare di questo complesso assistenziale, che diventa un segno della sollecitudine della Chiesa di Roma verso i più deboli ed un singolare "pulpito" di evangelizzazione. Anzi, esso si colloca nel cuore della Chiesa: qui il "vangelo della carità" sarà proclamato e testimoniato; qui si renderà visibile che non si può amare Cristo, che non vediamo, senza amare prima i fratelli, che invece vediamo, specialmente quelli più bisognosi. È questo lo spirito del Giubileo. Vale la pena ricordare che una delle novità della Bolla d'indizione del Grande Giubileo di Giovanni Paolo II è la possibilità di ottenere l'indulgenza del Giubileo "anche recandosi a far visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, handicappati, ecc.), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro" (cfr Mt 25, 34-36).
Cari Orionini, completate felicemente le strutture che questa sera sono inaugurate e benedette, tocca ora a voi farle palpitare di fede e di amore. Voi avete un grande maestro e protettore, il vostro Fondatore, che ripete a tutti questa sera: "La carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d'amore verso Dio".
L'augurio che nasce dal cuore è che quest'opera "vivat, crescat et floreat".