CONCERTO NELLA BASILICA DI SANTA MARIA IN ARACOELI INDIRIZZO DI SALUTO DEL CARD. TARCISIO BERTONE, Martedì, 6 dicembre 2011
Distinti Signori, gentili Signore, desidero esprimere la mia gratitudine al Supremo Cavaliere Carl A. Anderson e ai colleghi Cavalieri per l’invito a questo Concerto in questa storica Basilica, legata alla memoria di San Francesco d’Assisi ed uno dei luoghi mariani più antichi di Roma, in occasione della intitolazione di una Piazza, in questa Città, ai Cavalieri di Colombo. Siamo riuniti, dunque, per una circostanza del tutto particolare, che vuole essere un attestato di riconoscenza per il vostro impegno e il vostro amore verso l’alma Città di Roma, centro del Cattolicesimo e sede del Successore di Pietro. Sono lieto di trasmettere le felicitazioni del Santo Padre Benedetto XVI, il quale mi ha chiesto di ricordare che fu il Suo venerato Predecessore Benedetto XV ad invitare i Cavalieri di Colombo a stabilirsi a Roma, nel 1920. Da allora, le iniziative del vostro Ordine sono perdurate felicemente nella Città eterna, all’insegna di una grande e proficua amicizia. Questa organizzazione americana è meglio conosciuta dalla maggior parte dei romani per i centri sportivi che sono presenti nella città. I Cavalieri di Colombo hanno avuto infatti un ruolo determinante nella costruzione e nell'organizzazione di impianti sportivi per i bambini della città, come pure in opere di restauro in Vaticano ed in progetti di telecomunicazione. Ma ancor più il vostro ruolo è stato importante come canale diplomatico confidenziale tra gli Stati Uniti d’America e lo Stato della Città del Vaticano, prima del formale riconoscimento diplomatico della Santa Sede da parte degli Stati Uniti negli anni '80. Tra i restauri più importanti a cui avete contribuito vi sono quelli della facciata della Basilica di San Pietro, dell’Atrio del Maderno, della cupola della Cappella del Santissimo Sacramento, delle Grotte vaticane, delle statue dei Santi Pietro e Paolo, così come molti altri lavori. Per quanto riguarda invece i rapporti diplomatici, possiamo ricordare che il Conte Enrico Galeazzi, direttore dei Cavalieri a Roma, fu inviato dal Papa Pio XII negli Stati Uniti per cercare di ottenere dal Presidente Roosevelt la cessazione dei bombardamenti su Roma nel 1943, dopo che aerei alleati avevano bombardato la città. E le fondamenta per le relazioni diplomatiche Vaticane con gli Stati Uniti furono poste circa 40 anni più tardi, nel 1982, alla Convention internazionale dell’organizzazione. Ma, forse, più incredibile di ogni altra cosa, è che i Cavalieri di Colombo continuarono ad operare a Roma, attraverso l’apertura dei loro centri sportivi, anche dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, in cui gli Stati Uniti e l’Italia erano avversari e in un periodo in cui il Governo del tempo aveva abolito le attività della gioventù cattolica. Dopo la guerra, i Cavalieri di Colombo hanno svolto un ruolo importante di soccorso per l’Italia e per il popolo italiano, e sono rimasti per Roma, a tutt'oggi, simbolo di un legame saldo di fede e di amicizia, mai interrotto. I membri di tale Fondazione hanno saputo mostrare la vocazione laicale di testimonianza al Vangelo, all’interno della Chiesa e nella società in generale, accettando quelle sfide particolari che il laicato cattolico si trova ad affrontare. In primo luogo, hanno saputo mostrare la disponibilità ad assumere i compiti di ciascun battezzato e a rendere testimonianza dell’atteggiamento fondamentale richiesto ad ogni cristiano, sia egli consacrato o laico, vale a dire la nostra accettazione piena, assoluta di Gesù quale Signore e la decisione di seguirlo come Capo e Maestro. Il vostro Fondatore, il Venerabile Padre Michael McGivney fu profetico nel comprendere chiaramente che il totale e completo “sì” a Cristo non era per nulla esclusivamente riservato a quanti avevano ricevuto gli Ordini sacri o professato i voti religiosi. Al contrario, si tratta di un “sì” che viene richiesto ad ogni battezzato. Il convincimento di Padre McGivney era fondato su un’intuizione ancora più fondamentale, e cioè che la nostra preoccupazione per i bisognosi e la perseveranza nell’attività caritativa si sarebbero potute attenuare e ritrovare prive del loro significato più profondo se non fossero state radicate nella fede, intesa come inabitazione della Santissima Trinità nei nostri cuori, mediante la grazia divina che ci permette di rinnovare ogni giorno il nostro “sì” alla persona di Gesù Cristo. Questo ci richiama la spirituale presenza in mezzo a noi della Vergine Maria, specialmente in questo Tempo liturgico di Avvento. Questo ci ricorda la testimonianza di San Francesco d’Assisi, qui riproposta dai suoi figli i Frati Minori. E questo ci conferma anche la testimonianza dei Cavalieri di Colombo, ai quali va l’apprezzamento delle comunità civile ed ecclesiale di Roma. A Lei, Signor Cavaliere Supremo, a tutti i Cavalieri e agli amici presenti l’augurio di un fruttuoso cammino di Avvento e di un Santo Natale ricco di pace e di serenità.
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