FESTA DI SAN GABRIELE, PATRONO DELLA RADIO VATICANA OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE, Giovedì, 29 settembre 2011
Cari fratelli e sorelle, desidero esprimere a tutti voi qui presenti il mio più cordiale saluto in questo giorno di festa per la Radio Vaticana . In modo particolare saluto l’Em.mo Signor Cardinale Roberto Tucci e il Padre Federico Lombardi, Direttore Generale, che ringrazio per le cortesi parole rivoltemi, oltre che per l’invito a presiedere questa Celebrazione eucaristica. Saluto e ringrazio i più stretti collaboratori, il Padre Andrea Koprowski, Direttore dei programmi, il Dottor Alberto Gasbarri, Direttore amministrativo e l’Ing. Sandro Piervenanzi, Direttore Tecnico. Il mio affettuoso saluto e il mio vivo ringraziamento a ciascuno di voi - laici, sacerdoti, religiose e religiosi - che, provenendo da più di 60 nazioni diverse, prestate il vostro apprezzato servizio alla Radio Vaticana; voi tutti, assieme ai Padri e ai Fratelli della Compagnia di Gesù, ai quali fin dalle sue origini l’emittente è stata affidata, contribuite in modo decisivo a delineare il volto di una speciale famiglia cosmopolita, davvero “cattolica”. Come non ricordare in questo momento Padre Filippo Soccorsi, che fu direttore della Radio Vaticana dal 1934 al 1953, morto 50 anni fa, il 21 settembre 1961. Oggi, proprio come una famiglia che si ritrova in festa, ci siamo riuniti attorno all’Altare per cibarci del Corpo di Gesù, per ascoltare la sua Parola di vita, per rendere grazie a Dio per i tanti doni del suo amore, tra i quali vi è anche la Radio Vaticana, frutto della sua paterna sollecitudine per l’umanità. Alla preghiera di lode e di ringraziamento si affianca l’invocazione al Signore, perché continui a sostenere il vostro impegno generoso e la vostra solerte dedizione, e non faccia mancare la sua Benedizione a voi ed alle vostre famiglie. Per questo, cari amici, e per i vostri colleghi e familiari defunti offro in modo speciale questa Eucaristia. Festeggiamo oggi il Santo Arcangelo Gabriele, sotto la cui protezione il Servo di Dio Pio XII nel 1951 volle porre tutti gli addetti alle Telecomunicazioni; festa che avete voluto oggi più solenne, nella ricorrenza degli 80 anni dall’inaugurazione della Radio Vaticana. Riandiamo col pensiero a quel 12 febbraio 1931, quando la voce ferma del Santo Padre Pio XI risuonò per la prima volta sulle onde dell’etere e poté essere udita in contemporanea da un capo all’altro del globo terrestre. “Audite caeli quae loquor, audiat terra verba oris mei. …”; “Ascoltate, cieli e terra, le parole della mia bocca…”. Era il Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale che, rivolgendosi al mondo intero, annunciava a tutti i popoli la Parola di Gesù e porgeva ad ogni uomo l’accorato invito ad accogliere il Verbo del Padre, fattosi uomo per salvarci. Intuendo le potenzialità di quel mezzo di comunicazione da poco inventato, il Sommo Pontefice decise allora di dotare la Sede Apostolica di una sua Emittente radiofonica, che, quale valido strumento pastorale, potesse far giungere la sua voce fino agli estremi confini della terra. Oggi, a 80 anni di distanza, possiamo riconoscere la lungimirante saggezza di quella decisione, che di fatto ha aperto una nuova via all’annuncio e alla penetrazione del Vangelo. Pur nella consapevolezza che sempre l’opera di evangelizzazione necessita di rapporti umani personali e diretti, che rendono possibile l’incontro reale con la persona del Signore Risorto, manifestandone la presenza viva e palpabile – in altri termini, che essa non possa svilupparsi al di fuori di una Comunità Ecclesiale –, sappiamo però che il mezzo radiofonico, così come gli altri moderni mezzi di comunicazione, nella misura in cui trasmette il genuino messaggio della Chiesa, può svolgere un’importante funzione di sostegno alla sua missione e può predisporre i cuori ad accogliere la Verità, cooperando alla nuova evangelizzazione (di cui, come sapete, si occuperà l’anno prossimo l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi). Occorre perciò che la Radio Vaticana continui ad essere un mezzo di comunicazione tipicamente ecclesiale, legato cioè in modo vitale alla Chiesa, allo stesso modo in cui il tralcio è un tutt’uno con la vite che lo alimenta. Per questa stretta unione essa può continuare a ricevere la linfa necessaria per mantenersi in vita e dare frutto; è la linfa della fede che deve animare il suo operato, così che essa possa irradiare sul mondo la Buona Novella e portare frutti di conversione. Nel dare conto a tutti della realtà della Chiesa e della presenza in essa del Risorto, voi favorite le condizioni perché l’uomo d’oggi apra il cuore alla sua presenza salvifica e accolga la mediazione della Chiesa, voluta dal Signore quale strumento efficace di salvezza. Di questo ci ha parlato il Vangelo che è stato appena proclamato: per il “sì” di Maria all’annuncio dell’Angelo Gabriele, attraverso il suo “fiat”, Gesù, Figlio di Dio, si è incarnato, si è fatto uomo, ha posto la sua tenda in mezzo a noi, ha manifestato la salvezza di Dio, il suo desiderio di prendersi cura dell’umanità. La Chiesa è nata da quel “sì”, dalla disponibilità di Maria a farsi strumento dei disegni di Dio; così la Chiesa, a partire dalla comunità degli Apostoli riuniti con Maria nel cenacolo, è animata dallo Spirito di Cristo a farsi a sua volta strumento di salvezza per l’umanità, soprattutto attraverso l’annuncio del suo messaggio di verità e di speranza per il mondo. Cari amici, in questa missione ecclesiale, a voi è affidato il delicato compito di portare all’attenzione degli ascoltatori gli insegnamenti del Romano Pontefice e del Magistero autentico della Chiesa (cfr Statuto della Radio Vaticana, 1 settembre 1995, art. 2.2). Non si tratta soltanto di fare da cassa di risonanza di quanto fa e dice il Papa, ma di riportare fedelmente le verità insegnate dalla Chiesa, soprattutto in materia di fede e di morale, così come vengono autenticamente interpretate e insegnate dal Magistero. Per questo suo mandato, la Radio Vaticana, pur godendo della necessaria autonomia, è legata in modo speciale alla Sede Apostolica, attraverso la Segreteria di Stato, dalla quale riceve indicazioni e direttive (cfr Ibid., art. 2.1). Sappiamo infatti come l’opinione pubblica guardi alla nostra Emittente come alla “Radio del Papa”, e consideri quanto essa trasmette come un “resoconto quanto mai autorevole”. Questo annuncio, per poter essere compreso e accolto, deve essere “tradotto” nel linguaggio del nostro tempo e nelle varie lingue degli uomini. Opera, questa, non sempre facile, che comporta una mediazione culturale, per cui i concetti elaborati in una lingua devono essere resi in modo comprensibile e fruibile, secondo le diverse mentalità e culture. Per essere in grado di compiere questo servizio è necessaria un’adeguata preparazione, ma occorre anche sapersi porre in dialogo con il mondo, imparare a parlare i suoi linguaggi, entrare in empatia con la sete di verità dell’uomo d’oggi. D’altro canto, la fedeltà al messaggio evangelico esige che in questo dialogo la mediazione non si trasformi in una “mondanizzazione”, nel senso di un annacquamento, di uno svuotamento del contenuto più profondo e vero di quel messaggio. Sovente infatti, nell’areopago mediatico accade che predomini una cultura relativista, scettica rispetto alla possibilità di individuare una verità assoluta, attenta piuttosto a dare spazio a tutte le opinioni, considerate alla stregua di molte verità compossibili e ugualmente legittime. Di contro, sappiamo che il cuore dell’uomo tende verso una verità piena, sempre ulteriore, totalizzante, capace di spiegare il senso della vita (cfr Giovanni Paolo II, Enc. Fides et ratio, 33). Questa Verità definitiva è la persona del Signore Gesù, e vuole incontrare il cuore di ogni uomo, per essere conosciuta e amata. La missione della Chiesa consiste nel creare le condizioni perché si realizzi questo incontro dell’uomo con Cristo, perché ogni uomo possa vivere in Lui, nella vera pace e nella vera felicità. Collaborando a questo compito, gli organi di informazione sono chiamati a servire con coraggio la Verità, per aiutare l’opinione pubblica a guardare e a leggere la realtà secondo la prospettiva evangelica. Si tratta di presentare le ragioni della fede, che, in quanto tali, vanno al di là di qualsiasi visione ideologica e devono avere pieno diritto di cittadinanza nel dibattito pubblico. Da questa esigenza nasce il vostro impegno costante a dare voce ad un punto di vista che rispecchi il pensiero cattolico in tutte le questioni, non ultime quelle etiche e sociali. Accanto a questa non piccola sfida culturale, che riguarda il modo di intendere la verità, ve ne è una ulteriore con cui ciascuno di voi personalmente è chiamato a misurarsi, in quanto comunicatore della Verità. Colui che è chiamato a svolgere tale missione, non può non esservi coinvolto in prima persona, nel senso che egli stesso deve essere aperto all’azione dello Spirito Santo, quello stesso Spirito che nel giorno di Pentecoste rendeva comprensibile a tutti, ciascuno nella propria lingua, il primo annuncio del kerigma della risurrezione, fatto dall’Apostolo Pietro. In altre parole, occorre che quanti sono chiamati a comunicare nelle varie lingue l’annuncio evangelico vivano nella grazia di Dio, con il cuore aperto e disponibile ad accogliere quanto lo Spirito suggerisce loro. Ciascuno di voi è chiamato a testimoniare in prima persona il proprio incontro con Gesù e, in forza di questo incontro, la Parola di salvezza che, attraverso la voce del Santo Padre vuole giunge ad ogni uomo di buona volontà ed essere da lui conosciuta e accolta. Tracciando, infine, un bilancio di questi 80 anni di vita, vediamo il cammino di crescita e di espansione compiuto dalla Radio Vaticana; essa, anche grazie al generoso sostegno dei cattolici di tutto il mondo, è divenuta per la Sede Apostolica un organismo molto importante, attraverso il quale il Sommo Pontefice può comunicare in modo rapido ed efficace i contenuti e gli eventi del Suo ministero apostolico. Ricca di un notevole patrimonio di potenzialità umane e culturali, oggi la Radio Vaticana si deve confrontare con le sfide poste dal rapido sviluppo delle moderne tecnologie multimediali, che spingono le varie forme della comunicazione a dialogare tra loro in modo interattivo. Tali sfide sembrano chiederle di inserirsi con decisione e coraggio nel mondo della multimedialità e di sviluppare, nella logica di una sempre maggiore condivisione dei contenuti, nuove sinergie, specie con le altre istituzioni di comunicazione della Sede Apostolica. Affidiamo alla materna intercessione della Vergine Santa e a quella dell’Arcangelo Gabriele questo ulteriore sforzo: essi vi confermino nel proposito di servire il Signore e vi sostengano nel lavoro quotidiano. Cari amici, nell’esortarvi a continuare ad essere la voce del Papa, sono lieto di recarvi il Suo saluto. Il Santo Padre Benedetto XVI mi ha incaricato di manifestare la Sua spirituale vicinanza a questa Assemblea liturgica. Nell’esprimere a ciascuno di voi i sentimenti della Sua più viva riconoscenza per il prezioso contributo di competenze e professionalità che ogni giorno date alla Radio Vaticana, Sua Santità auspica ogni desiderato bene per voi e per le vostre famiglie e in pegno di tali auspici, mi ha incaricato di partecipare a tutti i presenti la Benedizione Apostolica.
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